Il primato del Sacramento nella nuova evangelizzazione

Don Enrico Finotti nel suo testo "Vaticano II 50 anni dopo" (pp.394-396) presenta il primato del Sacramento nella nuova evangelizzazione in beato Antonio Rosmini


"Il primato del Sacramento, che il beato Antonio Rosmini evidenzia nell'opera della prima evangelizzazione dei popoli barbarici, rivela la sua attualità sia nell'odierna nuova evangelizzazione dei popoli storicamente cristiani dell'Europa, sia di quelli ancora privi della luce evangelica, che attendono ancora il primo annunzio di Cristo. Il fenomeno oramai dirompente della globalizzazione rende prossimi tutti i popoli, le culture e le religioni e l'intera umanità si trova davanti a due scelte inderogabili: o lo scontro di civiltà e la violenza tra le diverse religioni, oppure il dialogo in un confronto pacifico, paziente, fiducioso e graduale tra le diverse etnie e le differenti visioni filosofiche-religiose.  Prima il papa Paolo VI (Ecclesiam suam), poi il Concilio Vaticano II (Gaudium et spes) hanno prospettato la via del dialogo come l'unica rispettosa, sia della dignità di ogni uomo e dei suoi diritti inalienabili, sia dell'onore dovuto a Dio che ha creato gli uomini liberi cioè capaci di amare come fratelli ed esige tra loro mutua carità, dal momento che Egli stesso è Amore (Amante il Padre, Amato il Figlio, Amore lo Spirito Santo). L'intuizione della Chiesa Cattolica e del suo magistero è certamente formidabile e ispirata dallo Spirito Santo quale conquista non più negoziabile dello spirito umano, frutto della rivelazione cristiana e via ormai necessaria e impellente verso la pace tra le genti.

Tuttavia la via umana del dialogo rivela in qualche modo anche la sua impotenza in quanto esso si basa su principi non condivisi da tutti, ed esso stesso è frutto della concezione cristiana di ogni uomo dotato di libero arbitrio e di Dio che è Amore. In altri termini non tutti accettano valori quali l'identica dignità di ogni uomo in quanto tale e quindi di ciascuno e di tutti gli uomini; la libertà di coscienza in primo luogo di religione; la libertà di pensiero, di scelte morali e la responsabilità inalienabile di ciascun uomo; la democrazia nei rapporti e nelle decisioni riguardanti il bene comune della società; ecc.

Come instaurare allora un dialogo fecondo se sono minate le basi stesse su cui deve poggiare? Come auspicare il dialogo, con coloro che lo ritengono un disvalore e lo combattono in nome della imposizione violenta della propria religione o visione di vita?

È appunto a questo proposito che si rivela luminosa l'osservazione del beato Rosmini sulla necessità e il primato del Sacramento. Ora nel termine Sacramento si deve intendere il primato della Grazia, dell'opera soprannaturale con cui Dio entra misteriosamente nel cuore di ogni uomo e lo trasforma interiormente. Se Dio non interviene con la potenza del suo Santo Spirito e non rigenera le facoltà spirituali, la sua intelligenza e il suo pensiero, il suo cuore e i suoi affetti, la sua volontà e le conseguenti scelte morali, l'uomo rimane mentalmente chiuso alla percezione di questi grandi valori implicati dal dialogo e la sua volontà incapace di tradurre la verità nelle opere concrete. Il dialogo è quindi innanzitutto un'opera divina, una realizzazione soprannaturale, che compete a Dio e che deve essere invocata con insistenza nella preghiera. Come allora i popoli barbari furono rigenerati dall'annunzio del Vangelo fino ad essere introdotti nella Chiesa mediante il Battesimo, così i popoli del nostro mondo odierno potranno unirsi e comprendersi in un dialogo fruttuoso che porta alla pace solo se saranno irrorati dalla grazia del sacramento cristiano.

Ora, non si tratta di sacramentalizzare le genti al di là di una previa e necessari adesione di fede, né di bruciare le tappe delicate di un itinerario che richiede pazienza e sapiente attesa nel rispetto della dignità, del libero arbitrio di tutti e della liceità dei mezzi impiegati, ma di premettere all'opera di evangelizzazione e all'incontro culturale e sociale con i popoli l'invocazione e l'affidamento orante al Dio onnipotente e misericordioso, che solo ha in mano la chiave di ogni cuore e parla nel segreto di ogni coscienza. Primato del sacramento significa appunto questo: primato di Dio e apertura costante alla sua azione di grazia.

Evidentemente, l'azione soprannaturale cioè sacramentale di Dio implica anche la nostra umile, ma indeclinabile, collaborazione. La potenza dello Spirito santo passa ordinariamente attraverso un'attestazione pubblica e convinta dell'esistenza e della presenza di Dio nella nostra vita individuale, sociale. Una società atea e agnostica estingue alle radici l'opera salvifica, sacramentale di Dio, anzi ne attira i suoi castighi e abbandona l'uomo alla precarietà, insufficienza e inaffidabilità delle sue scelte. Un'Europa travolta dal secolarismo non potrà sperare in un futuro di intesa e di integrazione con tutti quei popoli, che ancora mantengono un senso vivo di Dio e della sua presenza sacramentale.

La fede non può essere priva dei suoi contenuti oggettivi e ridursi a un sentimento vago ed evanescente. Per questo l'adesione personale alla presenza sacramentale di Cristo si deve intendere in unione indissolubile con la sua parola, i suoi gesti sacramentali e la sua legge morale.

L'ortodossia della dottrina cattolica poi è indispensabile per non compromettere l'efficacia soprannaturale cioè sacramentale della Parola che salva. Una dottrina falsa o annacquata non portatrice della potenza soprannaturale della grazia e deturpa i lineamenti del volto e del pensiero di Cristo.

La celebrazione sacramentale fedele e sacra dei santi Misteri, in particolare del divin Sacrificio, è la corrente benefica che avvolge il tempo e lo spazio di questo mondo travolto dal peccato e ne assicura la perenne rigenerazione in ordine a quei cieli nuovi e terra nuova che avranno il loro compimento nel regno di Dio. Il Sacrificio incruento, fonte e culmine sacramentale, celebrato sui nostri altari ed esteso nella preghiera pubblica e perenne della Chiesa in tutte le ore del giorno e della notte, è la fonte profonda, la causa permanente e il motore basilare dell'evangelizzazione dei popoli e della possibilità della loro conversione. L'eclissi di questo Sacrificio segnerebbe il collasso della missione, della civiltà, della storia e della stessa sussistenza dell'universo creato. La testimonianza della vita nuova secondo i Comandamenti e le Beatitudini evangeliche, che risplende nei Santi e nella fede dei semplici e puri di cuore è l'apologia più alta dell'opera trasformante della grazia divina nell'uomo e il segno elevato tra i popoli per chiamarli attraverso il dialogo all'unica salvezza data ad ogni uomo, il Signore risorto sacramentalmente sempre con noi.

Dunque tutto parte dall'adorazione e nell'adorazione tutto approda. Solo in essa il dialogo sarà possibile anche in chi non subito aperto, sarà vero ed efficace, in quanto il suo statuto e la sua energia vitale deriva dalla Trinità cioè dall'Amante, dall'Amato e dall'Amore, e ad essa riconduce nella meta della visione beatificante dell'Unica Verità che attrae e può salvare.

Il beato Antonio Rosmini fu veramente un profeta, ossia il suo pensiero fu guidato dallo Spirito santo arrivando ad anticipare quello che il medesimo Spirito avrebbe suggerito alla Chiesa nel concilio Vaticano II. Ma quale fu il prezzo e la condizione della sua profezia? Perché il suo insegnamento portò frutto ed ha oggi ampio riconoscimento nella Chiesa'? Non vi furono altri grandi uomini e pensatori che espressero tale auspicio e affermarono ipotesi importanti? Il segreto di Rosmini fu l'essere e il mantenersi fedelissimo alla Santa Sede. Una fedeltà eroica, proprio quando da quella Sede vennero le incomprensioni e l'emarginazione. Questa è la virtù dei Santi: individuare in quella Sede, al di là dell'infermità delle stesse persone che la presiedono, la presenza sacramentale dello Spirito santo e la custodia infallibile e indefettibile del pensiero di Cristo. La grandezza del Rosmini fu l'umiltà eroica di piegare il suo grande genio per passare come l'infimo dei fedeli attraverso la porta stretta dell'obbedienza e della paziente attesa. Proprio come afferma il salmo responsoriale della Messa del beato: "È bene aspettare in silenzio la salvezza del Signore" (Lm 3,26)".

  Al testo di don Enrico vorrei aggiungere un elemento pastorale fondamentale che mi accompagnato in questi sessant'anni di ministero. Al cammino della fede concorrono due fattori, ben diversi e diversamente operanti, ma entrambi necessari: lo Spirito Santo di Cristo, cioè l'azione dello Spirito Santo nell'anima, la grazia con le virtù infuse,  tra cui fondamenta è la fede per cui pregare di fronte ad ogni persona che si incontra perché avvenga qualche simpatia spirituale, per invogliare alla preghiera biblica, all'interpretazione personale poiché il dono della fede è libera nell'atto che la esprime. Ma poi non è libera nei contenuti


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