La vita, la fede e Cristo al cuore della Convention repubblicana

Mentre durante la Convention democratica il candidato cattolico Joe Bilden che pur amando fare della sua posatezza una bandiera di affidabilità e di fede ha taciuto sui temi legati alla difesa della legge naturale e della libertà religiosa (come oggi è tipico del cattolicesimo debole che, pur cristiani, pubblicamente non se ne parla parlandone però con le scelte del propio entourage), Donald J. Trump ha reso la Convention repubblicana un inno alla vita e alla libertà religiosa

Benedetta Frigerio in "La Nuova Bussola" 28 agosto 2020

Basti pensare che a parlare al Gop sono stati invitati personaggi come Abby Jonson, fra le attiviste pro life più note degli Stati Uniti, o come suor Dede Byrne, della comunità delle Piccole lavoratrici del Sacro Cuore di Gesù e di Maria.

Quest'ultima, laureata in medicina presso la Georgetown University, ha servito l'esercito per 29 anni come chirurgo in Afganistan e in Egitto per poi  farsi suora fra i malati di Haiti e dell'Africa ma anche di Wahsington Dc. "Posso parlare della mia esperienza di lavoro per coloro che fuggono da paesi dilaniati dalla guerra", ha spiegato chiarendo che "il più grande gruppo di emarginati al mondo si trova qui, negli Stati Uniti: sono i bambini non nati". La donna ha quindi richiamato i cristiani alla coerenza della fede, perché "come seguaci di Cristo, siamo chiamati a difendere la vita contro il politicamente corretto…abbiamo incontrato per la prima volta Gesù come un embrione che si muoveva in grembo". Pertanto quello che "ho da dire – ha continuato - può essere difficile da ascoltare per alcuni, ma lo dico perché non sono solo a favore della vita, sono a favore della vita eterna. Voglio tutti in paradiso un giorno. Questo è il motivo per cui sono qui oggi. Donald Trump è il presidente più pro life che questa nazione abbia mai avuto" e "la sua fede nella santità della vita trascende la politica", perciò "si opporrà a Biden-Harris (Kamala Harris, la candidata vice presidente, ndr), che è l'abbinata presidenziale più abortista di sempre, che ha anche sostenuto gli orrori dell'aborto e dell'infanticidio a fine gravidanza". Al contratio, "grazie al suo coraggio e alla sua convinzione, il presidente Trump si è invece guadagnato il sostegno della comunità pro-vita americana". Commossa ma composta la suora ha stretto una corona affermando che "saremo qui con la nostra arma preferita, il Rosario. Grazie, signor presidente, stiamo pregando tutti per lei".


Abby Jonson, l'ex direttrice di una clinica abortiva di Planned Parenthood, che oggi combatte per far comprendere quello che scoprì solo dopo aver visto dentro un ecografo che cosa accade davvero al bambino durante l'aborto, ha chiarito che i programmi di queste cliniche ricalcano le idee Margaret Sanger "una razzista", non ha caso "l'80 per cento delle cliniche sono strategicamente poste nei quartieri in cui vivono le minoranze etniche". Parlando del business della morte ha ricordato quando vide il "bambino che combatteva disperatamente per sfuggire all'aspiratore (un procedimento abortivo, ndr)". E siccome per lei "l'aborto è reale…conosco anche il suo odore, ora sostengo il presidente Trump, perché lui ha fatto per i non nati molto più di qualsiasi altro presidente (qui l'elenco dei provvedimenti, ndr)".


Profondamente toccante è stato poi l'intervento della giovane portavoce della Casa Bianca, Kayeigh McEnany, che ha voluto raccontare della malattia genetica che la portò ha sottoporsi ad una mastectomia nel 2018: "Avevo paura, ma il giorno dopo con mia mamma, papà, marito e Gesù Cristo al mio fianco" affrontò l'intervento. A chiamarla poco dopo fu Trump, "che allora avevo visto solo poche volte" e che anche "questa mattina mi ha chiamata per dirmi che era fiero di me per aver deciso di condividere la mia storia". Ora che lavora con lui, McEnany ha ricordato l'impegno quotidiano del presidente di scrivere ai famigliari dei soldati che hanno perso la vita o di quelli che hanno perso i figli negli scontri in strada, "interessandosi ogni giorno di storie come la mia". Poi la donna ha ammesso di aver accettato l'incarico di portavoce per proteggere la sua piccola figlia, per un futuro in cui "la vita è considerata sacra, in cui Dio è celebrato e non rimosso dalle nostre scuole…dalla nostra storia".


I riferimenti alla battaglia legata alla libertà religiosa sono comparsi invece nei discorsi della nipote del leader religioso Billy Graham, dell'attivista cinese Chen Guangcheng e dello stesso Trump. Cissie Graham ha ricordato quanto fatto dall'amministrazione Obama contro "la libertà religiosa e di culto esercitata anche nell'arena pubblica": i democratici cercarono di "costringere le entità religiose a pagare per l'aborto, di costringere le agenzie adottive a violare le loro profonde convinzioni (sulla famiglia composta da uomo e donna, ndr)…permettendo agli uomini di gareggiare negli sport insieme alle donne e usando i loro spogliatoi". Mentre Trump ha preso provvedimenti per "proteggere la libertà religiosa…è anche il primo presidente che ha parlato dell'importanza della libertà religiosa all'Onu". Secondo la donna una nuova presidenza democratica sarebbe deleteria per chi crede: "Durante la pandemia…abbiamo visto i nostri leader (democratici) che hanno cercato di vietare i servizi religiosi mentre le cliniche abortive sono state considerate attività essenziali…ci costringeranno a scegliere se obbedire a Dio o a Cesare…nella visione di Byden per l'America non c'è spazio per la libertà religiosa".

Guangcheng, perseguitato dal partito comunista cinese per le sue denunce e per essersi opposto a politiche come quella del figlio unico, ha spiegato invece che i Paesi si devono rendere contro che il partito comunista è "nemico del mondo" e che "sta terrorizzando i suoi stessi cittadini". Per l'attivista Trump è il primo a prendere seri provvedimenti contro la Cina: "Abbiamo bisogno che anche le altre nazioni si uniscano a lui in questa lotta", ha concluso.

Infine Trump ha voluto dare dalla Casa Bianca un messaggio ai manifestanti in rivolta, invitando a parlare Jon Ponder, ex detenuto nero che si è convertito in carcere grazie all'agente che lo arrestò per una rapina in banca. Trump ha dato sicuramente un messaggio a favore della polizia americana, facendo capire che in maggioranza è composta da gente onesta e di valore, ma ha anche parlato a tutte le minoranza frustrate della possibilità di abbandonare la rabbia e la violenza e di avere una "seconda possibilità…la vita di Jon è un meraviglioso testamento del potere della redenzione…crebbe senza padre…finì in strada…fu arrestato", ma l'agente che lo portò in carcere volle prima fermarsi in un bar per offrigli da bere e da magiare. Quel gesto lo colpì profondamte, tanto che Jon "cominciò a leggere la Bibbia in carcere" e uscito di prigione cercò l'agente che gli spiegò di aver pregato per lui., aiutandolo a ricominciare la sua vita. Oggi Jon "dedica totalmente la sua vita a Cristo", ha sottolineato il presidente, indicando come un modello il programma di rinserimento sociale dei detenuti guidato da Ponder.

Volutamente o meno, né Biden né gli altri democratici hanno fatto cenno al programma radicalmente progressita del loro partito, che mira ad abolire l'emendamento Hyde sul divieto di finanziamento dell'aborto con fondi federali a programmi come il Medicaid, che appoggia le leggi che mirano ad estendere negli Stati l'aborto fino al nono mese di gravidanza e a quelle che in nome dei diritti Lgbt tendono a limitare la libertà di pensiero e religiosa. Ma a parlare per loro sono stati personaggi come padre James Martin, il gesuita sponsor delle visioni arcobaleno all'interno della Chiesa Cattolica o suor Simone Campbell, commissariata e redarguita dal Vaticano insieme alle religiose, abortiste ed eretiche, della Lcwr.

Si capisce perché nei discorsi del posato candidato democratico che mentre sposa l'aborto ha parlato di ponti, amore, fratellanza e di odio fomentanto dal presidente repubblicano, non c'è traccia di elogi alla verità, alla santità della vita e alla signoria di Dio e di Cristo, che invece Trump non ha solo il coraggio di nominare ma addirittura di presentare come la cura principale al conflitto sociale in atto nelle Stati Uniti.

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