XXVIII Domenica

 

Questa pagina evangelica ci invita a una duplice riflessione. Innanzitutto fa pensare a due gradi di guarigione: uno, più relativo, riguarda questo corpo temporale; l'altro, più profondo e spesso dimenticato, tocca l'intimo della persona, quello che la Bibbia, attraverso la quale Dio ci parla anche oggi, chiama il "cuore", e da lì si irradia a tutta l'esistenza temporale ed eterna. La guarigione completa e radicale è la "salvezza". Lo stesso linguaggio comune, distinguendo tra "salute" e "salvezza", ci aiuta a capire che la salvezza è ben più della salute temporale, pur importante: è infatti una vita nuova, piena definitiva. Inoltre, qui Gesù, come in altre circostanze, pronuncia l'espressione: "La tua fede ti ha salvato". È la fede che salva l'uomo, ristabilendolo nella sua relazione profonda con Dio, con sé stesso per la vita oltre questa temporale e con gli altri nell'amore gratuito; e la fede si esprime nella riconoscenza cioè facendo eucarestia almeno ogni domenica: non farlo è peccato mortale. Chi, come il samaritano sanato come i nove ebrei, sa ringraziare cioè fare eucarestia, dimostra di non considerare tutto come dovuto, ma come un dono che, anche quando giunge attraverso gli uomini o la natura, proviene ultimamente da Dio. La fede comporta allora l'aprirsi dell'uomo alla verità cioè alla grazia del Signore; riconoscere che tutto è dono, tutto è grazia, tutto è eucarestia. Quale tesoro è nascosto in una piccola parola: "grazie", celebrazione di questo grazie nell'attualizzazione domenicale del sacrificio di Gesù, dell'eucarestia domenicale! Gesù guarisce e salva dieci malati di lebbra, infermità allora considerata non solo malattia ma una "impurità contagiosa" che esigeva una purificazione rituale ( Lv 14,1-37). In verità, la lebbra che realmente deturpa l'uomo non solo fisicamente ma socialmente ed eternamente è il peccato; si in noi l'orgoglio e l'egoismo che generano nell'animo umano indifferenza, odio e violenza. Questa lebbra dello spirito, che sfigura anche socialmente il volto dell'umanità, nessuno può guarirla se non Dio attraverso l'Eucarestia almeno della domenica, Dio che è Amore, fonte dell'amore che perdona, ricrea ciò che il peccato deforma non solo a livello individuale, personale ma sociale. Aprendo il cuore a Cristo almeno con l'Eucarestia di ogni domenica, ogni  persona nella celebrazione comunitaria dell'Eucarestia, così chiamata perché Gesù nell'Ultima Cena ha cominciato con il rendere grazie a Dio: prima di spezzare il pane e di presentare il calice istituendo il sacramento dell'attualizzazione del suo Sacrificio nella Messa, ha reso grazie, ha benedetto Dio per la sua bontà, si è aperto, nella gratitudine, all'amore che viene da Dio e che vuole trasformare il mondo per la felicità eterna. Di questo Amore Maria è regina e noi la invochiamo.

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