La Meloni dovrebbe far propria l'agenda Bergoglio
Antonio Socci, in "Libero" – 3 ottobre 2022
Pietrangelo Buttafuoco dice che Giorgia Meloni appartiene alla "Generazione Tolkien", i ragazzi degli anni '90 cresciuti a "pane e Tolkien": il riferimento è al grande scrittore cattolico inglese che ha creato la trilogia del "Signore degli Anelli" e che – spiega Paolo Gulisano – "era culturalmente conservatore: condannò pubblicamente il sistema sovietico, ma anche l'americanismo. Era antimperialista".
Nel recente libro della Meloni c'è un ricordo divertito della sua giovanile passione tolkeniana: "Di recente ho rivisto un'agghiacciante foto di me vestita da Sam Gamgee, uno degli hobbit del Signore degli Anelli di Tolkien. Del resto, del libro Sam è sempre stato il mio personaggio preferito. Non ha la regalità di Aragorn, la magia di Gandalf, la forza di Gimli o la velocità di Legolas. È solo un hobbit, nella vita fa il giardiniere. Eppure, senza di lui Frodo non avrebbe mai compiuto la missione. Sa che non saranno le sue gesta a essere cantate in futuro, ma non è per la gloria che rischia tutto. 'Sono le piccole mani a cambiare il mondo' dice Tolkien".
DAL FANTASY ALLA CRONACA
In effetti Sam porta alla distruzione dell'Anello del potere e della guerra. Dal fantasy alla realtà, Giorgia oggi si trova a dover affrontare da leader europea una guerra che rischia di diventare un'apocalisse nucleare e che è molto simile alla grande guerra che divampa nel "Signore degli anelli".
Giorgia-Sam è chiamata a lavorare per la distruzione dell'Anello del potere che – in Tolkien – non significa distruggere il potere di uno per far dominare quello di un altro (questa è la radice della guerra), ma significa spazzar via le logiche del potere in sé, la loro essenza disumana che contamina tutti.
Lo ripete da mesi papa Francesco a proposito della guerra in Ucraina: "È un errore pensare che sia un film di cowboy dove ci sono buoni e cattivi. Ed è un errore anche pensare che questa è una guerra tra Russia e Ucraina e basta. No: questa è una guerra mondiale… non si può essere semplicisti nel ragionare sulle cause del conflitto. Io vedo imperialismi in conflitto".
Tutti gli imperialismi in conflitto usano la logica dell'Anello. A farne le spese sono i popoli (in primis gli ucraini). Sarà molto difficile per Giorgia, nell'incombere della guerra che ha già dure conseguenze economiche, evitare di schierarsi con uno degli imperialismi in guerra.
Qui la forza perversa dell'Anello è difficile da contrastare perché l'Italia fa parte di certe alleanze internazionali e il governo di centrodestra è un sorvegliato speciale dai potenti detentori dell'Anello.
UNA VIA DIVERSA
In teoria la Meloni non può che obbedire a queste potenze e ai loro disegni di dominio. È realistico. Ma siamo proprio sicuri che stare in certe alleanze significhi automaticamente far trascinare l'Italia (e l'Europa) nella guerra fra degli imperialismi?
Giorgia dovrebbe portarsi a Palazzo Chigi "Gandalf il Bianco" come consigliere. Nel capolavoro di Tolkien è lui che indica la strada per la vittoria contro l'enorme potenza del Male: la sua è un'idea inaudita e apparentemente impossibile da realizzarsi. Eppure è vincente.
Gandalf dice: "Questa guerra è senza speranza. La vittoria non può raggiungersi con le armi… Spero ancora nella vittoria, ma non nelle armi". La vittoria vera è la distruzione dell'Anello. Lì sta la pace.
Ma come fare? Giorgia, se vuole seguire la via di Gandalf, ha grandi alleati. Anzitutto l'Italia è il Paese che ospita la più grande autorità morale del mondo: è la Sede del Vicario di Cristo. Per tutta la prima repubblica la politica estera del nostro Paese è stata in sintonia con il Vaticano e ne ha ricavato autorevolezza e spazi di libertà rispetto agli opposti schieramenti internazionali.
Da febbraio ad oggi il Papa in tutti i modi possibili ha fatto appello alla pace, ha cercato vie di dialogo, ha implorato i governanti di attivarsi per sostituire i cannoni con la trattativa: "È l'ora di evitare l'accentuarsi di rivalità e il rafforzamento di blocchi contrapposti. Abbiamo bisogno di leader che, a livello internazionale, permettano ai popoli di comprendersi e dialogare, e generino un nuovo 'spirito di Helsinki', la volontà di rafforzare il multilateralismo, di costruire un mondo più stabile e pacifico… per fare questo occorre comprensione, pazienza e dialogo con tutti. Ripeto, con tutti".
Ieri all'Angelus è risuonato di nuovo il suo accorato allarme per una possibile guerra nucleare: "Quanto sangue deve ancora scorrere perché capiamo che la guerra non è mai una soluzione, ma solo distruzione?"
I fatti gli danno ragione, ma i potenti non lo ascoltano. Ha chiesto che "si giunga subito al cessate-il-fuoco" e ha perfino indicato le vie possibili di una trattativa. L'Italia è un grande Paese: perché non raccogliere l'appello del Papa?
Draghi, come premier italiano, ha fatto l'opposto. Non solo ha appiattito l'Italia sulle posizioni più belliciste degli Usa, ma ha trascinato la stessa UE su queste posizioni, isolando Macron quando tentava di tessere un dialogo con Putin.
Negli ultimi giorni è tornata a parlare una grande leader, Angela Merkel, anch'essa critica con la linea di Washington e della Nato. Barbara Spinelli ha chiesto alla Meloni di scegliere fra Draghi e la Merkel. Due linee opposte. Anche Kissinger ripete: "Un dialogo, anche solo esplorativo, è essenziale in quest'atmosfera nucleare".
In rappresentanza dell'Italia la Meloni, stabilendo un forte rapporto con la Santa Sede, cercando interlocutori come Macron e la Merkel, può promuovere nella UE un'iniziativa di pace che finalmente restituisca all'Europa un peso politico, per scongiurare ai nostri popoli sofferenze pesanti e incubi atomici. Questo sì sarebbe vero europeismo. Una rinascita grande della UE.
Una svolta anche spirituale. Infatti per distruggere l'Anello della guerra è necessario "liberare i cuori dall'odio" come dice il Papa. Occorrono forza morale e "piccole mani", cioè umiltà. Per questo, come dice Gulisano, "Il Signore degli Anelli rappresenta un autentico manuale di sopravvivenza tra gli errori e gli orrori della modernità".
Antonio Socci
Da "Libero", 3 ottobre 2022
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