Viganò: Dies irae
Dies Irae: Eccellenza, grazie mille per averci concesso questa intervista. Siamo alle prese con l’epidemia di COVID-19 che, negli ultimi mesi, ha condizionato la vita di milioni di persone e persino causando la morte di molte di loro. Alla luce di questa situazione, la Chiesa, attraverso le Conferenze Episcopali, ha deciso di chiudere praticamente tutte le chiese e privare i fedeli di accedere ai Sacramenti. Il 27 marzo, di fronte a una piazza San Pietro vuota, Papa Francesco, agendo in modo manifestamente mediatico, ha presieduto una ipotetica preghiera per l’umanità. Vi furono molte reazioni al modo in cui il Papa condusse quel momento, una delle quali cercò di associare la solitaria presenza di Francesco al Messaggio di Fatima, cioè al terzo segreto. Lei è d’accordo?
Mons. Viganò: Mi permetta anzitutto di dirLe che sono lieto di rilasciare quest’intervista per i fedeli del Portogallo, che la Vergine Santissima ha promesso di preservare nella Fede anche in questi tempi di grande prova. Siete un popolo con una grande responsabilità, perché potreste trovarvi presto a dover custodire il sacro fuoco della Religione mentre le altre Nazioni rifiutano di riconoscere Cristo come loro Re e Maria Santissima come loro Regina.
La terza parte del messaggio che Nostra Signora ha affidato ai pastorelli di Fatima, affinché lo consegnassero al Santo Padre, rimane a tutt’oggi segreta. La Madonna chiese di rivelarlo nel 1960, ma Giovanni XXIII fece pubblicare l’8 Febbraio di quell’anno un comunicato in cui affermava che la Chiesa «non desidera prendersi la responsabilità di garantire la veridicità delle parole che i tre pastorelli dicono che la Vergine Maria avrebbe rivolto loro». Con questa presa di distanze dal messaggio della Regina del Cielo si è dato inizio ad un’operazione di insabbiamento, evidentemente perché il contenuto del messaggio avrebbe svelato la terribile congiura contro la Chiesa di Cristo ad opera dei suoi nemici. Fino a qualche decennio fa sarebbe parso incredibile che si sia potuti arrivare ad imbavagliare anche la Madonna, ma in questi ultimi anni abbiamo assistito anche a tentativi di censurare lo stesso Vangelo, che è Parola del Suo divin Figlio.
Nell’anno 2000, durante il Pontificato di Giovanni Paolo II, il Segretario di Stato, Cardinal Sodano, presentò come Terzo Segreto una sua versione che da alcuni elementi è apparsa chiaramente incompleta. Non stupisce che il nuovo Segretario di Stato, Cardinale Bertone, abbia cercato di deviare l’attenzione su un evento del passato, pur di lasciar credere al popolo di Dio che le parole della Vergine non avessero nulla a che vedere con la crisi della Chiesa e con il connubio fra modernisti e massoneria contratto dietro le quinte del Vaticano II. Antonio Socci, che ha accuratamente indagato sul Terzo Segreto, ha smascherato questo comportamento doloso da parte del Cardinale Bertone. D’altra parte, fu lo stesso Bertone a screditare pesantemente e a censurare la Madonnina delle Lacrime di Civitavecchia, il cui messaggio concorda perfettamente con quanto Ella disse a Fatima.
Non dimentichiamo l’inascoltato appello di Nostra Signora affinché il Papa e tutti i Vescovi consacrassero la Russia al Suo Cuore Immacolato, come condizione per sconfiggere il Comunismo e il materialismo ateo: consacrare non «il mondo», non «quella nazione che Tu vuoi che Ti consacriamo», ma «la Russia». Costava tanto farlo? Evidentemente sì, per chi non ha uno sguardo soprannaturale. Si è preferito percorrere la via della distensione con il regime sovietico, inaugurata proprio da Roncalli, senza comprendere che senza Dio nessuna pace è possibile. Oggi, con un Presidente della Confederazione Russa che è certamente Cristiano, quella richiesta della Vergine potrebbe esser esaudita, scongiurando ulteriori sciagure per la Chiesa e per il mondo.
Lo stesso Benedetto XVI confermò l’attualità del messaggio della Vergine, nonostante esso – secondo l’interpretazione diffusa dal Vaticano – dovesse considerarsi compiuto. Chi ha letto il Terzo Segreto ha detto chiaramente che il suo contenuto riguarda l’apostasia della Chiesa, iniziata proprio all’inizio degli anni Sessanta ed oggi giunta ad una fase talmente evidente, da esser riconosciuta addirittura da osservatori laici. Questa insistenza quasi ossessiva su temi che la Chiesa ha sempre condannato, quali il relativismo e l’indifferentismo religioso, un falso ecumenismo, l’ecologismo malthusiano, l’omoeresia e l’immigrazionismo, ha trovato nella Dichiarazione di Abu Dhabi il compimento di un piano concepito dalle sette segrete da più di due secoli.
Dies Irae: In piena Settimana Santa e dopo il Sinodo Panamazzonico, il Papa ha deciso di istituire una commissione per discutere e studiare il diaconato femminile nella Chiesa Cattolica. Lei crede che questo abbia lo scopo di spianare la strada alla clericalizzazione delle donne o, in altre parole, al tentativo di manomettere il Sacerdozio istituito da Nostro Signore Gesù Cristo il Giovedì Santo?
Mons. Viganò: L’Ordine Sacro non può né potrà mai essere modificato nella sua essenza. L’attacco al Sacerdozio è da sempre al centro dell’azione degli eretici e del loro ispiratore, ed è comprensibile che sia così: colpire il Sacerdozio significa distruggere la Santa Messa e la Santissima Eucaristia e tutto l’edificio sacramentale. Tra i nemici giurati dell’Ordine Sacro non mancarono nemmeno i modernisti, ovviamente, che sin dall’Ottocento teorizzavano una chiesa senza sacerdoti, o con sacerdoti e sacerdotesse. Questi deliri, anticipati da alcuni esponenti del Modernismo in Francia, riemersero subdolamente al Concilio, col tentativo di insinuare una qualche equivalenza tra il Sacerdozio ministeriale derivante dall’Ordine Sacro e il sacerdozio comune dei fedeli derivante dal Battesimo. È significativo che, proprio giocando su questo voluto equivoco, anche la liturgia riformata abbia risentito dell’errore dottrinale di Lumen gentium finendo col ridurre il Ministro ordinato a semplice presidente di un’assemblea di sacerdoti. Invece il sacerdote è alter Christus non per designazione popolare, ma per ontologica configurazione al Sommo Sacerdote, Gesù Cristo, che egli deve imitare nella santità di vita e nella dedizione assoluta rappresentata anche dal Celibato.
Il passo successivo doveva necessariamente compiersi, se non con l’annullare il Sacerdozio in sé, almeno col renderlo inefficace allargandolo alle donne, che non possono essere ordinate: esattamente quello che è avvenuto nelle sette protestanti e anglicane, che oggi sperimentano anche l’imbarazzante situazione di avere vescovesse lesbiche nella cosiddetta chiesa d’Inghilterra. Ma è evidente che il “pretesto” ecumenico – ossia l’avvicinarsi alle comunità dissidenti con l’acquisirne anche gli errori più recenti – ha alla base l’odio di Satana verso il Sacerdozio e porterebbe inevitabilmente la Chiesa di Cristo alla rovina. D’altra parte, anche il Celibato ecclesiastico è oggetto dello stesso attacco, perché esso è proprio e distintivo della Chiesa Cattolica e costituisce una preziosa difesa del Sacerdozio che la Tradizione ha gelosamente custodito attraverso i secoli.
Il tentativo di introdurre una forma di ministero ordinato femminile in seno alla Chiesa non è recente, nonostante le ripetute dichiarazioni del Magistero. Anche Giovanni Paolo II definì in modo inequivocabile, e con tutti i requisiti canonici di una dichiarazione infallibile ex Cathedra, che non è assolutamente possibile mettere in discussione la dottrina su questo argomento. Ma come si è potuto metter mano al Catechismo per dichiarare “non conforme al Vangelo” la pena di morte – cosa questa inaudita ed eretica – così si cerca oggi di creare ex novo una qualche forma di diaconato femminile, evidentemente propedeutica ad una futura introduzione del sacerdozio femminile. La prima commissione creata da Bergoglio anni fa ha dato parere negativo, confermando quello che peraltro non doveva nemmeno essere oggetto di discussione; ma se quella commissione non ha potuto obbedire ai desiderata di Francesco, questo non significa che non possa farlo un’altra commissione, i cui membri, scelti da lui, siano più “docili” e disinvolti nel demolire un altro pilastro della Fede cattolica. Non dubito che Bergoglio disponga di metodi persuasivi e che possa esercitare forme di pressione sulla commissione teologica; ma sono altrettanto certo che nella sciagurata eventualità che questo organismo consultivo dovesse dare un parere favorevole, non si dovrebbe necessariamente giungere ad una dichiarazione ufficiale del Papa per vedersi moltiplicare diaconesse nelle Diocesi della Germania o dell’Olanda, nel silenzio di Roma. Il metodo è noto, e permette da un lato di colpire il Sacerdozio e dall’altro di dare un comodo alibi a quanti, in seno alla compagine ecclesiale, potranno sempre appellarsi al fatto che «il Papa non ha permesso nulla di nuovo». Hanno fatto altrettanto autorizzando le Conferenze Episcopali a legiferare autonomamente circa la Comunione nella mano, che, impostasi con un abuso, è oggi è diventata prassi universale.
Andrebbe detto che questa volontà di promuovere le donne nella gerarchia tradisce la smania di inseguire la mentalità moderna, che ha strappato alla donna il suo ruolo di madre e moglie per scardinare la famiglia naturale.
Teniamo presente che questo approccio nei riguardi dei dogmi della Chiesa conferma un fatto innegabile: Bergoglio ha adottato la cosiddetta teologia della situazione, i cui luoghi teologici sono fatti o soggetti accidentali: il mondo, la natura, la figura femminile, i giovani… Una teologia, questa, che non ha come proprio centro fondante la verità immutabile ed eterna di Dio, ma al contrario parte dalla constatazione dell’impellenza cogente dei fenomeni per dare delle risposte coerenti con le attese del mondo contemporaneo.
Dies Irae: Eccellenza, secondo storici di merito riconosciuto, il Concilio Vaticano II ha rappresentato una rottura della Chiesa con la Tradizione; da qui l’apparizione di correnti di pensiero che vogliono trasformarla in una semplice associazione umanitaria che abbraccia il mondo e la sua utopia globalista. Come vede questo grave problema?
Mons. Viganò: Una chiesa che si pone come nuova rispetto alla Chiesa di Cristo semplicemente non è la Chiesa di Cristo! La Religione Mosaica, ossia la “chiesa dell’antica legge” voluta da Dio per condurre il Suo popolo fino alla venuta del Messia, ha avuto il suo compimento nella Nuova Alleanza, ed è stata definitivamente revocata sul Calvario dal Sacrificio di Cristo: dal Suo costato nacque la Chiesa della Nuova ed Eterna Alleanza, che si sostituisce alla Sinagoga. Pare che anche la chiesa post-conciliare, modernista e massonica, ambisca a trasformare, a superare la Chiesa di Cristo, sostituendola con una “neo-chiesa”, creatura deforme e mostruosa che non viene da Dio.
Lo scopo di questa neo-chiesa non è quello di portare il popolo eletto a riconoscere il Messia, come per la Sinagoga; non è quello di convertire e salvare tutte le genti prima della seconda venuta di Cristo, come per la Chiesa Cattolica, ma è quello di costituirsi come braccio spirituale del Nuovo Ordine Mondiale e fautrice della Religione Universale. In questo senso la rivoluzione conciliare ha dovuto prima demolire l’eredità della Chiesa, la sua millenaria Tradizione, dalla quale traeva la propria vitalità e autorità come Corpo Mistico di Cristo, poi liberarsi degli esponenti della vecchia Gerarchia, e solo recentemente ha iniziato a proporsi senza infingimenti per quello che intende essere.
Quella che Lei chiama utopia in realtà è una distopia, perché rappresenta la concretizzazione del piano della Massoneria e la preparazione dell’avvento dell’Anticristo.
Sono altresì convinto che la maggioranza dei miei Confratelli, e a maggior ragione la quasi totalità dei sacerdoti e dei fedeli non siano assolutamente consapevoli di questo piano infernale, e che gli eventi recenti abbiano aperto gli occhi a molti. La loro fede permetterà a Nostro Signore di riunire il pusillus grex intorno al vero Pastore prima dello scontro finale.
Dies Irae: Per ripristinare l’antico splendore della Chiesa, sarà necessario mettere in discussione molti aspetti dottrinali del Concilio. Quali punti del Vaticano II metterebbe Lei in dubbio?
Mons. Viganò: Credo che non manchino personalità eminenti che hanno meglio di me espresso i punti critici del Concilio. Vi è chi ritiene che sarebbe meno complicato e certamente più saggio seguire la prassi della Chiesa e dei Papi come fu applicata con il Sinodo di Pistoia: anche in esso vi era qualcosa di buono, ma gli errori che affermava furono ritenuti sufficienti per lasciarlo cadere nel dimenticatoio.
Dies Irae: L’attuale Pontificato rappresenta il culmine di un processo che si apre con il Concilio Vaticano II, desiderato nel cosiddetto “Patto delle Catacombe”, o è ancora in una fase intermedia?
Mons. Viganò: Com’è proprio di ogni rivoluzione gli eroi della prima ora finiscono spesso per cadere vittime del loro stesso sistema, come avvenne per Robespierre. Chi ieri era giudicato portabandiera dello spirito conciliare, oggi appare quasi un conservatore: gli esempi sono sotto gli occhi di tutti. E vi è già chi, nei circoli intellettuali del progressismo (come quello frequentato da un certo Massimo Faggioli, altero nel nome e sgrammaticato nel cognome), inizia a spargere qua e là qualche dubbio circa la reale capacità di Bergoglio di compiere “scelte coraggiose” – ad esempio, di abolire il Celibato, di ammettere le donne al Sacerdozio o legittimare la communicatio in sacris con gli eretici – quasi auspicando che egli si faccia da parte per far eleggere un Papa ancora più obbediente a quelle élites che avevano nel patto delle Catacombe e nella mafia di San Gallo i propri adepti più spregiudicati e determinati.
Dies Irae: Eccellenza, noi cattolici oggi ci sentiamo spesso isolati dalla Chiesa e quasi abbandonati dai nostri Pastori. Che cosa può dire Vostra Eccellenza ai gerarchi e ai fedeli che, nonostante la confusione e l’errore che si stanno diffondendo nella Chiesa, cercano di perseverare in questa dura battaglia di mantenere l’integrità della nostra Fede?
Mons. Viganò: Le mie parole sarebbero certamente inadeguate. Quello che mi limito a fare, è ripetere le parole di Nostro Signore, Verbo eterno del Padre: Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla consumazione dei secoli. Ci sentiamo isolati, certo: ma non si sentirono così anche gli Apostoli e tutti i Cristiani? non si sentì forse abbandonato addirittura Nostro Signore, nel Getsemani? Sono i tempi della prova, forse della prova finale: dobbiamo bere l’amaro calice, e anche se è umano implorare dal Signore che lo allontani da noi, dobbiamo ripetere fiduciosi: Non come voglio io, bensì come vuoi Tu, ricordando le Sue confortanti parole: Nel mondo avrete tribolazioni, ma abbiate coraggio: Io ho vinto il mondo! Dopo la prova, per quanto dura e dolorosa, ci è preparato il premio eterno, che nessuno potrà toglierci. La Chiesa tornerà a risplendere della gloria del suo Signore dopo questo terribile e prolungato Triduo Pasquale.
Ma se la preghiera è certamente indispensabile, non dobbiamo esimerci dal combattere la buona battaglia, facendoci tutti testimoni di una coraggiosa militanza sotto il vessillo della Croce di Cristo. Non troviamoci ad esser additati come fece la serva con san Pietro nel cortile del sommo sacerdote: «Anche tu eri uno dei suoi seguaci», per poi rinnegare Cristo. Non lasciamoci intimidire! non permettiamo che si metta il bavaglio della tolleranza a chi vuole proclamare la Verità! Chiediamo alla Vergine Santissima che la nostra lingua possa proclamare con coraggio il Regno di Dio e la Sua Giustizia. Che si rinnovi il miracolo di Lapa quando Maria Santissima diede la parola alla piccola Joana nata muta. Possa Ella ridare voce anche a noi, Suoi figli, che per troppo tempo siamo rimasti muti.
Nostra Signora di Fatima, Regina delle Vittorie, Ora pro nobis.
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