IV Domenica di Avvento

IV Domenica di Avvento (Lc 1,39-45) " A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?"


Questo episodio non rappresenta un semplice gesto di cortesia, ma raffigura con grande semplicità l'incontro dell'Antico con il Nuovo Testamento nel darsi storico di Dio. Le due donne, entrambe incinte, incarnano l'attesa e l'Atteso umano di Dio. L'anziana Elisabetta simboleggia Israele che attende il Messia, mentre la giovane quindicenne Maria porta in sé l'adempimento di tale attesa nel concepimento verginale, a vantaggio della misericordia o amore di Dio verso il peccatore di tutta l'umanità.

Nelle due donne si incontrano e riconoscono prima di tutto i frutti dei loro grembi, Giovanni Battista e Cristo [ … ] L'esultanza di Giovanni a sei mesi nel grembo di Elisabetta è il segno del compimento dell'attesa dell'umanità creata: Dio sta per visitare il suo popolo segnato dal peccato delle origini. Nell'Annunciazione l'arcangelo Gabriele aveva parlato a Maria della gravidanza di Elisabetta (Lc 1,36) come prova della potenza misericordiosa di Dio: la sterilità, nonostante l'età avanzata, si era trasformata in fertilità spingendo la quindicenne incinta di tre mesi a fare 130 chilometri in aiuto della cugina. Elisabetta, accogliendo Maria, riconosce che si sta realizzando la promessa di Dio all'umanità [ … ] L'espressione "benedetta tu fra le donne" è riferita nell'Antico Testamento a Giaele (Gdc 5,24) e a Giuditta (Gdt 13,1), due donne guerriere che si adoperano per salvare Israele. Ora invece è rivolta a Maria, giovinetta pacifica che sta per generare verginalmente cioè senza le doglie del parto il Salvatore del mondo. Così anche  il sussulto di gioia di Giovanni liberato dalla colpa d'origine (Lc 1,44) richiama la danza che il re Davide fece quando accompagnò l'ingresso dell'Arca dell'Alleanza o storia d'amore di Dio in Gerusalemme (1 Cor 15,29). L'arca, che conteneva l e tavole della Legge, la manna e lo scettro sacerdotale di Aronne (Eb 9,4), era il segno della presenza di Dio in mezzo al suo popolo.

Il nascituro Giovanni esulta di gioia davanti a Maria, Arca della Nuova Alleanza o Nuova Storia di Amore, che porta in grembo Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo. 

La scena d3ella Visitazione esprime anche la bellezza dell'accoglienza: dove c'è accoglienza reciproca, ascolto della Parola di Dio, il fare spazio all'altro nella carità, lì c'è Dio e la gioia natalizia che viene da Lui.

Imitiamo Maria nel tempo di Natale, facendo visita a quanti vivono un disagio, in particolare gli ammalati, gli anziani in casa di riposo, i carcerati, e i bambini. 

E imitiamo Elisabetta che accoglie ospite Dio stesso la visibilità umana: senza desiderarlo non conosceremo mai il Signore, senza attenderlo in questi giorni nella Confessione non lo incontreremo nella Comunione natalizia, senza cercarlo in atti di carità natalizia non lo troveremo. Con la stessa gioia di Maria che va in fretta da Elisabetta (Lc 139), anche noi andiamo incontro al Signore che viene nelle tre Messe di Natale. Preghiamo perché tutti gli uomini cerchino le ter persone divine del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo, unico Dio stesso che per primo viene a visitarci.


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