Con Gesù nel Cenacolo e con Gesù in paradiso ogni volta che andiamo a Messa, soprattutto la Domenica

L’Europa è il Continente dove la percentuale dei cattolici fedeli alla Messa domenicale è la più bassa di tutti i cinque del mondo. L’Italia con il 10% alla Messa domenicale è la più bassa d’Europa e di questo 10% solo il 30%, dopo la Messa senza il popolo, ha ricominciato. Spiritualmente utile seguirla con i mezzi della comunicazione ma non è la Messa reale cioè per la vita sacramentale di ogni cattolico. 

Ecco ciò – traggo personalmente da Scott Hahn in La Cena dell’Agnello – che viene svelato nel Libro dell’Apocalisse sulla Celebrazione eucaristica, soprattutto domenicale: l’unione di cielo e terra, consumata nella Santa Eucaristia, soprattutto della domenica.
La prima parola del libro dice molto. Il termine apokalypsis, di solito tradotta come “rivelazione”, significa letteralmente “svelamento” della realtà ecclesiale sacramentale, soprattutto eucaristica. Al tempo di Giovanni, i giudei utilizzavano comunemente apocalypsis per descrivere una parte dei loro riti nuziali, che duravano una settimana. L’apocalypsis era il sollevamento del velo di una vergine sposa, immediatamente prima che il matrimonio fosse consumato nell’unione carnale.
E proprio lì Giovanni andava a parare. L’unione tra cielo e terra che ogni domenica avviene andando a Messa è così stretta, come l’unione feconda ed estatica di un marito e di una moglie innamorati. San Paolo descrive la Chiesa nel suo convenire per l’incontro sacramentale come la sposa di Cristo ( Ef 5) – e l’Apocalisse svela quella sposa. Il culmine dell’Apocalisse, poi, è la comunione della Chiesa e di Cristo: la cena nuziale dell’Agnello (Ap 9,9). Da quel momento, l’uomo sale dalla terra al cielo per adorare. “Allora mi prostrai ai suoi piedi (dell’angelo) per adorarlo, ma egli mi disse: “Guardati bene dal farlo! Io sono servo come te e i tuoi fratelli che battezzati custodiscono la testimonianza di Gesù. È Dio che devi adorare nel momento della comunione in ginocchio. La testimonianza di Gesù è lo spirito di profezia” (Ap 19,10). Ricordiamo che nella tradizione di Israele gli uomini avevano adorato imitando gli angeli. Ora, come ci mostra l’Apocalisse, cielo e terra convergono insieme in un unico atto di adorazione amorosa.
Questa Apocalisse, o svelamento della realtà sacramentale della Chiesa, ci riporta indietro alla croce. Matteo riferisce che, quando Gesù morì, “il velo del Tempio si squarciò in due, da cima a fondo” (27,51). Dunque il santuario di Dio fu “apocalizzato”, svelato. La Sua dimora non era più riservata al solo sommo sacerdote. La redenzione di Gesù ha svelato il Santo dei Santi., aprendo la presenza di Dio a ciascuno. Cielo e terra possono ora, alla comunione eucaristica, abbracciarsi nell’intimità dell’amore.
Le antiche liturgie erano sature del linguaggio del cielo sulla terra. La liturgia di san Giacomo proclama: “ Noi siamo stati considerati degni di entrare nel luogo del tabernacolo della Tua gloria, e di stare al di là del velo e contemplare il Santo dei Santi”. La Liturgia dei santi Addai e Mari aggiunge: Quanto è maestoso oggi questo luogo! Poiché questo non è altro che la casa di Dio e la porta del paradiso; perché Tu sei stato visto faccia a faccia, o Signore”.
San Cirillo di Gerusalemme (quinto secolo) offre una profonda meditazione sul versetto: “In alto i vostri cuori!” “In verità – egli mi dice – in quel momento solenne i nostri cuori dovrebbero essere in alto con Dio, e non quaggiù nel relativo, pensando solo alla terra e alle cose terrene. Il Sacerdote in quel momento invita tutti ad abbandonare qualsiasi sollecitudine di questa vita, o preoccupazione familiare, e a proiettare i loro cuori nel cielo con Dio misericordioso, ritornando con cuore puro alla terra fuori di Chiesa”.
 Infatti dobbiamo come san Giovanni a Patmos, quando sentì la voce dal cielo che diceva: “Salite quassù” (Ap 11,12). Questo significa, se non siamo distratti, “In alto i vostri cuori!” Significa aprire i nostri cuori al paradiso che è già davanti a noi valutando relativo tutto e tutti, come ha fatto san Giovanni. In alto i vostri cuori, dunque, per adorare nello Spirito, l’Amore  con l’Amante, il Padre e l’Amato, il Figlio. Poiché nella liturgia, dice il Liber graduum del quarto secolo, “il corpo eucaristico è un tempio velato, nascosto e il cuore è un altare nascosto per il sacerdozio nello Spirito”.
Prima comunque dobbiamo attivamente richiamare la memoria. San Cirillo prosegue: “Ma non lasciamo che nessuno che viene qui possa dire con le labbra “I nostri cuori sono rivolti al Signore”, se poi la sua mente è totalmente occupata dalle sollecitudini e dai problemi di questa vita. In ogni tempo Dio deve essere nella nostra memoria il tutto cui tutti e tutto rimanda. Ma se ciò è impossibile in ragione dell’umana fragilità e oggi per il secolarismo, almeno in quel momento della Messa dobbiamo tentare e ritentare.
In parole povere, dobbiamo obbedire alla densa espressione della liturgia bizantina: “Sapienza! Stiamo attenti perché il peccato più grave è partecipare alla Messa, fare la Comunione senza sapere e pensare cosa avviene e chi si riceve”.
Sì, stiamo attenti quando preghiamo! Perché l’Apocalisse consiste nello svelare, più che “informare”. È un invito personale, rivolto a te e a me da tutta l’eternità. La Rivelazione di Gesù Cristo ha sempre un impatto immediato e travolgente sulle nostre vite. Non Io da solo ma Noi soprattutto convenendo soprattutto alla domenica alla Messa siamo la Sposa di Cristo svelata; noi siamo la Sua Chiesa e Gesù vuole che ciascuno di noi entri nella più intima e fraterna relazione possibile con Lui. Egli si serve sacramentalmente di immagini nuziali per dimostrarci quanto ci ama nonostante i nostri peccati da cui vuole liberarci, quanta intimità desidera con noi per mantenerci aperti a tutti e a tutto, e quanto vuole che sia durevole il pensare continuamente a Lui.
Vedi, Dio, nonostante le nostre miserie, fa continuamente nuove tutte le cose. Con la preghiera soprattutto eucaristica glielo permettiamo aprendoci a Lui con il nostro libero arbitrio. La continuità della preghiera è per permettere a Dio la continuità del suo intervento. Il Libro dell’Apocalisse non è stravagante come sembra, e la Messa soprattutto domenicale è una ricchezza più grande di quanto avessi mai desiderato con i suoi elementi essenziali cioè il Pane eucaristico, transustanziato nell’attualizzazione sacramentale del sacrificio della Croce, e chi agisce in Sua persona il prete con il popolo, per il popolo. L’Apocalisse, attraverso la catechesi, ci diventa familiare quanto la vita che stiamo vivendo; e persino la Messa esternamente più squallida è con la fede rivestita d’oro e gioielli scintillanti.
Tu ed io che ti raggiungo a 86 anni e 60 di prete qui alla Casa di riposo di Negrar, abbiamo bisogno di aprire gli occhi e le orecchie e riscoprire sempre più questo segreto della Chiesa, oggi così spesso dimenticato o partecipato superficialmente, la chiave dei primi cristiani e di tutti i santi per comprendere i misteri della Messa, la sola vera chiave per i misteri dell’Apocalisse: “È a questa liturgia eterna che lo Spirito e la Chiesa ci fanno partecipare quando celebriamo, nei sacramenti soprattutto l’Eucaristia della domenica, il mistero della salvezza” (Catechismo, n. 1139). Noi tutti siamo spirito- corporeo e attendiamo per la parte materiale del corpo il vaccino, ma senza quello dello spirito, soprattutto la Messa domenicale, non potremo star bene.

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