Vaccino

Sandro Magister, "L'Espresso" – 31 agosto 2021

Settimo Cielo ha avuto una parte notevole nell'infiammare lo scontro, dapprima con un tagliente intervento di Pietro De Marco contro il "libertarismo suicida" dei cattolici ostili al vaccino e poi ancora con una sua replica a una presa di posizione "Free-vax" del teologo Mauro Gagliardi:

 

> Apocalittici e libertari. Il ribellismo suicida dei cattolici No-vax (9.8.2021)

 

> Vaccini. I pro e i contro di chi rifiuta di fare da cavia. Le due posizioni a confronto (18.8.2021)

Va comunque tenuto presente che a ribellarsi alle normative vaccinali vi sono anche pensatori laici e progressisti, quali in Italia i filosofi Massimo Cacciari e Giorgio Agamben, così come all'opposto vi sono tra i cattolici conservatori figure di spicco che criticano severamente le teorie No-vax: da Pietro De Marco allo storico della Chiesa Roberto de Mattei, da Antonio Socci al colto e brillante polemista argentino autore del blog "Caminante Wanderer".

 

Tra i numerosi commenti seguiti all'intervento di De Marco su Settimo Cielo, due almeno vanno notati, sull'uno e sull'altro fronte: quello di Stefano Fontana su "La Nuova Bussola Quotidiana" e quello di Gaetano Quagliariello su "l'Occidentale".

 

Fontana è direttore dell'Osservatorio Internazionale Cardinale Van Thuan sulla dottrina sociale della Chiesa ed è stato consultore del pontificio consiglio della giustizia e della pace. Dirige il settimanale della diocesi di Trieste "Vita Nuova" e assieme al suo vescovo Giampaolo Crepaldi ha pubblicato vari libri sulla dottrina sociale della Chiesa.

Quagliariello, oltre che senatore da quattro legislature, è professore di storia dei sistemi politici europei presso la Libera Università Internazionale degli Studi Sociali "Guido Carli" di Roma. Tra il 2013 e il 2014 è stato ministro per le riforme costituzionali nel governo presieduto da Enrico Letta del Partito democratico. Ha creato e presiede la Fondazione Magna Carta, uno dei "think tank" più rappresentativi in Italia del pensiero liberale di matrice anglosassone. Nei primi anni Duemila è stato attivo sostenitore del "progetto culturale" promosso in Italia dal cardinale Camillo Ruini.

 

Ecco qui di seguito i passaggi principali dei due commenti di Fontana e Quagliariello, l'uno e l'altro con riferimenti espliciti o impliciti a De Marco, ma su fronti decisamente opposti, il primo contro e il secondo a favore.

 

STEFANO FONTANA: "I PRINCIPALI PERICOLI SONO COSTITUITI DAI VACCINATI"

Pietro De Marco ritiene illogica la posizione, non solo cattolica, di chi rifiuta il vaccino in nome della libertà. Secondo lui, una simile posizione è "libertaria" e indebolisce l'autorità politica che, così indebolita, non può più svolgere la propria azione di "kathécon", di trattenimento del male.

Don Mauro Gagliardi precisa invece che la scelta di non vaccinarsi spesso non è fatta in nome di un libertarismo privo di fondamento, ma nella logica di una coscienza prudenziale che applica alla situazione concreta la norma morale. […]

 

Queste due posizioni non si possono incontrare, come confermato dalla replica di De Marco alle osservazioni di buon senso di Gagliardi. Per poter dirimere la questione bisognerebbe andare all'indietro, al presupposto che muove ambedue le critiche, pur nella loro diversità e perfino opposizione di accenti e valutazione. Mi riferisco alla verifica se la pandemia da Covid-19 come pericolo di vita o di morte, come vera e drammatica emergenza sanitaria, come questione che ci pone tutti davanti a un aut-aut morale assolutamente stringente nel senso di una precisa responsabilità per scegliere la vita contro la morte, sia vera e attendibile. […]

 

L'attuale pandemia non ha le caratteristiche che De Marco le attribuisce. Prima di tutto non le ha per i dati che presenta, con un indice di mortalità assolutamente irrilevante (ammesso e non concesso che le cause delle morti per Covid siano veramente tali) e anche con un indice di contagio bassissimo. […]

 

Allora, la discussione provocata da De Marco – ma la cosa accade per molti altri autorevoli intellettuali cattolici – si basa su un presupposto che non esiste. Si basa su un assunto, quindi ha carattere ipotetico. Se la pandemia fosse veramente pericolosa, se la mortalità fosse altissima, se il contagio fosse diffusissimo, se nonostante le cure prestate dai medici di famiglia in base a protocolli ministeriali adeguati i reparti ospedalieri fossero intasati, se le ambulanze facessero a gara nel portare malati gravi in ospedale, se il contagio fosse altissimo anche tra i giovani e i bambini…  Ma così non è. Anzi, possiamo anche dire che i principali pericoli in questo momento sono costituiti dai vaccinati e dal fatto che la vaccinazione sembra favorire la mutazione del virus.

 

Con le precedenti osservazioni non si nega che il virus ci sia e che circoli, si sa di certo ormai che è di origine sintetica e non naturale, ma non lo si può negare. Si nega solo che rappresenti una epidemia altamente mortifera da rendere il cosiddetto vaccino (dico "cosiddetto" non per essere contro i vaccini in sé, ma perché questo vaccino lo si chiama così in modo improprio, e anche questo è un elemento che la coscienza prudenziale deve valutare) "indispensabile", il che lo assolutizza ed elimina tutte le altre strade.

 

De Marco è preoccupato per l'indebolimento dell'autorità politica a seguito della "apocalittica anti Stato" delle minoranze cattoliche prudenzialmente scettiche sulla vaccinazione. Poiché cita Carl Schmitt, un autore anche a me molto caro, mi permetto di dire che il potere politico svolge la sua funzione di "kathécon" capace di trattenere il male solo se è giusto, e non semplicemente perché è un potere.

 

*

 

GAETANO QUAGLIARIELLO: "I NO VAX SOMIGLIANO PERICOLOSAMENTE AI SOSTENITORI DELL'EUTANASIA"

 

Le misure di incentivo alla campagna vaccinale hanno incontrato una delle più agguerrite sacche di opposizione proprio in seno al mondo cattolico. E questo in nome di un principio di libertà inteso come assoluto.

 

A nulla è valso ricordare la proposizione fin troppo abusata, ma fondamento sostanziale di ogni comunità organizzata secondo regole, per cui "la mia libertà finisce dove inizia quella degli altri". A nulla è valso ricordare che l'uomo è creato libero ma a ogni libera azione corrisponde una conseguenza, e quando quella conseguenza impatta sulla sfera altrui le istituzioni hanno l'onere di bilanciare le esigenze in campo, altrimenti non avrebbero ragione di esistere. A nulla, soprattutto, è valso far presente che la libertà in gioco in questo caso non è soltanto quella di farsi inoculare o meno un prodotto farmaceutico e di subire o meno limitazioni nell'accesso a determinate attività, ma è anche quella di poter lavorare e studiare senza dover temere nuove chiusure. […]

 

A qualsiasi discorso, dalla dissertazione filosofica più elevata al più pragmatico ragionamento di sostenibilità economica, è stato opposto il totem della "libertà". Dimenticando che è proprio dalla finitezza della libertà, da quel limite che discende dalla relazione con gli altri e dalla responsabilità verso il nostro prossimo, che muove l'opposizione "cattolica" all'eutanasia come ad altre derive antropologiche improntate a una sorta di totalitarismo individualistico. Dimenticando, soprattutto, che è proprio sul confine della libertà che si è prodotta nei secoli quella divaricazione in seno al mondo liberale fra l'umanesimo cristiano e l'assolutismo illuminista.

 

È proprio su quel confine che si gioca la differenza, decisiva, tra libertà e autodeterminazione. Una parte del mondo cattolico, non so quanto consapevolmente, sul tema della pandemia sta scivolando lungo il piano inclinato che dalla prima conduce alla seconda. Con argomenti – contro il "Green pass", ad esempio, ma anche contro la stessa semplice campagna vaccinale e non solo – che somigliano pericolosamente a quelli che propugnano i sostenitori dell'eutanasia. E con rigurgiti anti-scientifici che sembrano rimuovere il fatto che uno dei tratti distintivi del cristianesimo rispetto ad altre religioni – l'islam, soprattutto – è la capacità di riconoscere nei frutti dell'intelletto umano la valorizzazione di quei talenti che il Creatore ha affidato alle creature. Frutti ovviamente da non deificare e da considerare sempre come un mezzo e mai come un fine, ma il cui rifiuto pregiudiziale, a tratti persino superstizioso, sotterra uno dei capisaldi che contraddistinguono l'Occidente cristiano rispetto ad altre civiltà.

 

Non è un caso che l'armamentario polemico in voga in queste settimane contro le misure di incentivo alla campagna vaccinale, utilizzato in primo luogo in ambito cattolico, attinga a piene mani dalla riflessione di pensatori come Massimo Cacciari che sul fine vita si collocano sul fronte dell'autodeterminazione e non su quello della libertà. Sul fronte della morte non come scelta di libertà individuale ma come diritto esigibile che impone a carico della collettività l'obbligo di garantirne l'esercizio.

 

La differenza, cari amici "pro life", è tutta qui. Va bene dunque diffidare dello scientismo come religione civile sul quale fondare il controllo sociale. Diverso è cadere noi per primi nella trappola dell'assolutismo individualista. Perché la libertà temperata dalla responsabilità è ciò che ci distingue da chi pretende il diritto a morire, il diritto al figlio, il diritto a determinare ogni alito della propria esistenza senza valutare cosa significhi per gli altri.

 

 

 

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