Che l'accordo impedisca alla Chiesa di esercitare il potere di testimonainza morale non sono d'accordo, obietta Padre Cervellera a il Giornale

Su molti punti Padre Bernardo Cervellera, missionario del Pime e Direttore di Asia news, non esita a concordare con Mike Pompeo ma non sull'impedimento alla Chiesa di esercitare "potere di testimonianza morale". "E non solo perché Papa Francesco gode di un'autorità morale altissima in Cina ma perché è mutata la situazione geopolitica. Negli anni 80 c'era una cortina di ferro da demolire sollecitando il rispetto dei diritti umani e della libertà religiosa. Oggi, invece, bisogna evitare una nuova guerra fredda" 

Gian Micalessin, il Giornale in "Corrispondenza Romana" 20 settembre 2020

Sono d'accordo con il segretario di Stato americano Mike Pompeo quando denuncia la violazione dei diritti umani in Cina. La situazione è veramente grave.

Le testimonianze che ricevo da tutte le province cinesi lo confermano. Sia i cattolici ufficiali, sia quelli sotterranei – non riconosciuti dal governo – parlano di situazione soffocante. La cacciata di sacerdoti dalle parrocchie è assai frequente e riguarda tutti i preti che rifiutano di firmare i documenti sul riconoscimento della cosiddetta chiesa indipendente. Quel termine nel linguaggio comunista significa non dipendente dal Vaticano, ma dipendente del Partito. Per questo chi non firma viene cacciato».

Su molti punti Padre Bernardo Cervellera, missionario del Pime e Direttore di Asia news, non esita a concordare con Mike Pompeo – il Segretario di Stato americano deciso ad approfittare della visita in Vaticano di martedì 29 settembre per convincere l'omologo monsignor Pietro Parolin a non rinnovare l'intesa segreta con Pechino sulla nomina dei vescovi firmata due anni fa. Quell'intesa a detta di Pompeo impedisce alla Chiesa di esercitare il «potere di testimonianza morale» che negli anni '80 contribuì a metter fine al comunismo. «Su questo non sono d'accordo – obbietta Padre Cervellera a il Giornale – e non solo perché Papa Francesco gode di un'autorità morale altissima, ma perché è mutata la situazione geopolitica. Negli anni 80 c'era una cortina di ferro da demolire sollecitando il rispetto dei diritti umani e della libertà religiosa. Oggi, invece, bisogna evitare una nuova guerra fredda».

Ma lei stesso è critico sull'accordo…


«É vero sono molto scettico, ma il Papa e il Vaticano cercano di preservare l'unico filo che li lega alla diplomazia cinese nella speranza di allargare il dialogo. Il Cardinale Parolin dice di auspicare un rinnovo dell'intesa per altri due anni pur ammettendo che i problemi non mancano. Quindi spero chiedano più garanzie per la libertà religiosa e per tutti i sacerdoti non ufficiali che rifiutano l'iscrizione alla cosiddetta Associazione Patriottica».

Secondo Pompeo rinnovare l'intesa equivale a mettersi in ginocchio

«Il Vaticano sarà anche di scarso aiuto alla Chiesa cinese, ma quella Chiesa non si farà mai mettere in ginocchio. Il moltiplicarsi di conversioni e battesimi segnala una crescente vivacità religiosa. I tentativi di controllare il cattolicesimo e le altre religioni evidenziano le paure del Partito. Temono di venir abbandonati da una popolazione pronta a preferire la religione al comunismo».


Ma l'accordo con il Vaticano trasforma i sacerdoti in funzionari di stato

«Questo, purtroppo, è vero. E lo confermano sia sacerdoti della chiesa ufficiale, sia quelli della Chiesa sotterranea. Per diventare sacerdoti riconosciuti bisogna accettare la supremazia del Partito, contribuire allo sviluppo del comunismo, evitare i rapporti con gli stranieri – quindi anche con i cristiani stranieri –, vietare ai minori di 18 anni di entrare in chiesa e di ricevere educazione religiosa e, infine, esercitare il ministero solo tra le mura della parrocchia. Sottoscrivendo quelle regole i sacerdoti finiscono con il propugnare la politica del governo. Si trasformano di fatto in funzionari di stato».

Il Vaticano tace anche su Hong Kong. E lì i cristiani sono più del 12 per cento


«Sì, il Vaticano è molto silenzioso. Ma la Chiesa ad Hong Kong ha sempre parlato. Sia per bocca del Cardinale Joseph Zen che dell'amministratore apostolico John Tong Hon. Fin dalle prime manifestazioni John Tong ha chiarito che la Chiesa sostiene la democrazia e le inchieste indipendenti sulle violenze della polizia. Quindi il Vaticano tace, ma la chiesa di Hong Kong si esprime con molta chiarezza. Non a caso è accusata di diffondere un pensiero eccessivamente liberale».

Ma se le cose dopo la firma di quell'accordo segreto sono andate così male perché rinnovare l'intesa? Qual è la convenienza?

«Il Vaticano aspettava da 70 anni di aprire un rapporto con la Cina e vuole tenerselo stretto. Pur di tenerselo è disposto a dare molto. O come dice il cardinale Zen a svendere tanto».


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