Un amore piccolo e vero
Meditazione/Un amore piccolo e vero
Di Eremita in "Duc in altum" – 6 ottobre 2025
Questo Vangelo comincia con una richiesta molto semplice e allo stesso tempo radicale: «Accresci in noi la fede!». È il grido degli apostoli. Hanno lasciato tutto, camminano con Gesù, hanno visto miracoli, guarigioni, liberazioni, eppure si accorgono che la fede non è una conquista, non è uno sforzo della volontà, non è un possesso che una volta ottenuto rimane per sempre. È una mendicanza continua. Gli apostoli hanno sperimentato la loro fragilità, la loro incapacità a fidarsi fino in fondo, e allora gridano: «Signore, aumentaci la fede!».
Gesù risponde in modo sorprendente, quasi paradossale: basta un granello, un puntino piccolissimo, pressoché invisibile, ma reale. Non serve una fede immensa, gigantesca, serve una fede autentica, anche se piccola, che si appoggi a lui. Con una fede così, dice Gesù, puoi dire a un albero di sradicarsi e piantarsi nel mare.
Non un linguaggio da prendere alla lettera, ma un'immagine potentissima: la fede ha la capacità di spostare ciò che sembra immobile, di rendere possibile l'impossibile, di trasformare la realtà che appare senza speranza. La fede non è la nostra forza, non è la nostra coerenza, non è la nostra bravura, è il potere di Dio che si manifesta nella nostra debolezza.
Poi Gesù racconta la parabola del servo. Un servo, dopo aver arato o pascolato, torna a casa. E il padrone non lo ringrazia, non lo mette a tavola, ma gli chiede ancora di servire. E Gesù aggiunge: quando avete fatto tutto quello che vi è stato chiesto, dite: «Siamo servi inutili». Parole che possono scandalizzare, perché nella nostra mentalità cerchiamo sempre riconoscimenti, gratificazioni, vogliamo che qualcuno ci dica «ottimo, sei stato bravo, hai fatto bene». Invece Gesù ci conduce a un punto di libertà profonda: servire senza cercare il nostro tornaconto, amare senza pretendere nulla in cambio, compiere la volontà di Dio non per guadagnare qualcosa, ma perché è la nostra vita, è la nostra identità. Servo inutile non significa servo senza valore, ma servo che non mette sé stesso al centro, che non misura la propria fedeltà in base alla ricompensa. È colui che vive nella verità, sapendo che tutto è grazia, che tutto ciò che abbiamo viene da Dio. Non ci possiamo vantare di nulla, neppure della fede. Per questo il discepolo vive sempre da mendicante: «Accresci in noi la fede».
Queste parole toccano profondamente la nostra esperienza quotidiana. Quante volte ci sentiamo incapaci, poveri, deboli. Quante volte sperimentiamo che non riusciamo ad amare, che non abbiamo pazienza, che non sappiamo perdonare. E allora pensiamo che non abbiamo fede. Ma Gesù dice: non ti serve una fede gigantesca, ti basta un granello. Non ti chiedo di essere eroe, ti chiedo di fidarti di me. Basta un atto piccolo, nascosto, ma vero, e lì entra la potenza di Dio.
Il servo che torna dai campi stanco e continua a servire è immagine di Cristo stesso. Lui, che era il Figlio, non è venuto per essere servito ma per servire. Non ha cercato gloria per sé, non ha chiesto ricompensa, ma si è fatto obbediente fino alla morte, e alla morte di croce. Per questo il Padre lo ha esaltato. Noi siamo chiamati a seguire questa via: la via dell'umiltà, la via del servizio senza pretese, la via della fede piccola ma vera.
E allora questo Vangelo diventa una buona notizia. Non ci viene chiesto di essere grandi, potenti, impeccabili. Ci viene chiesto di essere piccoli, di riconoscere che siamo servi, di accogliere che tutto viene da Dio. E in questa umiltà si apre lo spazio perché la fede cresca, perché il Signore possa compiere in noi meraviglie.
La fede non si misura dai miracoli spettacolari, ma dalla fedeltà nascosta, dal servizio quotidiano, dall'amore che non cerca sé stesso. È lì che la nostra vita diventa feconda. È lì che scopriamo che, pur essendo servi inutili, Dio ci rende strumenti della sua opera, collaboratori del suo Regno.
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