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Visualizzazione dei post da dicembre, 2009

Sacramenti

Cristo, attraverso i segni visibili cioè i sacramenti, ci viene incontro, ci tocca e ci purifica, ci trasforma e ci rende partecipi della sua amicizia “Il grande merito di Pietro Lombardo è di aver ordinato tutto il materiale (di commento alla Sacra Scrittura e dei grandi Padri latini e dei teologi suoi contemporanei), che aveva accolto e selezionato con cura, in un quadro sistematico e armonioso. Infatti, una delle caratteristiche della teologia è di organizzare in modo unitario e ordinato il patrimonio della fede. Egli distribuì pertanto le sentenze, cioè le fonti patristiche sui vari argomenti, in quattro libri. Nel primo libro si tratta di Dio e del mistero trinitario; nel secondo, dell’opera della creazione, del peccato e della Grazia; nel terzo, del Mistero dell’Incarnazione e dell’opera della Redenzione, con una ampia esposizione sulle virtù. Il quarto libro è dedicato ai sacramenti e alle realtà ultime, quelle della vita eterna o Novissimi. La visione d’insieme che se

Noi

Dovunque c’è un “noi” che accoglie l’amore di Dio, là risplende la luce di Cristo, anche nelle situazioni più difficili “La Bibbia e la Liturgia ci parlano di una luce speciale, in qualche modo mirata e orientata verso un “noi”, lo stesso “noi” per cui il Bambino di Betlemme “è nato”. Questo “noi” è la Chiesa, la grande famiglia universale dei credenti in Cristo, che hanno atteso con speranza la nuova nascita del Salvatore ed oggi celebrano nel mistero la perenne attualità di questo evento. All’inizio, attorno alla mangiatoia di Betlemme, quel “noi” era quasi invisibile agli occhi degli uomini. Come ci riferisce il Vangelo di san Luca, comprendeva, oltre Maria e a Giuseppe, pochi umili pastori, che giunsero alla grotta avvertiti dagli Angeli. La luce del primo Natale fu come un fuoco acceso nella notte. Tutt’ intorno era buio, mentre nella grotta risplendeva la luce vera “che illumina ogni uomo” ( Gv 1,9). Eppure tutto avviene nella semplicità e nel nascondimento, secondo l

Priorità

Dio è importante, la realtà più importante in assoluto nella nostra vita per credere alla verità e all’amore con la sola forza della verità e dell’amore “Il Vangelo di Natale ci racconta che i pastori, dopo aver ascoltato il messaggio dell’Angelo, si dissero l’ un l’ altro: “’ Andiamo fino a Betlemme ’…Andarono, senza indugio” ( Lc 2,15s.). “Si affrettarono” dice letteralmente il testo greco. Ciò che era stato loro annunciato era così importante che dovevano andare immediatamente. In effetti, ciò che lì era stato detto loro andava totalmente al di là del consueto. Cambiava il mondo. E’ nato il Salvatore. L’atteso Figlio di Davide è venuto al mondo nella sua città. Che cosa poteva esserci di più importante? Certo, li spingeva anche la curiosità, ma soprattutto l’agitazione per la grande cosa che era stata comunicata proprio a loro, i piccoli e uomini apparentemente irrilevanti. Si affrettarono – senza indugio. Nella nostra vita ordinaria le cose non stanno così. La maggioran

Pastori

Dei pastori è detto anzitutto che essi erano persone vigilanti e che il messaggio natalizio del Dio con noi li poteva raggiungere proprio perché erano svegli “ Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio” ( Is 9,15). Ciò che Isaia, guardando da lontano verso il futuro, dice a Israele come consolazione nelel sue angustie ed oscurità, l’Angelo, dal quale emana una nube di luce, lo annuncia ai pastori come presente: “ Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore” ( Lc 2,11). Il Signore è presente. Da questo momento, Dio è veramente un “ Dio con noi”. Non è più il Dio distante, che, attraverso la creazione e mediante la coscienza, si può in qualche modo intuire da lontano. Egli è entrato nel mondo. E il Vicino. Il Cristo risorto lo ha detto ai suoi, a noi: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” ( Mt 28,20). Per voi è nato il Salvatore: ciò che l’Angelo annunciò ai pastori, Dio ora lo richiama a noi per

Dalla Resurrezione al Natale

L’Anno liturgico della Chiesa non si è sviluppato inizialmente partendo dalla nascita di Cristo, ma dalla fede nella ris urrezione “Per comprendere meglio il significato del Natale del Signore vorrei fare un breve cenno all’origine storica di questa solennità. Infatti , l’Anno liturgico della Chiesa non si è sviluppato inizialmente partendo dalla nascita di Cristo, ma dalla fede nella risurrezione. Perciò la festa più antica della cristianità non è il Natale, ma è la Pasqua; la risurrezione di Cristo fonda la fede cristiana (e quindi la speranza affidabile, la carità), è alla base dell’annuncio del Vangelo e fa nascere la Chiesa. Quindi essere cristiani significa vivere in maniera pasquale, facendoci coinvolgere nel dinamismo che è originato dal Battesimo e che porta a morire al peccato per vivere con Dio ( Rm 6,4). Il primo ad affermare con chiarezza che Gesù nacque il 25 dicembre è stato Ippolito di Roma, nel suo commento al Libro del profeta Daniele, scritto verso il 204.

Sempre col Papa!

Nell’incontro con il Papa si rende sperimentabile la Chiesa universale, la comunità che abbraccia il mondo e che viene radunata da Dio mediante Cristo “Era commovente per me in Camerun ed Angola sperimentare la grande cordialità con cui il Successore di Pietro, il Vicarius Christi , veniva accolto. La gioia festosa e l’affetto cordiale, che mi venivano incontro su tutte le strade, non riguardavano, appunto, semplicemente un qualsiasi ospite casuale. Nell’incontro col Papa si rendeva sperimentabile la Chiesa universale, la comunità che abbraccia il mondo e che viene radunata da Dio mediante Cristo – la comunità che non è fondata su interessi umani, ma che ci è offerta dall’attenzione amorevole di Dio per noi. Tutti insieme siamo famiglia di Dio, fratelli e sorelle in virtù di un unico Padre: questa è stata l’esperienza vissuta. E si sperimentava che l’attenzione amorevole di Dio in Cristo per noi non è una cosa del passato e neppure cosa di teorie erudite, ma una realtà de

Il cortile dei pagani

Un “cortile” per chi cerca il Dio ignoto “Anche le persone che si ritengono agnostiche o atee devono stare a cuore a noi come credenti. Quando parliamo di una nuova evangelizzazione, queste persone forse si spaventano. Non vogliono vedere se stesse come oggetto di missione, né rinunciare alla loro libertà di pensiero e di volontà. Ma la questione circa Dio rimane tuttavia presente pure per loro, anche se non possono credere al carattere concreto della sua attenzione per noi. A Parigi ho parlato della ricerca di Dio come motivo fondamentale dal quale è nato il monachesimo occidentale e, con esso, la cultura occidentale. Come primo passo dell’evangelizzazione dobbiamo cercare di tenere desta tale ricerca; dobbiamo preoccuparci che l’uomo non accantoni la questione su Dio come questione essenziale della sua esistenza. Preoccuparci perché egli accetti tale questione e la nostalgia che in essa si nasconde. Mi viene in mente la parola che Gesù cita dal profeta Isaia, che cioè il tempio do

Riconciliazione

In questo nostro mondo di oggi dobbiamo riscoprire il Sacramento della penitenza e della riconciliazione nelle sue diverse dimensioni “La chiamata che san Paolo ha rivolto ai Corinzi possiede proprio oggi una nuova attualità: “ In nome di Cristo siamo ambasciatori: per mezzo nostro è Dio stesso che esorta . Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio!” (2 Cor 5,20). Se l’uomo non è riconciliato con Dio, è in discordia anche con la creazione. Non è riconciliato con se stesso, vorrebbe essere altro da quel che è ed è pertanto non riconciliato neppure con il prossimo. Fa inoltre parte della riconciliazione la capacità di riconoscere la colpa e chiedere perdono – a Dio e all’altro. E infine appartiene al processo della riconciliazione la disponibilità alla penitenza. La disponibilità a soffrire fino in fondo per una colpa e a lasciarsi trasformare . E ne fa parte la gratuità, di cui l’Enciclica “ Caritas in veritate ” parla ripetutamente: ad andare oltre il

Laicità positiva

Non cedere alla tentazione di prendere personalmente in mano la politica e da pastori trasformarsi in guide politiche “In occasione della mia visita in Africa si è resa evidente innanzitutto la forza teologica e pastorale del Primato Pontificio come punto di convergenza per l’unità della Famiglia di Dio. Lì, nel Sinodo, è emersa ancora più fortemente l’importanza della collegialità – dell’unità dei Vescovi, che ricevono il loro ministero proprio per il fatto che entrano nella comunità dei Successori degli Apostoli: ognuno è Vescovo, Successore degli Apostoli, solo in quanto partecipe della comunità di coloro nei quali continua il Collegium Apostolorum nell’unità con Pietro e col suo Successore… Il Sinodo si era proposto il tema: La Chiesa in Africa a servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace. E’ questo un tema teologico e soprattutto pastorale di un’attualità scottante, ma poteva essere anche frainteso come un tema politico. Compito dei Vescovi era di trasfo

Creato

“ Se vuoi coltivare la pace, coltiva il creato” Al centro del messaggio per la XLIII Giornata Mondiale della Pace 1 gennaio 2010 c’è un’immagine biblica: quella del giardino della creazione affidato da Dio all’uomo e alla donna perché lo custodiscano e lo coltivino. “ Non è forse vero che all’origine di quella che, in senso cosmico, chiamiamo “natura”, vi è “un disegno di amore e di verità?” Il mondo trae origine dalla libera volontà di Dio, il quale ha voluto far partecipare le creature al suo essere, alla sua saggezza e alla sua bontà”. Il Libro della Genesi, nelle sue pagine iniziali, ci riporta al progetto sapiente del cosmo, frutto del pensiero di Dio, al cui vertice si collocano l’uomo e la donna, creati ad immagine e somiglianza del Creatore per “riempire la terra” e “dominarla” come “amministratori” di Dio stesso ( Gen 1,28). L’armonia tra il Creatore, l’umanità e il creato, che la Sacra Scrittura descrive , è stata infranta dal peccato di Adamo ed Eva, dell’uomo

Movimenti ecclesiali

Non è più possibile pensare alla vita della Chiesa del nostro tempo senza ricomprendere in essa i doni di Dio dei Movimenti “Con coraggio e creatività (Lettera inviata da Benedetto XVI al Cardinale Josepf Cordes, Presidente Pontificio Consiglio “Cor Unum”) al principio della Tua attività romana hai aperto nuove strade per condurre i giovani a Cristo. Dietro le case di Via della Conciliazione hai trovato la vecchia Chiesa di san Lorenzo in Piscibus che allora serviva da atrio di una scuola – un vecchio edificio sacro che hai fatto riportare alla sua pura bellezza e ne hai fatto un centro dell’incontro dei giovani con Cristo. Anche alla genesi e alla crescita delle Giornate Mondiali della Gioventù hai dato un contributo. Particolarmente caratteristico per il Tuo slancio pastorale è e rimane il Tuo impegno per i “movimenti”: il Movimento Carismatico, Comunione e Liberazione ed il Cammino Neocatecumenale hanno motivi di gratitudine nei Tuoi confronti. Mentre gli organizzatori e

Cultura, diritto naturale

Anima della cultura è quella sapienza, quel diritto naturale, al quale le leggi umane e le autorità politiche e religiose devono ispirarsi, affinché possano promuovere il bene comune “Delle opere di Giovanni di Salisbury (1100 - 1180) vorrei segnalarne due …In difesa della logica e L’uomo di governo. Nella prima …elogia la cultura, l’autentica filosofia, l’incontro cioè tra pensiero forte e comunicazione, parola efficace. Egli scrive: ‘ Come infatti non solo è temeraria, ma anche cieca l’eloquenza non illuminata dalla ragione, così la sapienza che non si giova dell’uso della parola è non solo debole, ma in certo modo monca: infatti, anche se, talora, una sapienza senza parola può giovare a confronto della propria coscienza, raramente e poco giova alla società ’. Un insegnamento molto attuale. Oggi, quella che Giovanni definiva “eloquenza”, cioè la possibilità di comunicare con strumenti sempre più elaborati e diffusi, si è enormemente moltiplicata. Tuttavia, tanto pi