I peccati che mandano più anime all'inferno

"I peccati che mandano più anime all'inferno" rivelati alla piccola Giacinta di Fatima

La purezza è la virtù più abbagliante della Madonna. Lo splendore della sua verginità sempre intatta fa di Lei la creatura più radiosa che si possa immaginare, la Vergine più celestiale, tutta «candore di luce eterna » (Sap 7,26).

Il dogma di fede della Verginità perpetua di Maria Santissima, il dogma di fede della concezione verginale di Gesù ad opera dello Spirito Santo, il dogma di fede della Maternità verginale della Madonna: questi tre dogmi investono l'Immacolata di uno splendore verginale che «i cieli dei cieli non possono contenere» (1Re 8,27). E lungo i secoli, nella Chiesa, alla Beata Vergine, si sono ispirate le schiere angeliche delle vergini che hanno cominciato già da questa terra a vivere solo di Gesù, per «seguire l'Agnello» (Ap 14,4) nel tempo e nell'eternità.

E se ci sono stati e ci sono ancora dei mentecatti, i quali vogliono gettare le ombre del loro squallore su una verità di fede così abbagliante come la Verginità perpetua della Madonna, oltre san Girolamo (che sbaragliò gli eretici Elvidio e Gioviniano) e sant'Ambrogio (che scrisse pagine d'incanto supremo sulla verginità), tutta la Chiesa nel suo cammino millenario ha celebrato e ha glorificato in Maria la Tutta Vergine, la Sempre Vergine nell'anima e nel corpo, la Vergine Santa consacrata divinamente dalla presenza del Verbo di Dio, che si è incarnato in Lei, rivestendosi della stessa verginità della Madre.

«L'ira di Dio»

Se adesso volgiamo lo sguardo all'umanità, purtroppo la visione di sogno e di incanto della Verginità immacolata della Madonna svanisce nel modo più brusco e brutale.

Impurità, lussuria, sensualità, adulterio, pornografia, omosessualità, turpiloquio, nudismo, spettacoli immondi, balli osceni, rapporti prematrimoniali, contraccezione, divorzio, aborto…: ecco lo spettacolo nauseante che l'umanità offre agli occhi di tutti. Santo Cielo, quali abissi di nefandezze su questa povera terra! Si può andare avanti così, senza provocare «l'ira di Dio» (Ef 5,6)?

La Madonna fece dire dalla piccola e innocente Giacinta (ignara del vero significato di quel che dicesse!): «I peccati che mandano più anime all'Inferno sono i peccati impuri».

Chi potrebbe smentire questa affermazione, osservando il teatro di vergogne che il mondo mette in mostra ogni giorno? È vero che il peccato impuro non è il peggiore né il più grave dei peccati. Ma è il più frequente e il più schifoso. Questo è indubitabile.

Noi conosciamo la beatitudine della purezza proclamata da Gesù: «Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio» (Mt 5,8); conosciamo i due comandamenti di Dio riguardo all'impurità: il sesto e il nono; conosciamo anche la raccomandazione più che energica di san Paolo ai cristiani: «La fornicazione e l'impurità di ogni specie… non siano neppure nominate tra voi…; ma lo stesso valga per le volgarità, le insulsaggini e i discorsi triviali: tutte cose indecenti» (Ef 5,3-4); conosciamo l'insegnamento nobilissimo del Catechismo della Chiesa: «Il sesto comandamento ci ordina di essere santi nel corpo, portando il massimo rispetto alla propria e all'altrui persona, come opere di Dio, e templi dove Egli abita con la sua presenza e con la sua grazia»; conosciamo i fermi richiami della Chiesa con recenti documenti di primaria importanza (Humanae vitae, Persona humana).

Conosciamo tutte queste indicazioni luminose per battere le seduzioni del mondo e della carne. Eppure l'umanità, e anche la cristianità, non fa che scivolare di continuo verso forme di costume sempre più degradante, da «uomo animale che non comprende più ciò che è spirituale » (1Cor 2,14), a favore del più cieco e ottuso ateismo «chi entra nella lussuria – dice sant'Ambrogio – abbandona la via della fede».

Quali rimedi?

La fuga delle occasioni. La Preghiera. I Sacramenti.

Ogni peccato impuro – di azione, di desiderio, di sguardo, di pensiero, di lettura… – è peccato mortale. Bisogna difendersi, quindi, con tutte le forze, fino alla violenza, se necessaria, perché «ciò a cui aspira la carne è morte: quello invece a cui tende lo spirito di vita è pace, poiché il desiderio della carne è inimicizia contro Dio…» (Rm 8,6-7).

Ricordiamo san Benedetto e san Francesco che si buttano fra le spine per spegnere «la concupiscenza che attrae e alletta» (Gc 1,14). Ricordiamo san Tommaso d'Aquino, che si serve di un tizzone ardente per sventare un'insidia pericolosissima. Ricordiamo santa Maria Goretti, che si lascia maciullare da quattordici coltellate, pur di salvare la sua liliale verginità.

Le occasioni più comuni di peccato, però, esigono soprattutto la mortificazione degli occhi (evitare cinema, televisione, letture sporche), della lingua (evitare il turpiloquio e i discorsi licenziosi), dell'udito (non ascoltare canzoni e barzellette volgari), della vanità (opporsi alle mode indecenti).

Da tutto questo appare evidente che «la vita dell'uomo sulla terra è una battaglia» (Gb 7,1) e che è necessaria la continua vigilanza, con l'aiuto di Dio (preghiera e Sacramenti), per non lasciarsi «dominare dalla concupiscenza» (cf 1 Ts 4,5). È umiliante, ma è questa la nostra reale condizione: carne e spirito sono sempre in lotta serrate fra loro: «Nelle mie membra c'è un'altra legge, che muove guerra alla mia anima e mi rende schiavo della legge del peccato che è nelle mie membra» (Rm 7,23).

San Domenico Savio che strappa i giornaletti ricevuti dai compagni; san Luigi Gonzaga che riprende in pubblico chi parla scorrettamente, e si impone penitenze terribili; san Carlo Borromeo che fin da ragazzo si accosta spesso ai Sacramenti; sant'Alfonso de' Liguori che si toglie gli occhiali quando il papà lo porta a teatro…, sono tutti esempi che dovrebbero spingerci a usare ogni mezzo per custodire la purezza del cuore e dei sensi.

Castità coniugale

I problemi morali più seri sono quelli che riguardano gli sposi. La castità coniugale è un dovere di tutti gli sposi cristiani, ed è un dovere fecondo di grazie e benedizioni. Ma gli assalti del maligno sono massicci: contraccezione e onanismo, divorzi e aborti stanno facendo strage dei coniugi cristiani senza dire dei rapporti prematrimoniali, che sono soltanto immonda profanazione dei corpi e delle anime di quei fidanzati schiavi miserabili della carnalità.

Si vogliono solo due figli, e non di più. Poi c'è la pillola o altri mezzi per evitare nuove gravidanze. E così si profanano – magari per anni e anni – i rapporti matrimoniali, che dovrebbero invece simboleggiare l'unione fra Cristo e la Chiesa (Ef 5,25). La «pillola» anticoncezionale è venuta dall'inferno, diceva san Pio da Pietrelcina, e chi la usa commette peccato mortale; e ancora: «Per ogni matrimonio il numero dei figli viene stabilito da Dio» e non dal capriccio dei coniugi; e ancora: «Chi sta sulla strada del divorzio sta sulla strada dell'inferno». Peggio ancora per chi dovesse commettere il crimine dell'aborto.

Che aprano bene gli occhi gli sposi cristiani! Profanare il sacramento del matrimonio non sarà mai senza castighi e maledizioni sulle famiglie. Si ricordino bene che «con Dio non si scherza!» (Gal 6,7).

Padre Stefano Manelli (fondatore FI), 
Maggio mese di Maria, Casa Mariana Editrice



La purezza è la virtù più abbagliante della Madonna. Lo splendore della sua verginità sempre intatta fa di Lei la creatura più radiosa che si possa immaginare, la Vergine più celestiale, tutta «candore di luce eterna » (Sap 7,26).

Il dogma di fede della Verginità perpetua di Maria Santissima, il dogma di fede della concezione verginale di Gesù ad opera dello Spirito Santo, il dogma di fede della Maternità verginale della Madonna: questi tre dogmi investono l'Immacolata di uno splendore verginale che «i cieli dei cieli non possono contenere» (1Re 8,27). E lungo i secoli, nella Chiesa, alla Beata Vergine, si sono ispirate le schiere angeliche delle vergini che hanno cominciato già da questa terra a vivere solo di Gesù, per «seguire l'Agnello» (Ap 14,4) nel tempo e nell'eternità.

E se ci sono stati e ci sono ancora dei mentecatti, i quali vogliono gettare le ombre del loro squallore su una verità di fede così abbagliante come la Verginità perpetua della Madonna, oltre san Girolamo (che sbaragliò gli eretici Elvidio e Gioviniano) e sant'Ambrogio (che scrisse pagine d'incanto supremo sulla verginità), tutta la Chiesa nel suo cammino millenario ha celebrato e ha glorificato in Maria la Tutta Vergine, la Sempre Vergine nell'anima e nel corpo, la Vergine Santa consacrata divinamente dalla presenza del Verbo di Dio, che si è incarnato in Lei, rivestendosi della stessa verginità della Madre.

«L'ira di Dio»

Se adesso volgiamo lo sguardo all'umanità, purtroppo la visione di sogno e di incanto della Verginità immacolata della Madonna svanisce nel modo più brusco e brutale.

Impurità, lussuria, sensualità, adulterio, pornografia, omosessualità, turpiloquio, nudismo, spettacoli immondi, balli osceni, rapporti prematrimoniali, contraccezione, divorzio, aborto…: ecco lo spettacolo nauseante che l'umanità offre agli occhi di tutti. Santo Cielo, quali abissi di nefandezze su questa povera terra! Si può andare avanti così, senza provocare «l'ira di Dio» (Ef 5,6)?

La Madonna fece dire dalla piccola e innocente Giacinta (ignara del vero significato di quel che dicesse!): «I peccati che mandano più anime all'Inferno sono i peccati impuri».

Chi potrebbe smentire questa affermazione, osservando il teatro di vergogne che il mondo mette in mostra ogni giorno? È vero che il peccato impuro non è il peggiore né il più grave dei peccati. Ma è il più frequente e il più schifoso. Questo è indubitabile.

Noi conosciamo la beatitudine della purezza proclamata da Gesù: «Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio» (Mt 5,8); conosciamo i due comandamenti di Dio riguardo all'impurità: il sesto e il nono; conosciamo anche la raccomandazione più che energica di san Paolo ai cristiani: «La fornicazione e l'impurità di ogni specie… non siano neppure nominate tra voi…; ma lo stesso valga per le volgarità, le insulsaggini e i discorsi triviali: tutte cose indecenti» (Ef 5,3-4); conosciamo l'insegnamento nobilissimo del Catechismo della Chiesa: «Il sesto comandamento ci ordina di essere santi nel corpo, portando il massimo rispetto alla propria e all'altrui persona, come opere di Dio, e templi dove Egli abita con la sua presenza e con la sua grazia»; conosciamo i fermi richiami della Chiesa con recenti documenti di primaria importanza (Humanae vitae, Persona humana).

Conosciamo tutte queste indicazioni luminose per battere le seduzioni del mondo e della carne. Eppure l'umanità, e anche la cristianità, non fa che scivolare di continuo verso forme di costume sempre più degradante, da «uomo animale che non comprende più ciò che è spirituale » (1Cor 2,14), a favore del più cieco e ottuso ateismo «chi entra nella lussuria – dice sant'Ambrogio – abbandona la via della fede».

Quali rimedi?

La fuga delle occasioni. La Preghiera. I Sacramenti.

Ogni peccato impuro – di azione, di desiderio, di sguardo, di pensiero, di lettura… – è peccato mortale. Bisogna difendersi, quindi, con tutte le forze, fino alla violenza, se necessaria, perché «ciò a cui aspira la carne è morte: quello invece a cui tende lo spirito di vita è pace, poiché il desiderio della carne è inimicizia contro Dio…» (Rm 8,6-7).

Ricordiamo san Benedetto e san Francesco che si buttano fra le spine per spegnere «la concupiscenza che attrae e alletta» (Gc 1,14). Ricordiamo san Tommaso d'Aquino, che si serve di un tizzone ardente per sventare un'insidia pericolosissima. Ricordiamo santa Maria Goretti, che si lascia maciullare da quattordici coltellate, pur di salvare la sua liliale verginità.

Le occasioni più comuni di peccato, però, esigono soprattutto la mortificazione degli occhi (evitare cinema, televisione, letture sporche), della lingua (evitare il turpiloquio e i discorsi licenziosi), dell'udito (non ascoltare canzoni e barzellette volgari), della vanità (opporsi alle mode indecenti).

Da tutto questo appare evidente che «la vita dell'uomo sulla terra è una battaglia» (Gb 7,1) e che è necessaria la continua vigilanza, con l'aiuto di Dio (preghiera e Sacramenti), per non lasciarsi «dominare dalla concupiscenza» (cf 1 Ts 4,5). È umiliante, ma è questa la nostra reale condizione: carne e spirito sono sempre in lotta serrate fra loro: «Nelle mie membra c'è un'altra legge, che muove guerra alla mia anima e mi rende schiavo della legge del peccato che è nelle mie membra» (Rm 7,23).

San Domenico Savio che strappa i giornaletti ricevuti dai compagni; san Luigi Gonzaga che riprende in pubblico chi parla scorrettamente, e si impone penitenze terribili; san Carlo Borromeo che fin da ragazzo si accosta spesso ai Sacramenti; sant'Alfonso de' Liguori che si toglie gli occhiali quando il papà lo porta a teatro…, sono tutti esempi che dovrebbero spingerci a usare ogni mezzo per custodire la purezza del cuore e dei sensi.

Castità coniugale

I problemi morali più seri sono quelli che riguardano gli sposi. La castità coniugale è un dovere di tutti gli sposi cristiani, ed è un dovere fecondo di grazie e benedizioni. Ma gli assalti del maligno sono massicci: contraccezione e onanismo, divorzi e aborti stanno facendo strage dei coniugi cristiani senza dire dei rapporti prematrimoniali, che sono soltanto immonda profanazione dei corpi e delle anime di quei fidanzati schiavi miserabili della carnalità.

Si vogliono solo due figli, e non di più. Poi c'è la pillola o altri mezzi per evitare nuove gravidanze. E così si profanano – magari per anni e anni – i rapporti matrimoniali, che dovrebbero invece simboleggiare l'unione fra Cristo e la Chiesa (Ef 5,25). La «pillola» anticoncezionale è venuta dall'inferno, diceva san Pio da Pietrelcina, e chi la usa commette peccato mortale; e ancora: «Per ogni matrimonio il numero dei figli viene stabilito da Dio» e non dal capriccio dei coniugi; e ancora: «Chi sta sulla strada del divorzio sta sulla strada dell'inferno». Peggio ancora per chi dovesse commettere il crimine dell'aborto.

Che aprano bene gli occhi gli sposi cristiani! Profanare il sacramento del matrimonio non sarà mai senza castighi e maledizioni sulle famiglie. Si ricordino bene che «con Dio non si scherza!» (Gal 6,7).

Padre Stefano Manelli (fondatore FI), Maggio mese di Maria, Casa Mariana Editrice


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