Il messaggio di Fatima si colloca in una chiara dimensione di adorazione eucaristica e trinitaria

È davanti al calice e all'ostia sospesi in aria che l'angelo si prostra con i pastorelli e ripete tre volte la preghiera: "Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, Vi adoro profondamente, Vi offro il preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Gesù Cristo, sempre presente in tutti i tabernacoli del mondo"

Tratto da Joaquim Manuel Garrido Mendes in "Enciclopedia di Fatima" pp. 153-159   

  1. I documenti della Chiesa si riferiscono all'Eucaristia come "fonte e centro di tutta la vita cristiana" (Lume gentium, 1). In effetti, "nella santissima Eucaristia è contenuto tutto il tesoro spirituale della Chiesa, ossia, Cristo vivo in persona, la nostra Pasqua e il pane vivo che dà agli uomini la vita mediante la sua carne vivificata e vivificante dello Spirito Santo" (Presbyterorum ordinis, 5). Nell'Eucaristia si concretizza e "si rivela appieno il mistero dell'amore di Dio per l'umanità e si compie il Suo volere di salvezza" (XI Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi, n.4)
  2. Dio, l'Essere come Persona, ama l'umanità con un amore senza limiti, gratuito e generoso, mille volte manifestatosi nel corso della storia della salvezza. L'Incarnazione di Gesù si inserisce in questo dinamismo d'amore: "In questo si è manifestato l'amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui. In questo sta l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è Lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati" (1 Gv 4,9-10).

L'intera vita terrena di Gesù fu vissuta in obbedienza incondizionata al progetto salvifico di Dio. La sua esistenza terrena comincia e finisce con un atto di concessione al Padre e di adesione al suo progetto salvifico. "Per questo, entrando nel mondo, Cristo dice: Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, / un corpo invece mi hai preparato. / Non hai gradito / né olocausti né sacrifici per il peccato. / Allora ho detto: Ecco io vengo / per fare, o Dio, la tua volontà" (Eb 10,5-7). E al termine del cammino, sulla croce, dopo un'esistenza terrena totalmente consacrata al progetto del Padre, Gesù esclamò: "Tutto è compiuto" (Lc 23,46).

  1. In effetti l'intera vita di Gesù è un "sì" senza reticenze al Padre. Con la sua vita fatta dono, con la sua testimonianza di amore e consegna totale, con i suoi gesti di servizio e perdono, egli fa nascere un nuovo essere umano, un nuovo e definitivo umanesimo, liberato dall'egoismo, riconciliato con Dio e capace di vivere nell'amore, nella condivisione, nella donazione a Dio donandosi ai fratelli.

Se tutta l'esistenza terrena di Gesù fu impiegata per compiere il piano salvatore del Padre, la sua passione e morte assunse, in questo contesto, una dimensione fondamentale. La croce fu l'espressione definitiva e più radicale di una vita di consegna totale al Padre, a sevizio dell'umanità. Nella passione e morte di Gesù si riassume pienamente e totalmente la sua vita fatta dono, la sua consegna radicale al servizio del progetto salvatore del Padre. Il suo morire per noi è espressione suprema, sintesi del suo vivere in noi e per noi.

Tale fu il "sacrificio" di Gesù. Egli si offrì a Sé stesso, affidò la sua persona, si diede fino all'ultimo alito di vita per condurci nell'orbita del Padre e affinché l'umanità accogliesse quel progetto di comunione che Dio non smette di proporre, Gesù compì appieno il progetto salvifico del Padre.

  1. L'Eucaristia o attualizzazione sacramentale in ogni luogo e tempo del Sacrifico della Croce ci conduce nell'ambito dell'Ultima Cena, la vigilia della morte di Gesù in croce, quando Egli volle lasciare, riassunto in gesto sacramentale, la sua vita di consegna totale al Padre e all'umanità. Il gesto di Gesù sul pane e il vino esprime e riassume il suo dono, la sua consegna totale, la sua passione e morte nel compimento del piano salvatore del Padre. "IL Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse 'Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me'. Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: 'Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me" (Cor 11,23-26).
  2. L'Eucaristia, oltre ad attualizzare sacramentalmente in continuità tutta la vita del Signore e, in modo privilegiato, la sua passione e morte, celebra anche la risurrezione, l'ascensione e la glorificazione- come ricorda l'assemblea dopo la consacrazione: "Proclamiamo la tua risurrezione". La risurrezione/ascensione/glorificazione di Gesù è il sigillo di garanzia che dimostra che il sacrificio di Cristo fu accettato dal Padre. Per questo l'Eucaristia è il sacramento della Pasqua cristiana.
  3. L'Eucaristia cristiana che celebriamo è la memoria, l'attualizzazione continua dell'evento redentore – la via e la persona di Gesù e, in particolar modo, la sua passione, morte e risurrezione/ascensione/glorificazione.

La concezione dell'Eucaristia come memoriale risale a Gesù stesso, come è espresso nelle parole dell'istituzione dell'Eucaristia nell'Ultima Cena: "Fate questo in memoria di me". Il memoriale (zikkaron, anamnesis) nella concezione giudaica è una celebrazione rituale commemorativa di un evento salvifico del passato che diventa presente per la comunità celebrante, a cui prende parte nell'evento e nella salvezza futura che l'evento celebrato annuncia. È la proclamazione di un evento che si attualizza nella celebrazione.

L'Eucaristia è, quindi, attualizzazione sacramentale di tutto il cammino di Gesù, dall'incarnazione fino e soprattutto alla croce e alla risurrezione; è la "Pasqua di tutta la vita", il concentrato sacramentale di tutti misteri della vita terrena di Gesù.

Inoltre, nell'evento Cristo riassume tutta la storia della salvezza che lo ha preceduto. La presenza sacramentale dell'evento centrale di questa storia -vita/passione e morte/risurrezione/glorificazione di Cristo – attrae alla celebrazione della Chiesa tutti gli eventi che lo hanno preparato fin dall'Antico Testamento. L'Eucaristia è la proclamazione delle "azioni dell'Essere come Persona di Dio" nella storia, il riassunto sacramentale e l'attualizzazione per l'"oggi" del credente di tutta l'"economia della salvezza".

  1. Nel celebrare l'Eucaristia, il memoriale dell'evento redentore, i credenti, uniti a Cristo dalla comunione con il suo corpo e sangue, si consegnano nella totalità del loro sforzo e del loro dolore per offrire, con Cristo, sacrifici per la redenzione del mondo. "La Chiesa che è il Corpo di Cristo, partecipa alla oblazione del suo Capo. Con Lui, lei si offre integralmente. Lei si unisce all'intercessione di Cristo presso il Padre a favore di tutti gli uomini. Nell'Eucaristia, il sacrificio di Cristo diventa anche il sacrificio delle membra del Suo Corpo. La vita dei fedeli, la loro lode, la loro sofferenza, la loro preghiera, il loro lavoro si unisce a quelli di Cristo e alla sua oblazione totale, acquisendo così nuovo valore. Il sacrificio di Cristo attualizzato e quindi presente sull'altare dà a tutte le generazioni di cristiani la possibilità di unirsi alla sua oblazione" (Catechismo della Chiesa Cattolica, 1368).

Come afferma il Concilio Vaticano II, nell'Eucaristia "tutti i discepoli di Cristo, perseverando nella preghiera e lodando insieme Dio […] offrono sé stessi come vittima viva, santa, gradevole a Dio" (Lumen gentium, 10). Tutta la vita del cristiano, in modo particolare la sua sofferenza, se vissuta in unione con Cristo, fa del credente un'"ostia spirituale" e nella celebrazione dell'Eucaristia questa offerta si unisce a quella di Gesù Cristo, nella sua offerta di lode al Padre (LG 34).

  1. Nell'Eucaristia celebriamo l'amore del Padre: "Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, perché ricevessimo l'adozione a figli" (Gal 4,4-5); celebriamo, come figli nel Figlio, il sacrificio del Figlio che fece della propria vita una oblazione di amore al Padre e all'umanità tutta, fino alla morte sulla croce; celebriamo il dono di amore lasciatoci da Cristo, attraverso lo Spirito Santo  che agisce in noi e ci rende partecipi a ogni passo del sacrificio di Gesù. È quello Spirito che ci induce a gridare: "Abbà!  Padre" e fa di noi sempre più figli ed eredi, per grazia di Dio (Gal 4,6-7). L'Eucaristia è così sacramento efficace non solo della presenza reale e viva di Cristo, ma anche della Santissima Trinità e della nostra incorporazione battesimale a questo mistero di comunione salvatrice. Possiamo dire che la Trinità è origine e meta di tutta l'Eucaristia: nel Padre, l'Amante, dal Figlio, l'Amato, attraverso lo Spirito, l'Amore, risiede la vera fonte e il vertice culminante di tutto il mistero eucaristico.
  2. L'Eucaristia, in quanto ricapitola nella consegna sacrificale di Cristo la totalità del mistero dell'amore salvatore di Dio per l'umanità, è una realtà che mai cesserà di sorprenderci e stupirci. Dinnanzi a tale mistero, "l'unico atteggiamento possibile del credente è l'adorazione piena di illimitata gratitudine". L'adorazione è l'atteggiamento di riconoscenza, di azione di grazia, di accoglienza di un dono tanto grande. L'evento salvifico di Cristo in croce indica un dono tanto divino e assoluto che, da parte della creatura, la risposta può essere solo data da un sì perfetto con quale la creatura lascia Dio essere quello che Lui vuole essere e Lo lascia dare e lavorare ciò che Lui vuole, nella misura in cui lo vuole.

Il culto del mistero eucaristico si esprime in primo luogo attraverso la celebrazione eucaristica; e il primo modo di adorazione è la comunione: ricevere Cristo vivo che è dono del Padre che Si offre a noi e con Lui il dono dello Spirito.

  1. Questo spirito di adorazione che nasce nella celebrazione e da essa si alimenta, tende tuttavia a prolungarsi fuori della celebrazione liturgica: è la così detta adorazione eucaristica, nelle varie forme devozionali assunte nel tempo. Una volta consacrati, il pane e il vino restano come segni di una presenza reale e viva del Signore in mezzo al suo popolo, dono prolungato nel tempo, memoria di una consegna salvatrice per sempre, sacramento permanente. Al centro dell'adorazione eucaristica c'è Cristo stesso, che si offre in sacrificio, che si dà come alimento, che ci riconcilia con il Padre. L'adorazione è un tempo e uno spazio in cui possiamo centrare e ricentrare continuamente il nostro essere in Cristo messo in croce e risuscitato, facendo di Lui il vettore fondamentale intorno al quale la nostra vita si basa, si articola e si costruisce. Così l'adorazione costituisce anche un momento privilegiato dell'esperienza di conversione, ritorno all'unione con Dio.

Questa contemplazione di estende naturalmente al mistero dell'amore trinitario rivelato in Cristo. Ci rende partecipi dell'adorazione, della dedizione e della confidenza filiale di Gesù col Padre, nello Spirito.

L'adorazione di Dio rivelato come Persona da Gesù sulla croce, di Dio che ama l'umanità con illimitato amore, fa rinascere l'uomo compassionevole e amante, l'essere umano capace di comprendere la realtà del dolore e di essere solidale con i fratelli che sperimentano il dolore, nel corpo o nello spirito.

Per tutto questo, l'adorazione eucaristica deve essere il contesto e il momento propizio per pregare per tutta la Chiesa e per il mondo, vivere la solidarietà ecclesiale e fraterna, rivedere alla luce di Dio i nostri atteggiamenti, i nostri comportamenti, la nostra missione all'interno della Chiesa e il nostro compromesso per la giustizia e la pace nel mondo.

  1. Il messaggio di Fatima si colloca in un orizzonte di fede cristologica e trinitaria. Essendo "fonte e centro della vita cristiana, ricapitolazione della storia dell'amore di Dio per l'umanità, memoriale e attualizzazione del sacrificio di Gesù, sacramento della Trinità santa e della nostra incorporazione nella famiglia divina, l'Eucaristia non poteva mancare nell'appello di Dio come Persona ascoltato a Fatima.

Nell'autunno del 1916, l'angelo che apparve ai pastorelli recava nella mano sinistra un calice con un'ostia sospesa da cui cadevano nel calice alcune gocce di sangue. Lasciati il calice e l'ostia sospesi in aria, l'angelo si prostrò a terra accanto ai pastorelli, ripetendo tre volte la preghiera: "Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, Vi adoro profondamente e Vi offro il Preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Gesù Cristo, presente in tutti i tabernacoli della terra, in riparazione degli oltraggi e indifferenze di cui Egli è offeso. E per i meriti infiniti del suo sacratissimo Cuore e del Cuore Immacolato di Maria, Vi chiedo la conversione dei poveri peccatori". Quindi si alzò, offrì l'ostia a Lucia e diede il calice da bere a Jacinta e Francesco, dicendo" Prendete e bevete il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo orribilmente oltraggiato dagli uomini ingrati. Riparate i loro crimini e consolate il vostro Dio". Siamo nel 1916, a sei anni dall'avvento in Portogallo nel 1910 della repubblica massonica anticattolica, profanatrice di tutti i sacramenti, dell'Eucaristia in particolare e in questo contesto si comprende sia la spiritualità proposta o vissuto evangelico e la modalità riparatrice così drammatica: è questo lo scopo delle "rivelazioni particolari"

Il 13 luglio la Madonna chiese ai pastorelli la devozione dei primi cinque sabati. Questa devozione prevedeva, oltre alla recita del rosario e la celebrazione della Riconciliazione, la sacra Comunione in riparazione dei peccati commessi contro l'Immacolato Cuore di Maria.

Questi momenti eucaristici delle apparizioni di Fatima stabiliscono un nesso tra Eucaristia, conversione, riparazione e adorazione. Come si coniugano e si articolano questi elementi?

  1. All'inizio del Novecento, il secolo più dissacrante e più sanguinoso della storia, segnato da due guerre mondiali e la conseguente spagnola con cento milioni di morti, dall'ascesa di vari regimi totalitari atei, dalla nascita di ideologie schiavizzanti e da una immensa scia di conflitti molto dolorosi, il peccato è una realtà anche visibile, tangibile e storica che offende il mondo e introduce drammatici squilibri nella vita dell'umanità.

Al centro del messaggio di Fatima – che si manifesta attraverso la semplicità di bambini in un momento storico drammatico – è presente, da un lato, la consapevolezza della realtà minacciosa del peccato e, dall'altro, la consapevolezza dell'urgenza pastorale della conversione. L'indifferenza di un nuovo umanesimo, alternativo a quello cristiano, di fronte all'amore salvatore di Dio, la scelta di percorsi legati all'egoismo e all'autosufficienza, a margine di Dio, il rifiuto della comunione con Dio hanno impresso alla storia un dinamismo negativo che deve necessariamente essere invertito con il contributo della Dottrina sociale della Chiesa affinché l'essere umano possa anche storicamente salvarsi.

Il messaggio di Fatima invita a riscoprire quell'Essere come Persona di Dio misericordioso e compassionevole che possiede un piano anche storico di salvezza per questa umanità sprofondata nel peccato – piano che Gesù ha rivelato e che l'Eucaristia attualizza sacramentalmente in continuità rigenerando e rendendolo presente e operante nella vita del mondo. Nell'Eucaristia i credenti prendono coscienza dell'appello che Dio continuamente rivolge ad ogni persona con il suo libero arbitrio e quindi all'umanità riguardo alla conversione – cioè, nel lasciarsi abbracciare dall'amore fino al perdono e scegliere anche socialmente la comunione fraterna. Questa esperienza di fede, anche di pochi, induce ogni uomo a riequilibrare la vita personale e sociale, a raddrizzare l'esistenza, a cambiare mentalità, gesti e valori in direzione di Dio nel tempo e per l'eternità. Celebrare l'Eucaristia è prender coscienza della necessità di tornare a quel Dio che ci ama e che, attualizzando sacramentalmente il sacrificio del Figlio, ci offre una proposta irrifiutabile di salvezza e di nuova vita anche in momenti drammatici. È per questo che il messaggio di Fatima - basato su un forte richiamo alla conversione anche oggi con l'epidemia nell'egemonia secolarista nichilista e con l'abbandono anche della Messa domenicale– ci conduce in un ambito eminentemente eucaristico.

  1. 13.L'Eucaristia è, come abbiamo precisato, il memoriale cioè l'attualizzazione sacramentale di tutta la vita, soprattutto del sacrificio e della risurrezione di Gesù che ricapitola in continuità il progetto salvatore di Dio per l'umanità e per il mondo. Con la sua vita, passione, morte e risurrezione – che l'Eucaristia attualizza   celebrando – Cristo redime continuamente l'umanità perduta sulle strade materialistiche oggi del nichilismo, del peccato e la reintroduce nell'orbita di Dio. Nel suo concedersi fino alla fine, Gesù ha fatto e fa tutto ciò che è possibile per riparare, cioè per rinnovare il cuore di ogni uomo, ristabilire la sua comunione con Dio, indurlo a superare l'egoismo e l'autosufficienza, riconciliarlo con Dio. Cristo con il suo concedersi per tutti, con radicalità, ha riparato e ripara portando a compimento il progetto salvatore del Padre cioè il vero umanesimo.

Eppure non è soltanto con l'attualizzazione eucaristica del sacrificio di Gesù, offerto al Padre in favore dell'umanità, che si realizza la redenzione.  I credenti anche pochi, nel celebrare l'Eucaristia, si uniscono al sacrificio di Gesù al Padre, a favore di ogni uomo comunque ridotto. Offrendo a Dio – con Cristo – le loro vite, i loro travagli, le gioie e la tristezza e, soprattutto, le loro emarginazioni e sofferenze, i credenti partecipano al dinamismo redentore di Cristo. Con la fede in Cristo essi vincono e riparano al peccato del mondo, contribuendo a rinnovare il cuore di ogni uomo e di ogni donna, per ristabilire la comunione con Dio, per far nascere una nuova umanità. L'Eucaristia è quindi l'atto riparatore per eccellenza.

È per questa propensione riparatrice dell'Eucaristia che la preghiera di riparazione, insegnata ai pastorelli dall'angelo nell'apparizione dell'autunno 1916, ci pone in un contesto eucaristico; nello stesso ambito si inquadra l'appello della Madonna del giugno 1917, affinché i credenti assumano la devozione dei primi cinque sabato come atto riparatore (appello ripetuto dalla Madonna a Lucia il 10 dicembre 1925 a Pontevedra, in Spagna. Dove la veggente si avviava alla vita religiosa nel carisma delle dorotee).

  1. 14.L'apparizione dell'angelo dell'autunno 1916 colloca il messaggio di Fatima in una chiara dimensione di adorazione eucaristica e trinitaria liberando da tutte le idolatrie culturalmente schiavizzanti. È davanti al calice e all'ostia sospesi in aria che l'angelo si prostra con i pastorelli e ripete tre volte la preghiera: "Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, Vi adoro profondamente, Vi offro il preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Gesù Cristo, presente in tutti i tabernacoli del mondo".

Abbiamo già detto che il pane e il vino consacrati rimangono segni di una presenza reale e viva del Signore in mezzo al suo popolo comunque ridotto, memoria sacrificale nella distinzione sacramentale di corpo e sangue di un concedersi per amore prolungato nel tempo nell'attualizzazione di un sacrificio redentore che sempre si ripete pastoralmente nella vita della Chiesa e del mondo. Questa contemplazione si estende naturalmente al mistero dell'amore trinitario rivelato in Cristo – come peraltro è chiaramente espresso nella preghiera che l'angelo recita insieme ai pastorelli. La contemplazione di tale mistero ci rende partecipi di adorazione liberante da ogni idolo, dedizione e fiducia filiale di Gesù al padre, allo Spirito.

Contemplando e adorando questo mistero, i credenti riconoscono la grandezza dell'amore di Dio, la radicalità della preoccupazione di Dio per la vita e la felicità dell'umanità. Prende avvio, così, nella preghiera e nel silenzio adorante, un dialogo di amore che porta il credente nella comunione di Dio, nella luce di Dio e a guardare verso la realtà della propria e altrui esistenza e del proprio mondo con gli occhi di Dio per un umanesimo continuo. Essa costituisce altresì un momento privilegiato di lode e di azione di grazia a quel Dio che mai desiste dall'umanità che insite nell'invitare ogni uomo e ogni donna a far parte della sua famiglia ecclesiale per tutti.

Ma l'adorazione eucaristica non possiede soltanto una dimensione soprattutto personale. La contemplazione dell'amore di Dio coinvolge l'essere umano in un dinamismo di amore che lo porta ad aprire il cuore ai fratelli, a solidarizzare con loro, a offrirsi in sacrificio -insieme al Cristo adorato nel pane   e nel vino, che offrì e offre la sua vita per salvare l'umanità oppressa dal peccato – per "eliminare il peccato dal mondo" e sconfiggere anche politicamente l'egoismo e la sofferenza che allontanano l'umanità dalla nuova vita di Dio. L'adorazione eucaristica diviene così il contesto e il momento per pregare per tutta la Chiesa e per il mondo, per riparare "oltraggi, sacrilegi e indifferenze che addolorano Dio in quanto distruggono la pace del cuore dell'essere umano, per chiedere la conversione continua dell'umanità all'amore. È proprio questa dimensione che si palesa nella preghiera dell'adorazione che l'angelo insegna ai pastorelli di Fatima.

  1. Maria, la Madonna di Fatima, è, nelle parole di Giovanni Paolo II, "donna 'eucaristica' nella totalità della sua vita" (Ecclesia de Eucaristia, 53). È Lei che dirige il nostro sguardo all'attualizzazione sacramentale del sacrificio di suo Figlio e ci insegna, con il suo Ecce ancilla, a dire amen, cioè a unirci alla oblazione di Cristo al Padre in favore dell'umanità. L'appello alla conversione lasciato da Maria a Fatima è un invito ad accogliere, insieme a Lei, il Figlio di Dio a renderlo una realtà presente, viva e attiva nel mondo.
  2. In sintesi di quanto affermato, ci piace citare l racconto della visione avuta da Lucia a Tuy, nel giugno del 1929, così come narrata nelle sue Memorias: "[…] Si illuminò la cappella con luce sovrannaturale e sull'altare apparve una croce di luce che giungeva fino al tetto. In una luce più chiara, si vedeva, nella parte superiore della croce, un volto e un busto di uomo, sul petto una colomba sempre di luce e inchiodato alla croce il corpo di un altro uomo. Un po' sotto la vita, sospeso in aria, si vedeva un calice e un'ostia grande, sul quale cadevano alcune gocce di sangue che scorrevano dal volto del Crocefisso e da una ferita al petto. Scorrendo sull'ostia, queste gocce ricadevano nel calice. Sotto il braccio destro della croce c'era la Madonna (era la Madonna di Fatima con il suo Immacolato Cuore…nella mano sinistra …senza spada né rose, ma con una corona di spine e fiamme…), con il suo Immacolato Cuore in mano…Sotto il braccio sinistro alcune lettere, come se fossero di acqua cristallina come se scorressero sull'altare, formavano queste parole: "Grazia e Misericordia". Capii che mi era mostrato il mistero della Santissima Trinità e ricevetti lumi su questo mistero che non è possibile rivelare" (Santos, Memorias, 195).

Questa visione "comprendeva in un solo e unico sguardo il mistero della Trinità, il sacrificio redentore della Croce, il sacrificio eucaristico che lo attualizza e la presenza e la partecipazione singolare di Maria sulla croce, con il suo cuore immacolato in tutto il mistero di salvezza del mondo" (Marto, Dimensao, 636).Ricorrendo a categorie dallo straordinario potere di espressione – quali le categorie simboliche- il quadro evoca il dinamismo amoroso del Padre che nella croce di Cristo raggiunge l'apice  e che lo Spirito ricrea continuamente nel tempo, nella vita della Chiesa per tutti e per tutto. È di questo dinamismo che l'Eucaristia è memoria, attualizzazione. L'attualizzazione sacramentale continua del sacrificio redentore di Gesù, al quale i cristiani partecipano almeno con l'Eucaristia della domenica, sconfigge l'egoismo che insulta il mondo diffonde sull'umanità ferita dal peccato un torrente rigeneratore di grazia e di misericordia. Maria, la donna dal cuore immacolato, è profondamente coinvolta in questo mistero di amore e ci invita a contemplarlo, insieme a Lei, con atteggiamento di adorazione e lode: allo stesso modo ci invita a lasciarci trasformare da questa grazia misericordiosa che Dio diffonde ininterrottamente sull'umanità senza pensare ad un nuovo umanesimo, alternativo a quello cristiano.

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