'Tendete al cieelo', allla vita eterna con Dio oltre questa vita

Cari amici di «Duc in altum», propongo questa intervista che esce nel fascicolo di ottobre della rivista «Studi cattolici». Andrea Beolchi dialoga con Riccardo Caniato, autore del libro «Medjugorie. Un'indagine. La mia vita per il Paradiso, sola andata».

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a cura di Andrea Beolchi

È il 24 giugno 1981: sei ragazzi del villaggio di Medjugorje (Bosnia-Erzegovina), impegnati in un'escursione sulle pendici del Crnica (oggi noto come il Podbrdo, «la collina delle apparizioni»), vedono per la prima volta Maria, la Madre di Gesù. Ma è il giorno successivo, il 25 giugno (considerata la data dell'anniversario della prima apparizione) che la Vergine interloquisce con loro. Da quel momento «le apparizioni sono state migliaia», racconta Riccardo Caniato, giornalista, autore del libro «Medjugorje un'indagine. La mia vita per il Paradiso, sola andata» (Il Timone, 416 pagine, 18.90 euro) e testimone di guarigioni del corpo e dello spirito. «Ma è importante interrogarsi sui frutti legati al movimento di fede che ne è scaturito», suggerisce Caniato: «I milioni di pellegrini, le vite risanate e cambiate dall'esperienza di Medjugorje che, nel frattempo, giusto un anno fa, ha ottenuto il pronunciamento di Nihil obstat dalla Santa Sede».

Come definiresti Medjugorje?

Se intendi Medjugorje come luogo, bisognerebbe tornare al 1981 quando sono iniziati gli eventi straordinari: nel villaggio d'Erzegovina c'era solamente una parrocchia isolata in mezzo ai prati che faceva da fulcro per diverse frazioni in lite tra loro per i confini dei campi. Medjugorje in questo senso è come Betlemme, come Lourdes e Fatima: luoghi semplici, addirittura dimenticati e impervi. Mentre gli uomini organizzano convention e ratificano trattati in palazzi di cristallo, il divino si affaccia sul mondo nella piccolezza. Per la cronaca, dopo le apparizioni la gente del luogo si è rappacificata e l'abitato si è sviluppato tutto intorno alla chiesa.

Che cosa s'intende per «fenomeno Medjugorje»?

Apparizioni, visioni, rivelazioni private sono esperienze mistiche che esulano dalla sfera della realtà empirica. In questo senso con fenomeno si sottolinea l'eccezionalità di un evento. Di fronte a fatti come questo, a una persona che ti dice di vedere la Madonna, la ragione non è sufficiente: se si vuole approfondire bisogna porsi in un'ottica di fede. Solo così si può percepire che accanto alla nostra realtà costituita da uno spazio-tempo definiti, sussiste la dimensione dell'infinito e dell'eterno di Dio.

Oltre quarantaquattro anni dall'inizio dell'evento: quante apparizioni ci sono state?

Nei primi tempi la Madonna, Gospa in croato, si manifestava a tutti e sei i ragazzi ogni giorno; ora a distanza di tanti anni le rivelazioni quotidiane continuano per tre di loro, fra cui Marija, che il 25 del mese riceve ancora un messaggio per la Chiesa e il mondo. Le apparizioni sono dunque migliaia, ma più che sul loro numero è importante interrogarsi sui dati statistici legati al movimento di fede che ne è scaturito: i milioni di pellegrini da ogni parte del mondo, i milioni di Comunioni e di Confessioni certificate ogni anno dal santuario di Medjugorje.

Qual è il messaggio di questo luogo?

Sia l'apparizione in sé sia le parole comunicate ai veggenti sono un richiamo agli uomini e alle donne del nostro tempo, orfani di senso, che in verità «Dio esiste e ci ama». Le virgolette le mette Maria. La Madonna fa memoria a un'umanità autoreferenziale nella sua ricerca di finalità e di salvezza, che spera di trovare la felicità nella tecnologia, nel benessere terreno, nell'intelligenza artificiale… che siamo famiglia del Padre celeste; che ogni uomo è figlio di un Dio che ci chiama per nome, secondo il passo di Geremia 1, 5: «Prima di formarti nel grembo materno, io ti conoscevo, già prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato».

Che valore ha il Nihil obstat della Santa Sede?

Il Nihil obstat, secondo le nuove norme di discernimento promulgate nel maggio 2024, è il massimo riconoscimento positivo che la Santa Sede attribuisce a un presunto evento soprannaturale: significa che sul piano dottrinale e morale una data esperienza mistica non presenta criticità e che, anzi, a essa collegabili si sono rinvenuti molti frutti buoni, come guarigioni e conversioni. I fedeli sono pertanto lasciati liberi di credere e di vivere il messaggio se li aiuta a essere cristiani migliori, più consapevoli. Per il popolo di Medjugorje, questa libertà di poter aderire in sintonia con l'autorità della Chiesa a un evento considerato una manifestazione autentica dell'amore di Dio ha generato un'ondata di gioia incontenibile e un rinnovato slancio nella pratica e nella testimonianza della fede.

Ci racconti la tua Medjugorje?

La prima volta nel 2001: ci arrivai per caso, accompagnavo un collega che doveva scrivere un libro per il ventennale. Rimasi fortemente coinvolto e quel libro lo scrivemmo insieme. Ho avuto lì una percezione particolare della presenza del divino. Le apparizioni, in fondo, sono il metodo di un Dio che ama l'uomo, lo ha creato a sua immagine e si fa a lui incontro: i Vangeli iniziano con la visita dell'Angelo a Maria e terminano con le apparizioni del Risorto. Ma fin dal principio della creazione Dio stabilisce una relazione con Adamo ed Eva: nella Genesi è scritto che «passeggiava» nel Giardino dell'Eden. Nella storia di ogni tempo, poi, si registrano apparizioni di Gesù, dei santi, ma in particolare di Maria: la creatura che più di ogni altra ha creduto, ha assecondato liberamente il disegno del Creatore su di lei, che più ha compreso la salvezza operata da Gesù per ciascuno… e che per questo viene a ridestarci alla fede, desiderando che anche noi possiamo riconoscere proprio come lei l'amore di Dio.

Tu definisci il tuo viaggio a Medjugorje «il Paradiso sola andata». Perché?

La presenza di Maria fa di Medjugorje un Paradiso. I veggenti la descrivono come una donna bellissima, la vedono giovane ma al tempo stesso materna e autorevole. Maria è già creatura del Cielo, eternamente giovane e felice, umanamente compiuta, nel suo solo apparire porta pertanto con sé un po' di Paradiso. Nel suo farsi presente ai veggenti comunica loro la dimensione che le appartiene. Ma c'è dell'altro: con questo suo «scomodarsi» ogni giorno in definitiva desidera mostrarci la via del Paradiso che il Padre celeste ha tracciato per ogni uomo e donna creati. Tutti i messaggi dati a Medjugorje, come ha sottolineato anche il cardinale Victor Manuel Fernández annunciando il Nihil obstat, sono un invito a vivere guardando a Gesù: «Tendete al Cielo!», ha ripetuto spesso sua Madre.

Quante volte ci sei tornato e perché?

Mi ha spinto a tornarci il valore della fatica e del pellegrinaggio, perché Medjugorje non è dietro l'angolo e il programma suggerisce tanto raccoglimento, preghiera, la Messa quotidiana, con le ascensioni a piedi sui colli delle apparizioni. Ma non è obbligatorio andare lì, perché ciò che insegna Maria apparendo ai veggenti nelle loro abitazioni e negli altri luoghi del loro quotidiano è che la famiglia celeste ci è vicina anche nelle nostre case, nei posti di lavoro, nelle nostre parrocchie…: dobbiamo fare dei luoghi del nostro quotidiano un santuario. Maria a Medjugorje ci ha ricordato, poi, che il miracolo più grande è la presenza di Gesù nell'Eucaristia: la Comunione ci rende tabernacoli del Dio vivo.

Sei stato testimone di almeno una guarigione operata a Medjugorje?

Sì, nel 2001, una mamma avvicinò in mia presenza la veggente Marija perché domandasse alla Vergine la guarigione della sua bimba che pure era lì e si vedeva essere molto malata. Rincontrai la piccola l'anno successivo e stava bene! Nel libro riporto poi un'infinità di storie di persone che hanno testimoniato per sé o i loro cari grandi guarigioni nel corpo e nello spirito.

Chi sono i sei veggenti cui è apparsa la Madonna?

Persone comuni, la Madonna li ha definiti a suo tempo «né più intelligenti né più belli degli altri», a significare che al Cielo siamo tutti cari. Perché siamo famiglia di Dio: pur nella normalità abbiamo ricevuto un'impronta da Lui, non a caso Maria nei suoi messaggi ci chiama «cari figli».

Perché la Madonna appare qui così a lungo?

Perché come ogni mamma che vuole il bene dei suoi cari, deve ripetere un milione di volte le sue raccomandazioni ai figli che hanno la testa dura.

La Madonna si è presentata con vari nomi: che significato hanno?

Nomi come Beata Vergine ci ricordano che la Madonna è una: la Gospa, l'Immacolata di Lourdes e la Bianca Signora di Fatima sono sempre Maria di Nazaret. Nel suo dirsi Madre c'è il richiamo al fatto che, per impulso di Gesù sulla croce, Ella è divenuta Madre della Chiesa nascente così che tutti, nella Chiesa, sono figli suoi e in Cristo fratelli, formando un unico Corpo mistico. Il titolo di Regina della Pace con cui la Madonna si è presentata a Medjugorje nell'81, oltre la Cortina di ferro, in quella che allora era la Jugoslavia poi smembrata dalla guerra, è evidentemente un monito e un appello per un'epoca lacerata dall'odio e dai conflitti.

Questo luogo ha un valore simbolico anche nell'attuale, tragica situazione internazionale…

Due conoscenti istriani mi hanno chiesto di tradurre il libro in croato. Non sono fedeli praticanti ma la lettura li ha sconvolti. Dieci anni dopo le apparizioni di Medjugorje la nazione jugoslava è sprofondata nella guerra civile. Medjugorje inoltre si trova nella Bosnia Erzegovina dove, dopo quel conflitto, si ritrovano a convivere in un'unica nazione etnie di differente credo religioso. Ciò che ha toccato il cuore di questi istriani, è che proprio qui Maria si sia presentata come la Regina della Pace, parlando una lingua, il croato, che nella sua forma scritta – mi hanno spiegato – è comprensibile anche a serbi, sloveni, montenegrini, kosovari, bosniaci… a tutti i popoli della ex Jugoslavia. Proprio da qui la Gospa ha implorato la riconciliazione fra gli uomini e fra gli uomini e Dio. L'attualità del messaggio sta nel fatto che finora è rimasto disatteso: nonostante il Muro di Berlino sia caduto e che la guerra nei Balcani sia finita… gli uomini non paiono riuscire ancora a riconoscersi fratelli.

Come rispondi a chi sostiene che Medjugorje sia un business?

Che prima del business in ogni caso c'è sempre e solo la Madonna. Ed è sufficiente osservare le ore che le persone passano in ginocchio, come pregano e cosa dicono per capire che Medjugorje è innanzitutto qualcosa d'altro.

In effetti, anche quest'anno per l'anniversario di giugno e per il Festival dei giovani ad agosto Medjugorje è stata invasa da decine di migliaia di pellegrini. Come spieghi questo successo in un tempo scristianizzato in cui soprattutto le nuove generazioni parrebbero insensibili al messaggio cristiano?

Oltretutto Medjugorje è priva di attrazioni turistiche o di svago: non ha il mare, non è montagna, non ha discoteche né cinema… Chi richiama questi ragazzi, questi uomini e donne da tutto il mondo? E che cosa ha messo insieme Ivanka, Marija, Mirijana, Vicka Ivan e Jakov nel giugno del 1981? Un gruppo in genere si forma intorno a un interesse, una passione, un obiettivo comune interno a esso. Lo psicologo, padre Slavko Barbarić, inviato dall'Ordine per indagare, prese atto che quel gruppo di sei ragazzi non era tenuto insieme da un legame o da una dipendenza comune, ma da Qualcuno. Lo stesso avviene anche oggi.

Puoi spiegare meglio?

Medjugorje da quasi cinquant'anni ci dice che accanto al nostro spazio-tempo definito da confini e da un passato-presente e futuro c'è lo spazio-tempo del presente eterno di Dio che la Madonna attraversa. Medjugorje in buona sostanza ti chiama a confrontarti con un fatto che supera i nostri sensi, ma assolutamente reale che si può riassumere così: la Madonna appare, quindi esiste, ma se così è anche Gesù è vivo e la mia fede è vera.

L'attrazione per questo luogo nasce dalla forte percezione della presenza del Divino, un'esperienza che unisce tutti in un valore universale e, allo stesso tempo, offre a ciascuno un incontro personale con Dio. Ne ho avuto conferma dalla storia di Giovanni Maria, un bambino italiano di sette anni la cui vita e morte straordinarie sono al vaglio della Chiesa. Sua madre, Cinzia, mi ha raccontato un episodio toccante: a Medjugorje, vedendolo raggiante di gioia, gli chiese: «Giò, ma non era Lourdes la tua preferita?». La sua risposta fu disarmante nella sua semplicità: «Sono tutti luoghi amati da Maria, ma a Medjugorje la Madonna è qui, adesso».

Scrivi: «Non c'è bisogno di essere veggente. Attraverso di loro so, anch'io vedo che cosa mi aspetta: un giorno guarderò negli occhi mia Madre Maria! Lei mi darà un bacio, una carezza sulla guancia e mi condurrà nell'abbraccio del Padre e di suo Figlio Gesù. Non conosco con esattezza quando questo avverrà, ma prima o poi, fra qualche ora, giorno, settimana, se saprò meritarmelo, succederà anche a me». Ci racconti questa tua fede?

Dopo che è morta mia nonna paterna, avevo quattro anni, per un certo periodo mi svegliavo la notte e ripetevo come una cantilena: «Non finisce mai non finisce mai non finisce mai», nello sforzo di percepire la portata dell'eternità. Questa parola allora mi faceva paura, ma poi mi sono reso conto che quei rari momenti che ho sentito di saper voler bene tanto e gratuitamente, che il mio cuore è scoppiato di gioia per qualcuno, che ho provato un gusto immenso per qualcosa… ho davvero desiderato che non finissero mai.

Ora la fede cristiana ci dice che Dio ci ha creati per farci parte eternamente della sua compagnia nella pienezza di ciò che siamo. È ciò che ci ripete Maria da Medjugorje e che io spero anche per me.

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«Medjugorje. Un'indagine» (edizioni Il Timone) racconta, con rigore giornalistico e intensità spirituale, le apparizioni mariane iniziate il 25 giugno 1981 nella cittadina croata. Dai veggenti ai messaggi, dalle testimonianze di guarigione al lungo iter ecclesiastico che ha portato al recente Nihil obstat della Santa Sede, l'autore offre una ricostruzione documentata e coinvolgente. Frutto di anni di ricerche e incontri, il libro è anche il racconto personale di un cammino di fede. Un'indagine che interroga la ragione e tocca il cuore, spunto di orientamento in un tempo di fortissimo slancio dei pellegrinaggi.

Dalla prefazione di padre Serafino Tognetti: «Il libro che avete tra le mani è la preziosa testimonianza di un fatto, di un evento, di una realtà. Poi si può credere o non credere, argomentare e non argomentare, ma la realtà rimane, granitica, davanti ai nostri occhi: il "fenomeno" Medjugorje crea conversione e ritorno a Dio».

L'autore ha dedicato gran parte della sua carriera allo studio delle apparizioni mariane più significative del nostro tempo, concentrandosi su alcune a noi più vicine nel tempo come Bonate, Civitavecchia, Kibeho, Medjugorje. Socio della Pontificia accademia mariana internazionale, autore e curatore di volumi e anche di servizi e di speciali giornalistici per diverse testate, è stato segretario della Commissione internazionale teologica che ha favorito il riconoscimento del Nihil obstat, nel 2024, per la mariofania di Montichiari.

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