Una intervista di Giuseppe Rusconi che aiuta a conoscere meglio il nuovo Presidente della Camera
Giuseppe Rusconi, in "Duc in altum" – 18 ottobre 2023
Correva l'anno 2018, era il mese di aprile. Considerato tutto ciò che è successo dopo, un secolo fa. Tuttavia l'intervista che il nostro collega e amico Giuseppe Rusconi fece all'epoca a Lorenzo Fontana mantiene una sua attualità, e aiuta a conoscere meglio il nuovo presidente della Camera.
Nell'ampia intervista il vicepresidente della Camera ricorda alcuni temi che hanno connotato la sua presenza, dal 2009, nell'Europarlamento: i rapporti con la Russia e i Paesi dell'Europa centro-orientale, le battaglie per vita e famiglia, l'impegno per i cristiani perseguitati. Come è diventato leghista, il voto cattolico per la Lega, il Rosario di Salvini a piazza del Duomo, la Marcia per la Vita a Roma, il caso Alfie Evans. Anche il tifo per il Verona e alcuni flash sulla quotidianità del leader della Lega.
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Con molta cordialità Fontana ci riceve nel suo ufficio al secondo piano di Palazzo Montecitorio e ci rilascia l'ampia intervista che segue. Tra gli argomenti della conversazione i suoi anni a Bruxelles, l'apprezzamento per la Russia di Putin e i Paesi dell'Europa centro-orientale che valorizzano la loro identità, lo scontro mondiale tra globalisti e identitari, la lotta per i principi non negoziabili, la Lega e i cattolici, l'amicizia profonda con Matteo Salvini, l'importanza della Marcia per la vita. È fresco reduce dall'aver conseguito una seconda laurea in Storia della civiltà cristiana (presso l'Università Europea di Roma) dopo quella in Scienze politiche a Padova.
Lorenzo Fontana, non possiamo non incominciare questa intervista con una riflessione sulla triste e trista vicenda sviluppatasi in Gran Bretagna attorno alla sorte del piccolo Alfie Evans, che per l'Alder Hey Hospital di Liverpool e per i giudici di vari tribunali (gli ultimi ricorsi dei genitori sono stati rigettati poche ore fa dalla Corte d'Appello di Londra) "deve" morire "nel suo miglior interesse". Morire il più presto possibile in Gran Bretagna, così che non possa essere trasferito in Italia, al Bambin Gesù di Roma o in un altro ospedale…
È una vicenda allucinante e purtroppo anche un segno premonitore di quello che potrà accadere in tutta Europa se la deriva nichilista dovesse continuare. Fa venire i brividi il fatto che un tribunale decida di far morire una persona, in questo caso un bambino di 23 mesi, per di più contro la volontà ferrea, eroica dei suoi genitori. Quello che sta succedendo ci permette di capire ancora meglio in che tempi viviamo oggi in Europa.
Che civiltà è quella in cui ci è toccato di vivere?
Il grado di civiltà di uno Stato si misura proprio sull'attenzione che dedica alla tutela delle persone più deboli, in difficoltà. Constatiamo con dolore e indignazione che ai bambini come Alfie si stacca la spina, "nel loro miglior interesse". È allucinante doversi confrontare con tali aberrazioni, che rimandano alle pagine più buie della storia dell'umanità. Purtroppo però nell'odierna Europa il seme delle peggiori dittature del XX secolo è ancora fecondo: la vicenda di Alfie ne è una prova agghiacciante. Noi come Lega abbiamo certo seguito e seguiamo da vicino con trepidazione e con orrore – con Matteo Salvini tra i più sensibili – quanto è accaduto e sta accadendo.
Lorenzo Fontana, Lei è cattolico?
Cerco quantomeno di esserlo, nel senso che essere cattolico significa comunque proporsi di rispettare tutta una serie di regole che non sono facili da seguire… Per fortuna, proprio per questo, c'è la Confessione! Cerco di essere cattolico nel miglior modo possibile e non è facile…
Quando, come e perché è diventato leghista?
Ricordo che fin dagli anni Ottanta, quando in Veneto la maggioranza votava Democrazia cristiana, si incominciava a sentire parlare della Liga veneta. Qualcosa stava cambiando nel panorama politico: doveva essere il 1987, alle elezioni la Liga ottenne quasi 300 mila voti e mio padre, commentando i risultati, disse che la volta successiva avrebbe potuto votarla anche lui. Infatti così fece nel 1992, come tantissimi dalle nostre parti. Insomma fin da piccolo sono cresciuto sentendo parlare di questa Lega che incominciava a mietere successi. Mi sono iscritto alla Lega nel 1997, poco più che sedicenne, e per questo mio papà dovette firmare la tessera al mio posto. Ero preso da una forte passione politica fin dalle medie e andavo a vedere e a sentire tutti i comizi che si tenevano a Verona, in piazza Bra. A casa mia nessuno faceva politica. Ma per me era una vera e propria passione, come quella per il calcio…
Scommetto che tiene al Verona…
È così. La passione calcistica è una specie di malattia e non per niente si chiama tifo. Che l'Hellas Verona sia in A, in B o in C il tifo non cambia. Sembra una questione banale, magari anche sciocca, invece è una questione di appartenenza alle proprie radici. Il Verona ha i colori del mio Comune e quando si ci trova allo stadio ci si sente comunità, anche se oggi il calcio per certi aspetti è un po' degenerato, ma il pubblico resta legato alla terra.
Lei, dopo essere stato tra l'altro vice coordinatore federale dei Giovani Padani dal 2002, nel 2009 è stato eletto europarlamentare…
A livello personale l'attività a Bruxelles ha costituito per me una palestra di vita, poiché mi ha dato la possibilità di conoscere un po' di più l'Europa e gli europei. A grandi linee anche un po' il mondo. Sono stati quasi nove anni interessanti, in cui ho constatato che qualcosa sta cambiando nel sentimento popolare non solo in Europa: c'è una reazione sempre più forte a una globalizzazione forzata, tanto che si sta risvegliando intenso nei popoli il senso identitario. Noi come Lega ci siamo fatti interpreti di tale sentimento in Italia: abbiamo raccolto e consolidato politicamente le istanze identitarie della nostra gente. È il segno che tale sentimento non è una nostra invenzione.
Tra i Suoi argomenti preferiti a Bruxelles quello dei rapporti con la Russia…
Ricordo che quando le prime volte ho iniziato a dire che la Russia potrebbe essere un importante interlocutore per noi, da tanti di noi – partito certamente non di sinistra – sono venute alcune perplessità, visto che erano ancora legati – pur essendo caduto da un paio di decenni il Muro – all'immagine del blocco sovietico con la sua spietata dittatura comunista. Ma i tempi invece erano cambiati. Da parte mia sono stato favorevolmente impressionato da tante dichiarazioni di Putin e dal grande risveglio religioso cristiano registrato nel Paese, frutto indubbiamente di una reazione ai settant'anni di regime sovietico. Ho visto in questo una luce anche per noi occidentali, che viviamo la grande crisi dei valori, immersi come siamo in una società dominata culturalmente dal relativismo etico, che può essere spietato come mostra la cronaca di questi giorni.
Come valuta le sanzioni economiche dell'Ue, che qualcuno prospetta addirittura di inasprire, in vigore dal 2014 contro la Russia?
Penso siano sanzioni che a mio modo di vedere derivano solo in parte da quanto affermato ufficialmente: sarebbero state adottate in risposta all' "annessione della Crimea" e alla "deliberata destabilizzazione dell'Ucraina". Penso che sotto ci siano interessi economici, ma certamente il risveglio di valori che c'è in Russia dà un gran fastidio alle élites che guidano la politica europea. Dagli alla Russia, poiché si teme che il risveglio dilaghi anche in Occidente, scalzando tali élites totalitarie dai loro pulpiti. Le sanzioni contro la Russia sono parte dello scontro in atto in tutto il mondo tra globalisti e identitari.
In tale ambito si sviluppa anche il contrasto tra élites europee e Paesi dell'Europa centro-orientale, già soggetti all'impero sovietico…
Gli stessi che bistrattano Putin bistrattano i Paesi dell'Europa centro-orientale come Polonia e Ungheria. Anche qui c'è da evidenziare che le reazioni alla caduta del comunismo in diversi Stati dell'area hanno portato a una riscoperta delle radici storiche e dunque dei valori nazionali, di cui è parte integrante una visione cristiana della vita. Oggi questi Paesi mostrano un forte orgoglio per la loro storia ed evidenziano un grande attaccamento a quelle radici cristiane che non vogliono negare, al contrario dell'Unione europea: sono per noi occidentali, che condividiamo tali valori, un grande e positivo esempio. I contrasti con l'Unione europea sono certo di carattere anche economico, ma dietro spunta una diversità di concezioni di vita che ha secondo me un peso notevole nelle prese di posizione di Bruxelles. I valori culturali che stanno emergendo nell'Europa centro-orientale sono infatti molto temuti dalla già citate élites.
A Bruxelles Lei si è molto attivato anche per la sorte delle minoranze cristiane nel mondo…
Ho sempre cercato di conoscere in politica estera l'opinione dei cristiani nei Paesi in cui sono minoranza. Ho così constatato che tra movimenti identitari, erroneamente chiamati populisti, e cristiani perseguitati c'è spesso un'identità di vedute politiche. Ad esempio la grande maggioranza dei cristiani di Siria è schierata con il governo di Assad, ritenendolo in ogni caso migliore rispetto ad altre possibilità. Lo stesso è accaduto anche in Iraq. È significativo che quando qualcuno si è mosso in quell'area nell'ambito della politica estera ha sempre sfavorito i cristiani. Sarà un caso, intendiamoci, solo un caso sfortunato… La Lega invece ha sempre condiviso l'opinione dei cristiani perseguitati in quei Paesi.
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