Domenica XII

"Chi è costui dinanzi a noi, che anche il vento e il mare gli obbediscono?"


Il mare nella Bibbia è considerato un elemento minaccioso, caotico, potentemente distruttivo, che solo Dio, il Creatore, può dominare, governare e tacitare. C'è però un'altra forza – una forza positiva – che muove il mondo, capace di trasformare e rinnovare le creature: la forza dell'"amore di Cristo" (2 Cor 5,14) […] non quindi essenzialmente una forza cosmica, bensì divina, umanamente trascendente. Agisce anche sul cosmo ma, in sé stesso, l'amore di Cristo è un potere storico "altro", e questa sua alterità trascendente, il Signore l'ha manifestata totalmente nella sua Pasqua, nella "santità" della "via" da Lui scelta per liberarci dal dominio del male, come era avvenuto per l'esodo dall'Egitto, quando aveva fatto uscire gli Ebrei attraverso le acque del Mar Rosso. "O Dio – esclama il salmista -, santa è la tua via…Sul mare la tua via, / i tuoi sentieri sulle grandi acque" (Sal 77/76, 14.20). Nel mistero pasquale, Gesù, per primo, è passato attraverso l'abisso della morte per la vita oltre la morte di tutti gli uomini, poiché Dio ha voluto così rinnovare l'universo: mediante la morte e risurrezione del suo Figlio "morto per tutti", perché tutti possano vivere "per colui che è morto e risorto per loro" (2 Cor 5,16), e non vivano più solo per sé stessi cioè vivano, come Dio, nell'amore. Il gesto di calmare il mare in tempesta è chiaramente segno della signoria di Cristo, uomo-Dio, sulle potenze negative e induce a constatare la sua divinità nella sua umanità: "Chi è dunque costui- si domandano stupiti e intimoriti i discepoli -, anche il vento e il mare gli ubbidiscono?" (Mc 4,41). La loro non è ancora fede salda, si sta formando; è un misto di paura e di fiducia come può essere ancora la nostra; l'abbandono confidente di Gesù al Padre, come punta anche il nostro con il dono del Suo Spirito, è invece totale e puro. Perciò, per questo potere dell'amore, Egli può dormire durante la tempesta, completamente sicuro nelle braccia di Dio. Ma verrà il momento in cui anche Gesù nella sua vera umanità proverà paura e angoscia: quando verrà la sua ora, sentirà su di sé tutto il peso dei peccati dell'umanità, come un'onda piena che sta per rovesciarsi su di Lui. Quella sì, sarà una tempesta terribile non cosmica, ma spirituale. Sarà l'ultimo, estremo assalto del male contro il Figlio di Dio, incarnato in un volto umano concreto. Ma in quell'ora Gesù, liberamente, per amore, senza far intervenire nessuna forza preternaturale, umanamente non dubitò del potere di Dio Padre e della sua vicinanza, anche se dovette sperimentare pienamente la distanza dell'odio dall'amore, della menzogna dalla verità, del peccato dalla grazia. Liberamente cioè per amore per tutti sperimentò questo dramma in sé stesso in maniera lacerante, specialmente nel Getsemani, prima dell'arresto, e poi durante tutta la passione, fino alla morte in croce. In quell'ora, Gesù da una parte fu un tutt'uno con l'Amante dell'umanità, il Padre, come Amato pienamente abbandonato a Lui; dall'altra, in quanto solidale con i peccatori, fu come separato e si sentì come abbandonato da Lui "Padre, perché mi hai abbandonato?", ma subito dopo "Nelle tue mani affido il mio spirito, la mia vita umana, ogni vita umana". Come fin dal battesimo figli nel Figlio del Padre nel suo corpo che è la Chiesa oggi la situazione anche ecclesiale è temporalmente drammatica. Ma la Chiesa non è solo quella terrena e non verrà mai meno. Pur esperimentando la terribile crisi lacerante della secolarizzazione come Gesù nel Getzemani, ravviviamo la nostra fede anche alla luce delle due letture di oggi, la prima e la seconda.

Nella prima lettura il Signore dice a Giobbe: "Chi ha chiuso tra due porte il mare, quando erompeva uscendo dal seno materno…? Poi gli ho fissato un limite e gli ho posso un chiavistello e porte e ho detto: "Fin qui giungerai e non oltre, e qui si infrangerà l'orgoglio delle tue onde"". Gli uomini non hanno potere preternaturale sugli elementi naturali. Quando questi si scatenano e la scienza oggi già lo prevede, essi si trovano in situazione di grave pericolo e non hanno la possibilità di resistere a tale violenza. Invece Dio è più grande di tutto e ha il potere su tutti gli elementi della natura. Gesù. come Figlio di Dio, è partecipe di questo potere se noi glielo permettiamo con la nostra preghiera, e nella memoria dell'episodio evangelico Gesù lo dimostra per suscitare una grande fede in tutti i momenti della storia anche nell'attuale. Quando ci troviamo in una situazione di pericolo, quando siamo colpiti da una tempesta come la crisi ecclesiale e sociale, noi nella secolarizzazione, pensiamo nell'ambigua laicità che Gesù a livello pubblico sia assente e sia possibile la libertà senza di Lui, che non possa o non voglia intervenire. Invece, come i discepoli, dobbiamo andare da Lui e dirgli anche pubblicamente, pur minoranza, "Maestro, non t'importa che il tuo corpo, la Chiesa, i cattolici muoiano?". È necessario pregarlo con fede. Se non ravvivano la fede, la nostra situazione diventa veramente disperata, perché la nostra mancanza della preghiera di fede impedisce l'intervento del Signore.

La seconda lettura ci presenta una prospettiva diversa. Paolo ricorda ai Corinzi che Cristo è morto per noi anche del 2021. Gesù non usa il suo potere miracoloso per sfuggire alla morte; sulla croce non fa nessun miracolo per sé. I suoi avversari lo sfidano, dicendo, come hai fatto sul mare in tempesta: "se sei il Figlio di Dio, salva te stesso!" (Lc 23,37); "Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce!" (Mt 27,40). In realtà egli ha la capacità di scendere in modo miracoloso, spettacolare dalla croce, ma non vuole farlo. Perché? Per amore verso di noi chiamati ad amare con Lui, con il suo amore.

Gesù ci ha amato e ha consegnato sé stesso alla morte per noi che dobbiamo passare attraverso la morte per la vita oltre la morte. Afferma Giovanni: "Dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine" (Gv 13,1). Gesù ci ha amato sino alla fine, cioè sino a subire la morte per noi. Questo cambia completamente la nostra situazione. Paolo dichiara: "L'amore di Cristo ci spinge, al pensiero che uno è morto per tutti e quindi tutti sono morti". Nella sua morte Gesù ci ha presi tutti con sé, per trasformare la nostra vita con la sua morte del corpo, non dell'anima. Non c'è altra speranza!

"Gesù è morto per tutti, perché quelli che vivono, come oggi noi, non vivano più inutilmente per sé stessi, ma per Colui che è morto e risuscitato per loro". Gesù, potendo non morire, è morto per amore, affinché noi viviamo nell'amore. C'è un capovolgimento della nostra situazione: se Gesù è morto per noi per amore, noi non abbiamo più il diritto di vivere egoisticamente, spensierati, pazzamente come se non morissimo, ma dobbiamo vivere con Lui amando il prossimo in vista della vita oltre la morte che Egli ci ha ottenuto con la sua passione e con la sua morte. E l'anima che non muore si troverà immediatamente davanti a Lui staccandosi dal corpo che muore e lì avverrà il giudizio perché ci coglieremo come siamo con l'amore verso il prossimo anche nostro nemico.

È da intelligenti rinunciare completamente al nostro egoismo e accogliere in noi il dinamismo dell'amore di Cristo, che ci porta a vivere, nelle varie tappe e situazioni della vita per agli altri e a cercare la loro salvezza piuttosto che i nostri vantaggi.

Paolo poi afferma: "Ormai noi non conosciamo più nessuno secondo la carne; e anche se abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora non lo conosciamo più così". L'Apostolo ci vuol far capire che il nostro modo di vedere le cose, le persone non può più essere un modo semplicemente umano. Perciò, di fronte a ogni persona uomo o donna che sia, giovane o anziano, ricco o povero, amico o nemico dovremmo sempre dire: "È una persona per la quale Cristo è morto, una persona alla quale egli ha offerto una vita nuova, di perdono fino all'ultimo momento".

Gesù stesso noi non lo conosciamo più secondo la carne, solo secondo la storia. I discepoli che lo hanno conosciuto prima della passione, non lo conoscono più allo stesso modo dopo la passione. Sanno infatti che egli per mezzo di essa ha trasformato radicalmente la sua condizione umana e che ora si trova a un altro livello di esistenza. Anche noi dobbiamo raggiungere continuamente Gesù in questa nuova condizione. Si tratta di un'esistenza in cui non è più la carne ciò che domina e assoggetta, la tentazione delle tentazioni, ma è l'Amore, lo Spirito che dirige tutto: lo Spirito, il cui frutto, anche nelle tribolazioni, è la pace, la gioia e l'amore (Gal 5,22).

"Se uno è in Cristo-dice Paolo-, è una creatura nuova". Lo è proprio perché è un essere continuamente ricreato dallo Spirito Santo, l'Amore dell'Amante nell'Amato cioè del Padre nel Figlio. "le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove". Questa è la novità meravigliosa iniziata con la risurrezione di Gesù, il quale, vivo, è diventato per noi che dobbiamo passare attraverso la morte uno spirito che dà continuamente vita.

Nell'Eucaristia almeno di ogni domenica accogliamo la vita nuova di Cristo risorto con la Sua e nostra madre Assunta in cielo, una vita aperta alle relazioni generose con tutti nostri fratelli e sorelle.

 


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