Gesù Cristo Re dell'universo

 

Il titolo di "re", riferito a Gesù, è molto importante nei Vangeli e lo è stato anche nella mia vita fin da ragazzo di Azione Cattolica con il saluto: "Cristo regni. Sempre". Al termine vi racconterò quello che mi è successo nel pellegrinaggio a Lourdes nel 1954, a vent'anni nella scelta vocazionale.

Il titolo di "re", riferito a Gesù e celebrato nella liturgia di quest'ultima domenica dell'anno liturgico, permette di dare una lettura completa della sua figura umana che rende visibile il volto del Dio di Mosè e quindi della sua missione regale pubblica, universale di salvezza.

Si può notare a questo proposito una progressione: si parte dall'espressione "re dei Giudei" e si giunge a quella di re universale come unica fonte dell'amore, Signore del cosmo e della storia, dunque molto al di là delle attese dello stesso popolo ebraico. Al centro di questo percorso di rivelazione dell'altezza, della larghezza, della lunghezza dell'amore regale di Gesù Cristo sta ancora una volta il mistero della sua morte, risurrezione, ascensione, presenza sacramentale attraverso il suo corpo che è la Chiesa. Quando Gesù viene messo in croce, i capi dei Giudei lo deridono dicendo: "È il re d'Israele; scenda ora dalla croce e crederemo in Lui" (Mt 27,42). Pilato: "Sei tu il re dei Giudei?". Gesù rispose: "Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?". Pilato da romano che riflette disse: "Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?". Rispose Gesù: "Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù". Allora Pilato, colpito da questo annuncio, gli disse: "Dunque tu sei re?". Rispose Gesù allora e ce lo ripete oggi: "Tu li dici: io sono re. Per questo io sono nato. E per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità che fonda l'amore. Chiunque è dalla verità che fonda l'amore fino al perdono cioè la felicità, ascolta la mia voce". In realtà, proprio in quanto è il Figlio di Dio concepito verginalmente nel grembo di Maria,  rivelazione sia di Dio uno trino e sia dell'umano, si è consegnato liberamente cioè per amore, per la salvezza di tutti gli uomini peccatori, alla sua passione, e la croce è il segno paradossale della sua regalità anche sociale, che consiste nella vittoria della volontà d'amore che perdona di Dio Padre sulla disobbedienza del peccato per cui ogni uomo fino al termine della vita può pentirsi, essere perdonato e giungere a salvezza. Ma anche a livello storico, sociale non prevarrà, nonostante tutto il male, ma la regalità sociale d'amore di Cristo. È proprio offrendo sé stesso nel sacrificio di espiazione che Gesù diventa il Re di ogni persona umana, il Re universale, come dichiarerà Egli stesso apparendo agli Apostoli dopo la risurrezione, in preparazione dell'Ascensione e della sua perenne presenza sacramentale attraverso la Chiesa con il dono dello Spirito: il Padre, l'Amante, il Figlio l'Amato, lo Spirito Santo l'Amore, questa è la rivelazione di Dio uno e trino. "A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra" (Mt 28,18).

Ma in che cosa consiste il "potere" d'amore regale di Gesù? Non è quello dei re e dei grandi di questo mondo; è il potere d'amore divino per quell'esistenza, quella vita che dura eternamente, di liberare ogni persona e la società dal male, di sconfiggere il dominio della morte. È il potere dell'Amore, che sa ricavare il bene anche dal male, intenerire anche un cuore indurito, portare pace nel conflitto più aspro, accendere la speranza nel buio più fitto. Questo regno della Grazia non si impone mai, e rispetta sempre il nostro libero-arbitrio. Cristo è venuto, con il suo amore anche ai nemici, a "rendere testimonianza alla verità cioè all'amore vero" (Gv 18,37) – come dichiarò di fronte a Pilato e abbiamo sentito nel Vangelo -: chi accoglie la sua testimonianza di amore vero, si pone sotto la sua "bandiera" e noi di Azione Cattolica fin da fanciulli ce lo ricordavamo con il saluto "Cristo regni" e la risposta "sempre". Ad ogni coscienza fin da fanciulli e in tutta la vita, dunque, si rende necessaria – questo sì da evangelizzati, da consapevoli -una scelta: chi voglio seguire? Dio o il maligno? L'amore vero nel matrimonio e nella società o la menzogna, l'illusione passionale, ideologica? Scegliere per Cristo non garantisce il successo secondo i criteri del mondo, ma assicura quella pace e quella gioia che solo Lui può dare. Lo dimostra, in ogni epoca, l'esperienza di tanti uomini e donne che, in nome di Cristo, in nome della verità dell'amore e della giustizia, hanno saputo opporsi alle lusinghe dei poteri terreni con le loro diverse maschere, sino a sigillare con il martirio questa loro fedeltà all'amore regale di Cristo.

Oggi le lusinghe dei poteri terreni è questo Nuovo Ordine Mondiale senza Dio, una minaccia gravissima tanto per lo Stato quanto per la Chiesa, perché entrambi sono suoi nemici da abbattere, in vista dell'instaurazione di una Repubblica Universale al posto degli Stati nazionali e di una Chiesa dell'Umanità al posto della Chiesa Cattolica, entrambe di matrice anticristica: La Repubblica Universale è la negazione delle Regalità sociale di Nostro Signore  e dello stesso patto sociale; la Chiesa dell'Umanità è la negazione della necessità della Redenzione e dell'unicità della vera Religione. Evidentemente noi non preferiamo parlare del "rispetto della casa comune" e dei cambiamenti climatici ma gridare dai tetti che l'unica salvezza viene da Nostro Signore Gesù Cristo che ha già vinto ma attende che vi aderiamo nella nostra esperienza.

Come vi avevo preannunciato all'inizio dicendovi che il titolo di "re", riferito a Gesù, lo è stato anche nella mia vita di ragazzo, giovane di Azione Cattolica con il saluto "Cristo regni- Sempre", nel pellegrinaggio a Lourdes del 1954 nella settimana di Pasqua. Avevo vent'anni e con altri giovani di Azione Cattolica della mia parrocchia di Cavalcaselle abbiamo partecipato al pellegrinaggio diocesano portando con noi un'ammalata gravissima. Il medico ce lo sconsigliava. Al mercoledì pomeriggio c'era la processione eucaristica e l'allora Vescovo di Verona si fermava con l'ostensorio davanti ad ogni ammalato. Davanti alla nostra ammalata il miracolo: si è alzata e inginocchiata tra l'ammirazione di tutti. Portata al bureau la constatazione della straordinarietà e dopo dieci anni inserita nei miracoli. Per noi la fede nella regalità di Cristo attraverso l'Immacolata di Lourdes è salita al settimo cielo e tra quei giovani quattro vocazioni sacerdotali e tante celebrazioni matrimoniali con cammini da fidanzati puri. Alcuni impegnati politicamente da cattolici. Oltre a questo un incontro per me chiamato a scegliere con la vestizione clericale pubblica in parrocchia tra la vocazione al celibato o al matrimonio. Da anni in Seminario ma anche con una affettività con Maria. Al pellegrinaggio diocesano di Verona si abbinava quello di Londra. E feci amicizia con una giovane coppia dove la sposa era in carrozzina. Alla grotta ricordo il racconto che ci fece la sposa. Per tanti anni fidanzata ma sempre in modo verginale pur desiderando tanto l'atto coniugale per il dono della vita. Proprio nel giorno della celebrazione il ricovero in ospedale e la prospettiva dell'impossibilità dell'atto coniugale. "Ma l'Amore regale di Cristo attraverso la sua e la nostra mamma di Lourdes ci ha detto - non ci ha tolto niente del vero amore verginale preparandoci all'adozione di figli". Fu per me un aiuto grande un amore verginale da sposi confermando l'efficacia dell'amore regale di Cristo da celibe, pur consapevole della necessità di tante rinunce. Anche Maria è divenuta Suor Luisemma.

Io, 87 anni, porto con me la gioia di aver accompagnato tante vocazioni sacerdotali, religiose e matrimoniali con la luce e la forza dell'amore regale di Cristo, pur spesso anche attraverso il perdono.

 

 

 

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