Domenica XVIII

"Chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!" (Gv 6,24-35)


Gesù sapeva bene il perché di tanto entusiasmo nel seguirlo e lo dice anche con chiarezza: voi "mi cercate non perché avete visto dei segni [perché il vostro cuore è stato impressionato], ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati" (v. 26). Gesù vuole aiutare la gente ad andare oltre la soddisfazione immediata delle proprie necessità materiali, pur importanti. Vuole aprire ad un orizzonte dell'esistenza che non è semplicemente quello delle preoccupazioni quotidiane del mangiare, del vestire, della carriera, perfino dell'aiuto caritatevole ai poveri, del dare da mangiare agli affamati, da bere agli assetati, vestire i nudi e guarire gli ammalati. Gesù parla di un cibo che non perisce, che è importante cercare e accogliere per amare e per la vita oltre la morte. La folla non comprende. Crede che Gesù chieda l'osservanza dei precetti per poter ottenere la continuazione di quel miracolo, e chiede con sincerità: "Cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?" (v.28) e avere miracoli. La risposta di Gesù è chiara anche per noi quando ricordiamo il Catechismo: "Questa è l'opera di Dio. Che crediate in Colui che egli (il Padre per opera dello Spirito Santo nel grembo della Vergine e qui presente dinnanzi a voi) ha mandato" (v. 29). IL centro della storia, dell'esistenza di ogni uomo, ciò che dà senso e forma speranza al cammino spesso difficile della vita e perfino della morte è la fede in Gesù, l'incontro sacramentale con la presenza eucaristica del Crocefisso Risorto almeno ogni domenica. Anche noi domandiamo: "cosa dobbiamo fare per avere la vita eterna?" cioè la vita subito dell'anima che non muore e quindi del corpo che risorgerà. E Gesù ha detto e ci dice con la sua Parola: "credete in me" cioè per amare, fare del bene, essere contenti, osservare in comandamenti, occorre la fede, il pensare continuamente a Lui al di sopra di tutti e di tutto, il rapportarsi con Lui nella preghiera cioè la fede è fondamentale. Non si tratta qui di seguire un'idea, un progetto, immediatamente un'osservanda dei comandamenti, ma di incontrare Gesù come una Persona viva, di lasciarsi coinvolgere totalmente da Lui nella carità e dal suo Vangelo, divenendo capaci anche di osservare i Comandamenti soprattutto i due della carità giungendo alle sue Beatitudini. Gesù invita a non fermarsi all'orizzonte puramente umano del sapere e del volere, pur necessario, ad aprirsi, con l'ascolto della Parola, all'orizzonte di Dio cioè all'orizzonte della fede. Egli esige un'unica opera: accogliere il piano di Dio, cioè "credere a colui che egli ha mandato" (v. 29) e riceverlo nella Comunione eucaristica e lasciarsi trasformare dai suoi tocchi, dai suoi sacramenti.

Mosè aveva dato ad Israele la manna, il pane dal cielo, con il quale Dio stesso quotidianamente aveva nutrito il suo popolo. Gesù non dona qualcosa, dona Sé stesso: è Lui il "pane vero, disceso dal cielo". Lui, la Parola vivente del Padre, nell'incontro eucaristico con Lui incontriamo il Dio vivente nell'umanità risorta. "Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?" (v.28) chiede la folla, pronta ad agire, perché il miracolo del pane continui. Ma Gesù, vero pane di vita che sazia la nostra fame di senso, di verità, non si può "guadagnare" con il solo lavoro umano; viene a noi soltanto come dono dell'amore di Dio, come opera di Dio da chiedere e accogliere. Nelle giornate cariche di occupazioni e di problemi, ma anche in quelle di riposo e di distensione come la domenica, il Signore ci invita a non dimenticare che se è necessario preoccuparci per il nostro e altrui pane materiale e ritemprare le forze, ancora più fondamentale è il "pane di vita" con la Messa almeno ogni domenica e, potendolo ogni giorno, che risponde all'inquietudine del cuore e riempie il nostro desiderio di verità e di amore.

Dopo la moltiplicazione dei pani, Gesù si ritira sulla montagna, tutto solo con l'Io-Tu del Padre. Poi cammina sulle acque per raggiungere i discepoli che stanno sulla barca, e infine, assieme a loro, giunge alla riva di Cafarnao e abbiamo sentito un dialogo. Ma la gente rivolge una sfida a Gesù: "I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: "Diede loro da mangiare un pane dal cielo", La manna era un cibo quotidiano meraviglioso, perché veniva dal cielo ("fece piovere su di essi la manna per cibo e diede loro pane del cielo", leggiamo nel Salmo responsoriale della Messa di oggi).

Ma Gesù di nuovo corregge la prospettiva della gente, dicendo che la manna non era veramente un pane dal cielo, ma un pane materiale. Il pane dal cielo, è un pane spirituale cioè Lui stesso, un pane che fa vivere di amore l'anima. Gesù stesso è questo pane. Egli è stato mandato da Dio per essere il cibo d'amore delle nostre anime. Perciò dice alla gente: "Non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero; il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo. Qui Gesù ci fa una rivelazione molto importante che è il cuore della fede, della Verità: egli nell'Eucarestia è il vero pane del cielo dato dal Padre ogni giorno; è un dono del Dio trinitario per noi, che ci comunica la vera vita battesimale di figli nel Figlio per opera dello Spirito Santo e quindi fratelli, che ci comunica la vera vita, quella soprannaturale cioè la divina nell'umana, la vita di relazione filiale profonda con Dio e immediatamente la vita di fede, di speranza e di carità.

È una cosa meravigliosa poter avere in tutte le tribolazioni e nella morte del corpo questo pane dal cielo. Perciò la gente chiede subito a Gesù: "Signore, dacci sempre questo pane". E Gesù ribadisce: "Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà sete, mai!". Gesù è colui che può soddisfare veramente tutti i nostri desideri più profondi. Presso altre persone amiche o cose possiamo soddisfare possiamo trovare soddisfazioni relative, passeggere, ma non la soddisfazione piena e profonda per la nostra vita; perciò rimaniamo sempre in una situazione di fame e di sete senza cadere nella tentazione di assolutizzare qualcuno o qualche cosa. Invece chi accoglie personalmente Gesù immediatamente nella preghiera o mediante altri e altro, non ha più fame e più sete, perché i suoi desideri più profondi vengono saziati, contento anche nella difficoltà, perfino beato di morire nel Signore.

Chiediamo, mediante la Sua e nostra Madre, di lasciarci guidare da Lui, per essere sempre più orientati verso la vera e totale adesione a Lui nella fede e così trovare la pace profonda, capaci quindi di comunicarla.

Nella seconda lettura Paolo ci invita, anche giovani, a deporre l'uomo vecchio con la sua condotta, l'uomo che si corrompe dietro le passioni, le illusioni di tale felicità temporale nella sola attrattiva affettiva o di successo, e a rinnovarci nello spirito della nostra mente, a rivestire l'uomo nuovo, creato e ricreato secondo Dio cioè nella Verità, nella Giustizia e nella Santità vera.

   Questo uomo nuovo è solo Cristo. Dobbiamo rivestirci di Lui per non ingannarci e non ingannare (Rm 13,14; Gal 3,27), perché Cristo solo è veramente l'uomo nuovo che ci dà un cuore nuovo, ci comunica lo spirito nuovo, lo Spirito Santo che nella Trinità è l'Amore tra l'Amante il Padre e l'Amato il Figlio. Perciò dobbiamo relativizzare le nostre prospettive temporali come fossero tutto, ma dobbiamo, in tutti i nostri rapporti, cercare di aderire sempre più al Tutto di Gesù Cristo, Signore e Salvatore. Egli è il pane eucaristico di vita che Maria ci offre almeno ogni domenica, magari ogni giorno.

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