XXXIII Domenica

 

Sin dall'inizio la Chiesa vive nell'attesa orante del ritorno del suo Signore, scrutando i segni dei tempi e mettendo in guardia i fedeli sia dall'illusione ecologista perché questo mondo è stato creato liberamente dal Creatore e Lui creerà cieli nuovi e terra nuova e sia da ricorrenti messianismi, che di volta in volta annunciano come imminente la fine del mondo. IN realtà, la storia deve fare il suo corso, che comporta anche drammi umani e calamità naturali. In essa si sviluppa un disegno di salvezza a cui Cristo ha già dato compimento nella sua incarnazione, morte, risurrezione e ascensione in paradiso cui convertirci continuamente. Questo mistero la Chiesa continua ad annunciare ed attuare con la predicazione, con la celebrazione dei sacramenti e la testimonianza della carità. Raccogliamo non l'invito ateo alla conversione ecologica ma l'invito di Cristo ad affrontare gli eventi quotidiani confidando nella sua presenza sacramentale di risorto e nel suo amore provvidente.

Gesù è realista, sa che ci saranno guerre e sommosse, ma i suoi discepoli hanno una speranza in Dio che consente loro di non lasciarsi terrorizzare da questi eventi. Gesù prevede anche che "si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno, e vi saranno di luogo e luogo terremoti, carestie e pestilenze".

La storia umana, purtroppo, è continuamente costellata da simili eventi per la ferita del peccato fin dalle origini e oggi dall'assenza di fede e di amore. Anche all'inizio di questo nuovo millennio si sperava in un tempo di serenità, di progresso nella pace, e poi ci sono stati e ci sono fatti e previsioni veramente terrificanti (come quelli dell'11 settembre 2001 negli Stati Uniti e oggi il rischio atomico terrificante).

Tutto questo, purtroppo, è invitabile, perché il peccato è ancora potente nel cuore degli uomini, di noi occidentali con la secolarizzazione, con il rifiuto di Cristo e quindi la violenza che si manifesta in molti modi.

Gesù avverte i suoi discepoli, noi che ascoltiamo la sua Parola, che essi stessi saranno oggetto di persecuzioni e di violenza: "Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandoci davanti a re e governatori, a causa del mio nome". Oggi nel mondo i cristiani sono linciati e le chiese distrutte.

Gesù, d'altra parte, prevede che egli stesso sarà arrestato, accusato, condannato, la persona più generosa che sia mai esistita sulla faccia della terra. E dopo la sua morte, la sua risurrezione, la sua ascensione e la sua presenza sacramentale il male continuerà a divampare e colpirà si suoi discepoli, noi quando abbiamo il coraggio di presentarci cristiani e questo "a causa del suo nome". 

Il Signore ha predicato ai suoi discepoli l'amore universale, spingendoli alla generosità più bella e completa cioè quella di non giudicare la coscienza di ogni persona che solo Lui vede, cioè l'essere a monte dell'agire e parlare. Dobbiamo giudicare l'agire e l'operare ma non la persona nel suo essere e quindi non escludere nessuno. Ma questo non basta per fermare il male. Anzi – ed è questa la cosa più dolorosa -, chi fa il bene, viene perseguitato proprio perché fa il bene. Le persone disoneste, che non vediamo nel loro essere ma nel loro operare diabolico, non possono sopportare quelle oneste, e fanno di tutto per nuocere ad esse ma la vittoria sarà sempre del bene e non del male. Per questo Gesù presenta subito dopo anche una prospettiva positiva, quando afferma: "Questo vi darà occasione di rendere testimonianza".

Il male non è mai un ostacolo completo per Dio. Egli se ne serve sempre come occasione per sovrabbondare il bene. La persecuzione è un'occasione per rendere testimonianza a Cristo, e così preparare la propagazione della fede in Cristo e della carità, del perdono di Cristo.

Per il momento della persecuzione Gesù consiglia: "Mettetevi bene in mente di non preparare prima la vostra difesa". È difficile, quando si è perseguitati, non pensare alla propria difesa. Ma Gesù dice che i discepoli non devono essere preoccupati di difendersi, bensì solo di testimoniare la loro fede. "Allora – egli dice – io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere".

La persecuzione può essere veramente estrema, secondo le parole di Gesù: "Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici […]; sarete odiati da tutti a causa del mio nome".

Questo è realmente avvenuto, non molto tempo dopo la risurrezione di Gesù. Essere odiati da tutti per causa del nome di Gesù, per la fedeltà ecclesiale alla sua dottrina è una cosa del tutto irragionevole, assurda, ma che accade oggi anche tra cattolici.

Nel momento di persecuzione e di odio Gesù chiede ai discepoli di avere fiducia: "Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime".

Quindi, nelle persecuzioni i cristiani sono sempre vincitori, anche se emarginati, condannati a morte.

In questo momento di crisi anche ecclesiale non temiamo per l'avvenire, anche se esso ci può apparire a tinte fosche, perché il Dio di Gesù Cristo, che ha assunto la storia per aprila al suo compimento trascendente in cieli nuovi e terra nuova, ne è l'alfa e l'omega, il principio e la fine ( Ap 1,8). Egli ci garantisce che in ogni piccolo ma genuino atto di amore c'è tutto il senso dell'universo e chi non esita, con la madre di Gesù e nostra, a essere emarginato e perfino perdere la propria vita per Lui, la ritrova in pienezza (Mt 16,25).

 

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