La Santissima Eucaristia sopra la magiatoia

Sulla mangiatoia, che stava tra il bue e l'asino, Francesco faceva celebrare la santissima Eucaristia (1 Celano, 85; Fonti 469).


Successivamente, sopra questa mangiatoia venne costruito un altare affinché là dove un tempo gli animali avevano mangiato il fieno, ora gli uomini potessero ricevere, per la salvezza dell'anima e del corpo, a carne dell'Agnello immacolato Gesù Cristo, velato nella particola, come racconta il Celano (1 Celano, 87; Fonti, 741). Nella Notte santa di Greccio, Francesco quale diacono aveva personalmente cantato con voce sonora il Vangelo del Natale. Grazie agli splendidi anti natalizi dei frati, la celebrazione sembrava tutta un sussulto di gioia ( 1 Celano, 85 e 86; Fonti, 469 e 470). Proprio l'incontro con umiltà di Dio bambino si trasformava in gioia: la sua bontà crea la vera festa.

Chi oggi vuole entrare nella chiesa della Natività di Gesù a Betlemme, scopre che il portale, che un tempo era alto cinque metri e mezzo e attraverso il quale gli imperatori e i califfi entravano nell'edificio, è stato in gran parte murato. È rimasta soltanto una bassa apertura di un metro e mezzo. L'intenzione era probabilmente di proteggere meglio la Chiesa contro eventuali assalti, ma soprattutto di evitare che si entrasse a cavallo nella casa di Dio. Chi desidera entrare nel luogo della nascita di Gesù, deve chinarsi. Mi sembra che in ciò si manifesti una verità più profonda, dalla quale vogliamo lasciarci toccare in questa Novena verso la notte santa: se vogliamo trovare il Dio apparso quale bambino, allora dobbiamo scendere dal cavallo della nostra ragione "illuminata". Dobbiamo deporre le nostre false certezze, la nostra superbia intellettuale, che ci impedisce di percepire la vicinanza di Dio. Dobbiamo seguire il cammino interiore di san Francesco – il cammino verso quell' estrema semplicità esteriore ed interiore che rende il cuore capace di vedere. Dobbiamo chinarci, andare spiritualmente per così dire, a piedi, per poter entrare attraverso il portale della fede ed incontrare il Dio che è diverso dai nostri pregiudizi e dalle nostre opinioni: il Dio che si nasconde nell'umiltà di un bimbo appena nato. Celebreremo così la liturgia della notte Santa e rinunciamo a fissarci su ciò che è materiale, misurabile e toccabile. Lasciamoci rendere in questi giorni di novena semplici da quel Dio che si manifesta al cuore diventato semplice. E preghiamo in quest'ora anzitutto anche per tutti coloro che devono vivere il Natale nella pandemia, in povertà, nel dolore, nella condizione di migranti, affinché appaia  loro un raggio della bontà di Dio: affinché tocchi loro e noi quella bontà che Dio, con la nascita di suo Figlio nella stalla, ha voluto portare nel mondo. 


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