Gli europei di calcio

Gli europei di calcio e l'invasione di campo della faziosità ideologica. La nostra bella nazionale di calcio ci insegna qualcosa

Antonio Socci, in "Libero" – 4 Luglio 2021


La vittoria della Nazionale italiana su quella belga – agli Europei di calcio – è una pagina gloriosa del nostro sport più amato e più popolare.


Ma – per capire il clima in cui si è disputata la gara – va ricordato (con un sorriso) questo titolo del "Corriere della sera" di venerdì, poche ore prima della partita: "Belgio-Italia, perché Lukaku & co. sono così forti? Squadra multietnica, le antiche differenze sono diventate l'arma in più".


Considerata la sentenza del campo non sembra un titolo azzeccatissimo: il Belgio non è apparso poi così forte. Oltretutto il "Corriere" pure nel sottotitolo enfatizzava la sua acutissima analisi: "La chiave è stata il modello multietnico stile Francia 1998: oggi lo spogliatoio è multirazziale, la lingua comune l'inglese e la diversità è diventata virtù".


Cosa c'entri tutto questo con il calcio non si capisce. Purtroppo gli Europei di quest'anno hanno subìto una fastidiosa invasione di campo della politica.


Anche in Italia il veleno della faziosità ideologica (della Sinistra) ha rischiato di oscurare il divertimento di uno sport che invece è – e deve restare – una festa di tutti, una festa che finalmente vede uniti tutti gli italiani, senza distinzioni, sotto il Tricolore a tifare Italia.


Come dovrebbe essere sempre e come la Sinistra spesso non riesce a fare dal momento che – per ideologia – preferisce la fazione (sua), alla nazione(parola che sembra infastidirla, quasi fosse offensiva).


I ragazzi della Nazionale, investiti dall'imprevisto bombardamento mediatico e politico che prospettava il "dovere" di inginocchiarsi in omaggio a un gruppo politico estremista degli Stati Uniti (Black lives matter) sono apparsi sorpresi e confusi. Nelle prime partite hanno risposto picche e – alla fine – hanno deciso di adottare una soluzione che non alimenti polemiche, ma che al contempo non la dia vinta alle imposizioni politiche.


La Figc aveva infatti annunciato, prima del match con il Belgio, che stavolta "la squadra si inginocchierà per solidarietà con gli avversari, non per la campagna in sé, che non condividiamo".


Quindi un omaggio sportivo all'altra squadra, ma non un gesto politico. Infatti tutti i nostri giocatori sono – ovviamente – contro il razzismo (come ogni persona civile), ma ben altra cosa è l'imposizione di inginocchiarsi per un gruppo politico estremista. Nessuna adesione dunque all'ideologia secondo cui se sei bianco, maschio e occidentale sei colpevole.


La decisione degli azzurri è stata criticata come una furbata. Può essere, ma si può considerare anche un modo saggio per sottrarsi alle pressioni politiche senza sottomettersi all'ideologia.


Si è detto criticamente che è la solita trovata "all'italiana". Ma se la filosofia di vita "all'italiana" fosse quella giusta? Se la cosa migliore fosse proprio dare un segno di amicizia e solidarietà a tutti, ma senza accettare la supremazia della politica e dell'ideologia anche sullo sport?


Questi ragazzi che giocano in modo bello e intelligente, che sono amici fra di loro, che cantano l'inno nazionale a squarciagola, che esultano in autobus intonando "Notti magiche", una canzone di trent'anni fa (per dire la consapevolezza di una storia), esprimono la semplicità, la generosità, la cordialità e la genialità del nostro popolo.


Sul "Post" nei giorni scorsi si riferiva che l'animo appassionato con cui la nostra Nazionale canta l'inno di Mameli "sembra essere molto apprezzato all'estero. Il momento dell'inno, prima delle partite dell'Italia è diventato quasi un genere a sé in questi Europei di calcio, specialmente per il pubblico anglosassone: tanti account di testate specializzate stanno condividendo immagini e video con commenti generalmente ammirati".


I nostri giocatori appaiono ragazzi semplici, senza eccessi di protagonismo personale. Affrontano le altre squadre con umiltà e senza presunzione, sono orgogliosi di vestire la maglia azzurra, cercano di farlo con onore e sono visibilmente felici di rappresentare l'Italia.


Sono la fotografia del nostro Paese troppo spesso denigrato anzitutto dalle nostre classi dirigenti e da noi stessi. Un Paese di cui invece dobbiamo essere orgogliosi, soprattutto oggi che dobbiamo farlo ripartire.


Dopodiché le partite di calcio si possono vincere o perdere, sono solo gare sportive, ma il cuore e l'intelligenza con cui si giocano sono le cose che servono oggi al nostro popolo per ricostruire questa nostra patria così bella.


E speriamo che anche tifando per gli Azzurri impariamo tutti, d'ora in poi, a tifare Italia. La nazione, prima della fazione.


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