San Bernardo di Chiaravalle




20 agosto 2022

Nel 1112 l'Ordine cistercense, fondato appena 14 anni prima in una zona paludosa e allora retto da santo Stefano Harding, rischiava seriamente di scomparire per la grande difficoltà ad attrarre nuove vocazioni verso l'austerità di vita tipica dell'abbazia di Citeaux. Ma il mattino di Pasqua di quell'anno un carismatico ventiduenne, che poi sarebbe divenuto noto al mondo come san Bernardo di Chiaravalle (c. 1090-1153), si presentò a Citeaux alla testa di una trentina di compagni - tra amici, fratelli e altri familiari di nobile estrazione - chiedendo di poter vestire l'abito cistercense. Era stato lo stesso Bernardo, dopo aver compiuto gli studi, a preparare gli aspiranti monaci nei sei mesi precedenti, ritirandosi insieme a loro in una casa paterna e trasmettendogli la bellezza di una vita consacrata interamene a Dio. Il loro ingresso tra i cistercensi fu come una sovrabbondanza di grazia che rivitalizzò l'Ordine, segnandone una svolta storica.

 

Appena tre anni dopo l'arrivo a Citeaux, dove visse in perfetto spirito di preghiera e penitenza, Bernardo venne inviato da Stefano Harding nella provincia della Champagne a fondare una nuova abbazia su una vasta radura ricevuta in donazione, ricca di acqua e legname. Insieme a lui partirono 12 compagni: a quella radura diedero il nome di Clairvaux, Chiaravalle, costruendo il monastero con le loro stesse mani. Bernardo ne fu il primo abate e ricoprì quella carica per 38 anni, fino alla morte, quando l'abbazia di Chiaravalle - divenuta il cuore pulsante di uno spettacolare rinnovamento spirituale - contava al suo interno 700 religiosi e il santo aveva fondato in tutto 68 monasteri. Alla luce di questi fatti Alessandro III, il papa che lo canonizzò nel 1174, poteva affermare: «Quali frutti egli abbia recato nella casa di Dio con la sua parola e il suo esempio non c'è nessuno, si può dire, in tutta l'estensione della cristianità che lo ignori».

 

Bernardo intervenne nelle più gravi questioni del suo tempo, che rischiavano di mettere a repentaglio la Chiesa. Percorse l'Europa per sostenere la legittimità di papa Innocenzo II, avversato da Pietro Pierleoni (antipapa Anacleto II), predicò in favore della seconda crociata, combatté le eresie e in particolare le tesi di Arnaldo da Brescia e Pietro Abelardo. Di quest'ultimo disse: «Allorché parla della Trinità, risente di Ario; quando della grazia, sa di Pelagio; quando della persona di Cristo, sa di Nestorio». Compose una gran quantità di lettere e opere che hanno avuto una notevole influenza nella storia del cristianesimo fino a meritargli la proclamazione a Dottore della Chiesa (sotto Pio VIII, nel 1830) e il titolo di Doctor Mellifluus. Eppure, nonostante l'autorità morale e il carisma che gli erano riconosciuti, mantenne sempre una profonda umiltà, poiché guidato dal desiderio di operare per la maggior gloria di Dio e la salvezza delle anime.

 

Manteneva viva questa umiltà meditando sui dolori di Maria e sui misteri della Passione di Gesù. Il Signore gli rivelò la maggiore sofferenza provata nel suo Corpo: la santa piaga della spalla («profonda tre dita, e tre ossa scoperte…»), apertasi sotto il peso della croce sulla via del Calvario. In una delle sue opere più importanti, il De diligendo Deo, spiegava come raggiungere le vette dell'amore di Dio, passando umilmente attraverso quattro gradi. Il più alto di questi e più difficile da conseguire («non so se in questa vita sia possibile raggiungere il quarto grado», scriveva) è l'amore di sé per Dio: «Quello cioè in cui l'uomo ama sé stesso solo per Dio. […] Allora sarà mirabilmente quasi dimentico di sé, quasi abbandonerà sé stesso per tendere tutto a Dio, tanto da essere uno spirito solo con Lui. Io credo che provasse questo il profeta, quando diceva: Entrerò nella potenza del Signore e mi ricorderò solo della Tua giustizia».

 

Dal suo cristocentrismo discende la sua ricchissima dottrina mariana. Per l'immensa fiducia nella sua protezione materna, esortava a pregare sempre la Madonna, in quanto via sicura verso Dio: «Nei pericoli, nelle angustie, nelle incertezze, pensa a Maria, invoca Maria. Ella non si parta mai dal tuo labbro, non si parta mai dal tuo cuore; e perché tu abbia ad ottenere l'aiuto della sua preghiera, non dimenticare mai l'esempio della sua vita. Se tu la segui, non puoi deviare; se tu la preghi, non puoi disperare; se tu pensi a lei, non puoi sbagliare. Se ella ti sorregge, non cadi; se ella ti protegge, non hai da temere; se ella ti guida, non ti stanchi; se ella ti è propizia, giungerai alla meta…».

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