Il nucleo chiave di comprensione del messaggio di Fatima all'uomo attuale il mistero di Dio come mistero trinitario in Cristo

È in questo ambito che si inquadrano e si valorizzazione per la nuova evangelizzazione le rivelazioni "private", cui appartiene il messaggio contenuto nelle rivelazioni fatte ai veggenti di Fatima, il nucleo chiave di comprensione è proprio il mistero di Dio come mistero trinitario da annunciare biblicamente, con la catechesi e celebrare sacramentalmente nella carità.

Tratto da Manuel Alberto Pereira de Matos in "Enciclopedia di Fatima" pp.505-508

La specificità e il tratto distintivo della fede, della religione cristiana è la fede nel mistero trinitario che rivela contemporaneamente chi è Dio e chi è ogni uomo che ama fino al perdono. La novità e l'originalità di questa concezione di Dio proviene dalla rivelazione fatta da Gesù Cristo, rivelatore di Dio come Abbà, suo Padre. Nel suo perenne atteggiamento filiale, specialmente nella preghiera al Padre, nel cui spirito filiale unico e originario riceviamo nello Spirito Santo la filiazione adottiva di figli nel Figlio e quindi fratelli ed "etnia, nazione santa, popolo sui genersis (Paolo VI)" come popolo distinto a servizio di tutti i popoli e l'integrazione nel dinamismo dell'amore trinitario ecclesialmente tra gli uomini. Nella tradizione ebraico-cristiana si concorda con la filosofia greca nel cammino della ragione verso l'Essere con cui Dio si rivela anche a Mosè "Io sono colui che sono", ma l'Essere nella fede ebraica si rivela come Persona creando ogni individuo umano a sua immagine e somiglianza come essere pure personale. L'Essere nel cammino della ragione greca non giunge all'Essere come Persona come invece, Logos, nella tradizione di fede-ragione della tradizione ebraico-cristiana, fondamentale per cogliere il cuore della civiltà Occidentale. Da Cartesio, Kant, Hegel, Heidegger è in crisi la ragione-Essere per il solo divenire esistenziale e nell'attuale egemonia nichilista secolarizzata non viene più dato spazio pubblico alla Fede e quindi in crisi la civiltà di fede-ragione dell'Occidente. Di fonte al comunismo e al liberalismo atei ci fu il carattere tragicamente illusorio della grande visione esposta da Jacques Maritain nella sua opera fondamentale degli anni Trenta: Umanesimo integrale. Questo libro impressionò e influì molto Paolo VI, e così contribuì in modo significativo al solare e infondato ottimismo del cattolicesimo degli anni '60 che trovò espressione in alcuni documenti chiave del Concilio Vaticano II. Maritain, come oggi la prospettiva filosofica solo umana dell'universale fraternità nell'uguaglianza mondiale di tutte le religioni, prevedeva la sostituzione di quella che chiamava la vecchia "cristianità sacrale" tipica di Fatima con una nuova "cristianità secolare" in cui cristiani e non credenti avrebbero collaborato in uno spazio di dialogo fraterno e reciprocamente rispettoso per costruire una civiltà basata sui valori comuni perenni che Maritain e mariteniani pensavano potessero essere condivisi come terreno comune a tutti gli "uomini di buona volontà".   Ed ecco la provvidenzialità delle rivelazioni private di Fatima con la peregrinatio Mariae dal 1946 al 1958 con Pio XII che a livello popolare ripropone in modo semplice a tutto il popolo la "cristianità sacrale cioè fondata sulla fede nella presenza sacramentale del Crocefisso Risorto, il Figlio del Padre nello Spirito Santo nell'Eucaristia attraverso la Madre di Dio con la preghiera del Rosario". 

La progressiva autorivelazione di Dio e del suo mistero all'uomo ha raggiunto la pienezza e fine in Gesù Cristo.  Non avendo, però, nessun'altra rivelazione pubblica, il disegno di Dio include un processo di comprensione dei dati rivelati, secondo modalità che Egli stabilisce per le successive generazioni. È in quest'ambito che si inquadrano le rivelazioni "private", cui appartiene il messaggio contenuto nelle rivelazioni fatte ai veggenti di Fatima, il cui nucleo chiave di comprensione è proprio il mistero di Dio come mistero trinitario. In questo contesto, per affrontare il mistero della Trinità, prima nella fede, bisognerà, necessariamente, partire dall'esistenza dei veggenti e dalla loro testimonianza, costanti nelle Memorie di Lucia. L'ermeneutica, la riflessione filosofica di questo popolare messaggio mette in risalto una linea di ammirevole coincidenza relativa ai grandi tropici dei trattati teologici sul mistero di Dio. Nella semplicità delle parole e dei comportamenti dei piccoli veggenti, di fronte a quanto fu loro rivelato, risuonano contenuti e modalità della perenne esperienza umana di Dio, disseminata negli scritti biblici presentati nella catechesi della continua tradizione cattolica, segno ineludibile dell'autenticità di questa rivelazione.


  1. Dio, la Trinità che si rivela

Nelle diverse rivelazioni configuratrici del messaggio di Fatima, nei suoi tre cicli o fasi (apparizioni preparatorie dell'angelo nel 2016; apparizioni della Madonna nel 1917; apparizione a Tuy, 1929), senza difficoltà riconosciamo i più caratteristici elementi della manifestazione divina che troviamo nella rivelazione storica del Dio trino così come appare nei testi delle Sacre Scritture e presentato in continuità nella Tradizione catechetica cattolica.

Un primo elemento di similitudine o parallelismo è costituito dai modi di rivelazione: Dio come Padre l'Amante, che rivela il suo amore nelle incombenze o "missioni" del Figlio, l'Amato, nello Spirito Santo, l'Amore. È un Dio che, in un proposito salvifico della Sua creazione, manda il Figlio che viene a cercare e a salvare i "figli dell'ira", facendo di essi con il Battesimo nuove creature, figli nel Figlio e quindi fratelli, con la santificazione dello Spirito, inviato sacramentalmente come dono, Egli che è eternamente dono perché l'Amore reciproco dell'Amante, il Padre, e dell'Amato, il Figlio. Lo Spirito viene in aiuto della nostra fragilità attraverso la Mediazione della Madre di Dio, rafforzando la nostra volontà, per essere Sé stesso, l'Amore, per appropriazione, la volontà di Dio, secondo la triade agostiniana memoria, intelligenza e volontà, terminologia che capta in modo particolare l'aspetto dinamico continuo in ogni attività di Dio in sé stesso e nella storia.

A Fatima, l'angelo inviato da Dio insegna ai veggenti la preghiera trinitaria, li invita all'amore, attraverso il sacrificio, per i peccatori, e a semplici bambini è data la grazia di corrispondere con eroica dimostrazione di libera volontà, su richiesta del Cielo.

Le grandi teofanie bibliche ci mostrano un Dio che desidera la comunione di vita con l'uomo, e appare in diverse forme visibili, sia sotto le spoglie di personaggi angelici, sia sotto forme sensibili, di simbologia connotata con la divinità: colomba, vento forte, lingue di fuoco, luce folgorante. Qualcosa di simile accade nella manifestazione del sovrannaturale a Fatima: un vento forte accompagna l'apparizione dell'angelo e scuote gli alberi, "col giorno sereno" (Memorias, 61); e le apparizioni della Madonna sono precedute da inattesa luce, come un fulmine. Nell'apparizione a Tuy, nella croce di luce che Lucia vede brillare sull'altare, si manifestano tre persone divine: il volto e la figura del Padre, il Figlio crocifisso, in pieno atto redentore e, come simbolo dello Spirito Santo, l'acqua cristallina scorre sopra l'altare formando le parole "Grazia e Misericordia", formula tipica di saluto, d'aspetto trinitario, nelle lettere paoline. La veggente interpreta: "Capii che mi veniva mostrato il mistero della Santissima Trinità" (ivi, 199). È un notevole punto di contatto con la "teologia della croce, attualizzata sacramentalmente sull'altare", come presenza e attuazione storica inseparabile della Trinità nell'atto culminante della redenzione e della sua continua attualizzazione.

Le apparizioni o "visioni" bibliche hanno come protagonisti persone di elevato statuto socio-religioso: patriarchi, profeti, apostoli. Viceversa, il modesto statuto dei veggenti di Fatima, pastori e bambini,  mette in evidenza il disegno del Padre nella sua rivelazione "ai piccoli" (Lc 10,21).


2 - L'Eucaristia e la rivelazione della Trinità

Il mistero pasquale che celebriamo, e che torna sacramentalmente presente nell'Eucaristia, "è lo specchio per contemplare il mistero trinitario". La grazia offerta da Dio agli uomini, nel sacrificio redentore, si converte in preghiera di adorazione eucaristica di dimensione trinitaria, nella preghiera dell'angelo: "Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, Vi adoro profondamente, Vi offro il preziosissimo corpo, sangue, anima e divinità di Gesù Cristo […] (Santos, Memorias, 63). È una nuova pedagogia di preghiera trinitaria, nella forma sacramentale di sacrificio (Corpo…) e nel contenuto: l'atteggiamento di adorazione dell'angelo impregnerà l'anima e il modo di pregare dei veggenti, in particolare ore di adorazione accanto al sacrario del tabernacolo, evocato nell'inno tomista di adorazione a "Dio nascosto", latens Deitas, concludendo con la lode trinitaria: Genitori (Padre), Genitoque (Figlio), Procedenti ab utroque (Spirito Santo)", in un invito alla comunione oblativa con il sacrificio redentore di Cristo, come suggerisce l'angelo: "Tutto ciò che potrete, offrite a Dio sacrificio in atto di riparazione […]" (ivi, 62); e insiste: "Offrite costantemente all'Altissimo preghiere e sacrifici" (ivi, 153).


  1. L'esperienza della continua presenza di Dio

I veggenti esperimentano una specie di "annichilimento nella divina Presenza che prostrava anche fisicamente" (ivi, 124), espressione in cui si ripercuote la classica teologia del mistero "tremendo e affascinante", vedendosi immersi in Dio," La Santissima Trinità, in quella luce immensa che ci penetrava nel più intimo dell'anima. […] Non stavamo ardendo, in quella luce che è Dio, e non ci bruciavamo. Com'è Dio!!! Non si può dire!" (ivi, 128-129). Siamo di fronte al tema, ricorrente nella tradizione teologica, dell'ineffabilità di Dio, di fronte alla quale il silenzio dell'adorazione sarà "l'unico omaggio degno di comprensione dell'ineffabile" (Sant'Agostino). La presenza di Dio esercita sui veggenti effetti spirituali e fisici sorprendenti, con un'intensità che li assorbe e quasi li annienta e li priva dei sensi corporali (ivi, 154). Viceversa, assaporeranno poi la soavità della presenza eucaristica, facendo compagnia a "Gesù nascosto, nuovo volto di 'Dio nascosto, Dio di Israele Salvatore'" (Is 45,15) nella cui compagnia l'antico timore è sostituito dal piacere contemplativo.


  1. La preghiera di adorazione

La preghiera di adorazione è un luogo privilegiato della rivelazione di Dio trino. I pastorelli videro l'angelo, "inginocchiandosi in terra, chino di fronte fino al suolo (pregando): Mio Dio! IO credo, adoro […]". Sa quel momento in poi, i piccoli veggenti passavano ore prostrati in preghiera, " talvolta fino a crollare per la stanchezza" (Memorias, 62), ripetendo senza nozione temporale la preghiera che l'angelo, "prostrandosi di nuovo in terra", ha insegnato loro: "Santissima Trinità […]" (ivi,63). Questa preghiera di adorazione è rivolta a Dio come Trinità, come Persona che Si rivela in un proposito di salvazione dell'uomo peccatore. L'adorazione genera una nuova conoscenza del Dio trino: "Noi adoriamo quello che conosciamo" (Gv 4,22), perché Egli Si è dato a conoscere a noi, rivelandoSi come Padre, Figlio e Spirito Santo. Conoscendo inizialmente, entriamo in una nuova conoscenza: conosciamo meglio perché adoriamo.

È perfetta la sintonia con la tradizione biblica, specialmente nelle teofanie, in cui l'adorazione di Dio avviene nell'atteggiamento di prostrazione. Mosè, per il peccato del popolo, si prostrò davanti al Signore "per quaranta giorni e per quaranta notti" (Dt 9,18), gesto adorante che si proietta nell'escatologia: "i ventiquattro vegliardi si prostravano […] e adoravano Colui che vive nei secoli dei secoli"  (Ap 4,10). 


  1. Dio è luce

È la prima "definizione" che Giovanni dà di Dio (1 Gv 1,5). Dio è luce che si comunica, tanto nella Trinità "immanente", in cui il Figlio è "luce da luce", come nella Trinità "economica" cioè che si rivela: "alla tua luce vediamo la luce" (Sal 36,10). È specialmente come luce che i veggenti contemplano Dio e Lo ricordano: "[…] in quella luce dove anche noi stavamo" (Memorias, 131), sommersi in adorazione nel fulgore della divina presenza: "Oh Santissima Trinità, io Vi adoro. Mio Dio, mio Dio, io Vi amo nel Santissimo sacramento" (ivi, 15,161), La luce divina si comunica come pace eucaristica: "La pace e la felicità che sentivamo era grande" […] (ivi, 154).


  1. Dio è amore

L'amore è costitutivo di Dio trino (Amante, Amato, Amore), perché Egli è l'amore sostanziale e nell'amore si concretizza l'unità nella Trinità, costituendo la "Trini-unità". Lo stesso amore intra divino ci è offerto dal Padre: "il Padre stesso vi ama" (Gv 16,27) – affermazione che, dice Sant'Agostino, in virtù dell'unità e dell'inseparabilità nell'essere e nell'agire delle persone nella Trinità, è un amore trinitario: "Queste parole: il Padre vi ama, devono ugualmente intendersi nel Figlio (Amato) e nello Spirito Santo (Amore)".  È l'amore del Padre che il Figlio dà ai suoi: "l'amore con il quale mi hai amato sia in essi" (Gv 17,26), essendo lo Spirito Santo quell'amore, poiché è l'amore sostanziale con cui il Padre ama eternamente il Figlio. In virtù di quest'amore diletto, lo Spirito consolatore, il condilectus risveglia cuori che Lo amino. -"condiligenti". Il "Dio di ogni consolazione" (2 Cor 1,3) mostra la sua benevolenza, accettando dai pastorelli un amore di riparazione che Lo consola dall'ingratitudine dei peccatori: "Consolate il vostro Dio" (Memorias 65). La comunione o partecipazione alle sofferenze di Cristo, promessa di allegria escatologica ( 1Ot 4,13). Nell'incandescente amore di Dio e nella riparazione per i peccatori, Francisco progredirà fino alla contemplazione, attingendo quel grado di carità che eleva lo spirito a una certa visione mistica della Trinità, secondo la sentenza agostiniana: "Vedi la Trinità se vedi la carità".  IL tema teologico del "desiderio naturale di vedere Dio" trova eco nei veggenti che entrano in disputa per stare accanto a "Gesù nascosto nel tabernacolo", per il piacere di intrattenersi e parlare a lungo da soli con Lui) (Memorias, 38). Uno solo lo stesso è l'amore per Dio e per i peccatori, per i poveri: "Oh Gesù, è per il vostro amore e per la conversione dei peccatori" (ivi, 34). È il puro amore di Dio, fuoco che arde nel petto, ma non brucia, come il rovo che arde e non si consuma: un amore piacevole che si dice e si ripete indefinitivamente a Gesù e alla Madonna. Dice Jacinta: [..] mai mi stanco di dir Loro che Li amo" (ivi, 39). Questa fede, nella Trinità che si adora, "opera per mezzo della carità" (Gal 5,6) in favore dei peccatori e dei poveri. È la testimonianza dell'esperienza adoratrice per dare a Dio gloria e allegria. Il carattere agiofanico, personale come della comunità ecclesiale che adora la Trinità nell'Eucaristia, si costituisce segno dei tempi, kairos intra storico della salvazione e, "per mezzo dell'intelligenza interiore delle cose spirituali che i credenti hanno sperimentato" (DV 8), cresce nella vita della Chiesa l'intelligenza delle realtà della fede anche in bambini.   

  




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