La fede cristiana ...non è una religione del Libro, perché Scrittura e tradizione, Bibbia e catechismo sono inseparabili

La fede non si fonda semplicemente su un libro, che in quanto tale diverrebbe l'unico e ultimo riferimento per il credente. Al centro della fede cristiana cattolica non c'è un libro, ma una persona, Gesù Cristo, la Parola vivente di Dio che si dà a conoscere, per così dire,  nelle parole della Scrittura, aiutati nella comprensione ecclesiale dal Catechismo

Joseph Ratzinger in "In cammino verso Gesù Cristo" San Paolo

"Queste parole, a loro volta, possono essere rettamente comprese soltanto in una relazione di vita con Lui. E poiché Cristo ha edificato e continua a edificare con la Sua continua presenza la Chiesa, il popolo di Dio, come suo "corpo" vivo, la relazione con Lui esige la partecipazione al popolo pellegrinante, che è il vero autore umano e il depositario della Bibbia.

Essendo il Cristo vivo la vera e unica norma interpretativa della Bibbia, ne consegue che ci è possibile capire rettamente questo libro soltanto nella comune comprensione di fede – che si estende nello spazio (sincronica) e nel tempo (diacronica) – della Chiesa universale. Fuori da questo circuito vitale la Bibbia si ridurrebbe ad una semplice raccolta letteraria più o meno omogenea; e allora non fornisce più l'indicazione attuale per un cammino di vita. Scrittura e tradizione non sono separabili. Questo legame è inscindibile…Il Catechismo, sottolineando questo legame, vi include l'autorità interpretativa della Chiesa, in sintonia con l'esplicita testimonianza di Pietro: "Sappiate anzitutto questo; nessuna profezia della Scrittura è oggetto di privata interpretazione" (1 Pt, 1,20).

…il Catechismo descrive la doppia dimensione d'una corretta esegesi biblica: ad essa competono i criteri tipici dell'interpretazione storica, ma non possono essere escluse – quando il tutto è considerato come un libro, e per di più un libro sacro – altre metodologie. Ai nn. 109- 110 sono menzionate, con riferimento alla Dei Verbum (n.2), le esigenze fondamentali di un'esegesi storica: occorre considerare l'intenzione degli autori ("che cosa hanno veramente voluto affermare"), le condizioni del loro tempo e della loro cultura, e tener conto "dei modi di intendere, di esprimersi, di raccontare, consueti nella loro epoca". Quanto poi agli elementi metodologici richiesti dalla comprensione dei libri biblici, considerati come un unico libro che sta alla radice del popolo di Dio nell'Antico e nel Nuovo Testamento, occorre  " prestare grande attenzione "al contenuto e all'unità di tutta la Scrittura" / leggere la Scrittura nella "Tradizione vivente di tutta la Chiesa" / essere attenti "all'analogia della fede"  (nn. 112-114).

Desidero citare qui integralmente il bel testo col quale il Catechismo esprime il significato dell'unità della Scrittura, illustrandolo con una citazione da san Tommaso: "Per quanto siano differenti i libri che la compongono, la Scrittura è una in forza dell'unità del disegno di Dio, del quale Cristo Gesù è il centro e il cuore, aperto dopo la sua Pasqua. – "Il cuore di Cristo designa la sacra Scrittura che appunto rivela il cuore di Cristo. Questo cuore era chiuso prima della Passione, perché la Scrittura era oscura. Ma la Scrittura è stata aperta dopo la Passione, affinché coloro che ormai ne hanno l'intelligenza considerino e comprendano come le profezie devono essere interpretate" (n.12)".

Da questa argomentazione di Ratzinger pastoralmente occorre che tutti puntino ad avere sia per la propria preghiera e comprensione di fede la Bibbia e il Catechismo, almeno il Compendio.


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