La Chiesa post-conciliare e i suoi 'problemi'
Il cardinale Ruini, ormai divenuto esponente del conservatorismo ecclesiastico di linea wojtyliana (ciò però non era ai tempi di Giovanni Paolo II e nemmeno di Benedetto), ha sostenuto: "Il Concilio fu un momento di grazia. I problemi vennero dopo".
Massimo Viglione nella "Nuova Bussola" – 7 novembre 2025
Ora, non entrando, per ovvie ragioni di tempo e spazio, nel merito della prima affermazione, soffermiamoci un istante sulla seconda. È infatti importante sottolineare una cosa tanto evidente e incontrovertibile quanto negata, o almeno sconsideratamente ridotta nella sua portata, da gran parte del mondo cattolico odierno, conservatori compresi: ovvero che dopo il Concilio Vaticano II ci furono "problemi".
Il cardinale Ruini ha ammesso una cosa fondamentale, che nella nostra vita ci siamo sentiti negare, o almeno sminuire nella sua intrinseca gravità, per decenni. Il che sta a significare, però, che questi "problemi" non iniziano, secondo la barzelletta tanto diffusa in determinati ambienti papolatrici, con Bergoglio, ma subito dopo il Concilio. E quindi coinvolgono tutta la Chiesa post-conciliare. Nessuno escluso. E questo è il primo di tutti i problemi.
Chiarito questo, occorre però porre una domanda a sua eminenza: se i problemi iniziano dopo il Concilio, che è stato un momento di grazia, perché iniziano? Come è possibile che da un momento di grazia epocale per tutta la Chiesa derivino poi i "problemi" che da decenni devastano la Chiesa stessa a tutti i livelli e su tutti i piani, in una deriva inarrestabile? Come è possibile, eminenza, che l'acqua che nasce da una fonte non sia l'acqua di quella fonte? Come è possibile che 2 non sia la somma di 1+1? Come è possibile che la Chiesa – pur essendo sempre peccatrice nella sua natura umana – abbia però insegnato armonicamente, rimanendo costantemente Madre e Maestra dell'umanità, per diciannove secoli alla luce della sua natura divina, per poi arrivare, proprio a partire dagli anni Sessanta, a precipitare in un clero odierno che insegna sovente esattamente l'opposto di quanto insegnato per diciannove secoli? Come è possibile che le massime gerarchie odierne, nessuna esclusa, avallino la sodomia, anche esperita sessualmente (vedasi le dichiarazioni di monsignor Savino) come momento di arricchimento spirituale? O affermino che tutte le religioni salvano? O si pieghino pateticamente all'ideologia ecologista, in sé stessa chiaramente gnostica, panteista, pagana e anti-umana, sostenendo che è "altamente spirituale", al punto da venerare idoli pagani e benedire ghiaccio come simbolo di preghiera? Come è possibile che proprio con il Concilio Vaticano II, unico nella storia dei concili ecumenici della Chiesa che sia stato dichiarato pastorale e quindi non dogmatico, si siano di fatto gettati alle ortiche i precedenti venti concili ecumenici dogmatici e tutta la dottrina spirituale, teologica e morale precedente, che era dogmatica?
È davvero solo un caso che, subito dopo il Concilio, si sia rivoluzionata la liturgia che armonicamente la Chiesa aveva creato nel corso dei diciannove secoli precedenti e codificato ormai da quattrocento anni? Davvero il Concilio non c'entra nulla con questa folle e dissolutiva rivoluzione liturgica? E davvero questa folle e dissolutiva rivoluzione liturgica non c'entra nulla con la rovina della Chiesa post-conciliare? Davvero l'aver, con il Concilio e la sua liturgia, messo l'uomo al centro dell'interesse e della liturgia della Chiesa al posto di Dio non è causa essenziale della rovina posteriore? Davvero l'aver definito il Concilio "Nuova Pentecoste" non ha voluto significare che la prima, quella vera, era, come dire, "scaduta" e andava sostituita? Davvero l'aver affermato che la Chiesa si doveva aprire al mondo e non doveva più condannare il mondo non ha comportato, come insegnato dal Fondatore, il divenire come il mondo? Anzi, il divenire serva del mondo, smettendo di essere, nella sua natura umana, serva di Dio?
Per non parlare delle derive apostatiche conosciute come libertà religiosa, ecumenismo, collegialità, sinodalità.
Davvero il Concilio è stato un momento di Grazia avulso dalla rovina post-conciliare? O piuttosto è vero che la mela non cade mai lontano dall'albero che l'ha prodotta?
Potremmo continuare a lungo con i "davvero?", ma chi non è in buona fede non accetterà mai la realtà, mentre chi lo è dovrebbe aver già capito da molto tempo.
Conclusione: è importante l'ammissione del cardinale Ruini sui "problemi" (chiamiamoli così, eufemisticamente) della Chiesa post-conciliare. Ma rimane sempre la posizione del conservatore, che ammette una parte di verità per non dover piegarsi alla verità tutta e lasciare spazio a ciò che vero non è.
È la "malattia infantile" del conservatorismo: l'adattamento parziale della realtà ai bisogni propri e a quelli del mondo per non andare troppo contro sé stessi e contro il mondo.
Ne vediamo sparsi ovunque, di questi servi del mondo, seguiti da schiere di ingenui, idolatri sentimentalisti e furbacchioni carrieristi, pronti a ogni tradimento e a rinnegare in un attimo, per un piatto di lenticchie, le grazie straordinarie ricevute da Dio.
Prendiamo il lato buono dell'affermazione autorevole del cardinale Ruini: nella Chiesa post-conciliare ci sono "problemi". Ma oggi costatiamo ogni giorno che non è questione di "problemi": c'è un immenso, devastante, dissolutivo e infernale tradimento degli uomini di Chiesa verso il Vangelo, i fedeli, la legge naturale, Dio stesso.
Capirlo e ammetterlo è già un sintomo di grazia in azione e di onestà morale e intellettuale. Dote molto rara.
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