Eucaristia, presenza reale

Continuità tra il Corpo del Verbo incarnato di Cristo e quello presente nelle Specie eucaristiche del pane e del vino

“Berengario di Tours aveva dato un’interpretazione riduttiva della presenza di Cristo nel Sacramento dell’Eucaristia, definendola solo simbolica. Nel linguaggio della Chiesa non era ancora entrato il termine “transustanziazione”, ma Ruperto di Deutz, adoperando a volte espressioni audaci, si fece deciso sostenitore del realismo eucaristico e, soprattutto in un’opera intitolata De divinis officiis (Gli uffici divini), affermò con decisione la continuità tra il Corpo incarnato di Cristo e quello presente nella Specie eucaristiche del pane e del vino. Cari fratelli e sorelle, mi sembra che a questo punto dobbiamo pensare al nostro tempo; anche oggi esiste il pericolo di ridimensionare il realismo eucaristico, considerare, cioè, l’Eucaristia quasi come un solo rito di comunione, di socializzazione, dimenticando troppo facilmente che nell’Eucaristia è presente realmente Cristo – risorto – con il suo corpo risorto – il quale si mette nelle nostre mani per tirarci fuori da noi stessi, incorporarci nel suo corpo immortale e guidarci alla vita nuova. Questo grande mistero che il Signore è presente in tutta la sua realtà nelle specie eucaristiche è un mistero da adorare e da amare sempre di nuovo! Vorrei qui citare le parole del Catechismo della Chiesa Cattolica che portano in sé il frutto della meditazione della fede e della riflessione teologica di duemila anni: “Gesù Cristo è presente nell’Eucaristia in modo unico e incomparabile. E’ presente infatti in modo vero, reale, sostanziale: con il suo Corpo e il suo Sangue, con la sua Anima e la sua Divinità. In essa è quindi presente in modo sacramentale, e cioè sotto le Specie eucaristiche del pane e del vino, Cristo tutto intero: Dio e uomo” (CCC , 1374). Anche Ruperto ha contribuito, con le sue riflessioni, a questa precisa formulazione” (Benedetto XVI, Udienza Generale, 9 dicembre 2009).

In che modo il Risorto è presente nella sua Chiesa? Qual è la modalità centrale di presenza, culmine e fonte di tutte le altre compresa quella attraverso la Parola e la comunione dei suoi, nella quale la struttura sacramentale della Chiesa raggiunge la sua sintesi e la logica dell’Incarnazione il suo vertice? La presenza eucaristica, la “meraviglia di tutte le meraviglie”, la chiama san Tommaso ed un poeta moderno, P. Claudel, “il compendio del Cattolicesimo”, il punto infinitamente sottile e pesante, nel quale esso si riassume. Non a caso Giovanni Paolo II la ripropone: “Il duemila sarà un anno eucaristico: nel sacramento dell’Eucaristia il Salvatore, incarnatosi nel grembo di Maria venti secoli fa, continua ad offrirsi come sorgente di vita divina” (Tertio Millennio, 55).

Questa dottrina deve essere argomentata in rapporto al progetto di grazia che il Padre ha pensato a riguardo dell’uomo fin dall’eternità “…prima della creazione del mondo” (Ef 1,3-10). Questo divino progetto si regge come su due colonne:

- Gesù Cristo, il Verbo incarnato crocifisso e risorto, è il vero uomo. “L’Incarnazione – riporta Benedetto XVI di Ruperto -, evento centrale di tutta la storia, era stata prevista sin dall’eternità, anche indipendentemente dal peccato dell’uomo, affinché tutta la creazione potesse dare lode a Dio Padre e amarlo come un’unica famiglia attorno a Cristo, il Figlio di Dio…l’intera storia dell’umanità è concepimento orientato al parto di Cristo. Cristo è sempre al centro delle spiegazioni esegetiche…Egli ritrova così un’unità mirabile in tutti gli eventi della salvezza, dalla creazione sino alla consumazione finale dei tempi: “Tutta la Scrittura”, egli afferma, “è un solo libro, che tende allo stesso fine (il Verbo divino); che viene solo da Dio e che è scritto da un solo Spirito”.

- Ogni persona umana realizza interamente se stessa quando vive in Cristo. Cristo è il vero uomo: l’uomo è il vivente in Cristo. Pensati e voluti nel Verbo incarnato, questi è la nostra intelligibilità, la nostra verità, il significato ultimo del nostro esserci, il tutto in rapporto al quale valutiamo e scegliamo ogni azione o moralità: mente e desiderio sono stati forgiati in funzione di Lui: per conoscere Cristo abbiamo ricevuto il pensiero; per correre verso di Lui il desiderio, e la memoria per portarlo in noi lasciandoci assimilare a Lui.

La congiunzione fra le due affermazioni (Cristo è il vero uomo, la persona umana realizza interamente se stessa quando incontra e vive in Cristo, si lascia assimilare a Lui) è data dall’Eucaristia almeno della Domenica, che pertanto è il centro di tutta la fede professata, celebrata, vissuta, pregata: senza l’incontro eucaristico con Cristo della Domenica non si può vivere, testimoniare da cristiani, da uomini.

Ruperto ritiene, riguardo al problema della conciliazione tra la bontà e l’onnipotenza di Dio con l’esistenza del male, inadeguata la distinzione nella volontà di Dio tra l’”approvare” e il “permettere” per cui Dio permette il male senza approvarlo e, dunque, senza volerlo. Fedele alla narrazione biblica parte dalla bontà di Dio da cui viene solo il bene, dalla verità di Dio che è amore e quindi non può costringere. L’origine del male viene innanzitutto dalla ribellione di Satana e dall’uso sbagliato della libertà umana e loda la misericordia infinita del Padre, la pazienza e la benevolenza di Dio verso ogni uomo peccatore che tale si riconosce e si lascia riconciliare dal sacrificio di Cristo eucaristicamente attuale.

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