Tenere nel vissuto terreno lo sguardo fisso al paradiso

VATICANO – 15 12 2010

"Il Cristo a cui Veronica è profondamente unita è quello sofferente della passione, morte e risurrezione", ha detto il Papa, sottolineando come la mistica "concepisce questa missione come uno 'stare in mezzo' tra gli uomini e Dio, tra i peccatori e Cristo Crocifisso". Per Veronica, in particolare, "Gesù patisce per i peccati degli uomini, ma anche per le sofferenze che i suoi servi fedeli avrebbero dovuto sopportare lungo i secoli, nel tempo della Chiesa, proprio per la loro fede solida e coerente". Rispetto alla predicazione dell'epoca, incentrata sul "salvarsi l'anima" in termini individuali, Veronica – le parole del Pontefice – "mostra un forte senso solidale, di comunione con tutti i fratelli e le sorelle in cammino verso il Cielo. Le cose penultime, terrene, pur apprezzate in senso francescano risultano sempre relative, del tutto subordinate al 'gusto' di Dio e sotto il segno d'una povertà radicale". Se la "beatitudine eterna" è la "costante aspirazione della sua vita", nei suoi scritti troviamo "molta familiarità" con i testi sacri: "I momenti forti dell'esperienza mistica di Veronica – ha spiegato il Papa –non sono mai separati dagli eventi salvifici celebrati nella liturgia, dove ha un posto particolare la proclamazione e l'ascolto della Parola di Dio", che "illumina, purifica,conferma l'esperienza di Veronica, rendendola ecclesiale

 

 

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