Il Sesto Comandamento: “Non commettere atti impuri”

Il Sesto Comandamento:

"Non Commettere atti impuri" 

Padre Aldo Trento dal suo libro "I Dieci Comandamenti" Editore aLìDau, pp. 53-62 con mie piccole aggiunte

Padre Aldo Trento l'ho conosciuto a Feltre, Diocesi di Feltre Belluno", nella comune appartenenza a Comunione e Liberazione. Fu da lui invitato a Feltre più volte a trattare dei Comandamenti non in modo moralistico. La pubblicazione del suo libro in uno stile popolare ma profondo mi spinge in questo momento della legge Zan a pubblicare il Sesto.

Vogliamo proseguire la nostra meditazione sulla bellezza dell'esperienza che ci motiva il Sesto Comandamento aprendoci a guardare la sessualità come dimensione ontologica dell'essere umano e origine di tutti i rapporti umani, la genitalità come una delle forme storiche, concrete del linguaggio sessuale.

La sessualità e la genitalità permettono la musicalità della vita. Manon esiste musica senza uno strumento e senza un maestro che possiede il significato, il contenuto di ciò che vuole esprimere come frutto della sua intelligenza musicale.

Parliamo ora delle piaghe che caratterizzano il mondo moderno, il Nuovo Ordine Mondiale erotico in rifermento a questo tema e in particolare alla patologia o mania morbosa di ridurre la sessualità a genitalità, trasformandola in ogni tipo di perversione.

 L'edonismo che respiriamo, frutto del relativismo, del nichilismo dominante, ha distrutto l'unità culturale, cioè ha annientato il pensiero che o la sessualità e la genitalità camminano insieme o si cade nella perversione espressa  come fuga dalla realtà, se non addirittura nella bestialità.

 Ciò avviene quando la sessualità viene sublimata in uno spiritualismo angelico o diventa paranoica.  Quest'atteggiamento per decenni è stato un tarlo nell'educazione pseudo-cattolica, preoccupata quasi esclusivamente della purezza intesa moralisticamente. Come non riocrdare il modo disumano con cui sono state realizzate le biografie di figure grandi e umane come San Luigi Gonzaga o santa Maria Goretti, i santi della purezza per eccellenza? Purtroppo questo genere di agiografia si spinge fino al ridicolo: per esempio, alcuni biografi di san Luigi arrivavano ad affermare in modo patetico che questi era tanto puro che, quando sua mamma gli dava il latte, egli chiudeva gli occhi per non guardarle il seno. Quanti falsi scandali crearono nelle menti dei lettori! 

Al contrario, adesso viviamo immersi nell'atteggiamento opposto: una genitalità svincolata dalla sessualità e, di conseguenza, una completa sregolatezza che annullala personalità. Se vi sono dei paesi dove c'era una percentuale di bambini senza padre, la spiegazione è individuabile in questo fenomeno. La triste cultura dell'istintività genitale, che coinvolge addirittura chi, per la sua posizione o per il suo ruolo sociale, dovrebbe essere una figura esemplare, è frutto di questa divisione.

Allora, come si può costruire una società umana se la mente è malata di sesso? "Animalis homo non percepit ea quae sunt a Deo" afferma l'apostolo. "L'uomo animale non può neppure percepire qualcosa del divino" e, di conseguenza, dell'umano. L'apostolo, con la sua affermazione, dice con severità: come può un uomo gestire una famiglia, una società, un paese, se la sua vita è quella di un animale?

Siamo seri: chi, dotato di un sano uso della ragione, nominerebbe responsabile della propria azienda o di qualsiasi istituzione un uomo la cui mente è piena di fango? Nessuno. Perché è evidente che, in breve tempo, porterebbe qualunque impresa al fallimento. Già lo vediamo quando un impiegato ha un'amante e, tradendo la propria moglie, nella maggior parte dei casi, assume come proprio stile di vita l'inganno e la menzogna.

Pensiamo alle parole che Dante Alighieri mette in bocca a Ulisse nel XXVI canto dell'Inferno, quando l'eroe greco si rende conto che i suoi compagni di viaggio si stanno facendo fuorviare dalla sessualità della maga Circe: "Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza". Li induce con durezza a usare la ragione, l'unico elemento che permette all'uomo di vivere, sostenuto dalla fede, l'unità di sessualità e genitalità.

In riferimento alla bellezza colma di fascino della legge naturale o Dieci Comandamenti, che definisce l'essenza stessa della natura umana e la struttura ontologica cioè dell'essere dell'Io, possiamo parlare bellezza del rapporto fra uomo e donna. Un rapporto che non è destinato soltanto alla formazione della famiglia, alla procreazione dei figli, ma a far dell'uno il compagno dell'altra verso il destino verginale comune, che è la condizione minima per la quale l'esistenza umana può essere vissuta in modo adeguato alla struttura dell'essere fatto a immagine e somiglianza di Dio che è amore verginale.

Per questo motivo, è importate sottolineare che il rapporto fra uomo e donna ha la propria origine e il proprio fine nel fatto che l'uomo è un essere sessuato maschile o femminile e, di conseguenza, la sessualità – che non può assolutamente essere confusa con la genitalità – è un aspetto ontologico cioè dell'essere dell'Io umano. Come dire: non esiste un Io umano che non sia strutturalmente sessuato come maschio o femmina. Per tale ragione, qualunque tentativo identitario di rinunciare alla propria sessualità creata è inumano, è distruttore della natura umana. Molti orientamenti sessuali di libera scelta dell'identità naturale, creata, oggi esaltati e codificati persino legalmente, hanno come unica ragione la distruzione dell'essere umano. Si giudica l'orientamento non chi liberamente sceglie l'identità di genere poiché la responsabilità la può vedere solo Dio.

In questa prospettiva tragica, risalta ancor di più come la verginità sia l'unica via che salva la dimensione sessuale maschile e femminile dell'uomo-donna, perché essa è la sessualità umana vissuta nella sua massima espressione, anche nella castità coniugale del rapporto genitale solo in vista della procreazione. Vale a dire, come forma suprema di rapporto fra l'Io maschile e femminile, nella misura in cui il compimento dell'imperativo divino della Genesi: "L'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne" non solo nella genitalità della sessualità. "Una sola carne" significa che la sessualità maschile si compie storicamente, temporalmente nel rapporto con la sessualità femminile. Ma attenzione: si tratta di un'espressione a livello più profondo, al livello stesso dell'essere.

L'uomo è completo in quanto uomo e donna. La Genesi afferma: "Dio creò l'umo a sua immagine, a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò". Un'affermazione chiara, secondo la quale nessuno dei due potrà raggiungere la pienezza umana, la felicità che coincide con l'amore, se si isola o elimina l'altro.

Di fatto, la natura umana creata da Dio in questo modo riflette la natura stessa della Trinità, che essenzialmente è un rapporto amoroso nel quale l'unica natura divina delle tre persone – Padre (l'Amante), Figlio (l'Amato) e Spirito Santo (l'Amore) – non soltanto non si confonde, ma lascia ogni persona distinta dall'altra. In questa unità di natura e diversità di persone risiede l'origine stessa dell'amore trinitario, che si riflette nella creazione dell'uomo come maschio e femmina.

L'immagine bellissima della Genesi, che l'autore sacro usa per spiegare tale intimo rapporto fra maschio e femmina (che non può essere colto solo dal sentimento nel cammino progressivo del vissuto senza la ragione e la fede), indica cime l'uomo non è soltanto il frutto della vita trinitaria, ma anche la dimostrazione che soltanto la Trinità è colei che fonda l'esistenza dell'uomo: "Facciamo l'uomo (maschio-femmina) a nostra immagine, a nostra somiglianza", noi che siamo, nella stessa natura, l'Amante, l'Amato, l'Amore, Padre, Figlio, spirito Santo, unico Dio.

Il fatto che Dio abbia creato la donna togliendo una costola ad Adamo, direbbe il filosofo Soren Kierkegaard, lascia un vuoto nell'uomo stesso. Un vuoto che il maschio in ogni momento vuole colmare desiderando, cercando in tutti i modi che essa torni al proprio posto. La stessa cosa, sempre secondo il grande filosofo, accade alla costola, che non sopporta di rimanere lontano dal proprio luogo originale.

Uscendo dalla metafora, Kierkegaard vuole spiegare questo desiderio, questo vuoto lasciato dalla costola (donna) nell'umo e il desiderio della costola (donna) di colmare di nuovo tale vuoto del maschio possono essere solo appagati dall'Infinito. Solo Dio, Uno-Trino- può colmare questa misura finita, che però ha un contenuto infinito.

L'amore verginale, in modalità diverse, è la realizzazione definitiva di questa attrazione, è il compimento di tale desiderio di possedere e di essere posseduti, di cui tutti, in castità parziale o totale, abbiamo bisogno come dell'aria che respiriamo. Quando usciamo da questo atteggiamento e pretendiamo che il fidanzato, la fidanzata, il marito, la moglie siano la risposta alla sete di pienezza amorosa a causa della forte attrattiva sensibile, cadiamo in ogni forma di egoismo e di illusione, di pretesa, di morbosità, di gelosia.

La donna risveglia nell'uomo e l'uomo nella donna ciò che entrambi non possono dare senza momenti di castità per l'amore verginale, gratuito, sapendo accettare anche momenti di non sensibilità. Per questo non esiste cosa più bella fra l'uomo e la donna del rimando alla presenza del risorto, passato attraverso la passione, che significa guardarsi attraverso gli occhi del Mistero che fonda l'amore, la gioia anche nelle tribolazioni. Guardare l'altro in base soprattutto al destino di amore verginale oltre la morte per il quale per il quale è stato creato.

Il Sesto Comandamento ("Non commettere atti impuri") reclama questa libertà di visione, di atteggiamento fra l'uomo e la donna attraverso il libero-arbitrio che con la libertà fa accadere l'amore e quindi la felicità anche temporale. Il libero-arbitrio, per la catechesi cattolica, è ferito fin da peccato originale ma non distrutto, come affermano luteranesimo, calvinismo. Pretende che nessuno dei due, maschio o femmina, confonda la sessualità con la genitalità. Esige che il corpo, anche nel modo di presentarsi, sia il tempio dello Spirito Santo cioè dell'Amore, il sacrario del Dio-Uno-Trino, l'unico che possa dare e soddisfare la sete di amore di ogni cuore umano inquieto finché…


Il valore e la bellezza del corpo

Ora intendo sottolineare il valore e la bellezza del corpo. Quante volte, guardando il corpo di una donna. Mi viene in mente la seguente considerazione: però, che genialità ha avuto la "fantasia" di Dio nel creare qualcosa di tanto bello e perfetto! E non solo guardando il corpo di una donna con le sue perfezioni anatomiche, ma anche quello dell'uomo, con caratteri diversi e complementari soprattutto nell'attrattiva sessuale verginale.

I due corpi, maschile e femminile, sono fatti uno per l'altro, a tal punto che Dio Uno-Trino stesso afferma nella Genesi: "I due – come in noi, Dio Uno Trino – saranno una carne sola!". E le forme stesse eterosessuali di entrambi sembramno fatte a "incastro", in modo tale che uno doni all'altro ciò che gli manca anche in vista della procreazione.

Il corpo è lo strumento privilegiato del linguaggio umano. Possiamo dire che il corpo è comunicazione. Non esiste una parte che sia muta o cieca, cioè che non sia comunicazione nella diversità. Il corpo è il linguaggio dell'anima. Per questo non si possono separare i due fattori dell'Io umano: il corpo e l'anima, che sono come la chitarra e il maestro. Pensare di ascoltare una bella sonata per chitarra senza lo strumento o senza il maestro è impossibile: strumento è il corpo, maestro è l'anima. Non è che uno sia più importante dell'altro, , perché se manca la chitarra il maestro, per quanto geniale sia, non può fare nulla. Rimangono muti.

Così è l'IO umano. Quanto più l'anima cioè la ragione, l'intelligenza, la volontà sono unite al corpo, al sentimento, alla sensibilità, tanto più tutto si trasforma in una sinfonia. Allora temporalmente non è che l'anima sia più importante del corpo, anche se questo corpo muore mentre l'anima non muore e riavrà il suo corpo risorto per sempre. Assolutamente. Perché esista l'uomo maschio-femmina, sono necessari entrambi. Sono indispensabili l'una per l'altra. Per questo non possono camminare separati, non possono vivere l'uno da una parte e l'altro dall'altra, coltivare l'uno senza l'altro.

Se non vi è questa unità, il corpo si trasforma immediatamente in uno strumento individuale, come nell'ideologia individuale liberale, spinto da una ragione impazzita. È ciò che accade spesso tra individuo uomo e individuo donna che non vivendo un'unità inter-personale nel proprio Io fra ragione e sentimento, fra anima e corpo, invece di parlarsi, di comunicare, si usano e si avventano l'uno sull'altro, diventando un vicendevole strumento edonistico erotico dissolvitore della sessualità. In questo modo il corpo diventa uno strumento di perversione, di violenza, di sfogo individuale della propria istintività genitale, come accade con gli atti impuri o i rapporti prematrimoniali, o anche matrimoniali senza castità, quando si trasformano nella ricerca esclusiva del piacere per il piacere. L'attuale Ordine Mondiale erotico dissolve la famiglia in una assolutizzazione dell'individuo.

Purtroppo, questa divisione dell'Io fra ragione e sentimento è anche frutto della ferita del peccato originale. La Genesi lo manifesta dicendo che Adamo ed Eva "si accorsero di essere nudi" ed ebbero vergogna l'uno dell'altro. In altre parole, dopo che l'Io ha rotto con Dio, la prima conseguenza è la rottura nell'Io stesso dell'unità fra ragione, sentimento e volontà. L'armonia precedente è diventata cacofonia, la comunicazione, che avevano nella dimensione sessuale originaria, si è ferita ma non dissolta come Lutero afferma. La tradizione cattolica insegna che il libero arbitrio perché avvenga libertà e amore, pur ferito è rimasto e il potere del demonio è esterno, suscita paura e erotismo, ma non interno all'uomo che rimane responsabile in vista del giudizio oltre la morte.

Per guarire da questa ferita è arrivato Gesù, affinché l'Io umano, incontrandolo risorto dopo la terribile passione, potesse recuperare anche nel rapporto sessualità-genitalità l'origine della propria esistenza, quando l'Io costituiva una profonda unità.

Il Sesto Comandamento afferma esattamente questo atteggiamento con le beatitudini: il corpo e l'anima formano un'unità ontologica profonda a tal punto che, al compimento temporale, risusciterà anche il corpo con una sessualità di amore totalmente verginale. Per questo, la concezione del corpo come tempio dello Spirito Santo è la cosa più bella che proclama il cristianesimo non solo per l'anima in grazia di Dio ma anche per il corpo. È il sacrario della divinità. Che cosa sarebbero i rapporti umani se avessero questa coscienza del corpo? Vivremmo commossi davanti alla bellezza del corpo e avvertiremo il bisogno impellente di rispettare sia il proprio sia quello altrui.

Usare il proprio corpo e quello altrui come solo strumento di piacere erotico significa distruggerlo, ridurlo, mortificarlo. Direi che è la forma più sottile di violenza che esiste…e per di più usando il ricatto: "se mi vuoi bene, vieni a letto con me". Il corpo è il linguaggio dell'anima, è la manifestazione dell'essere, dell'ontologia umana, del divino che continuamente entra nel mondo. Dio si è fatto carne e ha assunto un corpo di uomo, attraverso verginalmente quello di una donna.

L'uomo Cristo è la verità, lo splendore del Sesto Comandamento. Purtroppo neppure molti dei suoi sacerdoti hanno questa consapevolezza presente del corpo. Quando discutiamo sulla questione "celibato, castità totale, verginità sì o no", sfioriamo l'abisso della stupidità, e ciò significa che non abbiamo conosciuto neppure "l'abbicì" del valore del corpo come cassa di risonanza del divino.

Che cos'è la castità totale? L'affermazione della verità e bellezza del corpo. Pertanto se i fidanzati si amano veramente, non convivono, non si fanno trasportare da atteggiamenti dominati dall'eccitazione, non si ricattano dicendosi "ser mi vuoi bene, vieni a letto con me per la genitalità non feconda", non si fanno trascinare dall'edonismo ecc. Tutto questo, tuttavia, è la conseguenza non solo di un imperativo etico, ma di una bellezza che una persona vive, della commozione nel guardare sé stessi e l'altro con un'altra prospettiva, tenendo conto del destino per il quale siamo creati. Maria Goretti voleva bene ad Alessandro ma non poteva concedergli l'atto genitale nella sessualità perché peccato fuori del matrimonio, peccato che porta all'inferno. E colpita a morte ripete ad Alessandro:" Ti voglio con me in paradiso"


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