Il peccato originale dell'Unione Europea

Antonio Socci in "Libero" – 29 novembre 2022

Nei giorni scorsi Massimo Cacciari, in un talk show, ha affermato: "Un'Europa che sta in piedi solo sulla moneta e sul mercato, ma quanto vuole che duri"?

 

È diffusa, fra gli addetti ai lavori realisti, la critica a questa Unione Europea costruita (e gestita) male; questa UE che non è uno Stato, ma che pretende di desovranizzare gli Stati e porsi al di sopra delle loro Costituzioni; che non è uno Stato, ma ha voluto una sua moneta (caso unico nella storia) per sostituire le monete nazionali (con effetti nefasti); che impone la stessa politica economica a tutti i Paesi (che hanno economie diverse), applicando criteri che si sono dimostrati devastanti (per esempio con l'equilibrio dei conti come obiettivo supremo anziché lo sviluppo e il lavoro) e che pretende di uniformare la politica estera, ma senza averne una.

 

Lo ha dimostrato la guerra in Ucraina, nella quale – come ha spiegato Lucio Caracciolo – la Russia, l'Ucraina e gli Usa hanno perseguito i loro tre diversi obiettivi, mentre l'UE si è accodata alle strategie altrui senza sapersi dare un proprio obiettivo e senza saper difendere i propri interessi (infatti sta pagando un prezzo pesantissimo).

 

Le contraddizioni giuridiche, economiche e politiche della UE (insieme alla sua arroganza burocratica e alla sua pretesa di "colonizzazione ideologica" dei diversi popoli, per dirla con papa Francesco) sono dunque evidenti. Ma nelle parole di Cacciari è forse contenuta una critica più radicale: cosa è questa Unione Europea? Qual è la sua identità?

 

La retorica dominante fa sempre riferimento all'Europa che si unì dopo le tragedie delle due guerre mondiali grazie a De Gasperi, Adenauer e Schuman che infatti sono detti "padri" dell'Europa unita.

 

Ma in realtà l'Unione Europea nata a Maastricht nel 1992 è una cosa del tutto diversa dalla Comunità Economica Europea nata nel 1957 dai Trattati di Roma.

 

Diversissima non solo per i componenti, ma anche per le finalità, per le istituzioni e per la sua ideologia tecnocratica, mercatista, antinazionale e fortemente laicista che avrebbe sconcertato i tre statisti, i quali consideravano il cristianesimo come la radice comune del continente e la base storica e culturale dei valori su cui costruire la fratellanza dei nostri popoli.

 

C'è stato dunque uno strappo con la nascita della UE che poi è venuto alla luce con la controversia fra i governanti UE e Giovanni Paolo II negli anni in cui si discusse della Costituzione europea. La polemica scoppiò sulle (negate) radici cristiane dell'Europa.

 

Per la Chiesa non si trattava di ottenere un omaggio formale a un passato (indiscutibile), ma della scelta dei fondamenti e (appunto) dell'identità della UE che avrebbe avuto conseguenze su tutta la costruzione europea e anche sul clima culturale e spirituale della nuova Europa liberatasi dal comunismo.

 

Mette a tema tutti questi problemi Santiago Cantera Montenegro osb, nel libro (appena uscito da Cantagalli), "La crisi dell'Occidente. Origini, attualità e futuro" in cui scrive: "Riferendosi all'Europa, Giovanni Paolo II ha detto che 'alla radice dello smarrimento della speranza sta il tentativo di far prevalere un'antropologia senza Dio e senza Cristo'".

 

Una scelta che conduce al nichilismo e alla dissoluzione secondo questo autore. Il libro, ispirandosi a Dawson, ripercorre i secoli che hanno portato alla formazione dell'identità europea come una cattedrale che ha illuminato il mondo. Dimenticare o rinnegare questa storia significa cancellare l'Europa. Ma questa è l'attuale UE.

Antonio Socci

Da "Libero", 26 novembre 2022

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