15° e 16° anniversario della nascita al cielo di suor Pura Pagani

Di fronte all'annuncio del cammino di beatificazione di Suor Pura Pagani, delle Piccole Suore della Sacra Famiglia sento il bisogno di offrire il Santo Rosario meditato nel 15°anniversario del 2016 e dell'omelia del 2016. Ho esperimentato a Torri l'amore di Suor Pura alla diocesi con Mons. Veggio e alla parrocchia con la malattia di don Luigi Veronesi, diocesi e parrocchia elementi costitutivi del carisma

Santo Rosario meditato da mons. Gino Oliosi 2 luglio 2016

Con la contemplazione dei misteri della gioia vogliamo prepararci, qui convenuti per la Messa nel quindicesimo anniversario della nascita al cielo di Suor Pura Pagani, all'attualizzazione sacramentale del sacrificio della croce per attingere all'amore divino come l'ha attinto Suor Pura progettando verginalmente la vita nel carisma del beato Nascimbeni delle Piccole Suore della Sacra Famiglia. Chi gliela mostrato e descritto davanti alla grotta di Lourdes in casa Madre, in un momento di difficoltà e incertezza come in tutti i cammini vocazionali, è stata la beata Maria Domenica Mantovani, per intercessione della quale è stato riconosciuto il secondo miracolo che l'avvia alla canonizzazione. Ho avuto la grazia di sentirlo raccontare proprio da Suor Pura in un momento, 1932, di decisione per il noviziato nel 1933. "Carmela, il nome battesimale di Suor Pura e chi le parla  è Maria Domenica – memorizzando l'annunciazione a una quindicenne della Galilea dove c'erano ebrei e greci pagani, e quindi disprezzata dalla Giudea totalmente ebraica;  di Nazareth così disprezzata, fidanzata di un emigrato di Betlemme, con un annuncio incredibile, centro della storia, del Vangelo: il Figlio di Dio Padre che assume un volto umano nel  grembo verginale per opera dello Spirito Santo e sarà l'Emmanuele, il Dio con noi, che ci amerà sino alla fine per il perdono, la misericordia, l'umanità nel suo insieme e ogni io umano. Si rivela, Carmela, lo stile di Dio che in tutta la storia agisce sommessamente. Anch'io- sempre Maria Domenica alla novizia – avevo 17 anni e il curato don Giuseppe Nascimbeni mi propone di consacrarmi all'Immacolata davanti all'immagine noi due soli, di scegliere una maternità verginale per godere cento volte tanto in questa vita, pur in mezzo a tribolazioni e il tutto del Paradiso. Questa sarà la tua casa". E' certo che Maria Domenica gode di ogni bene senza alcun male oggi in Paradiso e si fa presente qui tra noi con il beato Nascimbeni nel ricordo di Suor Pura. Ecco l'icona delle Piccole Sorelle della Sacra Famiglia attente all'orologio come tempo di fare il bene: l'agire sommesso di Dio che rende liberi e quindi capaci di sentirsi amati e di amare soprattutto i piccoli, i poveri, i peccatori e sentirsi donne, madri felici.

Nel secondo mistero Maria, verginalmente incinta per opera dello Spirito Santo, alla notizia che la cugina Elisabetta, sterile, è al sesto mese, corre e sente riconosciuta la sua maternità divina, santifica Giovanni al sesto mese e danza la preghiera del magnificat. Suor Pura ammessa al noviziato nel 1933, trascorre il secondo anno a Folgaria presso la locale scuola materna, come si chiamava allora, la scuola d'infanzia. Nel 1935 emette la professione temporanea e viene inviata a Cavazzale, un centro nelle vicinanze di Vicenza, che la ricordano tanto. Nel 1941 emette i voti perpetui e viene inviata a Monte Romano, dove è avvenuto il miracolo per la beatificazione di Giuseppe Nascimbeni, dove noi di Torri dove il fondatore è nato, siamo andati. Sull'immaginetta stampata c'è tutta l'anima di Suor Pura: "O Signore, santificami nell'umiltà, nella purezza, nella carità, nel sacrificio, affinché con la mia vita comunichi alle anime la luce della tua grazia, la forza del tuo amore, i meriti della redenzione e la speranza del paradiso". Qui a Monte Romano ha vissuto tante consolazioni, tre volte superiora ma anche il suo Calvario di amore con il Crocefisso e i parrocchiani la invocano ancora tanto.

Nel terzo mistero della gioia, la nascita terrena del Figlio di Dio in una grotta perché non c'era posto per lui. Suor Pura nel 1956 ha passato la prova di una collocazione fuori della vita comunitaria con l'obbligo di deporre l'abito religioso cui lei tanto ci teneva, sempre però come religiosa. Ma le circostanze rivelano le vie della Provvidenza facendola incontrare con "il suo più grande benefattore" mons. Giuseppe Raspanti, che ha assistito fino alla morte e con la grande sapienza del gesuita Felice Cappello che le fece approfondire  conoscenze in campo teologico e morale che le saranno utili negli anni seguenti.  Padre Cappello fu entusiasta del carisma delle Picoole Suore della Sacra Famiglia, dove per la vita spirituale la suore dipendono nella comunità dai propri superiori e per l'attività pastorale dai pastori dove operano e fece conoscere in una Commissione del Concilio questo carisma. Nel 1961 rientra e viene destinata alla scuola materna di Cavazzale: "i bimbi sono il mio lavoro e il santo ideale". Pienamente accolta e reinserita scrive alla madre generale: "L'assicuro, Madre, che sono felice, serena, e contenta più di sempre. Il lavoro tra i bimbi innocenti mi ha fatto dimenticare tutto, e tutti". Solo contemplando il volto del risorto in chi si cura può far dimenticare il male ricevuto nel passato come il Padre che nel Sacramento della Riconciliazione ricrea ciò che il peccato ha rovinato e non ricorda e invita a non ricordare più i peccati perdonati.

Nel quarto mistero della gioia l'accoglienza da parte del popolo che Dio aveva scelto e preparato per l'incarnazione: solo il vecchio Simeone e la vecchia Anna, i pochi per i molti. Veramente lo stile di Dio che agisce sommessamente, icona delle Piccole Suore della Sacra Famiglia. Dopo i dieci anni di Cavazzale, 31 anni San Zeno di Mozzecane. Se la presenza a Monte Romano, con tutto ciò che ne è seguito di doloroso e provvidenziale insieme, è stato per suor Pura il tempo della "nascita", gli anni trascorsi qui a San Zeno rappresentano il tempo della "maturità", soprattutto della "maternità" rivolta al mondo. Sono questi gli anni in cui suor Pura riconoscerà in sé dei doni particolari di preveggenza, di guarigione e di profezia ricevuti dallo Spirito santo, le cui manifestazioni sono attestate dalle centinaia di "testimonianze". Costituiscono una miniera di casi e situazioni umane alle quali ella farà fronte con dedizione di tempo e di energie che ha dello straordinario cui ella si dedicherà il sabato, quando è libera dalla scuola materna e dal servizio pastorale alla parrocchia. Così il "mondo" con tutti i suoi attuali drammi e speranze entra nella piccola casa delle suore, investirà direttamente suor Pura. Si potrebbe dire che ella faccia proprie le parole di apertura della Gaudium et spes "Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri  soprattutto e di tutti coloro che soffrono…sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo". Una realizzazione femminile che attira anche oggi le giovani. E' morta il 2 luglio del 2001, i funerali a san Zeno il 4 luglio e poi a Campofontana dove sarà sepolta lo stesso girono e dove riposa nel piccolo cimitero. La sua tomba continua ad essere meta di tanti pellegrinaggi di gruppi e persone singole. Padre Cappello, il suo grande direttore spirituale indicatogli da Padre Pio, poco prima di morire, le disse: "Ci rivedremo quando verrò a prenderti per portarti in Paradiso".

Nel quinto mistero della gioia Gesù dodicenne che per la prima volta rivela il particolare suo rapporto con il Padre, ritornando a Nazareth, alla Sacra Famiglia con Maria e Giuseppe. Nel medaglione portato da Suor Pura, dalle Piccole Suore della Sacra Famiglia, c'è la Famiglia di Nazareth: La Sacra Famiglia ci insegna, soprattutto di fronte all'attuale secolarizzazione, a pregare lavorare e patire. Memento mori come attesa della vita veramente vita cui tutto subordinare. Alla luce del magistero di Leone XIII, della Rerum novarum il beato Nascimbeni coglie anticipatamente  il rischio della secolarizzazione di ampi settori della società,  la sua alienazione da ciò che è spirituale e divino che conduce inevitabilmente ad una visione desacralizzata e materialistica dell'uomo e della famiglia. La Sacra famiglia basata sul Sacramento del matrimonio, atto di gratuità e di amore tra un uomo-donna la cui relazione rimanda alle relazioni trinitarie, preparandosi nella famiglia parrocchiale con un cammino puro, casto pregando, lavorando e imparando che l'amore che rende felici è indisgiungibile da come si affronta il patire, partecipando alla Messa cioè alla continua attualizzazione sacramentale del sacrificio della croce nella nuova dimensione che Cristo ha dato al corpo con la risurrezione trasformando in ringraziamento, e così in benedizione, la croce, la sofferenza, tutto il male  del mondo, mai ritenuto insuperabile. Così Suor Pura partecipando alla transustanziazione della Messa ha transustanziato tutta la propria vita e il mondo con il Pane della vita vera, che supera il mondo grazie alla forza del suo Amore.

16° Anniversario della nascita al cielo di Suor Pura Pagani

Siamo qui convenuti soprattutto per la celebrazione eucaristica di questa domenica memorizzando il sedicesimo anniversario della nascita al cielo di suor Pura Pagani. E il vangelo cioè la parola del Signore di questa domenica ci parla di due esigenze testimoniate eroicamente dalla piccola suora della Sacra Famiglia: 

- Il Signore si è rivelato esigente chiedendo tutto per Sé;

- Ma anche generosissimo ricompensando questa

"piccola suora nata a Campofontana nel 1914 e giunta al cielo qui a san Zeno di Mozzecane il 2 luglio del 2001 cui il riconoscimento civile ha voluto dare il nome a questa piazza dove ci troviamo". 

Gesù, mite e umile di cuore, esprime un'esigenza molto forte che viene totalmente accolta soprattutto da chi, nella vita consacrata diventa vocazione speciale: "Chi ama il padre e la madre più di me non è degno di me". Come mai Egli si mostra così esigente da noi? Gesù lo fa per amore, perché essendo il Donatore di ogni essere dono, vuole donarsi a noi come è e, per poterlo fare, deve trovare in noi nessuno idolo, e quindi attraverso tutti i doni disponibili a Lui.

Gesù non è per noi un amico come gli altri: è il Figlio di Dio in un volto umano e ha diritto a essere amato da noi con tutto il cuore, con tutte le forze, con tutta l'anima. Per essere vero questo amore, occorre amarlo in questo modo e poterlo accogliere realmente. Chi lo riduce a essere un amico tra gli altri non lo accoglie come è. Per questo Egli esprime un'esigenza forte: quella di essere amato al di sopra di tutte le altre persone, come si ama Dio e assieme a Dio e quindi si è liberi di fronte a tutti e a tutto: non c'è amore vero senza questa libertà.

Gesù rivela anche che questo amore vero è disponibilità alla croce: "Chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me". Ma prendere la croce, disponibili alla sofferenza per poter amare è trovare la vera vita, un amore autentico che, unico, può colmare il cuore di ogni uomo e di ogni donna e quindi la paradossalità di una frase sua: "Chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà completa".

E questa disponibilità, san Paolo ci ricorda: "Per mezzo del battesimo siamo già stati sepolti insieme a Lui nella morte" per la vita veramente vita "perché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova, vivremo con Lui capaci di incontrarlo nel volto di tutti, soprattutto dei piccoli e dei bisognosi". Con questa descrizione vediamo suor Pura, giovanissima nella congregazione delle Piccole suore della Sacra Famiglia con la disponibilità a vederlo in tutti i volti. Anche la malattia e la sofferenza sono stati il terreno fertile che ha fatto germogliare in lei addirittura doni mistici come in tutti quelli che ogni sabato e domenica, anche per otto ore, incontrava. Tante sono state le tappe dell'apostolato dove il suo sorriso luminoso, lo sguardo penetrante e il dono dell'ascolto non passavano inosservati. E qui il secondo punto del vangelo, quando Gesù per questa unione a Lui rivela l'accadere di una generosità divina, cioè dell'accoglienza. Dice agli apostoli, e suor Pura l'ha fatto proprio: "Chi accoglie voi, accoglie me, chi tocca voi, tocca me, chi vede voi con uno sguardo di donazione, vede me e accoglie il Padre che mi ha mandato". Come sono diventate vita le promesse di chi avrà dato anche un solo bicchiere d'acqua fresca a uno solo di questi piccoli, perché miei, non perderà la sua ricompensa. E i piccoli della scuola d'infanzia due volte a Cavarzare, a Monte Romano e trent'anni a san Zeno di Mozzecane sono stati veramente la concretezza del suo rapporto con il Risorto che sacramentalmente incontrava nella Messa e adorava nel tabernacolo, abbracciava nei bambini.

Abbiamo sentito nella prima lettura che una donna ricca di Sunem, che ha riconosciuto Eliseo come uomo di Dio vuole accoglierlo: gli prepara una piccola camera, con un letto, un tavolino, una sedia e una lampada, perché egli possa ritirarsi in essa e riflettere, leggere le Sacre Scritture e preparare i suoi messaggi profetici. È un'iniziativa generosa da parte di questa donna, ma Dio non si lascia mai vincere in generosità. Ella non ha figli e suo marito è ormai vecchio. Vuol dire che questa donna non ha più speranza di avere figli e la sua vita è vuota. Eliseo manda a chiamare la donna e le dice: "L'anno prossimo, in questa stessa stagione, tu terrai in braccio un figlio. Questa promessa riempie il cuore di questa donna di grande gioia; il suo desiderio più profondo viene esaudito". Mi fa venire in mente tutti i rapporti di suor Pura con i giovani, con i fidanzati, con gli sposi, con chi vedeva chiamato alla vocazione sacerdotale e religiosa, facendo sentire la fecondità della generosità di Gesù, una generosità divinamente umana, che tiene conto anche del più piccolo servizio reso ai suoi discepoli per favorire il loro apostolato, per promuovere il Regno di Dio. Anche con doni eccezionali suor Pura ha esperimentato concretamente e fatto esperimentare la generosità continua di Gesù provocando in tutti una grande fiducia in Lui, che, a sua volta, rende generosi. In suor Pura, che ha dovuto passare anche quattro anni di notte dello spirito, di umiliazione sostenuta da guide spirituali come san Pio da Pietralcina e il Venerabile Felice Maria Cappello, è sbocciata anche la gratitudine, l'amore riconoscente che è parte costitutiva del vero amore.

Questo il ritmo di chi oggi ricordiamo e preghiamo per la sua anima: quanto raccomandava il suffragio per le anime del Purgatorio e quanto si raccomandava per questo. Preghiera, lavoro, sofferenza, utilizzo del tempo è stata la risposta a Gesù esigente verso di lei, verso di noi, perché ci ama e non vuole che la nostra vita rimanga vuota, sterile, ma sia feconda come voleva il beato fondatore Giuseppe Nascimbeni e madre Maria Domenica Mantovani dando a tutte le suore un grosso orologio dicendo: "Che ora è? È ora di fare il bene per il Paradiso". Com'è bello contemplare una femminilità così riuscita nella maternità spirituale facendo comprendere qual è il modo di poter come suor Pura essere felici già cento volte in questo mondo anticipando il Paradiso. Non è mancata in suor Pura la devozione all'Immacolata di Lourdes davanti alla cui immagine a Castelletto è sbocciata anche la sua vocazione verginale.


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