IV Domenica di Quaresim

 

Il padre con tutto il suo amore più grande di ogni colpa lo abbraccia, gli offre una festa e la vita può cominciare di nuovo partendo da questa festa. Il figlio pentito e perdonato capisce che proprio il lavoro, l'umiltà, la disciplina di ogni giorno crea la vera festa e la vera libertà che ogni cuore umano desidera. Così ritorna a casa interiormente maturato e purificato: Ha capito che cosa è vivere. Certamente anche in futuro la sua vita non sarà facile dopo la sbandata nel peccato, le tentazioni ritorneranno, ma egli è ormai pienamente consapevole che una vita organizzata senza Dio, circondandosi di tutte le possibilità per essere felici quaggiù senza comandamenti non funziona: manca l'essenziale, manca la luce, manca il perché, manca il grande senso dell'essere uomo. Ha capito che Dio, da cui veniamo e verso cui andiamo, possiamo conoscerlo sulla base di ascolto della sua Parola. Noi cristiani possiamo aggiungere che sappiamo chi è Dio e quindi l'uomo da Gesù, nel quale ci si è mostrato realmente il volto paterno di Dio il cui amore è più grande di ogni peccato. Il giovane, attraverso momenti di sofferenza e solitudine, capisce che i Comandamenti di Dio non sono ostacoli per la libertà e per una vita bella, ma sono gli indicatori della strada su cui camminare per trovare la vita che si desidera. Capisce che anche il lavoro, la disciplina, l'impegnarsi non solo per sé ma anche per gli altri allarga ila vita, il cuore. E proprio questa fatica di impegnarsi nel lavoro dà profondità alla vita, perché si sperimenta la soddisfazione di aver alla fine contribuito a far crescere questo mondo che diventa più libero e più bello.

Uno sguardo anche all'altro figlio della parabola che è sempre rimasto a casa, fedele nelle regole ma senza amore e che nella sua reazione di invidia vediamo che interiormente anche lui sognava che sarebbe forse molto meglio prendersi tutte le libertà. Anche lui nel suo intimo deve convertirsi, "ritornare a casa" e capire di nuovo che cosa è la vita, capire che si vive veramente solo con la paternità di Dio, con la sua Parola, nella comunione di amore della propria famiglia, del lavoro; nella comunione della grande Famiglia di Dio che è la Chiesa. Le situazioni nostre sono diverse e ognuno ha personalmente il suo mondo. Questo non toglie che siamo tutti toccati e tutti possiamo entrare con il nostro cammino interiore nella profondità del Vangelo di Cristo risorto, vivo che si indentifica con ogni fratello a cominciare dal più povero che incontriamo comunque ridotto. Il Vangelo ci aiuta così a capire chi è veramente Dio e chi siamo noi a sua somiglianza: Egli è il Padre misericordioso che in Gesù morto e risorto, vivo, presente, ci ama oltre ogni misura e la Confessione lo documenta. Gli errori che quotidianamente commettiamo, anche se grandi, non intaccano la fedeltà del suo amore sempre più grande di ogni peccato di cui ci si pente. Nel sacramento della Confessione, soprattutto pasquale, possiamo sempre ripartire con la vita: Egli ci accoglie, ci restituisce la dignità di figli suoi che non fanno conto solo sui mezzi umani, sulle ricchezze, sulle proprie capacità, sulla propria salute. Evidentemente, se siamo ancora in buona salute non possiamo ammalarci per aver l'occasione di fare atti di fiducia in Dio! Ma dobbiamo allora rinunciare alla gioia della buona salute, nel senso di metterci, dopo la Confessione, al servizio di tanti che non hanno questa gioia. Riscopriamo quindi questo sacramento del perdono pasquale che fa sgorgare la gioia in un cuore rinato alla vera vita, felice del Padre misericordioso che accoglie il fratello prodigo che ritorna.

Inoltre questa parabola ci aiuta a capire chi è l'uomo: non è una "monade individualista" tipica dell'attuale liberismo politicamente egemone, un'entità isolata che vive solo per sé stessa e deve avere la vita solo per sé stessa. Al contrario, noi viviamo con gli altri, siamo creati e redenti insieme con gli altri e solo nello stare solidariamente con gli altri, nel donarsi troviamo la vita, tra uomo-donna nella famiglia doniamo la vita. L'uomo è una creatura in cui Dio ha impresso la sua immagine unitrina, una creatura che è attratta nell'orizzonte della sua Grazia, ma è anche, nel libero arbitrio e quindi con la capacità di amare, ma una creatura fragile, ferita fin dalle origini, esposta al male; capace però anche di fare il bene. E finalmente l'uomo è una persona libera. Dobbiamo capire che cosa è la libertà e che cosa è solo l'apparenza di libertà. La libertà, il libero arbitrio potremmo di dire, è un trampolino di lancio per tuffarsi nel mare infinito della bontà divina, ma può diventare anche un piano inclinato di figli prodighi nel quale scivolare verso l'abisso del peccato e del male e perdere così anche la libertà e la dignità come la parabola ci ha fatto capire. Che la Regina dell'Amore, che la Madre del lungo cammino ce lo faccia sempre presente.   

Commenti

Post popolari in questo blog

Anglicani

I peccati che mandano più anime all'inferno

Sulla bellezza della Messa “Tridentina”