Abbiamo bisogno di un Padre

Oggi tutti si riempiono la bocca di parole come fraternità, solidarietà, ma come se non ci fosse un Padre. Così la fraternità facilmente si trasforma nel suo contrario, basti vedere i casi di padri e madri di famiglia lasciati senza stipendio in nome del vaccino. Abbiamo bisogno di tornare a riconoscere il Padre, metterci nelle Sue mani.

Rosalino Ravasio, in "La Nuova Bussola" – 8 Febbraio 2022

 

Come va di moda, oggi, la "fraternité, liberté ed egalité" della Rivoluzione Francese! Siamo tutti coinvolti nella "fraternità universale" o, come dice il papa, "fratellanza": tutti uguali, insomma, nessun padre, nessuna guida, nessun capo! Tutti fratelli, e la conseguenza è: grande confusione.

 

In tutti i mass media sentiamo, anche ossessivamente, il ripetersi di alcune parole altisonanti e di forte impatto mediatico: solidarietà, dignità, fratellanza: parole, queste, dette e ripetute da tutte le Autorità politiche, civili e religiose. Insomma, un fiume in piena che ti dà la sensazione di una forte attenzione da parte di tutti al tangibile problema del disagio sociale. 

 

Niente di più ingannevole. Non è "lezioso" mettere in guardia da chi ricorre con troppa facilità a queste espressioni, che sembrano così ovvie ma che, nella "reale realtà" rischiano di significare il contrario cadendo, così, nella falsità, anche se ben mimetizzata.

 

Dire "fraternità" non è una cosa ovvia perché questa "parolina", così tanto usata e abusata, comporta una "storia di vita", una cultura che condiziona i nostri comportamenti cristiani! Attraverso questa "parolina" dipingiamo, con la nostra vita, il volto di Dio all'interno della nostra realtà storica.

 

Ma, mi chiedo: in questi tempi, dal punto di vista della Fede cristiana, non sentiamo il "gemito e il travaglio" della nostra umile gente? Non prestiamo ascolto a chi sta subendo dei veri e propri soprusi psicologici, umani ed economici? Proviamo a pensare padri e madri di famiglia, anche con figli a carico, che si sono visti sospendere lo stipendio. C'è una voce che chieda per loro un minimo di solidarietà e aiuto fraterno visto che per molti, non ideologicamente schierati, è una questione di salute? C'è una voce all'interno delle Parrocchie che mostri "comprensione e fraternità" anche per loro?   

 

Nella storia della Chiesa i profeti non sono mai stati dei "disadattati" e neppure degli "apatici"! Avevano un incredibile coraggio nel protestare contro le culture, le filosofie e soprattutto le religiosità ridotte a "scatole vuote o contenitori del nulla". Eppure, le voci di questi profeti si sono alzate lungo la storia in tempi duri, dove la ricerca della Fede genuina e il bisogno e la Sete di Dio erano "anestetizzate e sclerotizzate".Sì, anche ai loro tempi la società era "malata" proprio come quella attuale.

 

Ma che "fratellanza o fraternità e dignità" è quella che lascia una famiglia con due bambini adottati, con la sindrome di down, che, a causa dei loro problemi di salute non possono vaccinarsi, fuori dalla scuola?!

Ma che "fratellanza o fraternità e dignità" è, quella che lascia da cinque o sei mesi senza stipendio una signora di sessant'anni, monoreddito e con un figlio disabile grave a carico perché a causa delle sue allergie e malattie pregresse non può vaccinarsi?!

 

Ma ci stiamo prendendo in giro? Stiamo forse giocando alla "metamorfosi" del senso e del significato delle parole al solo scopo di assecondare e lisciare il pelo al comune sentire? Anticamente, e anche a casa mia, tale agire era considerato una vergognosa discriminazione; qualcuno lo definirebbe addirittura uno stupro dei primari diritti umani, civili e religiosi.

Mi sembra di capire che oggi molti si siano lasciati travolgere dall'onda negativa del pensiero unico per uniformarsi e, quindi, adeguarsi ai tempi, come richiesto da chi dirige i giochi, abbracciando un facile e astratto pensiero di "fratellanza" e di "bene comune" che fa cadere nel più becero e cinico conformismo.

Tutto è così liquido, sfumato, allo sbando psicologico, rimesso in discussione, compresa la "persona" nella sua identità naturale; e così siamo diventati quasi tutti omologati (insignificanti) per non dire ridicoli!       

 

E ritorniamo alla domanda di partenza: dov'è il padre, la guida? Certo, se Gesù non ci avesse insegnato a pregare e a chiamare "Abba", papà, Dio, nessuno di noi sarebbe arrivato a pensare a "Dio" come padre. Ma se a cadere per prima è l'immagine di Dio Padre, allora crolla veramente tutto e ci troviamo, nell'immaginario collettivo, una figura di padre sbiadita e senza nessuna autorevolezza, visto che padre non si nasce e nemmeno si diventa per "nomina o imposizione", ma solo per "amore e dedizione": motivo per il quale, un vero padre, promuove e fa crescere la vita nei figli.     

 

Il padre dà dignità a tutti i suoi figli che ne sono privi: peccatori, ammalati, ignoranti, ecc. elevandoli dalla minorità sociale al grande significato di "suoi figli". L'amore vero del padre rifiuta la "vuota tolleranza" al tutto. L'amore vero del padre rifiuta la "larghezza dilatata e dilatante" dell'accondiscendenza a priori che rasenta l'indifferenza ai problemi seri e reali della vita (in quanto non li risolve!).   

San Paolo, in Romani 8,15 dice: "Non avete ricevuto uno Spirito da schiavi per ricadere nella paura… ma avete ricevuto un Spirito di Figli adottivi… per mezzo del quale gridiamo Abbà, Padre!

 

Incredibile come abbiamo declassato questa bellissima e certa figura di Padre facendo credere a tutti che la nostra vita non sia più nelle Sue mani, ma nelle mani della scienza e delle sue conseguenze (vaccini docet) e del "così fan tutti"; ma, soprattutto, seppur in modo latente, nelle mani di Mammona (il "padresoldo"): oggi tutto è economia e in funzione di questa, anche la nostra vita.      

Certamente, per me, suor Rosalina, nel rispetto di tutte le Autorità politiche, religiose e civili, stare nelle mani sopra descritte è inquietante. Sarò temeraria, ma mi sento più sicura nelle Sue mani, nelle mani di Dio!  

 

Fra l'altro, so per certo, che la Sua strada è la strada dei piccoli, dei poveri, dei sofferenti, dei vaccinati e anche dei non vaccinati, e so per certo che veramente, a tutti questi, Dio restituisce la vera dignità (non quella declamata un giorno sì e l'altro pure dai politici!) insieme alla condizione reale di figli liberi.     

Eh sì, ho – e abbiamo – proprio bisogno del padre che, come il buon pastore"…fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul petto e conduce pian piano le pecore madri… e fascia le pecore ferite…" (Is. 40, 10-11).

 

Sì, ho - abbiamo - giusto bisogno di una guida, abbiamo bisogno del suo aiuto che ci dia coraggio, speranza, libertà e ci insegni la vera carità. Non lasciamoci scoraggiare dal degrado e dallo scadimento in cui sta scivolando la nostra Fede. Smettiamola di guardare i talk show e torniamo a leggere, ascoltare, e credere alla Parola di Dio. Una Parola che ci salva e guarisce.

 

* Comunità Shalom

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