XVIII Domenica

 

L'insegnamento di Gesù riguarda la vera saggezza ed è introdotto dalla domanda di uno della folla: "Maestro, dì a mio fratello che divida con me l'eredità" (Lc 12,13). Gesù non accetta questa richiesta, e risponde: "O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?". Egli rispetta le competenze. È consapevole di avere una missione molto più importante di quella di fare giustizia in questioni di eredità. È consapevole di non avere la missione terrena di essere giudice o mediatore per questioni materiali: perciò con modestia non accetta l'invito che gli è stato rivolto. Gesù, rispondendo, mette in guardia gli ascoltatori dalla brama dei beni terreni con la parabola del ricco stolto, il quale avendo accumulato per sé un abbondante raccolto, smette di lavorare, consuma i suoi beni divertendosi e s'illude persino di poter allontanare la morte. "Ma Dio gli disse: "Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?" (Lc 13,20).

L'uomo stolto nella Bibbia è colui che non vuole rendersi conto, dall'esperienza delle cose visibili, che nulla dura per sempre, ma tutto passa: la giovinezza come la forza fisica, le comodità come i ruoli di potere. Far dipendere la propria vita da realtà così è, dunque, stoltezza. L'uomo che confida nel Signore,, invece, non teme le avversità della vita, neppure la realtà ineludibile della morte: è l'uomo che ha acquistato "un cuore saggio", soprattutto pieno di amore gratuito, come i Santi.

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