Ricordo di san PioX. Con le parole della sua prima enciclica Rinnovate tutte le cose in Cristo

“Ci adopreremo con tutto il Nostro zelo in modo che i membri del sacro clero non siano catturati dalle insidie di una certa nuova, fallace scienza, che non ha sentore di Cristo e che, con artificiosi ed astuti argomenti, si industria di introdurre gli errori del razionalismo o del semi razionalismo”

Aldo Maria Valli in “Duc in altum” 21 agosto 2020
Mentre mettiamo mano all’impresa, dichiariamo che nell’esercizio del Pontificato Noi abbiamo un solo proposito: “Rinnovare tutte le cose in Cristo”».
Oggi la Chiesa fa memoria di Pio X (Giuseppe Sarto, 1835 – 1914), eletto papa nel 1903, proclamato santo nel 1954. E la frase riportata all’inizio si trova nella sua prima enciclica, la E supremi (4 ottobre 1903), nella quale il nuovo pontefice delinea il suo programma con un’unica, decisiva espressione: «Rinnovare tutte le cose in Cristo».
A ben oltre un secolo di distanza può sembrare che ricordare certi insegnamenti equivalga a fare archeologia della Chiesa. Non è così. Nelle parole di Pio X troviamo un’autorevolezza e una fermezza che parlano anche a noi.
Scriveva dunque il grande papa: «… se qualcuno chiederà quale motto sia l’espressione della Nostra volontà, risponderemo che esso sarà sempre uno solo: “Rinnovare tutte le cose in Cristo”. Nell’intraprendere e perseguire questa magnifica opera, Venerabili Fratelli, infonde in Noi un grande ardore la certezza di avere in voi tutti degli strenui collaboratori nel realizzare tale impresa. Se ne dubitassimo, dovremmo giudicarvi, a torto, come ignari o indifferenti verso questa nefasta guerra che ora e dovunque è dichiarata e condotta contro Dio. Infatti contro il loro Creatore “le nazioni ebbero fremiti di ribellione e i popoli concepirono idee insensate”, e quasi unanime è il grido dei nemici di Dio: “Allontanati da noi”. Perciò si è estinta del tutto nei più la riverenza verso l’eterno Dio, e nella condotta della vita, sia pubblica sia privata, non si tiene in alcun conto il principio della Sua suprema volontà; ché anzi con tutte le forze e con ogni artificio si tende a sopprimere completamente addirittura il ricordo e la nozione di Dio».
Bastano queste affermazioni per farci capire che, al di là dello stile letterario, c’è più di un’analogia tra la situazione che dovette affrontare Pio X e quella in cui noi ci troviamo.
«Chi considera ciò, deve pur temere che questa perversione degli animi sia una specie di assaggio e quasi un anticipo dei mali che sono previsti per la fine dei tempi; e che “il figlio della perdizione”, di cui parla l’Apostolo, non calchi già queste terre. Con somma audacia, con tanto furore è ovunque aggredita la pietà religiosa, sono contestati i dogmi della fede rivelata, si tenta ostinatamente di sopprimere e cancellare ogni rapporto che intercorre tra l’uomo e Dio! E invero, con un atteggiamento che secondo lo stesso Apostolo è proprio dell’“Anticristo”, l’uomo, con inaudita temerità, prese il posto di Dio, elevandosi “al di sopra di tutto ciò che porta il nome di Dio”; fino al punto che, pur non potendo estinguere completamente in sé la nozione di Dio, rifiuta tuttavia la Sua maestà, e dedica a se stesso, come un tempio, questo mondo visibile e si offre all’adorazione degli altri. “Siede nel tempio di Dio ostentando sé stesso come se fosse Dio».
Tutta da leggere è la E supremi, certamente non la più nota fra le encicliche di Pio X. Il papa afferma che, per quanto all’uomo sia concesso abusare della propria libertà violando i diritti del Creatore, il male sarà sconfitto e Dio avrà la vittoria. Ma ciò non toglie che si debba combattere contro il sopruso nei confronti di Dio.
Anche il concetto di pace, che più di mezzo secolo dopo sarà messo al centro dell’attenzione nel Concilio Vaticano II, è ben chiarito: quando si rinnega Dio, la pace «è assurdamente invocata», perché «dove è assente Dio, la giustizia è esiliata; e tolta di mezzo la giustizia, invano si nutre la speranza della pace».
L’impegno del papa e della Chiesa può e deve essere dunque uno solo: «Ristabilire tutte le cose in Cristo» riconducendo gli uomini all’obbedienza a Dio. Tornato a Dio, l’uomo tornerà sé stesso.
Cristo non ha fondato la Chiesa per dialogare con il mondo, ma per convertirlo.  Ecco di conseguenza la missione: «Richiamare la società umana, che ripudia la sapienza di Cristo, alla disciplina della Chiesa» e «la Chiesa a sua volta la sottoporrà a Cristo».
«Ma perché questo esito corrisponda ai voti, è necessario che con ogni mezzo e con ogni azione estirpiamo del tutto quell’immane e detestabile crimine (tipico di questa età) per cui l’uomo si è sostituito a Dio; perciò dobbiamo ricondurre all’antica dignità le santissime leggi e gl’insegnamenti del Vangelo; dobbiamo proclamare a gran voce le verità tramandate dalla Chiesa».
Allora, «il primo impegno sarà quello di formare Cristo in coloro che sono destinati per vocazione a formare Cristo negli altri. Il pensiero, Venerabili Fratelli, è diretto ai sacerdoti». Significa «formare il clero alla santità» e «a questo fine, qualunque cosa accada, è necessario che cedano il passo tutte le occupazioni mondane. Perciò la maggior parte delle vostre cure sia rivolta ad ordinare e a governare come si conviene i sacri seminari, perché fioriscano parimenti nella integrità della dottrina e nella santità dei costumi. Fate del seminario la delizia del vostro cuore, e per il suo giovamento non omettete nulla di ciò che è stato provvidenzialmente stabilito dal Concilio Tridentino».
«Ci adopreremo con tutto il Nostro zelo in modo che i membri del sacro clero non siano catturati dalle insidie di una certa nuova, fallace scienza, che non ha sentore di Cristo e che, con artificiosi ed astuti argomenti, si industria di introdurre gli errori del razionalismo o del semi razionalismo: errori che l’Apostolo invitava già Timoteo ad evitare, scrivendogli: “Custodisci il deposito, evita le chiacchiere profane e le obiezioni della cosiddetta scienza, professando la quale taluni hanno deviato dalla fede”».
Qual è il mezzo più efficace per «ristabilire negli animi l’impero di Dio»? La formazione religiosa. Infatti, non è raro il caso di «coloro che odiano Cristo, che detestano la Chiesa e il Vangelo più per ignoranza che per malvagità d’animo», tanto che «di essi si potrebbe dire giustamente: “Bestemmiano tutto ciò che ignorano”».
Nell’enciclica Pio X raccomanda la mansuetudine, ma l’obiettivo resta chiaro: si tratta di restituire il genere umano a Cristo. I tempi «esigono l’azione; e questa deve essere tutta rivolta a rispettare integralmente e santamente le leggi divine e le prescrizioni della Chiesa, a professare liberamente e apertamente la religione, e infine a compiere opere di carità di ogni genere, senza alcun riguardo per sé o per gl’interessi terreni».
E concludiamo con la preghiera di Pio X. «Dio, “che è ricco di misericordia”, acceleri benigno questa restaurazione delle umane genti in Cristo Gesù; infatti “questa non è l’opera né di chi vuole, né di chi corre, ma di Dio misericordioso”».
A.M.V.

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