San Giuseppe, la Sacra Famiglia e cosa ne pensava Marx

San Giuseppe, la Sacra Famiglia e cosa ne pensava Marx e cosa ne pensano gli attuali post-marxisti e liberisti

Stefano Fontana, in "Osservatorio Card. Van Thuan sulla Dottrina Sociale della Chiesa"

 

Stiamo vivendo l'anno dedicato a San Giuseppe, un anno che riguarda molto da vicino anche la Dottrina sociale della Chiesa. San Giuseppe, infatti, è sposo, è padre, è casto, è lavoratore. È quindi modello celeste della vita familiare e sociale. Pio IX lo aveva proclamato patrono della Chiesa universale l'8 dicembre 1870 e nel 1955 Pio XII ha proclamato San Giuseppe patrono degli artigiani e degli operai. La festa del lavoro per i cattolici è sempre stata il 19 marzo più che il primo maggio.

 

San Giuseppe richiama la Sacra Famiglia, come modello celeste di ogni famiglia umana cellula della società. Il fedele cattolico guarda alla Sacra Famiglia di Nazareth per trovare non solo indicazioni di vita ma anche sostegno spirituale e grazie per poter adeguatamente vivere e costruire la propria famiglia su questa terra. Tramite la Sacra Famiglia, il marito, la moglie e i figli scoprono il piano originario di Dio sulla loro famiglia. Il rapporto tra famiglia naturalmente intesa e Sacra Famiglia è quindi omogeneo al rapporto tra natura e sopra-natura. La famiglia naturale ha sì una propria natura ma non riesce a realizzarla rimanendo sul piano solamente naturale. La famiglia naturale ha bisogno della Sacra Famiglia per essere famiglia. Si motiva così il primato della Sacra Famiglia sulla famiglia naturale, pari a quello della sopra-natura sulla natura o della fede sulla ragione. Qualsiasi forma di negazione di questo primato si traduce in naturalismo. Il naturalismo  è la decisione del piano naturale di bastare a se stesso, la decisione della famiglia di non aver bisogno della Sacra Famiglia. Il naturalismo familiare si illude  però di fare a meno dell'aiuto della Sacra Famiglia, senza del quale non riesce a governarsi nemmeno sul piano naturale, degradandosi inevitabilmente in forme sotto-naturali e innaturali, come vediamo ai giorni nostri.

 

San Giuseppe richiama quindi questo ordine – la priorità della Sacra Famiglia sulla famiglia naturale, la priorità della fede sulla ragione, la priorità della sopra-natura sulla natura - che è l'ordine su cui si fonda la Dottrina sociale della Chiesa. Se la natura ce la facesse da sé non ci sarebbe bisogno di essa.

 

Nei secoli moderni, però, questo ordine è stato sovvertito. Tocca forse a Karl Marx il compito di esprime in modo sintetico e tagliente questo sovvertimento. Egli, nella quarta glossa a Feuerbach dice ""Dopo che si è scoperto che la famiglia terrena è il segreto della sacra famiglia, è proprio la prima che deve essere dissolta teoricamente e praticamente". Trova qui espressione matura l'intento di presentare Dio come una rappresentazione umana, la Sacra Famiglia come proiezioni fantastiche dell'uomo che in questo modo dissocia il suo mondo tra un al-di-qua e un al-di-là. La teologia diventa antropologia: compensazione psicologica di una personalità dissociata. Così era per esempio in Feuerbach, ma nella glossa di Marx il discorso viene portato anche più in profondità. Egli accetta l'idea che il mondo religioso sia espressione dei desideri e delle rappresentazioni umane, ma porta poi avanti tale critica, dicendo che non è sufficiente parlare di una sovrastruttura e di una struttura, ma bisogna individuare le contraddizione della struttura che sono alla base della produzione della sovrastruttura e rivoluzionarle praticamente. La critica alla religione diventa così prassi. 

 

La Sacra Famiglia è la proiezione dissociata e fantastica della famiglia naturale, ma per Marx questa proiezione non è automatica, bensì è frutto delle contraddizioni sociali ed economiche che ne stanno alla base. Inutile, quindi, insistere nel criticare filosoficamente la Sacra Famiglia, bisogna piuttosto risolvere le contraddizioni sociali ed economiche che ne stanno alla base e dopo la rivoluzione non ci sarà più Sacra Famiglia perché non ci sarà più la famiglia naturale. Il fine ultimo rimane la distruzione della Sacra Famiglia.  

 

Dopo Marx, l'invito a combattere la Sacra Famiglia mediante la lotta alla famiglia naturale è stato perseguito dall'ateismo filosofico e politico in due modalità. La prima è stata quella del comunismo reale di tipo sovietico o cinese. La seconda è stata quella del comunismo nelle società sviluppate. Qui l'ateismo filosofico e politico ha agito sul costume e sulla cultura, secondo la prospettiva gramsciana. La prima forma di rivoluzione non è arrivata a conclusione, è piuttosto la seconda che ora sembra poterci arrivare. La distruzione della famiglia naturale avviene dal basso, democraticamente e poi dall'alto quando le leggi e le politiche governative realizzano quanto il consenso sociale ormai richiede in modo condiviso. Nell'ateismo politico occidentale la tenaglia tra percorso dal basso e percorso dall'alto, condivisione culturale e politiche governative, funziona meglio e con maggiore efficacia. La rivoluzione comunista è qui in Occidente che si realizza meglio.

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