Memoria riconoscente di Sua Eccellenza Monsignor Andrea Veggio

"Buseta e taneta cioè piccola buca e piccola tana l'atteggiamento calabriano umile e fiducioso del ministero sacerdotale" (Mons. Veggio)


Ho passato quattro anni qui alla Casa calabriana del Clero di Negrar con gli ultimi 97 anni di Sua Eccellenza Monsignor Andrea Veggio, vescovo ausiliare di Verona.

E rivivo tre momenti del suo lungo ministero cioè da Padre Spirituale, da Vicerettore, da Rettore del Seminario di Verona.

In seconda liceo, come era costume nel Seminario di allora, fui mandato assistente della prima media nella Villa del Seminario a Roverè. Era padre spirituale don Andrea Veggio. Tutto conforme al catechismo, severa la sua predicazione, la sua catechesi, di una bontà eccezionale l'incontro personale con i ragazzi che lo amavano tanto. "Perché don Andrea – gli chiesi – questa diversità?". "Perché nella formazione – mi rispose – occorrono tutte e due. Ne ho fatto esperienza come Curato di Dossobuono".

Da vicerettore ne ho fatto esperienza in teologia con un ricordo meraviglioso per il clima fraterno maturato tra noi dodici compagni e con tutti i chierici. Alla sua nomina ad arciprete di Isola della Scala ci dispiacque e abbiamo programmato  "La giornata del Vicerettore" raccogliendoci alla sera per il Rosario in cortile davanti all'immagine della Madonna per il suo amore cui ci aveva educato. Ricordo ancora di avere composto una preghiera, ricordando la madonna della Corona dove fui Rettore. "Non potevi farmi un regalo più gradito – mi disse quella sera - e soprattutto di aver sistemato il sentiero dal Santuario a Brentino attraverso il quale spero di pellegrinare spesso". E tra le confidenze l'ipotesi di Curato ad Isola della Scala. Ordinato sacerdote nel 1960 da Mons. Carraro sembrava quella la destinazione. Ma ai primi di settembre mi fu chiesto di insegnare lettere, musica e perfino ginnastica nelle medie del Seminario di San Massimo.

Ma il momento più intenso è stato quando lui Rettore e io Direttore dello Studio teologico di San Zeno con l'impegno di una nuova Ratio studiorum, programma di studi teologici alla luce conciliare dell'Optatam totius. Si arrivò ad elaborarla nel 1969 e Mons. Carraro invitò in novembre ad incontrare professori e chierici   il Prefetto dell'allora Congregazione dei Seminari, Cardinale Garronne. Fu un pomeriggio eccezionale con più di quattrocento chierici e si concluse nell'incontro del Consiglio di Presidenza con il giudizio "magna cum laude". Ma Veggio, pur apprezzando la centralità cristologica, i momenti biblico, patristico, dogmatico, liturgico, giuridico, avrebbe voluto la regia dell'insegnante di dogmatica. Carraro, pur entusiasta, avrebbe voluto l'accoglienza del Rettore e programmò un incontro di insegnanti ed educatori a Roma con tutti i membri della Congregazione dei Seminari. Fu un viaggio eccezionale in aereo da Verona-Pisa e da Pisa -Roma. Abbiamo passato quattro ore conciliari che non dimenticherò mai, con la conferma del giudizio del Prefetto Garronne. Mons. Veggio Rettore accolse pur con la sua raccomandazione. La "Ratio studiorum" di Verona fu pubblicata su "Seminarium" la Rivista della Congregazione dei Seminari.

Tra tanti bei ricordi non posso dimenticare un momento di grande sofferenza come Vicario Generale. Economo con pieni poteri era Mons. Ceriani con visioni diverse. In un Consiglio presbiterale mons. Ceriani fece un intervento molto critico e ritornato al posto nell'Aula Magna del Seminario, posto accanto a me, fece un infarto. Fu una sofferenza per tutti, ma soprattutto per mons. Veggio.

In questi quattro anni l'avevo vicino in carrozzella nella concelebrazione della Messa e in questi ultimi mesi si è consumato fino a non poter fare sacramentalmente la Comunione. Ma il suo amore alla presenza eucaristica fu sempre eccezionale tanto che un giorno con l'obbligo del medico di non ricevere la comunione reagì fortemente.

Con tutti i sacerdoti della Casa e di Verona  lo ricordiamo con la preghiera di suffragio. 


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