Meditazione. Il problema è se noi abbiamo fede

MA IL FIGLIO DELL'UOMO, QUANDO VERRA', TROVERA' LA FEDE SULLA TERRA?

Di Eremita in "Duc in altum" – 20 ottobre 2025

Oggi il Signore ci parla di una cosa fondamentale: la preghiera. Ma non una preghiera qualsiasi, non una devozione esterna, fatta di parole vuote. Gesù parla della necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai. Perché lo dice? Perché conosce il cuore dell'uomo, conosce la nostra stanchezza, la nostra sfiducia, il momento in cui pensiamo che Dio non ci ascolti, che pregare non serva a nulla. Ma proprio lì, in quella notte, Gesù ci invita a non smettere, a gridare verso il cielo.

C'è una vedova, una povera donna che non ha nessuno, che non ha potere, che non ha difese. E c'è un giudice, un uomo che non teme Dio e non ha riguardo per nessuno. È l'immagine di un mondo duro, ingiusto, in cui il più debole non ha voce. Eppure questa vedova non si arrende. Continua ad andare da lui, ogni giorno, con insistenza, con la forza della sua miseria. Non ha altro che la sua voce. Non ha ricchezze, non ha influenza, non ha armi. Ma ha una fede che la spinge a bussare ancora, e ancora, e ancora.

E Gesù ci mostra che perfino un giudice ingiusto, alla fine, si piega davanti a tanta perseveranza. Non perché è buono, ma perché non ne può più. E allora Gesù dice: se questo giudice malvagio alla fine fa giustizia, quanto più Dio, che è Padre, ascolterà i suoi figli che gridano a Lui giorno e notte?

Il problema non è se Dio ascolta. Il problema è se noi abbiamo fede. Se crediamo davvero che Dio è Padre. Perché quando non preghiamo, quando smettiamo di bussare, è perché non crediamo più che ci sia qualcuno dietro quella porta. E allora Gesù ci pone una domanda terribile: quando il Figlio dell'uomo verrà, troverà la fede sulla terra?

Questa parola ci mette davanti a una verità: la fede non è un sentimento, non è una teoria. La fede si misura nella perseveranza. Quando tutto sembra chiuso, quando Dio tace, quando la sofferenza ci schiaccia, la fede continua a gridare: "Padre!". È la fede dei poveri, dei piccoli, dei disperati che non hanno altro che la preghiera. È la fede della vedova, che rappresenta la Chiesa, la Sposa povera che ogni giorno si presenta davanti a Dio per chiedere giustizia, per chiedere salvezza.

E Dio non è sordo. Dio non è come il giudice. Dio ascolta, ma nel suo tempo, nel suo modo. Ci forma attraverso l'attesa, ci purifica, ci insegna che non tutto ci è dovuto, che la giustizia di Dio non è quella degli uomini.

Pregare sempre non significa recitare parole, ma vivere davanti a Dio, con il cuore rivolto a Lui in ogni cosa. Anche il silenzio, anche la fatica, anche il dolore possono diventare preghiera. È vivere sapendo che il Signore non abbandona i suoi eletti, che la nostra vita è nelle sue mani.

Forse oggi ti senti come quella vedova: solo, ignorato, senza risposta. Ma questa Parola ti dice: non smettere di gridare. Dio ti ascolta. E anche se sembra che non arrivi nulla, Lui sta preparando la tua salvezza.

Perché alla fine non si tratta solo di ottenere qualcosa da Dio, ma di essere trovati nella fede, di non smettere di credere che Dio è amore, che la storia non è in mano al male, ma al Padre che fa giustizia ai suoi figli. E quando verrà il Figlio dell'uomo, possa trovare in te, in me, in noi, quella fede povera e ostinata, quella preghiera che non si stanca mai, che non si arrende mai, che continua a gridare: "Signore, abbi pietà di me".

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