Chi ha vinto? I sindaci e i governatori, non i partiti

Come era ampiamente prevedibile, dopo il voto alle regionali tutti si dichiarano vincitori. In realtà i vincitori sono trasversali: sono i governatori, soprattutto Zaia, Toti e De Luca, che diventano leader locali a prescindere dai loro partiti di appartenenza. E anche i sindaci seguono sulla stessa linea. Le loro liste personali, come è successo in Veneto, battono quelle dei loro partiti.


Ruben Razzante in "La Nuova Bussola" 23 settembre 2020

Come era ampiamente prevedibile, dopo il voto alle regionali tutti si dichiarano vincitori. In realtà i vincitori sono trasversali: sono i governatori, soprattutto Zaia, Toti e De Luca, che diventano leader locali a prescindere dai loro partiti di appartenenza. E anche i sindaci seguono sulla stessa linea. Le loro liste personali, come è successo in Veneto, battono quelle dei loro partiti


Zaia e Toti

Come volevasi dimostrare, tutti i partiti a urne chiuse si dichiarano vincitori e sembra che anche in queste ultime elezioni regionali, comunali e referendarie nessuno abbia perso. E' un'antica tecnica della comunicazione politica quella di negare debolezze e di galvanizzare sempre e comunque il proprio elettorato.


Tuttavia, in questo caso, a prescindere dai dati delle singole forze politiche, si staglia all'orizzonte un sempre più robusto e trasversale "partito dei governatori". Se i partiti tradizionali hanno ormai perso il legame con i territori e le comunità, le liste civiche nate a sostegno dei candidati governatori e dei candidati sindaci hanno trionfato, raccogliendo percentuali sensazionali. Evidentemente gli elettori votano sempre di più per le persone e sempre meno per i simboli e si fidano solo degli amministratori locali, dei quali seguono maggiormente le azioni e le decisioni. Avvisaglie di questa tendenza si erano già avute l'anno scorso in Emilia Romagna con la vittoria di Stefano Bonaccini, non a caso diventato protagonista nazionale della vita del Pd tanto da contendere a Nicola Zingaretti la segreteria del partito.


Il voto di domenica e lunedì ha registrato la riconferma di presidenti di regione e sindaci molto apprezzati dall'elettorato. Certamente la visibilità avuta durante la fase critica della pandemia ha avvantaggiato gli amministratori uscenti, che ora possono legittimamente nutrire ambizioni nazionali. Il più osannato dai suoi cittadini è certamente Luca Zaia, che in Veneto ha raccolto un consenso plebiscitario, rasentando il 77% contro il 16% del suo avversario di centrosinistra. Altro dato significativo è che la lista Zaia ha ottenuto il 46% e la lista della Lega il 16%, a riprova dell'elevata personalizzazione della campagna elettorale.


Dato meno eclatante ma ugualmente significativo quello delle liste di sostegno ai candidati presidenti della Liguria (Giovanni Toti, centrodestra), della Campania (Vincenzo De Luca, centrosinistra), della Puglia (Michele Emiliano, centrosinistra), che hanno raccolto in quasi tutti i casi più voti di quelli racimolati dalle liste dei rispettivi partiti di riferimento. Dunque, il valore aggiunto dei governatori ha prodotto una spinta decisiva verso gli indecisi, che alla fine sono andati comunque alle urne nonostante il rischio Covid, e ha indotto molti elettori a fare il voto disgiunto (o voto utile), pur di rafforzare la leadership dei presidenti uscenti.


Peraltro si nota una spiccata polarizzazione del consenso tra nord e sud. Al nord il centrodestra si consolida come forza ampiamente maggioritaria, mente nel centro sud la partita è più equilibrata. Peraltro è normale che ciò si verifichi perché il premier e i ministri sono prevalentemente meridionali e le politiche stataliste e assistenzialiste come il reddito di cittadinanza hanno gratificato soprattutto i cittadini del sud. Ma questo in prospettiva conterà poco, perché i governatori dem come De Luca ed Emiliano hanno già fatto capire che intendono muoversi in autonomia rispetto al Governo centrale, anzi sono pronti a chiedere con forza a Palazzo Chigi un maggiore coinvolgimento nelle scelte che riguarderanno l'utilizzo dei fondi europei del Recovery Plan.


Si riproporrà quindi nelle prossime settimane lo scontro tra Stato e Regioni con i governatori pronti a fare fronte comune, al di là delle differenze di colore politico, per rivendicare maggiore autonomia nella gestione delle risorse economico-finanziarie. I presidenti di Regione, soprattutto quelli al secondo mandato, potranno alzare la voce con il premier Giuseppe Conte, forti della riconferma popolare, e pretendere maggiore libertà di azione in una fase decisiva come quella attuale, di ripartenza e di rilancio socio-economico.


Anche a livello locale, nei circa mille comuni nei quali si è votato, spiccano figure simbolo come Luigi Brugnaro (centrodestra) riconfermato sindaco di Venezia. La sinistra vince a Mantova e Trento mentre a Matera non arriva neppure al ballottaggio, che vedrà contrapposti, in una sfida inedita, il candidato del centrodestra e quello pentastellato. Gran parte delle sfide per la guida dei municipi si risolverà quindi nei ballottaggi del 4 e 5 ottobre.


Giusto dunque dire che i principali vincitori del voto di domenica e lunedì sono i governatori e i sindaci, non i loro partiti di appartenenza.


Ruben Razzante


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