Il coronavirus e il Nuovo dis-ordine Mondiale

L'abbandono alla Divina Provvidenza partecipando almeno ogni domenica all'attualizzazione eucaristica del Sacrificio della Croce è necessario per resistere, senza perdere anche di fronte alla morte, la virtù soprannaturale della speranza

Roberto de Mattei n "Corrispondenza Romana" 9 settembre 2020

L'era del coronavirus vede una nuova fase della lotta cosmica tra le forze celesti e quelle infernali. Nella storia infatti, accanto alla mano di Dio, occorre vedere anche quella del demonio, che sempre si oppone ai piani divini per tentare di realizzare i suoi deformi progetti. Il Regno di Dio è quello dell'ordine, della pace, dell'armonia; quello del demonio è il regno del caos, del conflitto, della perenne rivoluzione. Dio permette, per la sua maggior gloria, che i due regni, il primo sempre vincente, il secondo sempre sconfitto, combattano fino alla fine dei tempi.

Oggi i seguaci del demonio sono gli scienziati che nei loro laboratori cercano di farsi padroni della vita e della morte dell'umanità e gli ingegneri sociali che attraverso tecniche sofisticate manipolano gli umori dell'opinione pubblica. Dopo il fallimento delle grandi illusioni che avevano aperto il secolo ventesimo, le forze rivoluzionarie alimentano uno scenario di profondo caos sociale e mentale. A sei mesi di distanza dalla sua esplosione, la conseguenza più grave che il coronavirus ha finora avuto non è stata né di ordine sanitario, né di ordine economico, ma di ordine psicologico. Nessuno sa che cosa pensare e spesso pensieri opposti si succedono come nei casi di dissonanza cognitiva. In un penetrante articolo su un quotidiano romano, il sociologo Luca Ricolfi scrive che il terreno su cui oggi stanno avvenendo i cambiamenti più radicali è quello del modo di funzionare della nostra mente. Il cambiamento più evidente e l'incertezza, che non è solo la difficoltà di progettare il futuro, ma è «uno stato generalizzato di anarchia mentale». Il regime di anarchia mentale innescato dal Covid, scrive Ricolfi, è pericoloso per la coesione sociale perché la vita sociale si regge su regole comuni e su schemi condivisi di percezione della realtà, «ma è anche pericoloso per l'equilibrio psicologico del singolo, perché un mondo in cui ognuno vede quel che vuol vedere, senza riguardo a quello che vedono gli altri, è altamente ansiogeno conflittuale, destabilizzante» (Come il Covid sta cambiando le nostre vite, in Il Messaggero, 5 settembre 2020)

Il Covid è un virus infido, menzognero, proteiforme, che terrorizza alcuni, paralizzandone le forze e distrugge l'equilibrio di altri, facendo credere loro di essere inesistente. Grazie a queste contraddizioni, il regno di Babele avanza in un'atmosfera di paura e di pessimismo. L'abbandono alla Divina Provvidenza è necessario per resistere, senza perdere la virtù soprannaturale della speranza. E' privo di speranza chi, vivendo nel terrore di essere contagiato, si sottomette a qualsiasi imposizione dell'autorità civile o ecclesiastica, ma anche chi attribuisce tutto quanto accade a un progetto di distruzione contro cui nulla è possibile fare, se non urlare la propria rabbia.

Chi nell'era del coronavirus vive nella paura, nella rabbia e nella frustrazione, perde la sua battaglia contro il malefico virus. Vince solo chi conserva nel fondo dell'anima la gioia che dà il servizio del Signore. Questa gioia è un dono divino, per chi non chiede questo aiuto, tutto è perduto. Chi confida nell'aiuto della grazia, al contrario, combatte e vince, soprattutto se si affida a Colei che è il canale di tutte le grazie, la Beata Vergine Maria, di cui la Chiesa l'8 settembre ricorda la Natività e il 12 settembre il Santissimo Nome. San Bernardino da Siena oppose alla rivoluzione dei costumi del XV secolo la devozione al nome di Gesù. La devozione al nome di Maria costituisce un'arma preziosa contro la Rivoluzione psico-sociale del XXI secolo. Dopo il nome di Gesù non c'è nome più grande che possa risuonare di quello di Maria, davanti a cui si piega ogni ginocchio nei cieli, sulla terra e nell'inferno (Filippesi 2, 10). Con questo nome sulle labbra e nel cuore, di nulla abbiamo paura. 



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