Papa Francesco, dom Guéranger e il senso cristiano della storia

Roberto de Mattei, in "Corrispondenza Romana" – 19 settembre 2022

«Chi sono io per giudicare»? Queste parole di papa Francesco, pronunciate il 28 luglio 2013 sul volo di ritorno dal Brasile, rispondendo alla domanda di un giornalista sugli omosessuali, sono entrate nella storia. Esse non manifestano il soggettivo atteggiamento di misericordia, che ogni cattolico deve avere nel caso concreto verso un peccatore, ma il rifiuto ad esprimere con chiarezza il proprio giudizio su un oggettivo peccato condannato dal Catechismo della Chiesa cattolica. E' vero infatti che «le vie del Signore sono misericordia e verità» (Salmi 24, 10), ma la misericordia va applicata al caso concreto solo dopo l'affermazione inequivoca della verità. Non c'è da meravigliarsi dunque se questa frase fu interpretata in tutto il mondo come un cambiamento, o un'attenuazione, della dottrina della Chiesa sull'omosessualità. Non era quella, presumibilmente, l'intenzione del Papa, spinto a quelle dichiarazioni dal desiderio politico di compiacere i suoi interlocutori, ma il risultato fu disastroso.

 

Le parole pronunciate da papa Francesco sulla Cina, il 15 settembre 2022, sul volo di ritorno dal Kazakistan, in risposta a una giornalista di Crux, esprimono la stessa linea politica di compromesso. Per giustificare il dialogo della Santa Sede con il regime comunista di Xi Jinping, il Papa si è rifiutato di definire la Cina come un paese non democratico, minimizzando la gravità del processo in corso a Hong Kong contro il cardinale Josef Zen. «Qualificare la Cina come antidemocratica, io non me la sento, perché è un Paese così complesso, con i suoi ritmi… Sì, è vero che ci sono cose che a noi sembrano non essere democratiche, questo è vero. Il Cardinale Zen, anziano, andrà a giudizio in questi giorni, credo. Lui dice quello che sente, e si vede che lì ci sono delle limitazioni. Più che qualificare, perché è difficile, e io non me la sento di qualificare, sono impressioni; più che qualificare, io cerco di appoggiare la via del dialogo».

 

Il cardinale Gerhard Müller ha recentemente definito «ingiusto» e «gravissimo» il processo cardinale Zen, lamentando che non ci sia stata nessuna parola di solidarietà nei suoi confronti, né da parte del Decano dei cardinali, il cardinale Re, né dal Segretario di Stato Parolin e nemmeno dal Papa. I rapporti del 2022 delle principali istituzioni internazionali, World Watch, ONU e Amnesty International, segnalano i crimini contro i diritti umani di cui la Cina è responsabile. Per quarant'anni ha imposto, attraverso l'aborto, il figlio unico, e ancora oggi si contano circa 9,5 milioni di aborti l'anno, quasi quanto le 10,6 milioni di nascite registrate nel 2021. La tecnologia è al servizio della repressione e la repressione è funzionale ad attività criminali, come il traffico di organi umani. Uno studio pubblicato nel 2020 e finanziato dalla Victims of Communism Memorial Foundation, denuncia con numerose testimonianze l'assassinio di detenuti politici in Cina, con lo scopo di rifornire con i loro organi alcuni degli ospedali che trapiantano cuore, fegati, polmoni e reni a pazienti cinesi e stranieri.

 

Papa Francesco non vuole "qualificare" la dittatura comunista cinese come antidemocratica, però il suo compito è proprio quello di qualificare, giudicare, definire, distinguendo il vero dal falso, il giusto dall'ingiusto. Ciò deve avvenire secondo una regola precisa: gli interessi della Chiesa, fondata da Gesù Cristo, del quale il Sommo Pontefice è Vicario sulla terra. I criteri di giudizio, per il Papa come per ogni cattolico, non sono politici, sociologici o filosofici, ma soprannaturali. E' quanto ci ricorda dom Guéranger in un aureo e attualissimo libretto appena tradotto in inglese (The Christian Sense of History, Calx Mariae Publishing, London 2022, con la presentazione di padre Albert M. Schmitt, monaco di Solesmes). In Italia il libro è stato pubblicato dalle Edizioni Piane, nel 2005.

 

Dom Prosper Guéranger, nacque il 4 aprile 1805 nei pressi dell'ex abbazia benedettina di Solesmes, secolarizzata nel 1790 durante la Rivoluzione Francese, e morì il 30 gennaio 1875, dopo aver restaurato l'abbazia e, con essa, l'ordine benedettino. Nel 2005 è stata iniziata, nella diocesi di Le Mans, la sua causa di beatificazione. Pio IX pubblicò, pochi mesi dopo la sua morte, un Breve in suo onore, affermando che egli, «dotato di un potente genio e in possesso di una meravigliosa erudizione e di una approfondita scienza delle regole canoniche, si applicò durante tutto il corso della sua vita a difendere coraggiosamente nei suoi scritti di altissimo valore la dottrina della Chiesa cattolica e le prerogative del Romano Pontefice» (Breve Ecclesiasticis viris del 19 marzo 1875).

 

Dom Guéranger fu un esponente della corrente ultramontana che in Francia annoverò i nomi di Louis Veuillot e del cardinal Pie, in Inghilterra del padre Fredrick W. Faber e del cardinale Manning, in Spagna di sant'Antonio Maria Claret. Gli ultramontani erano coloro che appoggiarono con entusiasmo i grandi atti del pontificato del beato Pio IX: la proclamazione dell'Immacolata Concezione (1854), la condanna del liberalismo, con il Sillabo (1864), e la definizione dei dogmi del primato e dell'infallibilità del Romano Pontefice (1870). 

 

Nel Senso cristiano della storia, Dom Guéranger afferma con vigore che il cattolico non deve limitarsi ad una lettura umana e naturalistica degli eventi storici, perché siamo chiamati da Dio a un destino soprannaturale. La ragione, senza la fede, non è capace di comprendere questo destino. «La Rivelazione soprannaturale non era di per sé necessaria: l'uomo non vi aveva alcun diritto; ma Dio l'ha data e promulgata; da allora la natura sola non è più sufficiente a spiegare l'uomo» (p. 10). Per questo, secondo dom Guéranger, «qualsiasi sistema storico che prescinda dall'ordine soprannaturale nell'esposizione e nell'interpretazione dei fatti, è un falso sistema che non spiega nulla e che lascia la storia dell'umanità nel caos e nella contraddizione permanenti» (p. 12). Le debolezze e gli abusi degli uomini di Chiesa non stupiscono lo storico cattolico, che sa come riconoscere la direzione, lo spirito, l'istinto divino della Chiesa. Egli non considera il lato politico degli avvenimenti, ma «chiama buono ciò che la Chiesa giudica buono, cattivo ciò che la Chiesa giudica cattivo» (p. 18); «il cristiano giudica fatti, uomini, istituzioni dal punto di vista della Chiesa; non è libero di giudicare diversamente, questa è la sua forza» (p. 57).

 

La Chiesa è sempre in piedi, malgrado gli attacchi interni ed esterni a cui è sottoposta. «Le eresie, gli scandali, le defezioni, le conquiste, le rivoluzioni non l'hanno scossa; respinta da un paese è penetrata in altri; sempre visibile, sempre cattolica, sempre conquistatrice e sempre messa alla prova» (p. 26).

 

Al ritorno del Papa da Astana, dove ha partecipato al settimo congresso dei leader delle religioni mondiali, come non sentire la verità delle parole critiche di dom Guéranger verso quei «terreni neutri sui quali certi credenti e non credenti si incontrano per tenere specie di congressi dai quali tutti tornano come vi erano andati»? (p. 85). La società non ha bisogno di incontri multireligiosi, ma di dottrine coerenti e di cattolici senza compromessi. «Se c'è una probabilità di salvezza per la società questa è riposta nella fermezza dei cristiani» (p. 64). C'è infatti una grazia legata «alla professione piena e completa della Fede» (p. 64): «il cristiano ha non solo il dovere di credere, ma anche quello di proclamare ciò in cui crede» (p. 55). Ciò che il Papa, i vescovi, i sacerdoti dovrebbero proclamare di fronte al mondo è che Gesù Cristo è il Re della storia e l'unico Salvatore. «Vediamo dunque l'umanità nei suoi rapporti con Gesù Cristo sua guida; non prescindiamone mai, né quando giudichiamo né quando narriamo la storia; e quando i nostri sguardi si fissano sulla carta del mondo, ricordiamoci innanzitutto che abbiamo sotto gli occhi l'impero dell'Uomo-Dio e della sua Chiesa» (p. 28).

 

Nell'epoca di naturalismo e di secolarizzazione in cui viviamo, le pagine di dom Guéranger ci ricordano che il destino del genere umano non è terreno, ma celeste. Solo la Chiesa ha le chiavi che aprono le porte del destino soprannaturale degli uomini. Tutte le altre strade sono false e menzognere, per quanto buone possano essere le intenzioni di colui che le percorre.

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