Katalin Novak, difende vita e famig

Luca Volonté, in "La Nuova Bussola" – 13 Marzo 2022

Katalin Novak è stata eletta presidente dell'Ungheria, la più giovane nella storia democratica del Paese. Cattolica praticante, è stata prima ministro degli Esteri e poi della Famiglia e Gioventù, posizione dalla quale ha condotto le migliori politiche a favore della famiglia e della natalità. È pronta al braccio di ferro con l'Ue per difenderle.

 

Katalin Novak

"Se ci arrendiamo sul nostro cristianesimo, allora perderemo la nostra identità, come ungheresi, come europei", lo diceva due anni orsono Katalin Novak in una intervista a Catholic News Agency. Ebbene quella stessa Katalin Novák, ex vicepresidente di Fidesz e Ministro della Famiglia, il 10 Marzo è stata eletta Presidente dell'Ungheria con una maggioranza di due terzi dei voti del Parlamento, entrerà in carica il prossimo 10 maggio. Sin da subito ha toccato il tema caro al cuore ungherese: ""Non sarò mai disposta a rinunciare alla sovranità della nostra nazione, non permetterò a nessuno di giocare alla 'roulette russa' con l'indipendenza duramente conquistata dall'Ungheria…Noi apparteniamo all'Europa e l'Europa appartiene a noi…Non possiamo cambiare questo e non vogliamo cambiarlo".

 

La Novák ha iniziato la sua carriera politica nel 2001 (durante il primo governo Orbán) al Ministero degli Affari Esteri, dove si è specializzata in affari europei, dal 2020 è Ministro della famiglia e Gioventù ungherese. Katalin Novák è la prima donna e, a 44 anni, anche la più giovane presidente dell'Ungheria. Ha tre figli, parla quattro lingue straniere, corre le maratone e…non ha dimenticato come fare i mestieri di casa. Katalin Novák è nata a Szeged nel 1977, ha studiato all'Università Nazionale del Servizio Pubblico (NKE) a Budapest, all'Università di Szeged e a Parigi e, dopo un  breve impegno di consulente al Ministero degli Esteri (2001-2003), da ha passato sei anni a crescere i suoi figli a casa (in parte in Germania) prima tornare al Ministero degli Esteri come consigliere del Ministro nel 2010 e capo di gabinetto del Ministro delle risorse umane nel 2012.

 

Tuttavia il cambio di marcia della Novak arriva nel 2014, quando entra nel Governo con il ruolo di Segretario di Stato per la famiglia e la gioventù del Ministero delle Risorse Umane, allora guidato dal brillantissimo Zoltan Balog. Dal 2020 ha ricoperto il posto di Ministro della Famiglia e della Gioventù, da cui si è dimessa quando è stata candidata alla Presidenza della Repubblica da Victor Orban lo scorso novembre, candidatura poi condivisa dal Partito Fidesz e dal partito democristiano KDNP il 18 febbraio scorso. Già in quei giorni la Novak, aveva messo in chiaro come vorrà interpretare il mandato della sua Presidenza, in un'intervista rilasciata al settimanale di partito Mandiner:"Dobbiamo essere preparati a una guerra fredda ideologica…e difendere l'orgoglio nazionale, la protezione delle famiglie, la promozione del patrimonio nazionale e i giovani talenti…[perché] in Occidente la propaganda LGBTQ prende di mira gli asili e le scuole. È mia convinzione che i genitori debbano avere il diritto primario di educare i loro figli…Io sono pronta a rappresentare l'Ungheria e servire la Nazione Ungherese con fede, spirito e cuore". Conosciamo Katalin Novak per il suo impegno fermo e determinato a sconfiggere la piaga della denatalità e promuovere concretamente la famiglia con figli, attraverso diverse e continue misure economiche e sforzi culturali notevoli. Io stesso posso testimoniare che nei diversi incontri di lavoro avuti, sin dai tempi del suo incarico a Segretario di Stato per la Famiglia e la gioventù nel 2012, la capacità della Novak e del suo team di apprendere dalle buone pratiche di altri paesi le misure più appropriate, è sempre stata impressionante.

 

Se la politica familiare ha acquisito importanza, lo si deve innanzi tutto alla determinazione con la quale Katalin Novak ha promosso le sue iniziatve. Solo così si comprende la scelta compiuta dal Orban di introdurre il nuovo Ministero della Famiglia e Gioventù nel 2020. Grazie alla Novak, il Governo Orban è tra i più rispettosi della uguaglianza di genere, proprio a partire dalle donne e mamme: nel 2016 oltre il 60% delle donne inattive nel mercato del lavoro riceveva sostegno per prendersi cura dei propri figli. Il 13% lavorava a tempo parziale. Questi numeri sono in crescita grazie al sostegno governativo che permette alle madri di esserlo a tempo pieno. Le donne con almeno tre figli, il più piccolo minore di 3 anni e il più grande minore di 18, possono richiedere di "lavorare" come madri a tempo pieno: oltre ai normali benefici connessi ai figli, costoro ricevono un salario mensile pari alla pensione e possono comunque svolgere un altro lavoro per un massimo di 30 ore la settimana. Il 73% delle donne parzialmente o del tutto inattive sul mercato del lavoro gode dunque della possibilità di essere retribuita per fare la madre.

 

Noi in Italia, dopo decenni di parole al vento, stiamo ancora pensando 'se e com'e introdurre lo stipendio alla casalinghe… La Novak è una politica, donna, mamma e moglie molto normale, sui social si trovano le immagini in cui lavora a maglia, cucina e pulisce le finestre al cambio di stagione. L'opposizione, ovvero la coalizione di tutti (dalla sinistra socialista ai liberali e sino alla destra estrema e antisemita di Jobbik)'contro Orban', ha reagito alla elezione della Novak con sgarbo istituzionale, dicendo che il neo Presidente (per i prossimi 5 anni con il voto di 137 voti su 188), "non sarà mai il Presidente di tutti gli ungheresi". Peccato per loro e, permettetemi, vergogna per la politica e stampa mondiale ed europea che ha volutamente cancellato l'elezione di Katalin Novak, mentre nelle stesse ore, osannava Gabriel Boric e applaudiva alla prossima riforma socialista e  marxista del Cile (con la benedizione di LGBTI, abortisti e alta finanza 'verde'). Tutto ciò è ben chiaro alla Novak come a ciascuno di noi, non solo il mondo occidentale ha perso il lume della ragione ma, ancora una volta, predilige rincorrere e reinventare ideologie del passato pur di non volgersi al buon senso del futuro.

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