I quattro punti cardinali del mio episcopato

Carissimi, nel momento del congedo, desidero confidarvi il mio testamento spirituale pastorale. Per me è un'occasione quanto mai propizia per un consuntivo del mio episcopato

di oltre diciotto anni: tre anni e cinque mesi a Vittorio Veneto, e quindici anni e tre mesi a

Verona, cioè nella diocesi di San Zeno. La valutazione di quanto questi anni siano stati utili

alle due diocesi la lascio esclusivamente alla Misericordia di Dio. Di certo hanno giovato a

me, soprattutto nella maturazione di una fede più solida, purificata nel crogiolo delle prove

e delle bufere che non sono mancate, e rafforzata in cuore dall'intenso e appassionato agire

pastorale.

Questo ventennio, quasi, di episcopato è coinciso sostanzialmente con il più radicale e

complesso cambiamento d'epoca – come lo definisce papa Francesco – che mai la storia abbia

registrato in così breve arco di tempo e a livello mondiale, sotto il profilo culturale, politico,

economico, sociale e religioso; segnato dalla tendenza all'umanesimo senza Dio, all'ateismo

idolatra ed edonista, all'individualismo autoreferenziale e insensibile, superbo e arrogante,

alla conflittualità, all'ipermedianità, all'allergia diabolica nei confronti di Gesù Cristo e di Dio

in genere.

È giusto che in occasione del commiato vi confidi i quattro punti cardinali, sui quali

ho cercato di fare riferimento nel mio ministero di Vescovo Pastore d'anime, in questo

contesto culturale.

Anzitutto, l'assoluto di Dio. Con accentuazione in questi vent'anni ho maturato il

convincimento che esiste un Assoluto, Dio mistero di Amore trinitario e che è l'unico

Assoluto. Assoluto di essere, di verità, di amore, di relazione interpersonale, di conoscenza,

di armonia, di bellezza, di potenza creatrice, di giustizia. Tutto il resto è davvero relativo,

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anche ciò che io stesso ero tentato di considerare come assai importante e irrinunciabile ai fini

stessi della pastorale. Persino le bufere che in questi quindici anni, con scadenza almeno

annuale, si sono scatenate contro di me, a partire da fatti inconsistenti trasformati in fake

news o che coinvolgevano solo uno stretto giro di persone, abitualmente ingigantiti dalla

complicità dei media con risonanza nazionale e che, ve lo confido, mi hanno fatto molto

soffrire, hanno contribuito ad aggrapparmi solo a Dio, rimanendo sereno in cuor mio e,

almeno da parte mia, in pace con tutti. Del resto, solo l'Assoluto può colmare e rendere felice

il cuore umano. Il resto è illusione e miraggio. Questa è la mia esperienza, ma penso che sia

anche quella di ciascuno di voi: mi percepisco immerso nel grembo di amore trinitario

dell'Assoluto; di esistere grazie a Lui; di sussistere in Lui in ogni frammento del mio essere,

corporeo e spirituale. Tutto di me Gli appartiene e Gli è caro. Egli si prende cura di me, più

degli uccelli del cielo e dei fiori del campo, più dell'atomo e delle galassie, cioè del micro e

macrocosmo, da Lui governato con leggi perfette, da Programmatore assoluto che tutto

conosce e vede nell'immediatezza della sua conoscenza, senza bisogno di far ricorso al

sistema degli algoritmi. So che gli sto a cuore come un figlio. E questo mi basta. Caschi pure

il mondo, se sono aggrappato a Dio, che è il Tutto, nulla mi manca. Nello stesso tempo, devo

riconoscere che la serenità d'animo con cui sono sempre vissuto in questi anni, e che ha

stupito me stesso, aveva una fonte di sostegno e di sollievo: la preghiera dei miei preti, dei

consacrati/e, a partire dai monasteri di clausura, e di tanti fedeli di buon senso. Mai mi sono

sentito abbandonato.

Del resto, non posso di certo affermare che il mio episcopato, pur tra i più travagliati,

sia stato solo travaglio e bufere. Al contrario, mi si affollano alla mente le più svariate

situazioni, in cui mi sono incontrato con il Presbiterio, con i consacrati/e e con i laici. Una serie

infinita di incontri ed esperienze di forte impatto pastorale, che ho vissuto da Vescovo

pastore, contento ed entusiasta.

Per evocazione, a volo d'aquila, mi rivedo nelle ordinazioni diaconali e presbiterali (93

presbiteri, benché a fronte dei 207 funerali!); nelle messe del Crisma a Cattedrale piena di

preti e diaconi; nei ritiri di inizio anno pastorale, di inizio Quaresima, di fine anno pastorale

alla Corona e in quelli di zona; negli incontri con il Consiglio Presbiterale, con il Consiglio dei

Vicari foranei, con il Consiglio Pastorale Diocesano; con i preti, o singoli, al venerdì mattina

soprattutto e con un contatto personale nel giorno del compleanno, o in congrega o nelle

équipe delle 44 Unità Pastorali; nelle concelebrazioni con i preti della Casa del Clero di

Negrar, cinque-sei volte all'anno; negli incontri con i seminaristi del Minore, di Casa San

Giovanni, della Teologia; con i preti del Giberti tre volte all'anno; con lo Studio teologico San

Zeno e con l'Istituto Superiore di Scienze Religiose San Pietro Martire; con consacrati/e,

specialmente in occasione dei Capitoli generali; con le monache dei quattro monasteri

femminili una volta al mese per quindici anni; con gli adolescenti nel Meeting di settembre e

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nei campi scuola; con i giovani nella preghiera giovani; con i chierichetti nei loro convegni;

con i cresimandi e loro genitori in nove macroaree (incontri commoventi, molto partecipati,

stipati nelle grandi chiese); almeno 15-20 mila adolescenti da me cresimati; con l'Azione

Cattolica; con le Aggregazioni della Consulta, soprattutto nelle messe in Cattedrale, facendo

memoria dei Fondatori; con la gente nelle parrocchie in occasione di feste patronali o di

inaugurazioni; e, a fiumane, nei santuari mariani. Mi riaffiorano alla mente gli straordinari

pellegrinaggi diocesani in Terra Santa, sui luoghi di Paolo in Siria e in Grecia; i pellegrinaggi

a Lourdes; le celebrazioni nei santuari mariani del Frassino, di San Felice del Benaco, della

Bassanella, della Madonna della Stra'; il pellegrinaggio per la Diocesi della statua della

Madonna della Corona; le frequenti celebrazioni alla Corona, con una partecipazione

torrenziale la sera della vigilia dell'Assunta partendo dal piazzale della stella Alpina con la

processione; il pellegrinaggio annuale alla Basilica di Sant'Antonio di Padova, con la messa

animata dal coro dell'Avesca; l'incontro con i missionari fidei donum, in Brasile, a Cuba, in

Guinea Bissau, in Mozambico, in Thailandia; l'Anno zenoniano 2013 concluso con la Messa

solenne in Arena strapiena; l'inaugurazione dell'area presbiterale della Cattedrale e della

cripta dei Vescovi; e qui mi si affacciano i ricordi dei solenni funerali del Card. Attilio Nicora,

del Vescovo ausiliare Andrea Veggio; del Vescovo padre Flavio Roberto Carraro, sepolti

appunto nella cripta; e come dimenticare le 93 serate durante il primo lockdown in Cattedrale

per il rosario e la messa trasmessi da RadioTelepace che ci ha resi più uniti e famigliari tra di

noi? E le messe nelle parrocchie del lago o dei monti durante l'estate; la messa dell'artista in

san Nicolò all'Arena nella solennità dell'Assunta. Non posso dimenticare gli incontri con

oltre un centinaio di laici qualificati per tre anni di seguito, in vescovado, con quattro

appuntamenti annuali, sotto forma di simposio; con i laici dei Consigli di Unità Pastorale

assieme ai loro preti; con i laici per la "Scuola diocesana di preghiera" alla domenica

pomeriggio, specialmente sui Salmi, con durata di tre anni; ogni anno con i docenti di

Religione Cattolica; con alunni e docenti di scuole cattoliche, e anche statali; con le scuole

dell'infanzia Fism, con i loro dirigenti e con le loro maestre; con i militari della Comfoter,

dell'Aeronautica, e con le forze dell'ordine – l'arma dei carabinieri, polizia statale, polizia

municipale – in occasione delle feste patronali o del precetto pasquale; con gli Alpini, con i

quali è scoccata fin dall'inizio una certa empatia; con la Protezione civile; con gli Scout; con i

ferrovieri in occasione del Natale e della Pasqua; con la Coldiretti per la festa del

ringraziamento; con i carcerati nel periodo del Natale; con gli ammalati e infermi dell'Unitalsi

nei vari incontri annuali, specialmente a Lourdes; con i disabili in svariate circostanze,

specialmente al Cerris e nella "Grande Sfida"; con disoccupati, anche con celebrazione di

messe nelle aziende da loro presidiate; con anziani delle case di riposo; con ammalati degli

ospedali; con gruppi di categoria; con i poveri a Natale e con le loro svariate situazioni, in

modo particolare attraverso la Caritas, la San Vincenzo e le associazioni di carità, come Casa

Betania, l'Annunciazione e la Regina Pacis (finché c'era); con i cristiani di varie

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denominazioni, specialmente nell'Ottavario di preghiera per l'unità dei cristiani; ma anche

con i fratelli ebrei e con i musulmani attraverso i loro rappresentanti: con tutti nel segno del

rispetto, della stima e, dove opportuno, della collaborazione; con i politici e gli amministratori

al Toniolo, soprattutto, nella festa patronale di San Zeno, in occasione degli auguri natalizi,

assicurando loro sempre collaborazione nel rispetto delle competenze e presenza discreta nei

vari eventi civili; con i giornalisti nella festa di san Francesco di Sales; con la Prefettura in

occasione degli auguri con i notabili della città. Mi è caro rievocare i vari incontri culturali

sulla Divina Commedia nell'Anno dantesco; gli articoli settimanali sul quotidiano L'Arena, con

linguaggio laico ed ermeneutica cristiana, e il commento al Vangelo della domenica su Tele

Arena per quindici anni; e gli articoli sul settimanale diocesano, Verona Fedele, con linguaggio

prettamente cristiano; le messe celebrate a RadioTelepace, che non posso non ringraziare per

le opportunità offertemi. Aggiungo, infine: mi è giovato molto in questi anni lo studio delle

opere di sant'Agostino, che ho trasformato in pubblicazioni, l'ultima delle quali dal titolo Gli

aforismi di Agostino: una miniera di sapienza. Non posso dire di aver vissuto questi quindici

anni in ozio, da disoccupato!

Il secondo punto cardinale: la centralità della Parola di Dio. Da questa Cattedra, che

in termini di ecclesiologia è stata quella di San Zeno e di tutti i Vescovi che mi hanno

preceduto, ve l'ho annunciata nella sua autenticità e nella sua integrità. Ne ho chiara

coscienza. Vi ho annunciato l'intero patrimonio della fede cristiana, in piena comunione con

la Sede Apostolica e con il Papa che la Provvidenza ha assegnato alla Chiesa nel percorso

della storia: dalla fede nel mistero di Dio uno e trino; al mistero dell'Incarnazione dalla

Vergine Maria; al mistero pasquale; al mistero della realtà escatologica, con l'approdo deciso

dalla libertà umana, secondo l'assioma di Agostino: Dio ha fatto dono all'uomo del libero

arbitrio, perché decida responsabilmente da che parte stare, nella vita presente e nell'oltre il

tempo: con Dio o con il diavolo! Al mistero della Chiesa corpo di Cristo e sua sposa, da amare

nonostante le sue fragilità. Mai, poi, vi ho taciuto, per convenienza di popolarità, qualche

aspetto, anche quando riguardava questioni oggi scottanti, concernente l'identità della

famiglia e della persona umana, creata ad immagine e somiglianza di Dio, nel quadro del

progetto creazionale di Dio, il dono della vita che appartiene esclusivamente a Dio, dal suo

concepimento fino all'ultimo respiro naturale. In altri termini, vi ho sempre annunciato ciò

che è gradito a Dio, perché conforme alla Parola di Verità, e ciò che non Gli è gradito, cioè ciò

che è bene e ciò che è male ai suoi occhi. E vi ho esortato a schierarvi dalla parte di Dio, ogni

volta che una legge umana fosse in contrasto con la legge di Dio, sul piano della famiglia,

della persona umana e della vita, ammonendo il buon senso umano a conformarsi al progetto

creazionale di Dio, senza mai alterarlo, sfidandolo titanicamente. Fatalmente ne

conseguirebbero dei boomerang catastrofici, come conferma l'attuale situazione

dell'ecologia, ormai sfuggita di mano, per insensatezza dei capi di stato e di quanti mancano

di un minimo di rispetto verso la natura creata. Per le situazioni problematiche vanno

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escogitate soluzioni il più possibile adeguate, anche di natura legislativa, ma mai alterando il

progetto creazionale di Dio, sostituendolo con un illusorio e folle progetto puramente umano.

Il terzo punto cardinale: il fulcro della vita liturgica sacramentale, a cominciare

dall'Eucaristia, fonte, culmine e cardine della vita cristiana. Celebrata e adorata. Tutto il

creato, dal micro al macrocosmo, fino all'essere di ogni persona umana, trae origine e

sussistenza permanente dall'Eucaristia! Ed è il tesoro sommo di Dio riservato dal suo amore

all'umanità! Purtroppo, è sprecato. Per inappetenza e superficialità. Non possiamo

rassegnarci alla progressiva desertificazione della presenza della gente alla Messa, che, senza

Eucaristia, inesorabilmente perde il senso del suo essere e del suo vivere, come stiamo

percependo specialmente in questo post-pandemia. Attiviamo ogni iniziativa possibile per

farvi partecipare volentieri anche i ragazzi, gli adolescenti e i giovani, invogliandoli con

celebrazioni particolarmente adatte a loro, rese più attrattive dalla partecipazione in gruppo

di amici. Ne hanno una necessità vitale, per non finire alla deriva del non senso del vivere o

dei miraggi. Ogni cammino formativo per sua natura conduce all'Eucaristia, come al suo

fulcro.

E con l'Eucaristia, sotto il profilo delle risorse liturgiche consegnate alla Chiesa per la

vita dei cristiani, facciamo il possibile perché sia riscoperto e rivalutato il sacramento della

Misericordia, che pure ha come ministro il presbitero. Non c'è dubbio che, con l'Eucaristia,

il Sacramento della Misericordia è, per così dire, una delle invenzioni più geniali di Dio, al

fine di mettere l'uomo nella condizione di vivere da figlio nel Figlio, restaurandolo dalla

condizione di peccatore. Oggi è un sacramento trascurato e, Dio non voglia, snobbato! In

realtà, è sempre a completa disposizione di chi desidera vivere in grazia di Dio, tenendosi

costantemente purificato nel suo animo. Per questo, al fine di riattivare nei fedeli il desiderio

del sacramento della Misericordia, i preti non lesinino tempi idonei per la nostra gente. A tale

riguardo, è mio desiderio di mettermi a disposizione per le confessioni ogni sabato mattina,

in quattro parrocchie dislocate nella diocesi, una volta al mese, previo il consenso del vescovo

Domenico, già dato, e nei limiti delle mie forze fisiche. Ci metteremo d'accordo. E poiché è il

sacramento che ci predispone e ci abilita ad essere noi stessi misericordiosi, colgo questa

occasione di conclusione del mio ministero di Vescovo nella Diocesi di san Zeno, nell'atto di

accommiatarmi, per chiedere scusa a quanti ho dato cattivo esempio, ho messo a disagio, ho

fatto soffrire, e per assicurare il mio perdono senza riserve a chi mi ha fatto soffrire,

cancellando dal mio animo ogni traccia di rancore e di risentimento.

Carissimi, soprattutto in funzione del sacramento dell'Eucaristia e della Misericordia,

preghiamo Dio che conceda alla nostra Diocesi nuove vocazioni al presbiterato e la fedeltà

dei chiamati, invocando nel contempo grazie speciali per i troppi che, per misteriose cause,

hanno abbandonato il ministero, e che oggi sarebbero particolarmente preziosi, perché

comunque nella loro condizione di vita diano testimonianza di vita cristiana. L'intera

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comunità cristiana è chiamata a custodire i suoi preti e a predisporre un terreno idoneo al

sorgere di vocazioni al presbiterato, a cominciare da una assidua preghiera! Ne hanno

bisogno soprattutto i giovani e le famiglie per essere guidati a Gesù Cristo, che è l'unico vero

Senso del vivere umano.

Infine, il quarto punto cardinale: l'urgenza della formazione alla corresponsabilità

sinodale tra laici e presbiteri. Mi riferisco in particolare alle Unità Pastorali, strada

provvidenziale per dare volto e anima sinodale al percorso ecclesiale sull'orizzonte della

improrogabile nuova evangelizzazione. Proprio lo spirito delle Unità Pastorali favorisce il

senso della fraternità presbiterale e la stima reciproca, nella collaborazione corresponsabile,

tra preti e laici, accompagnata da percorsi formativi fatti insieme specialmente nell'ambito

del Consiglio dell'Unità Pastorale, mirando a far sì che i laici siano luce del mondo e sale della

terra, capaci di far rientrare nel circuito di una fede matura amici e colleghi, per le vie

dell'amicizia.

Carissimi, nel congedarmi da voi, avvio un percorso, per così dire, di vita monastica,

dedito alla preghiera nella cappellina del mio appartamento ristrutturato, a Montorio.

Preghiera di adorazione, di lode, di benedizione, di supplica, di contemplazione del volto di

Dio, secondo il salmo: "Il tuo volto, Signore, io cerco!", proteso, e in preparazione, all'incontro

definitivo con Dio, mistero di amore trinitario, quando potrò dire: "Per me il vivere è la

Trinità, in Cristo Gesù". Finora la Diocesi di San Zeno ha riempito il tempo delle giornate con

intense attività pastorali, cercando di conservare lo spirito segnalato da sant'Agostino, per il

quale "pascere il gregge del Signore è ministero di amore". Pur riconoscendo i miei limiti e

difetti, posso dire di aver amato la mia Diocesi, in Cristo, di cui, ve lo confido, sono sempre

stato un innamorato e di esserlo ancor più oggi, e per amore suo, secondo il motto paolino,

fatto mio: "Per me il vivere è Cristo". D'ora in poi la Diocesi di San Zeno abiterà il mio cuore,

avvolta nella nube divina della mia preghiera, che intensificherò per la Diocesi, per ogni

persona della Diocesi, avendo come maestra di preghiera e madre tenerissima la vergine

Maria. In tutti questi quindici anni ho celebrato tutte le messe esclusivamente per l'intera

Diocesi, mentre ho assicurato per la Diocesi la mia benedizione, sera e mattino, coinvolgendo

nella benedizione anche l'arrivo dei nuovi nati e affidando a Dio i morti in giornata. Ma d'ora

in poi, per così dire, mi consacrerò alla preghiera per la Diocesi. Davanti al Crocifisso

illuminato; alla Parola di Dio intronizzata; all'Eucaristia esposta nel piccolo ostensorio. È il

più bel mestiere al mondo: immergersi in Dio, entrando in conversazione con Lui, per

adorarne l'Assoluto di Essere e di Amore trinitario Creatore, per contemplarne la bellezza

luminosa della Verità, per ringraziarLo delle sue infinite grazie, per implorarne la

sovrabbondante ed inesauribile misericordia per tutti! Sì, pregherò con intensità e con fede

per tutti, affinché tutti, per l'infinita misericordia di Dio, dopo una vita lunga o breve,

possiamo trovarci nel mondo dei risorti, in Paradiso, l'unica meta per la quale è valso la pena

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di essere venuti al mondo. In qualunque condizione. Contateci! Intanto chiedo a Dio il dono

della preghiera nello Spirito, cioè il dono dello Spirito di preghiera!

Non mi resta che dire un grazie sconfinato a Dio, che, con i suoi interventi acrobatici,

mi ha consentito di arrivare in porto, portando a compimento il mandato a me affidato l'otto

maggio 2007 dalla Santa Sede. Un grazie sincero e di cuore va ai miei collaboratori che si sono

succeduti in questi quindici anni e all'intera mia Diocesi, ricca di sorprendenti risorse

spirituali e inedite potenzialità pastorali, pur con le sue complesse problematiche: con i suoi

laici, vogliosi di prendersi le proprie responsabilità; con i suoi consacrati e consacrate che,

pur con la sofferenza in cuore per il venir meno della consistenza delle loro comunità, stanno

dando una bella testimonianza di vita evangelica e missionaria; e con i suoi presbiteri che,

nella quasi totalità, sono spiritualmente sani, zelanti e generosi. Sabato 1° ottobre volentieri,

e non senza una punta di fierezza, consegnerò la Diocesi al mio successore, il vescovo

Domenico. Che accogliamo come nuovo pastore. A cuore aperto. Grati a Dio, alla Santa Sede

e a papa Francesco che, con determinazione mirata, ce lo ha inviato. Amen.

 Giuseppe Zenti

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