Sì, sono un cattolico radicale. E contro il modernismo occorre opporsi radicalmente.
Sì, sono un cattolico radicale. Perché il cattolico o è radicale o non lo è. E contro il modernismo occorre opporsi radicalmente
Radical Fidelity in "Duc in altum" – 26 novembre 2025
Desidero tornare sul caso del giovane cattolico tradizionalista spagnolo Juan Antonio Ortega, che ha affrontato pubblicamente un prete che stava celebrando delle "messe" a sostegno della comunità LGBTQ. Definito da molti, noi compresi, un eroe, Ortega serve da modello per tutti i cattolici che amano Cristo e la vera Chiesa in continuità apostolica ispirata dallo Spirito Santo.
Sottolineo il modo in cui Ortega è stato ritratto nella pubblicazione "cattolica" liberale "Religión digital" (interessante notare che alcuni dei collaboratori di "Religión digital", come il gesuita Antonio Spadaro, collaborano anche alla rivista "cattolica" liberale "Where Peter Is").
"Religión Digital" ha pubblicato la notizia con il seguente titolo: "Estremisti di destra interrompono una cerimonia in una chiesa di Siviglia frequentata da fedeli LGBT e chiamano il prete 'traditore'".
Wow! Un bel boccone! La fedeltà incrollabile di Ortega viene riformulata come "estremismo di destra". In altre parole, è descritto come un estremista radicale. Inoltre il gruppo cattolico tradizionale a cui Ortega appartiene, "Orate", è bollato come "fondamentalista". Noi naturalmente non abbiamo alcun problema con il termine "fondamentalista", ma sappiamo che la massa dei woke sì. Siamo di fronte all'ennesimo tentativo di emarginare e calunniare, definendoli "pericolosi", i cattolici che amano Cristo e rispettano la tradizione. Pericolosi per chi? Per il loro progetto di religione mondiale anticristiana o diversa da quella apostolica di Pietro e degli Apostoli, è chiaro.
Quindi non è vero che "todos, todos, todos" ("tutti, tutti, tutti") sono benvenuti.
Abbiamo scelto l'esempio della falsa rappresentazione del signor Ortega da parte della stampa eterodossa liberale "cattolica" perché non siamo estranei ad accuse simili, e certamente non lo sono nemmeno la maggior parte dei lettori (parafrasando una battuta che circolava tempo fa - "Se non siete ancora su una lista di proscrizione governativa dovreste vergognarvi" – sostengo che certi insulti sono medaglie al merito).
Mi succede spesso di essere dipinto come radicale, estremista, tipo strambo con tendenze settarie, malato mentale eccetera. Certo, non posso che sorridere di fronte ad alcune di queste affermazioni, ma per quanto riguarda l'essere radicale mi sento a posto.
Se qualcuno vuole definirmi radicale, accetto la qualifica senza esitazione. Anzi, la porto con un certo orgoglio, perché poche parole, se ricondotte alle loro origini, descrivono le mie convinzioni con maggiore accuratezza. La parola "radicale" deriva dal latino "radix", che significa "radice" apostolica dello Spirito Santo. Essere radicali, nel senso più autentico, non significa ricercare la novità o la ribellione fini a sé stesse, ma tornare alle radici, a ciò che è essenziale, fondamentale e vivificante.
Quando i critici descrivono i cattolici tradizionalisti come radicali, spesso immaginano estremismo o eccessi. Ma il significato più antico e autentico indica qualcosa di completamente diverso: il desiderio di riconnettersi con la fonte, la radice stessa che ha nutrito la Chiesa fi Pietro, degli Apostoli attraverso secoli di santi, martiri e concili. Il tradizionalismo non è una fuga dal cattolicesimo, bensì un ritorno in continuità alla sorgente da cui scaturisce il cattolicesimo stesso.
Rivendico la qualifica di radicale proprio perché cerco ciò che è originale, puro e perenne. Desidero la santa messa, le devozioni, le discipline e la chiarezza teologica che hanno formato i santi per ancorarmi alla radice che ha fatto fiorire la Chiesa. In un mondo in continuo cambiamento, un radicale è qualcuno che si rifiuta di lasciarsi trasportare dalla corrente e scava in profondità alla ricerca di ciò che permane in modo continuo, dinamico.
Quindi, se essere radicali significa tornare alle radici, allora sì, io sono radicale. Voglio che la Fede non sia annacquata, non sia reinventata, non sia rimodellata per adattarsi ai tempi, ma accolta nella sua pienezza, nella sua bellezza e nella sua ininterrotta continuità. La radice è dove c'è la vita, e io scelgo di rimanere piantato lì.
Ora diamo un'occhiata ad alcune delle cause della mia cosiddetta "radicalizzazione".
Il mio peccato
Se siete lettori abituali di "Radical Fidelity sapete che ho ben più di un passato travagliato. Spesso vi alludo, in misura maggiore o minore. Senza entrare troppo nei dettagli, basti dire che nel mio poco più di mezzo secolo di vita sul pianeta, ho trascorso più di trent'anni in una dipendenza senza speranza, in un'oscurità spirituale estrema e in quel tipo di depravazione che prende il sopravvento quando l'uomo rifiuta Dio e trasforma la sua carne tirannica nel suo dio.
Sebbene non raccomandi di mettere a repentaglio la propria anima in questo modo, questa vicenda mi ha dato un certo vantaggio nel mio cammino spirituale. Cosa intendo? Quando sperimenti in prima persona la verità che non puoi salvarti da solo, quando nel tuo stato di ateismo diventi completamente impotente, la gratitudine per essere stato salvato dalla distruzione eterna è molto reale.
Non solo. Sviluppi un'avversione e una sana paura di rimanere invischiato in qualsiasi cosa possa separarti di nuovo dalla fonte dinamicamente perenne della tua salvezza nello Spirito Santo. Quando hai assaggiato l'inferno in questo mondo e non hai alcun desiderio di trascorrervi la tua eternità, ti concentri esclusivamente su Colui che, unico redentore con la corredentrice Madre, ti ha salvato a scapito di tutto il resto. Quindi, se arrivi su queste pagine, o mi chiami "radicale" alle mie spalle o mi minacci per quello che percepisci come il mio, non mi interessa. Ciò che è in gioco ha un valore che solo Uno può permettersi di acquistare. La mia lealtà appartiene solo a Lui. Così come la mia vita e ogni dono che mi ha fatto.
Vedete, quando Egli vi trasporterà dal Regno delle Tenebre al suo Regno, il mondo non sarà più la vostra casa definitiva. La sporcizia del mondo e quella che ha oscurato ereticamente, secolarmente Roma ora è il mio nemico.
Adulteri, non sapete che l'amicizia di questo mondo è nemica di Dio? Chi dunque vuole essere amico di questo mondo si rende nemico di Dio (Giacomo 4:4).
Quindi sì. Sono un radicale estremo e fanatico.
La ricerca della verità
Che lo si voglia ammettere o no, abbiamo un desiderio innato di verità, della Verità apostolica dello Spirito Santo. Un mondo perduto ha rifiutato la Verità, Gesù Cristo e la sua vera Chiesa, e sta pagando il prezzo più alto. Il loro desiderio di Verità, o di Dio, rimane, ma poiché hanno rifiutato la risposta perfetta, apostolica alla loro ricerca e al loro bisogno, stanno sprofondando sempre più nella confusione demoniaca, nella fantasia e nel relativismo. E il Cecchino alle porte del Paradiso uccide le loro anime una a una, mentre si ritrovano totalmente vulnerabili.
In virtù della grazia e della misericordia dell'Unico Vero Dio Onnipotente e Vivente, il mio viaggio ha rivelato la seguente piccola formula, che è diventata per me quasi un mantra: "Se cerchi sinceramente la Verità, troverai Cristo. E se segui sinceramente Cristo, troverai la fede cattolica, apostolica, romana in continuità dinamica nei Santi, nella Tradizione nell'interpretazione della Scrittura".
Immagino che non sia nemmeno necessario fare una premessa: quando parlo di fede cattolica non mi riferisco alla falsa religione che attualmente proviene dal progressismo modernista".
Da quando ho trovato la Verità (meglio: da quando Cristo ha trovato me sotto l'azione dello Spirito), non sono più disposto ad abbandonarlo di nuovo. Preferirei morire piuttosto che abbandonarlo o tradire il dono che mi ha fatto.
Quindi sì, la Verità non solo mi ha reso un radicale, ma anche un radicale pericoloso. Perché mi interessa solo una cosa, ovvero Gesù Cristo e la vera fede cattolica, apostolica e continuità dinamica romana.
Cristo e la Croce
Spesso mi sento dire, anche da chi mi è più vicino: "Non puoi dirlo". Oppure: "Se lo pubblichi, allontanerai la gente". Ma l'ora è tarda e l'era dei timidi passi è ormai passata. Non c'è più tempo per la moderazione quando la Fede stessa in spesso trattata come qualcosa di negoziabile, modificabile o facoltativo, rivoluzionario. La Croce non lascia spazio alla tiepidezza.
Quando qualcuno mi chiama estremista, ho una sola risposta: il mio Re, Colui che seguo, ha sopportato le sofferenze più inimmaginabili per causa mia. È stato tradito, flagellato, umiliato e inchiodato a una Croce con la Donna Sua Corredentrice. Tutto piuttosto estremo, se me lo chiedete. Il Verbo Eterno fatto carne ha accettato una morte riservata ai criminali non perché fosse moderata o ragionevole, ma perché il suo amore era totale. Assoluto. Senza compromessi.
Se questo è Colui che seguo, come potrebbe il mio discepolato essere un passatempo da gente beneducata? Come potrei guardare a un Dio che ha dato tutto e rispondere con una fede che non dà nulla? La Croce non lascia spazio a un cristianesimo comodo, non lascia spazio a una fede che si piega in forme accettabili allo spirito del tempo, a solo a una passività di Maria ridotta a discepola anziché Madre.
Se amare Cristo con zelo, se aggrapparmi alla Croce con entrambe le mani, se rifiutarmi di diluire la verità del Vangelo che attualizza con Maria Assunta i 33 anni di Incarnazione fisica con Maria, mi fa guadagnare l'etichetta di "radicale", allora così sia. Non misuro la mia fede in base alle aspettative del mondo. La misuro in base alle braccia tese di Cristo crocifisso.
Rispetto a quel sacrificio, qualsiasi devozione io offra non è estremismo (anche se si può chiamarlo così): è semplicemente l'unica risposta appropriata.
La verità immutabile e immutabile del cattolicesimo
L'intero sistema satanico, sia nella società laica sia nella "chiesa" sinodale, è progettato per ridurre la mente in poltiglia. L'istruzione, la storia revisionista, l'intrattenimento, la "scienza" e la stregoneria farmaceutica per contrastare le malattie inventate sono tutti elementi che contribuiscono a insegnare all'uomo a non pensare dogmaticamente. A non essere razionale. A essere come un animale che segue solo i suoi istinti più elementari e a consumare.
Per neutralizzare questa offensiva contro la ragione e la realtà, è necessario ricostruire la propria mente attorno a una struttura d'acciaio. E il cattolicesimo in continuità ecclesiale è esattamente la struttura d'acciaio che ci serve. Senza di essa non sopravvivrete all'offensiva anticristiana, né all'esterno né all'interno della Chiesa.
La verità apostolica non trema di fronte alle mode del momento, e la fede cattolica – radicata in Cristo, proclamata dagli Apostoli e custodita dalla Chiesa – non è mai stata concepita per essere rifatta a ogni soffio di vento culturale. Viviamo in un'epoca in cui molti si aspettano che la religione si ammorbidisca, si pieghi, si riadatti dolcemente ai desideri del momento. Ma il cattolicesimo non lo fa. Non può farlo. La sua stessa essenza è la fedeltà alla Verità apostolica che è immutabile perché divina.
La gente mi dice che sono troppo fermo, troppo rigido, troppo "radicale" nel mio attaccamento alla dottrina. Ma la dottrina non è argilla da scolpire secondo i capricci di ogni nuova generazione. È granito – solido, duraturo, inamovibile – perché viene da Dio, non da noi. Se Cristo è lo stesso ieri, oggi e per sempre, allora i suoi insegnamenti non sono rinegoziabili. Non sono pezzi da museo da ammirare o accessori culturali da aggiornare. Sono la verità vivente destinata a plasmarci, non il contrario.
Il mondo esige flessibilità, mentre il Vangelo esige fedeltà. Il mondo chiede compromessi, ma Cristo chiede convinzione. Sì, attenersi dinamicamente, con l'Assistenza dello Spirito, a ciò che la Chiesa ha sempre insegnato attira critiche e persecuzioni, soprattutto da parte di cattolici che hanno sviluppato un certo disagio di fronte agli spigoli vivi della verità. Ma è proprio questa acutezza a dare alla verità il potere di penetrare la confusione e trafiggere il cuore.
Se questa incrollabile fedeltà ci fa guadagnare l'etichetta di "radicali", allora dobbiamo accettarla. Che cosa può esserci di più radicale, in un'epoca di continuo cambiamento, di relativismo culturale, che rifiutarsi semplicemente di abbandonare l'eterno? Cosa può esserci di più contro-culturale che credere che Dio intendesse davvero ciò che ha detto e che il nostro compito non è modificare il deposito della fede ma custodirlo?
La Verità non cambia perché Dio non cambia. Quindi ancorare la mia vita a quella Verità non è estremismo. È sanità mentale. È fedeltà. È il cattolicesimo nella sua radice più profonda e vera.
Il dogma della non salvezza al di fuori della Chiesa
Pochi insegnamenti suscitano reazioni più forti dell'antico dogma "Extra Ecclesiam nulla salus", "Fuori dalla Chiesa non c'è salvezza". Eppure, questa verità è un faro. È la proclamazione del mezzo indispensabile, donato da Dio, attraverso il quale la salvezza entra nel mondo per vie ecclesiali a volte sconosciute.
In un'epoca terrorizzata dagli assoluti, la Chiesa osa parlare di una sola parola. Cristo ha fondato una sola Chiesa, ha affidato un solo deposito di fede e ha stabilito un solo mezzo attraverso il quale la sua grazia salvifica si riversa nel mondo. Affermare questo non è arroganza, ma obbedienza alle parole di Colui che ha detto: "Io sono la via, la verità e la vita" e che ha costruito la sua Chiesa come arca di salvezza.
Alcuni rifuggono l'insegnamento tradizionale, temendo che suoni duro o inospitale. Ma il dogma non mira a condannare le anime; si tratta di proclamare l'indispensabile missione della Chiesa. Non è la via preferita da molti. È l'unica via!
Se la Chiesa è il veicolo che Cristo stesso ha istituito per la salvezza dell'umanità, allora non possiamo trattare i suoi insegnamenti come facoltativi o i suoi sacramenti come meramente simbolici. Non possiamo fingere che tutti i cammini siano uguali quando la Croce proclama il contrario.
Quindi sì, se credere che la Chiesa fondata da Cristo sia necessaria per la salvezza mi rende un "radicale", allora, ancora una volta, porterò volentieri questo titolo e difenderò questa verità. Oggi è radicale semplicemente affermare ciò che ogni generazione di cattolici prima di noi ha ritenuto ovvio: che la Chiesa non è un club umano ma un'istituzione divina, il Corpo mistico di Cristo, l'arca che trasporta le anime alla vita eterna. In un mondo in cui le persone non possono nemmeno più affermare che ci siano solo due sessi, non mi stupisce che tutto ciò mi renda un radicale estremo!
Il veleno del Modernismo richiede un antidoto radicale
Viviamo in un'epoca avvelenata dal Modernismo, corruzione sottile ma mortale che cerca di piegare le verità immutabili della Fede ai capricci fugaci della cultura. Il Modernismo inganna i fedeli addormentati con la menzogna che le dottrine possono essere annacquate, che i dogmi possono essere reinterpretati e che il Vangelo stesso può essere rimodellato per placare lo spirito dei tempi. Questo non è semplicemente un errore di pensiero: è un'infezione spirituale intenzionale e sistematica, diffusa dalle forze più malvagie, che mina la vitalità delle anime e indebolisce la Chiesa dall'interno.
Se affrontarlo significa essere definiti "radicali", allora sì, alzo la mano. Perché non c'è nulla di moderato nel difendere l'integrità della Chiesa di Cristo contro un'ondata di compromessi. Resistere fermamente al modernismo significa applicare un antidoto radicale: un ritorno alle radici della Fede, alla chiarezza del Magistero, alle pratiche e alle devozioni perenni che hanno nutrito i santi per secoli.
Il modernismo promette comfort, popolarità e facilità. L'antidoto richiede sacrificio, coraggio e fedeltà. Richiede un'adesione radicale alla verità. Alla santa messa celebrata nella sua pienezza, ai sacramenti preservati nella loro integrità, alle dottrine della Chiesa difese con audacia. Ci chiama a respingere i subdoli veleni dell'innovazione che si mascherano da progresso e a riportare la Fede alla sua purezza incorrotta.
Sì, tutto ciò è radicale. Ma è radicale nel senso più cristiano: non cercare novità, non inseguire l'approvazione mondana, ma tornare alla radice da cui scaturisce ogni santità. Proprio come la Croce fu radicale nel suo costo, così anche la lotta contro il Modernismo è radicale nella sua necessità. Non c'è via di mezzo: il veleno si diffonde se non si somministra l'antidoto.
Ecco perché scelgo la fedeltà anziché la convenienza, la verità anziché la popolarità e l'eterna fonte della Tradizione cattolica anziché il fascino fugace del compromesso moderno.
La sporca cultura secolare e la sua religione woke
Viviamo in un mondo ubriaco dell'adorazione di sé, una cultura che ha detronizzato Dio e incoronato al suo posto la comodità, il sentimentalismo e il relativismo. I suoi valori sono fluidi, la sua morale negoziabile, le sue verità fabbricate apposta per adattarsi al momento. Alcuni lo chiamano "progresso". Io la chiamo una sporca religione secolare: una religione senza altare, senza sacramenti, senza umiltà, senza Dio. Esige obbedienza, ma solo ai capricci della folla. Promette la salvezza, ma offre solo vuoto e confusione.
In un mondo del genere, la chiamata alla fedeltà è inevitabilmente etichettata come "radicale". Resistere all'inebriante attrazione dell'opinione secolarizzata – restare incrollabili nelle verità senza tempo della Chiesa in una ideologia teologicamente liberale – è oggi il segno dell'estremismo. Ma se arrendersi alla follia del tempo è normale, allora la normalità stessa è diventata nemica dell'anima.
La religione woke e la cultura secolare non sono neutrali. Sono velenose perché insegnano a uomini e donne a porre il proprio giudizio al di sopra della legge di Dio, a ridefinire virtù e peccato a proprio piacimento e a trattare la Fede come un accessorio culturale piuttosto che come la linfa vitale dell'esistenza. Vivere in Cristo mentre si è circondati da questa ondata di errori richiede un coraggio radicale: il coraggio di dire "no" quando il mondo dice "sì", di preservare la Fede quando tutti intorno a noi la diluiscono e di mantenere la Croce al centro della vita anche quando viene derisa. Accusare il peccato ma mai chi è peccatore: giudicare il peccato ma anche chi è peccatore è il peccato di superbia!
In questa lotta non c'è compromesso: o si sta con la Chiesa o con la cultura che giudica peccato ciò che la persona giudica, con la Croce o con la folla.
Scelgo la Croce. Scelgo la Chiesa. Scelgo la radice. E così facendo abbraccio la vita radicale a cui sono stato chiamato fin dall'inizio.
L'avanzata delle religioni false e pagane
Viviamo in un mondo in cui gli antichi idoli non sono silenziosi: sono tornati in nuove forme. False religioni, pratiche pagane e spiritualità contraffatte avanzano sotto le mentite spoglie di tolleranza, curiosità o "realizzazione personale". La loro proliferazione non è innocua; è una sfida diretta alla Chiesa, ai santi sacramenti e alle anime che Cristo ha redento sulla Croce.
Che uccidano i cristiani in Nigeria o mettano fuori legge la nostra fede nelle scuole irlandesi, che stigmatizzino la nostra religione come antisemita o costringano i cattolici alla clandestinità in Cina, sappiate che alla fine verranno a prenderci. A prenderci e a prendervi. E pensate davvero che quando butteranno giù la porta saranno tolleranti, gentili, accomodanti? Il vero genocidio a cui sono interessati è cancellare la fede cattolica dalla faccia della terra per realizzare la loro utopia massonica che non distingue più il peccato dal peccatore. Quando sarete bendati e con le spalle al muro, fatemi sapere come stanno andando il vostro ecumenismo e gli incontri di preghiera interreligiosa.
Assistere alla loro diffusione e rimanere in silenzio significa essere complici. Rimanere saldi, rifiutare queste false vie e aggrapparsi all'eterna verità della fede cattolica significa essere definiti "radicali".
Queste religioni non possono salvare. Distorcono la legge naturale, distorcono il cuore umano e allontanano le anime dalla grazia di Cristo. I fedeli, quindi, sono chiamati non alla timidezza ma alla vigilanza, non al compromesso ma al coraggio, non alla negoziazione ma alla fedeltà. Difendere la Fede da questa ondata di errori è un atto radicale di amore: amore per Dio, amore per la Chiesa e amore per ogni anima cieca e perduta.
L'alternativa alla proclamazione della supremazia di Cristo, della necessità della sua Chiesa e dell'eterno pericolo della falsa adorazione non è qualcosa a cui sono disposto a soccombere, e nemmeno voi dovreste esserlo.
L'avanzata delle false religioni è inarrestabile. Ma la radice della Fede è eterna. Io mi ci pianto, la custodisco e la proclamo con coraggio. Tutto ciò è radicale? Sì, perché è fedele. Perché è cattolico.
Voglio concludere con la causa ultima della mia cosiddetta "radicalizzazione": il timor di Dio.
In Ebrei 10:31 leggiamo: "È terribile cadere nelle mani del Dio vivente". San Paolo ci avverte in Galati 6:7-8: "Non vi ingannate; Dio non si lascia beffare… perché quello che l'uomo semina, quello pure mieterà". E ancora, la Scrittura ci ricorda in Ebrei 12:29 che "Dio è un fuoco divoratore". Questi versetti, e innumerevoli altri, ci mettono di fronte alla schiacciante verità della maestà, della santità e della sovranità assoluta di Dio.
Come potrebbe qualcuno stare di fronte a un Dio simile mostrando una fede tiepida? Come potrei aggrapparmi alla moderazione quando l'Onnipotente stesso mi chiama al pentimento, alla conversione, alla fedeltà senza compromessi? Il timore di Dio non è terrore: è il timore reverenziale che scuote un'anima e la costringe a scegliere chi servire. È il fuoco che purifica e la luce che smaschera ogni falso conforto.
È questo timore, questa profonda e sacra consapevolezza della giustizia e della gloria di Dio, che mi spinge a rifiutare la religione superficiale dell'epoca, ad aggrapparmi alla Tradizione, a tornare alle radici.
Se volete chiamarla radicalizzazione, fate pure. Io la chiamo salvezza. La chiamo fedeltà. La chiamo l'inizio della saggezza.
E così mi trovo dove devo stare: ai piedi della Croce, alla radice della Fede, in santo timore davanti al Dio vivente.
Prego che vi uniate a me.
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