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Visualizzazione dei post da aprile, 2009

Materialismo e relativismo‏

Capovolgimento del punto di partenza della modernità per la nuova ondata di illuminismo e laicismo Per recuperare oggi la centralità di ogni uomo e della sua libertà proprie della modernità emerge un grande è inutilmente nascosto bisogno della speranza che proviene dalla fede cristiana e dalle tradizioni religiose e morali dell’umanità “Predomina in Occidente quella cultura che vorrebbe porsi come universale e autosufficiente, generando un nuovo costume di via. Ne deriva una nuova ondata di illuminismo e di laicismo, per la quale sarebbe razionalmente valido soltanto ciò che è sperimentabile e calcolabile, mentre sul piano della prassi la libertà individuale viene eretta a valore fondamentale al quale tutti gli altri dovrebbero sottostare. Così Dio rimane escluso dalla cultura e dalla vita pubblica, e la fede in Lui diventa più difficile, anche perché viviamo in un mondo che si presenta quasi sempre come opera nostra, nel quale, per così dire, Dio non compare più direttamente, sembra

Urbi et Orbi

Gesù è risorto perché Egli stesso viva sempre in noi “La risurrezione di Cristo è la nostra speranza” (Agostino, Sermo 261,1). Con questa affermazione, il grande Vescovo spiegava ai suoi fedeli che Gesù è risorto perché noi, pur destinati alla morte, non disperassimo, pensando che con la morte la vita sia totalmente finita; Cristo è risorto per darci speranza. In effetti, una delle domande che più angustiano l’esistenza dell’uomo è proprio questa: che cosa c’è dopo la morte? A quest’enigma la solennità odierna ci permette di rispondere che la morte non ha l’ultima parola, perché a trionfare alla fine è la Vita. E questa nostra certezza non si fonda su semplici ragionamenti umani, bensì su uno storico dato di fede: Gesù Cristo, crocifisso e sepolto, è risorto con il suo corpo glorioso. Gesù è risorto perché anche noi, credendo in Lui, possiamo avere la vita eterna. Quest’annuncio sta nel cuore del messaggio evangelico. Lo dichiara con vigore san Paolo: “Se Cristo non è risorto, vuota al

Veglia pasquale

Come comprendere, pensare, quindi vedere e perciò credere al fatto della risurrezione avvenuto nella storia, di cui gli Apostoli sono testimoni e non certo creatori? “San Marco ci racconta nel suo Vangelo che i discepoli, scendendo dal monte della Trasfigurazione, discutevano tra di loro su che cosa volesse dire “risorgere dai morti” (Mc 9,10). Prima il Signore aveva annunciato loro la passione. Ma ora si domandavano che cosa potesse essere inteso con il termine “risurrezione”. Non succede forse la stessa cosa anche a noi? Il Natale, la nascita del Bambino divino ci è in qualche modo immediatamente comprensibile. Possiamo amare il Bambino, possiamo immaginare la notte di Betlemme, la gioia di Maria, la gioia di san Giuseppe e dei pastori e il giubilo degli angeli (come tutte le parole e i fatti divino –umani cioè i misteri della fase terrena della vita di Gesù che sacramentalmente la Chiesa continuamente riattualizza nella sua liturgia). Ma risurrezione – che cosa è? Non entra nell’a

In Cena Domini

E’ stato “oggi” che Egli l’ha fatto: per sempre ha donato se stesso a noi nel Sacramento del suo Corpo e del suo Sangue “Qui, pridie quam pro nostra omniumque salute pateretur, hoc est hodie, accepit panem: così diremo oggi nel Canone della Santa Messa. “Hoc est hodie” – la Liturgia del Giovedì Santo inserisce nel testo della preghiera la parola “oggi”,sottolineando con ciò la dignità particolare di questa giornata. E’ stato “oggi” Che Egli l’ha fatto: per sempre ha donato se stesso a noi nel Sacramento del suo Corpo e del suo sangue. Questo “oggi” è anzitutto il memoriale della Pasqua di allora. Tuttavia è di più. Con il Canone entriamo in questo “oggi”. Il nostro oggi viene a contatto con il suo oggi di allora. Egli fa questo adesso. Con la parola “oggi”, la Liturgia della chiesa vuole indurci a porre grande attenzione interiore al mistero di questa giornata, alle parole in cui esso si esprime. Cerchiamo dunque di ascoltare in modo nuovo il racconto dell’istituzione così come la Chie

La fede a rischio

Nel nostro tempo in vaste zone della terra la fede è nel pericolo di spegnersi “La prima priorità per il Successore di Pietro è stata fissata dal Signore nel Cenacolo in modo inequivocabile: “Tu…conferma i tuoi fratelli” (Lc 22,32). Pietro stesso ha formulato in modo nuovo questa priorità nella sua prima Lettera: “Siate sempre pronti a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi” (1 Pt 3,15). Nel nostro tempo in cui vaste zone della terra la fede è nel pericolo di spegnersi come una fiamma che non trova più nutrimento, la priorità al di sopra di tutte è di rendere Dio presente in questo mondo e di aprire agli uomini l’accesso a Dio. Non ad un qualsiasi dio, ma quel Dio che ha parlato sul Sinai (l’Io sono cioè l’Essere che esiste da se stesso, tutto in atto, fondamento dell’atto d’essere di ogni ente che viene all’esistenza, come hanno argomentato i filosofi dell’interrogarsi greco); a quel Dio il cui volto riconosciamo nell’amore spinto sino alla fine (Gv 13,1)