Dove sta la verità, Il cristianesimo è una delle possibili strade o è 'laverità'-1

È sempre più diffusa l'idea che, in fondo, tutte le religioni si equivalgono, che siano dei "diversi" sentieri per giungere all'unico Dio, o "diversi linguaggi", per parlare a Lui. Anche recenti affermazioni di papa Francesco sono state rilanciate dai giornali riportando le parole del papa in questi termini: "Tutte le religioni sono un cammino per arrivare a Dio. Sono – faccio un paragone – come diverse lingue, diversi idiomi, per arrivare lì. Ma Dio è Dio per tutti. E poiché Dio è Dio per tutti, noi siamo tutti figli di Dio. C'è un solo Dio, e noi, le nostre religioni sono lingue, cammini per arrivare a Dio. Qualcuno sikh, qualcuno musulmano, qualcuno indù, qualcuno cristiano, ma sono diversi cammini". Dove sta la verità? Il cristianesimo è una delle possibili strade o è "La Strada"?

Cardinale Robert Sarah in "Dio esite" da pag. 53 a pag. 60

Robert Sarah: "Sentendo queste parole del pontefice, la mia prima reazione moto rispettosa è stata di esternare lo sconcerto di tante persone. Infatti, in queste affermazioni di papa Francesco, Gesù Cristo e il cristianesimo sono posti alla pari con il buddismo, l'induismo e l'islam o qualsiasi religione. Con queste sconcertanti dichiarazioni papa Francesco "azzera il senso del cristianesimo, il senso dell'Incarnazione del Verbo e della sua Passione, riducendo il cristianesimo ad una religione tra le altre e vanificando persino la ricerca della verità su Dio da parte dell'uomo. Si tratta di affermazioni gravi e relativistiche che vanificano il senso dell'Incarnazione e della Redenzione" (Ai giovani il 13 settembre 2024). Tentiamo di spiegare più minutamente e di richiamare con chiarezza e fermezza la fede cattolica di oggi e di sempre.

Per rispondere a questa impegnativa domanda è bene distinguere innanzitutto il piano pastorale e dell'incontro umano da quello teologico-dottrinale, sapendo che il primo dipende dal secondo, e non viceversa. Infatti, non è la teoria a dipendere dalla prassi (che, in realtà, è un principio marxista), ma, al contrario, una buona prassi pastorale discende da una buona teologia e da una sana dottrina, ed una cattiva teologia, e cioè non nutrita dalle parole della fede e della buona dottrina (cfr. 1Tm 4,6) porta a disastri pastorali. In questo senso, è bene correggere anche l'idea errata secondo la quale la teologia e perfino la dottrina, sarebbero qualcosa di teorico, sarebbero idee! Non è così!

Per un cattolico, la dottrina è la carne di Cristo, la sua visibilità nel tempo e nella storia, esattamente come la Chiesa. È il modo concreto per dire, nel tempo, quanto l'evento della Rivelazione ci ha fatto conoscere Dio e l'uomo.  Tradire la dottrina, dunque, può significare tradire Cristo stesso.

Una seconda premessa importante riguarda il tema dello "sviluppo della dottrina". Nel cristianesimo, nella dottrina cristiana, non si danno "evoluzioni", né salti! Lo sviluppo deve essere uno "sviluppo organico", cioè è sempre necessario che il legittimo sviluppo e l'approfondimento della verità rivelata, con il concorso ovviamente della ragione sotto la guisa dello Spirito Santo, siano totalmente legati e dipendenti dalla dottrina precedente, senza elementi assolutamente nuovi e disorganici, senza salti e senza contraddizioni. Lo sviluppo, in tal senso, è sempre sviluppo di qualcosa che c'è, e che deve solo essere manifestato più compiutamente; non può mai essere una inserzione assolutamente innovativa di qualcosa di estraneo e di totalmente nuovo. per fare un esempio, potremo dire che un uomo si sviluppa, crescendo nel suo corpo, ma non gli cresce mai un terzo braccio e un secondo naso.

Lo sviluppo deve sempre essere organico, ordinato, unitario. Così san Vincenzo di Lérins: "Anche il dogma della religione cristiana deve seguire queste leggi. Progredisce, consolidandosi con gli anni, sviluppandosi col tempo, approfondendosi con l'età. È necessario però che resti sempre assolutamente intatto e inalterato. I nostri antenati hanno seminato già dai primi tempi nel campo della Chiesa il seme della fede. Sarebbe assurdo e incredibile che noi, loro figli, invece della genuina verità del frumento, raccogliessimo il frutto della frode, cioè dell'errore della zizzania".

Chiarite queste due premesse, possiamo rispondere alla domanda, riaffermando quanto la Scrittura e la sacra Tradizione della Chiesa sempre ci ricordano: "In nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati" (At 4,12).

L'intera tradizione della Chiesa insegna che Gesù di Nazareth, Signore e Cristo, è l'unico salvatore dell'uomo, e che in nessun altro c'è salvezza. Chi, al di fuori dei confini visibili del cristianesimo, giunge a salvezza, vi giunge sempre e solo per i meriti di Cristo sulla Croce e non senza una certa mediazione della Chiesa.

Queste verità centrali della fede cristiana sono state recentemente ricordate (perché evidentemente ce n'era bisogno) da due documenti fondamentali: l'enciclica Redemptor Hominis, del marzo 1978, di san Giovanni Paolo II e la dichiarazione Dominus Iesus, dell'anno giubilare 2000, dell'allora Congregazione per la Dottrina della Fede, presieduta dal cardinale Ratzinger, con la speciale approvazione sempre di Giovanni Paolo II.

Nell'enciclica, al numero 1, si afferma con chiarezza: "Cristo redentore dell'Uomo è il centro del cosmo e della storia (RH 1), e l'9ntero testo successivo fonda tale affermazione sull'evento dell'Incarnazione del Verbo, citando espressamente il prologo di Giovanni: "E il Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi" (Gv 1,14). L'Incarnazione è infatti il nucleo centrale della nostar fede e segnala la differenza tra il cristianesimo (e l'ebraismo) ed ogni altra tradizione culturale espressa in forme religiose.

Tutte le religioni sono, infatti, un tentativo umano di raggiungere il Mistero, un tentaivo umano di "balbettare" qualcosa di Dio e con Dio. In quanto tentativo, può anche essere buono: infatti la ragione umana può giungere ad alcune verità universali, non senza l'aiuto (anche non tematizzato) dello Spirito Santo. Il fatto ch anche nelle altre tradizioni culturali possa esserci del vero  del bene non può che rallegrarci, poiché diviene occasione di dialogo e di possisbile cammino comune.

Così afferma il Concilio Vaticano II nella sua dichiarazione sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane Nostra Aetate: "Le altre religioni che si trovano nel mondo intero si sforzano di superare, in vari modi, l'inquietudine del cuore umano proponendo delle vie, cioè dottrine, precetti di vita di vita e riti sacri. La Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni. Essa considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di questa Verità che illumina tutti gli uomini" (Nostra Aetate 1,2-3).

Il cristianeismo non è un tentativo umano di raggiungere Dio, ma è l'annuncio, caricomdi stupore e gratitudine, del fatto storico che Dio ha raggiunto l'uomo in Gesù Cristo, Dio fatto uomo. "Quando giunse la pienezza dei tempi, Dio mandò il Suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge", ci ricorda san Paolo (Gal 4,4). "Egli è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza e tutto sostiene con la sua parola potente. Dio l'ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo" (Eb 1,2-3).

È questo l'evento centrale del cosmo e della storia, e la mente umana, per quanto possa sforzarsi, non può immaginare problema più grande di questo: chi è davvero Gesù? È mai possibile che Dio si sia fatto uomo, restando Dio e mostrandosi con parole e gesti agli uomini, per la loro salvezza e per associarli alla sua stessa vita divina? Una realtà in concepibile ed inimmaginabile per la mente umana!

I cristiani, noi cristiani, rispondiamo positivamente a questa domanda.

Noi siamo coloro che credono che Gesù è Dio, Dio fatto carne, e che su questa certezza fondano l'intera propria esistenza, la propria concezione della vita, dell'uomo e del mondo. E crediamo che la salvezza portata da Cristo, Dio che ama fino a morire in croce per gli uomini peccatori, sia universale, in senso diacronico e sincronico.

Universale in senso diacronico, perché abbraccia tutti i tempi e tutta la storia, in forza dell'unicità e irripetibilità dell'Evento dell'Incarnazione; universale, poi, in senso sincronico, perché essendosi fatto uomo, Dio si è unito "in certo modo a tutti gli uomini, all'intera umanità, e, pertanto, la salvezza è per tutti, aperta a tutti, pronta ad accogliere ogni libertà, che ad essa positivamente si rivolga.

Questa verità prende il nome di "cristocentrismo inclusivo", nel senso che la centralità riconosciuta di Cristo, Unico Salvatore, include anche ogni altra possibilità di mediazione salvifica, che non è "salvifica in se stessa", ma lo diviene solo per i meriti di Cristo sulla Croce.

Pertanto il cristianesimo non è una delle tante religioni del mondo, ma è quella fede che si esprime (anche) in forme religiose, è il riconoscimento dell'unico e irripetibile evento dell'Incarnazione di Dio Non esiste alcuna altra religione   che osi affermare tanto: che osi affermare che Dio si sia incarnato! Non semplicemente "manifestato" in un umo saggio o buono, ma incarnato: cioè, abbia assunto un'integra natura umana, come la tua e come la mia, eccetto il peccato, e, attraverso questo atto, nel mistero pasquale ci abbia integralmente salvati, perché, come insegna il grande sant'Atanasio: "Ciò che non è stato assunto non è stato salvato, ma ciò che congiunto con Dio, è anche redento" (Epistola 101).

Il cristianesimo non è una strada tra le altre, ma è La Strada! 

   "io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me", insegna Gesù (Gv 14,6). "Gli disse Filippo: "Signore, mostraci il Padre e ci basta". Gli rispose Gesù: "Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre! Come puoi tu dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me?" (Gv 14,8-10). "Io e il Padre siamo una cosa sola (un Dio solo)" (Gv 10,30).

 Sono parole inequivocabili, che indicano una inaudita "pretesa" di Cristo: quella di essere Dio! Pretesa che lo ha condotto alla morte, con l'accusa, da parte dei capi religiosi del suo tempo, di bestemmia: "Perché tu che sei uomo ti fai Dio" (Gv 10,33). Parole che indicano la altrettanto inaudita "pretesa" dei cristiani e del cristianesimo: quella di essere l'unica vera religione, perché rivelata da Dio stesso agli uomini, pieno compimento dell'Antico Testamento (dell'Antica storia di amore) e della sua attesa messianica.

Per questo il cristianesimo non è una delle tante religioni della storia, non è un prodotto umano, ma è Gesù Cristo stesso, Dio eterno fatto uomo nel tempo. E perciò non è nemmeno un linguaggio, un idioma o un cammino fra i tanti linguaggi religiosi.

Lo ripeto, il cristianesimo non è un tentativo umano di raggiungere Dio, ma è Dio che ha raggiunto l'uomo, sollecitando la risposta umana e, certamente, anche educando il senso religioso naturale, introducendo ad una nuova realtà: quella della piena comunione con il mistero eterno.

Per questa ragione, perché credono che Dio si è fatto uomo, i cristiani sanno che l'uomo è la via della Chiesa (cfr. RH,14), e perciò nulla di ciò che è realmente umano (eccetto il male e il peccato, che sono conseguenza del peccato originale e non appartengono al progetto del Creatore) è estraneo al cristianesimo e alla Chiesa.

IN questo senso, l'Incarnazione è la ragione profonda di tutta la simpatia che la Chiesa ha per tutti gli uomini. "La rivelazione di Cristo continuerà a essere nella storia "la vera stella di orientamento" dell'umanità intera: "La Verità, che è Cristo, si impone come autorità universale". Il mistero cristiano, infatti, supera ogni barrera di tempo e di spazio e realizza l'unità della famiglia umana. Da diversi luoghi e tradizioni tutti sono chiamati in Cristo a partecipare all'unità della famiglia dei figli di Dio [ … ].Gesù abbatte i muri della divisione  e realizza l'unificazione in modo originale e supremo mediante la partecipazione al suo mistero" (Dominus Iesus, n.23).

È un discorso relativistico e ingannevole trattare il cristianesimo alla pari con il buddismo, o l'induismo o l'islam. Dominus Iesus ha ragione di richiamare in modo solenne che "per porre rimedio a questa mentalità relativistica, che si sta sempre diffondendo, occorre ribadire anzitutto il carattere definitivo e completo della rivelazione di Gesù Cristo. Deve essere, infatti, fermamente creduta la affermazione che nel mistero di Gesù Cristo, Figlio di Dio incarnato, il quale è "la via, la verità e la vita" (Gv 14,6), si dà la rivelazione della pienezza della verità divina. "Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare" (Mt 11,27). "Dio nessuno l'ha mai visto; proprio il Figlio Unigenito, che è nel seno del Padre, Lui lo ha rivelato" (Gv 1,28).

"È in Cristo che abita corporalmente tutta la pienezza della divinità e voi avete in Lui parte alla sua pienezza" (Col 2, 9-10).

 



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