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Visualizzazione dei post da luglio, 2009

Dio

Dio non è una realtà a noi inaccessibile, ma è vicino “Nella mia recente Enciclica ho tentato di mostrare la priorità di Dio sia nella vita personale che anche nella vita, nella storia e nella società del mondo. Certamente la relazione con Dio è una cosa profondamente personale, e la persona è un essere in relazione e se la relazione fondamentale, la relazione con Dio non è viva, non è vissuta, anche tutte le altre relazioni non possono trovare la loro forma giusta. Ma questo vale anche per la società, per l’umanità come tale, anche qui se Dio manca, se si prescinde da Dio, se Dio è assente manca la bussola per mostrare l’insieme di tutte le relazioni, per trovare la strada, l’orientamento dove andare. Dio! Dobbiamo portare in questo nostro mondo la realtà di Dio, farlo conoscere e farlo presente. Ma Dio, come conoscerlo? Nelle visite ad limina parlo sempre delle religioni tradizionali con i Vescovi soprattutto africani, ma anche dell’Asia e dell’America latina, dove ci sono

Continuità

Comunione con l’ininterrotta Tradizione ecclesiale, senza cesure né tentazioni di discontinuità “L’”Anno Sacerdotale (19 giugno 2009, festa del Sacro Cuore -2010) per far percepire sempre più l’importanza del ruolo e della missione del sacerdote nella Chiesa e nella società contemporanea…Una tale dimensione ecclesiale, comunionale , gerarchica e dottrinale è assolutamente indispensabile ad ogni autentica missione e, sola, ne garantisce la spirituale efficacia. I quattro aspetti menzionati (ecclesiale, comunionale , gerarchica e dottrinale) devono essere sempre riconosciuti come intimamente correlati…Le dimensioni “gerarchica” e “dottrinale” suggeriscono di ribadire l’importanza della disciplina (il termine si collega con “discepolo”) ecclesiastica e della formazione dottrinale, e non solo teologica, iniziale e permanente. La consapevolezza dei radicali cambiamenti sociali degli ultimi decenni deve muovere le migliori energie ecclesiali a curare la formazione dei candidati al min

Populorum progressio

Non ci sono due tipologie di dottrina sociale, una preconciliare e una postconciliare, diverse tra loro, ma un unico insegnamento, coerente e nello stesso tempo sempre nuovo “Il legame tra la Populorun progressio e il Concilio Vaticano II non rappresenta una cesura tra il Magistero sociale di Paolo VI e quello dei Pontefici suoi predecessori, dato che il Concilio costituisce un approfondimento di tale magistero nella continuità della vita della Chiesa. In questo senso, non contribuiscono a fare chiarezza certe astratte suddivisioni della dottrina sociale della Chiesa che applicano all’insegnamento sociale pontificio categorie ad esso estranee. Non ci sono due tipologie di dottrina sociale, una pre - conciliare e una post-conciliare, diverse tra loro, ma un unico insegnamento, coerente e nello stesso tempo sempre nuovo. E’ giusto rilevare le peculiarità dell’una e dell’altra Enciclica, dell’insegnamento dell’uno e dell’altro Pontefice, mai però perdendo di vista

Caritas in veritate

“Caritas in veritate” è il contributo della Chiesa alla creazione di un equilibrio fra progresso e morale “La carità nella verità, di cui Gesù Cristo s’è fatto testimone con la sua vita terrena e, soprattutto, con la sua morte e risurrezione, è la principale forza propulsiva per il vero sviluppo di ogni persona e dell’umanità intera. L’amore – “caritas” – è una forza straordinaria, che spinge le persone a impegnarsi con coraggio e generosità nel campo della giustizia e della pace. E’ una forza che ha la sua origine in Dio, Amore eterno e Verità assoluta. Ciascuno trova il suo bene aderendo al progetto che Dio ha su di lui, per realizzarlo in pienezza: in tale progetto infatti egli trova la sua verità ed è aderendo a tale verità che egli diventa libero (Gv 8,22). Difendere la verità, proporla con umiltà e convinzione e testimoniarla nella vita sono pertanto forme esigenti e insostituibili di carità. Questa, infatti, “si compiace della verità” (1 Cor 13,6). Tutti gli uomini avvert

In attesa dell’Enciclica “Caritas in veritate”

In attesa dell’Enciclica “Caritas in veritate” “Poiché l’uomo rimane sempre libero e poiché la sua libertà è sempre anche fragile, non esisterà mai in questo mondo il regno del bene definitivamente consolidato. Chi promette il mondo migliore che durerebbe irrevocabilmente per sempre, fa una promessa falsa; egli ignora la libertà umana. La libertà deve sempre di nuovo essere conquistata per il bene. La libera adesione al bene non esiste mai semplicemente da sé. Se ci fossero strutture che fissassero in modo irrevocabile una determinata – buona – condizione del mondo, sarebbe negata la libertà dell’uomo, e per questo motivo non sarebbero, in definitiva, per nulla strutture buone. Conseguenza di quanto detto è che la sempre nuova faticosa ricerca di retti ordinamenti per le cose umane è compito di ogni generazione; non è mai compito semplicemente concluso. Ogni generazione, tuttavia, deve recare il proprio contributo per stabilire convincenti ordinamenti di libertà e di bene, che a

Salvare l'anima

La meta della nostra fede è la salvezza delle anime “Nel mondo del linguaggio e del pensiero dell’attuale cristianità questa (di san Pietro) è un’affermazione strana, per alcuni addirittura scandalosa. La parola “anima” è caduta in discredito. Si dice che questa porterebbe ad una divisione dell’uomo in spirito e fisico, in anima e corpo, mentre in realtà egli sarebbe un’unità indivisibile. Inoltre “la salvezza delle anime” come mèta della fede sembra indicare un cristianesimo individualizzato, una perdita di responsabilità per il mondo nel suo insieme, nella sua corporeità e nella sua materialità. Ma di tutto questo nulla si trova nella Lettera di Pietro. Lo zelo per la testimonianza in favore della speranza, la responsabilità per gli altri caratterizza l’intero testo. Per comprendere la parola sulla salvezza delle anime come mèta della fede dobbiamo partire da un altro lato. Resta vero che l’incuria delle anime, l’immiserirsi dell’uomo interiore non distrugge soltanto il singol