Le conseguenze della "teologia" della liberazione

Da alcuni aspetti della teologia della liberazione sono venute conseguenze di ribellione, divisione, dissenso, offesa, anarchia

“Lo scorso agosto ha compiuto venticinque anni l’Istruzione Libertatis nuntius della Congregazione per la Dottrina della Fede, su alcuni aspetti della teologia della liberazione; in essa si sottolineava il pericolo che comportava l’accettazione acritica da parte di alcuni teologi di tesi e metodologie provenienti dal marxismo. Le sue conseguenze più o meno visibili fatte di ribellione, divisione, dissenso, offesa, anarchia, si fanno ancora sentire, creando nelle vostre comunità diocesane grande sofferenza e una grave perdita di forze vive.

Supplico quanti in qualche modo si sono sentiti attratti, coinvolti e toccati nel proprio intimo da certi principi ingannatori della teologia della liberazione, di confrontarsi nuovamente con la suddetta Istruzione, accogliendo la luce benigna che “la ‘regola suprema della propria fede’ (della Chiesa)…proviene dall’unità che lo Spirito ha posto tra la Sacra Tradizione, la Sacra Scrittura e il magistero della Chiesa in una reciprocità tale per cui i tre non possono sussistere in maniera indipendente” (Giovanni Paolo II, Fides et ratio, n. 55). Che, nell’ambito degli organismi e comunità ecclesiali, il perdono offerto e accolto in nome della Santissima Trinità, che adoriamo nei nostri cuori, ponga fine alla sofferenza dell’amata Chiesa che peregrina nelle terre della Santa Croce.

Venerati fratelli nell’episcopato, nell’unione con Cristo ci precede e ci guida la Vergine Maria, tanto amata e venerata nelle vostre diocesi e in tutto il Brasile. In Lei troviamo, pura e non deformata, la vera essenza della Chiesa che vive nella storia, ci sentiamo profondamente parte di essa, diveniamo a nostra volta ‘anime ecclesiali’, imparando a resistere a quella ‘secolarizzazione interna’ che minaccia la Chiesa e i suoi insegnamenti.

Mentre chiedo al Signore di effondere l’abbondanza della sua luce su tutto il mondo brasiliano della scuola, affido i suoi protagonisti alla protezione della Vergine Santissima e imparto a voi, ai vostri sacerdoti, ai religiosi e alle religiose, ai laici impegnati, e a tutti i fedeli delle vostre diocesi, una paterna benedizione apostolica” (Benedetto XVI, Discorso ai presuli della Conferenza episcopale del Brasile (regione Sul 3 e Sul 4), 6 dicembre 2009).

Il Papa non nega la necessità di una Teologia della liberazione condivisa oltre alcuni aspetti e l’accettazione acritica da parte di alcuni teologi di tesi e metodologie provenienti dal marxismo. E questo alla luce dell’Istruzione Libertatis nuntius, emanata da venticinque anni dalla Congregazione per la dottrina della fede, per arrivare a un grande perdono. E l’invito si abbina a resistere a quella “secolarizzazione interna” che insidia comunità accademiche, scuole cattoliche e presenza di professori, alunni e famiglie nella scuole statali.

- Si tratta di “comunità accademiche che sono nate “all’ombra dell’umanesimo cristiano e che s’ispirano ad esso, onorandosi del nome di “cattoliche”. Ora “è proprio nel riferimento esplicito e condiviso da tutti i membri della comunità scolastica – sia pure in grado diverso – alla visione cristiana, che la scuola è “cattolica”, poiché i principi evangelici diventano in essa norme educative, motivazioni interiori e insieme mete finali” (Congregazione per l’Educazione Cattolica, La scuola cattolica, n. 34). Possa essa, in una convinta sinergia con le famiglie e con la comunità ecclesiale, promuovere quella unità di fra fede, cultura e vita che costituisce l’obiettivo fondamentale dell’educazione cristiana”.

- “La scuola cattolica non può essere pensata né vivere separata dalle altre istituzioni educative. Essa è al servizio della società: svolge una funzione pubblica e un servizio di pubblica utilità, non riservato solo ai cattolici, ma aperto a tutti coloro che desiderano usufruire di una proposta educativa qualificata. Il problema della sua equiparazione giuridica ed economica alla scuola statale potrà essere correttamente impostato solo se partiamo dal riconoscimento del ruolo primario delle famiglie e da quello sussidiario delle altre istituzioni educative. Nell’articolo 26 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo rilegge:”I genitori hanno diritto di priorità nella scelta del genere di istruzione da impartire ai loro figli”. L’impegno plurisecolare della scuola cattolica va in questa direzione, spinto da una forza ancora più radicale, ossia dalla forza che fa di Cristo il centro del processo educativo”.

- “Anche le scuole statali, secondo diverse forme e modi, possono essere aiutate nel loro compito educativo dalla presenza di professori credenti – in primo luogo, ma non esclusivamente, i professori di religione cattolica, -e di alunni formati cristianamente, come pure dalla collaborazione delle famiglie e della stessa comunità cristiana. In effetti, una sana laicità della scuola non implica la negazione della trascendenza, e neppure una mera neutralità dinnanzi a quei requisiti e valori morali che si trovano alla base di un’autentica formazione della persona, includendo l’educazione religiosa”.

Il Papa ha riconosciuto come la Chiesa si è preoccupata di condurre l’uomo ai più alti livelli della conoscenza della verità e del dominio del mondo in tutti i suoi aspetti. Si è compiaciuto del fatto che diverse congregazioni religiose abbiano fondato e sostenuto rinomate università “ricordando, tuttavia, che queste non sono proprietà di chi le ha fondate o di chi le frequenta, ma espressione della Chiesa e del suo patrimonio di fede”.

Commenti

Post popolari in questo blog

Anglicani

I peccati che mandano più anime all'inferno

Sulla bellezza della Messa “Tridentina”