Meditazione. Quando tutto crolla

Non lo dice per condannarci. Lo dice per liberarci

Di Eremita "Duc in altum" – 17 novembre 2025

Ascoltate. Gesù non sta parlando del futuro come di una catastrofe da film. Non ci vuole spaventare. Sta rivelando qualcosa sul cuore dell'uomo. Il tempio, con le sue pietre splendide e i doni d'oro, era il vanto di Israele. Era la sicurezza. La garanzia. Un modo per dire: "Abbiamo Dio, siamo a posto». E Gesù viene e dice: «Tutto questo cadrà. Non resterà pietra su pietra". Che significa? Significa che tutto ciò che noi costruiamo per sentirci sicuri prima o poi si sgretola. La bellezza, la salute, i progetti, persino le relazioni più sacre… tutto è fragile.

Non lo dice per condannarci. Lo dice per liberarci.

Perché noi viviamo legati alle nostre "pietre": al nostro tempio personale dove ci sentiamo giusti, dove pensiamo di avere il controllo. E quando questo tempio crolla, urliamo, ci scandalizziamo, ci sentiamo perduti. Ma il Signore non vuole che viviamo, come mendicanti, appoggiati a sicurezze morte. Vuole condurci a lui, che non crolla.

Per questo dice: "Badate di non lasciarvi ingannare". Quante volte veniamo ingannati! Ci aggrappiamo a tutto: alle ideologie, ai falsi salvatori, agli idoli che promettono felicità immediata. Anche spiritualmente cerchiamo rifugi: esperienze forti, emozioni, devozioni che ci fanno sentire "qualcosa". Ma il Signore non vuole che noi ci attacchiamo neppure ai sentimenti religiosi: vuole il cuore libero.

Perché poi arrivano le guerre, i terremoti, le malattie, le crisi. Non solo quelle del mondo, ma anche quelle personali. Quante volte nella vita qualcosa si rompe improvvisamente. Ed è lì che si vede se la nostra fede è fatta di pietre o di relazione. Il Signore lo dice chiaramente: "Non vi terrorizzate". È come se dicesse: "Non abbiate paura del crollo. Io sono lì".

Poi Gesù dice qualcosa di durissimo: "Vi perseguiteranno… sarete odiati… sarete traditi dai vostri stessi". Questa è la vita del cristiano. Non una passeggiata religiosa, non una decorazione per vivere meglio. È un combattimento. Essere cristiani vuol dire entrare in conflitto con il mondo, con il peccato, con le idee che tutti seguono. Significa essere strani, giudicati, presi in giro, a volte perfino rifiutati da chi amiamo. Ma è proprio lì, in quel dolore, che appare Cristo. Perché quando tutto crolla e tu rimani nudo, senza appoggi, senza gloria, senza difese, allora puoi proclamare, senza più paura: "Gesù Cristo è il Signore".

E qui sta il cuore: "Non preparate la vostra difesa… io vi darò parola e sapienza". Non si tratta di essere religiosi bravi, preparati, perfetti. Si tratta di essere poveri. Il Signore non vuole i forti. Vuole quelli che non hanno nulla. Perché solo chi non ha nulla può ricevere tutto.

"Nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto". Non è poesia. È promessa. Significa che nel crollo Dio non ti lascia. Che nel dolore lui è lì. Che anche se passi nella prova, non sei solo.

E poi la parola finale: "Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime". Non dice: con la vostra forza. Non dice: con il vostro successo. Dice perseveranza. Rimanere. Restare con lui. Anche se non capisci. Anche se ti crolla il tempio. Anche se ti tradiscono. Anche se tutto dice che Dio non c'è.

Restare. Perché lui resta.

E lì nasce la vita vera. La vita che non crolla. La vita che il mondo non può rapire. La vita che non dipende dalle pietre, ma dal volto di Cristo.

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