Il sacerdozio non come lavoro ma come cammino di santificazione peer sé e per il gregge affidato

Il sacerdozio non come "lavoro" ma come cammino di santificazione per sé e per il gregge affidato

Vivere con gioia di fede significa, soprattutto per il sacerdote, vivere centrati in Dio per mezzo di Gesù Cristo, sotto l'azione dello Spirito Santo cioè l'Amante, il Padre, l'Amato, il Figlio, l'Amore, lo Spirito Santo. Lo Spirito Santo che inabita nell'anima del sacerdote ordina la sua vita in modo teocentrico e cristocentrico cioè Dio e Cristo sono il centro, la Vita della sua vita, la Verità da cui la Carità. È molto importante riflettere su questo orientamento che lo Spirito Santo stesso possiede e che, di conseguenza, infonde nelle anime liberando dal rischio di porre l'amore prima della verità.

Dopo il Concio Vaticano II è aumentata l'attenzione pneumatologica in ambito cattolico soprattutto in rapporto all'ecumenismo, mettendo l'amore prima della verità. L'ecumenismo, infatti, si è rivolto non solo agli ortodossi, ma anche verso le varie comunità protestanti. In particolare, i teologi cattolici hanno tentato di riformulare la comprensione teologica della grazia, tenendo conto dell'approccio protestante, in cui è importante il tema dell'esperienza soggettiva della salvezza. Per la teologia cattolica classica, per il catechismo, la grazia, più che una questione di "sentirsi salvi", era la questione di "essere oggettivamente, sacramentalmente salvi". Di qui anche l'enfasi posta sui sacramenti, segni efficaci oggettivi della grazia. Ma per Lutero, e per le correnti che nascono da lui, il tema era piuttosto: "Come trovo io un Dio misericordioso?".  L'accento cade sull'"io". Lutero è un vero rappresentante della modernità, del relativismo sacramentale, con la sua enfasi sul soggetto umano, sulla priorità dell'azione dello Spirito Santo e quindi della carità sulla verità.

I teologi cattolici, quindi, si sono sentiti responsabili di rileggere la teologia tradizionale della grazia anche in base a queste esigenze soggettive di percepire in qualche modo la grazia. E qui si aggancia lo studio biblico in rapporto all'azione dello Spirito Santo, il quale ci darebbe tale "esperienza" della grazia. Ecco perché da diversi decenni, si parla e si scrive più che in passato sulla Terza Persona della Trinità. Certo è bene studiare di più la figura e l'azione dello Spirito Santo, sicché la buona teologia cattolica che non disgiunge mai verità-amore possa aiutarci nei limiti del possibile, a capire meglio chi è e come agisce Colui che il Terzo, l'Amore in Dio, l'Amante e l'Amato.

Ma la Bibbia generalmente non pone in primo piano – attingo liberamente da A servizio della Verità di Robert Sarah (pp.34-37 – lo Spirito Santo. Egli viene chiaramente rivelato nella Scrittura, però in genere preferisce stare nascosto, silenzioso. Agisce (questo è certo) ma non rivendica un ruolo da protagonista, sebbene lo abbia. Eccetto un solo caso, lo Spirito Santo non parla mai in prima persona. L'unica eccezione è in Atti 13, 2 in cui lo Spirito dice: "Riservate per me Barnaba e Saulo per l'opera alla quale li ho chiamati". In tutti gli altri numerosi testi in cui la Bibbia fa menzione dello Spirito Santo. Egli non parla. Agisce, questo sì; ma lo fa in modo che siano posti in evidenza il Figlio incarnato che morto e risorto continua attraverso la Parola e i Sacramenti e, attraverso Lui, l'Amato, l'Amante, il Padre. I teologi della tradizione cattolica perciò dicono che il compito dello Spirito Santo, per così dire, non è quello di attirare un'attenzione prioritaria su di sé, bensì di convogliarla su Cristo e, attraverso Cristo, sul Padre. Egli svolge un'azione cristocentrica, sacramentale e teocentrica. Lo Spirito Santo parla molto poco. Anzi, secondo un'espressione di un teologo cattolico, lo Spirito Santo, l'Amore nella Trinità, dice una sola parola: "Gesù", l'Amato nella Trinità (Gv 15,26-27; 16,13-15).

Queste bellissime riflessioni, fondate sulla Scrittura, sono state riprese in modo dottrinalmente più sintetico e sistematico dalla Dichiarazione Dominus Iesus che ha confermato la fede della Chiesa in molte dottrine fondamentali e, tra queste, riguardo al fatto che l'azione dello Spirito Santo nel mondo e nella Chiesa non è né potrebbe essere alternativa o concorrenziale rispetto all'opera di Gesù Cristo. In altre parole, lo Spirito Santo non si occupa di cose diverse rispetto a quelle di Cristo, Via, Verità e Vita, non costituisce vie parallele di salvezza, alternative all'unica via che è Gesù Cristo. Lo Spirito Santo, al contrario, come insegna già prima di Dominus Iesus il Concilio Vaticano II. È totalmente errato pensare che lo Spirito santo costruisca vie parallele o alternative di salvezza. Lo Spirito Santo al contrario, attrae gli uomino verso l'unica vera via al Padre: Gesù Cristo, la Verità da cui l'Amore.

All'interno del  Corpo visibile del Risorto  che è  la Chiesa, poi, lo Spirito Santo infonde nelle anime la grazia di Cristo. Non una grazia diversa, ma quella del Signore Gesù, da Lui meritata sulla croce. Per questo il Vaticano II parla di "mistero pasquale" di Cristo (Gaudium et Spes 22) con cui lo Spirito mette in contatto gli uomini: è il mistero della passione, morte e risurrezione. Questo mistero ci è partecipato, per opera dello Spirito Santo, in molti modi ma soprattutto attraverso l'oggettività della preghiera sacramentale. Senza la preghiera sacramentale Dio che ci ha creati con il libero arbitrio non può intervenire storicamente nell'uomo.

È, per esempio, l'azione dello Spirito Santo che, nel Battesimo lava i peccati e innesta gli uomini nel Corpo Mistico del Figlio incarnato. I teologi precisano che in realtà è tutta la Trinità a operare nel mondo e mai una sola Persona, eccettuato il caso dell'Incarnazione del Verbo, se considerato nell'esito finale (cioè l'unione delle nature). Tuttavia, parlando per appropriazione, da sempre diciamo che lo Spirito Santo fa questo. Nello stesso modo ricordiamo che, nella Santa messa, è lo Spirito Santo, invocato mediante l'epiclesi sulle oblate, che opera la transustanziazione del pane e del vino nel Corpo e Sangue di Cristo. Tutto questo, e tanto altro, lo Spirito santo lo fa in modo discreto, in modo silenzioso, senza apparire né essere protagonista. Però sì, lo fa, con la sua potenza divina.

Egli è l'Ospite segreto delle anime die giusti che sono in grazia. Egli è il principio dell'inabitazione trinitaria in noi. La teologia cattolica del passato forse ha curato di meno la riflessione sulla Terza Persona proprio a causa di questo: Che Egli è biblicamente sommamente discreto e silenzioso, ma ciò non significa che sia assente o inerte. Egli opera con la "forza del silenzio". Per questo, uno degli effetti visibili della sua azione e presenza avviene in noi è proprio questo: se e in che misura, per esempio nella Messa, rispettiamo e abbiamo la capacità di momenti di silenzio, e nel vissuto momenti di silenzio interiore ed esteriore.

La sua grande discrezione, tuttavia, non dovrebbe giustificare la nostra disattenzione nei cuoi confronti. Nella sua Tradizione, la Chiesa è stata attenta a quetso riguardo, se non sempre a livello teologico, certamente a livello liturgico e devozionale. La solennità della Pentecoste fa parte del calendario liturgico da tempo immemorabole. Inolter la Chiesa ha composto inni magnfici per adorare e pregare lo Spirit santo, come i celebri Veni, Sancte Spiritus o Veni Creator Spiritus. I Santi, poi, hanno sempre coltivato la devozione allo Spirito santo che è molto importante. Cosa fa lo Spirito anche in noi in Casa di riposo, senza lavoro pastorale?  Porta a Cristo che incontreremo faccia a faccia appena l'anima si staccherà dal corpo con la morte vicina e mediante Lui, al Padre. Dunque l'azione santificante dello Spirito Santo in noi consiste in questo: Egli vuole durante tutta la vita condurre i sacerdoti a Cristo e, mediante Cristo, a Dio Padre. "Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me" (Gv 14,6). La santificazione, attraverso lo Spirito santo, è cristocentrica e teocentrica. L'Amore viene dalla Verità.

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