INTERVISTA A DON GINO OLIOSI CHE HA INCONTRATO TRE VOLTE ALESSANDRO SERENELLI
INTERVISTA A DON GINO OLIOSI CHE HA INCONTRATO TRE VOLTE ALESSANDRO SERENELLI
Don Enzo Boninsegna – dal suo libro "Santa Maria Goretti" da pagina 185 a 190 – tel 045/8201679 – cell 3389908824
E' stata una sorpresa per me sentire che il sacerdote veronese, don Gino Oliosi, ha incontrato Alessandro Serenelli.
A Ronco all'Adige, in provincia di Verona, ci sono due case di riposo, una per le persone anziane, o comunque bisognose di aiuto, come in tanti paesi, e una per gli ex-carcerati, fondata da don Girelli, un sacerdote veronese che ha fatto tanto per i carcerati.
In quella casa, dopo tanti anni passati come ospite gradito tra i Minori Cappuccini delle Marche che l'hanno accolto come un fratello, ha concluso la sua vita terrena l'uomo che ha tolto la vita a Santa Maria Goretti.
Una suora della Congregazione delle Figlie di San Giuseppe, fondata da don Giuseppe Baldo, che collaborava con don Gino Oliosi nelle attività pastorali, gli ha proposto di andar a trovare Alessandro Serenelli, approdato da poco a Ronco all'Adige.
Don Gino, sto scrivendo un libro su Santa Maria Goretti e precisamente "SANTA MARIA GORETTI PARLA CON I GIOVANI D'OGGI". Quando ho saputo che lei ha incontrato Alessandro Serenelli, sul finire della sua vita, ho pensato di sentire i suoi ricordi di quegli incontri.
Ti confesso che non sono stato per niente entusiasta di quella proposta, ero intimorito da quell'uomo, tanto che pensavo di non andare a incontrarlo.
Ma poi, per l'insistenza della suora, sono andato e non una, ma tre volte ed ero incuriosito.
Vendendolo, qual è stata la sua prima impressione? Lei era ancora intimorito come quando le è stato proposto di incontrarlo?
No, ero invece sorpreso.
lo credevo di incontrare in lui un uomo rude, duro e non facile da affrontare e invece mi sono trovato davanti un uomo umile, mite, semplice, un cristiano vero, completamente diverso da come lo pensavo: tanti anni di sofferenza interiore l'hanno convertito.
Aveva il cuore di un bambino e prima di parlarmi del crimine commesso, mi ha parlato degli anni della sua giovinezza, della sua carenza affettiva per la mancanza della mamma, morta in giovane età, per un fratello lontano e con dei problemi e, infine, per la presenza di un papà duro, che beveva parecchio e non abbastanza espansivo.
La vicinanza dei Goretti gli ha fatto conoscere un po' di affetto e di tenerezza, tanto gradita, di cui anche lui aveva bisogno, visto il deserto affettivo che aveva dentro. Ogni sera, dopo la cena, andava da loro per recitare il santo Rosario.
Era un ragazzo tendenzialmente un po' triste perché non si sentiva amato, ma di fondo era buono.
Faceva un lavoro duro anche lui come tutti gli altri a quel tempo, ma la vicinanza dei Goretti era per lui una novità che gli scaldava il cuore.
Alla domenica andava sempre alla Messa e, uscito, comperava sempre in edicola alcune riviste di quel tempo che leggeva avidamente e poi attaccava alcune foto ''provocanti''
alle pareti della sua camera. Quella era roba da educande ... per noi, rispetto a tutto quello che si vede oggi nelle edicole, nei film, in televisione e nella pubblicità.
Alessandro le ha parlato di ciò che lo ha corrotto e poi portato al crimine che ha commesso contro Maria?
Sì, Alessandro ha riconosciuto subito la pericolosità di quelle letture, son state quelle e alcune compagnie cattive frequentate negli anni precedenti a tenere socchiusa la porta alla lussuria.
E poi vedendo Maria, che stava crescendo, aveva quasi dodici anni ed era una bella ragazzina, ha perso la testa.
Non penso che sia avvenuto tutto come un fulmine dal ciel sereno. Alessandro aveva mai espresso a Maria le sue cattive intenzioni?
Si, a Maria aveva manifestato due volte le sue perverse intenzioni perché sentiva che lei gli voleva profondamente bene, ma solo come amico, e non di più.
E Maria non ha accettato le sue proposte per due ragioni: primo perché il Signore non vuole quelle cose ... lei era limpida come l'acqua di sorgente, e, secondo, perché da quelle "facilonerie" peccaminose, poteva anche nascere un bambino.
Dalla risposta data da Maria si comprende che la mamma l'aveva educata bene per prepararla ad affrontare cristianamente l'adolescenza e la giovinezza.
Anche mamma Assunta voleva bene ad Alessandro, quasi come fosse un figlio, ma certe cose non le poteva accettare, perché, essendo anche lei una donna di fede, vedeva quei
comportamenti contrari alla volontà di Dio.
Nemmeno lei pensava che fosse tormentato dalla lussuria, o forse st. lo sospettava almeno in parte, tanto che ha raccomandato al/e figlie di non andare mai in camera da Alessandro per non vedere certe immagini che aveva attaccato alle pareti.
C' è stato come uno scontro tra la limpidezza di Maria, ragazzina meravigliosa … e la tentazione di Alessandro … ma la purezza di Maria ha vinto!
Alessandro mi ha raccontato, ma con un "cuore nuovo", lo stravolgimento di cui è stato vittima allora. Me ne ha parlato con profonda sofferenza.
E mi ha detto: "lo ero proprio accecato dalla passione, non capivo niente.
Solo quando Maria mi ha detto che comportandosi in un certo modo poteva nascere una nuova creatura ho capito qualcosa, non prima, ma l'aver compreso questo non è bastato per spegnere la mia passione.
Il diavolo mi aveva accecato".
Lei, don Gino, ha accennato a un "cuore nuovo" in Alessandro. Quando se l'è trovato davanti, cosa restava dell'Alessandro dei vent'anni?
Non c'era più nulla dell'Alessandro di quel tempo. Era ormai una creatura nuova.
Mi ha detto: "Maria era una ragazzina fragile e mi voleva sinceramente bene, ma in modo pulito. Rispetto a me era uno scricciolino, eppure quanta fortezza in lei! Il debole ero
io, vittima della mia passione e lei, forte e dignitosa, mi ha fatto capire che non voleva diventare mia schiava".
Don Gino, cogliendo in Alessandro un "cuore nuovo", che impressione le ha fatto quell'uomo?
Mi ha fatto tanta compassione per le cose che diceva, mi parlava e vedevo che parlava col cuore in mano:
"Marietta era matura e forte, nonostante l'età e io, di otto anni più grande, ero immaturo e debole.
Lei aveva Gesù nel cuore, Gesù, il suo amore, la sua forza, e io no, ero solo con la povertà delle mie passioni, schiavo di me stesso e del diavolo.
lo mi credevo forte e pensavo che lei fosse debole, ma era vero il contrario.
Com'è diversa la realtà dalle apparenze!"
Quando le ha parlato del delitto che ha commesso, com'era il suo stato d'animo, come ricordava quegli eventi, lontani negli anni, ma vicinissimi alla sua memoria?
Parlava a voce bassa, con tono sommesso. Certamente ricordava quei momenti dolorosi e riviveva con profonda sofferenza quelle scene.
Il suo sguardo era perso, non mi guardava in volto, ma guardava lontano.
Senza farglielo notare io scrutavo i suoi occhi per vedere se c'era qualche lacrima.
No, niente, chissà quante lacrime avrà pianto nei ventisette anni di carcere, e poi anche quando è uscito, ospite dei
Frati Minori di Ancona.
Ora le lacrime non erano più nei suoi occhi, ma permanevano sul suo cuore.
Mi ha fatto tanta pena, tanto che prima di andarmene l'ho abbracciato con tanta stima, con calore e con affetto sincero.
Lei ha ricordato, con cuore accorato, le parole che Marietta gli ha ripetuto in quei tragici momenti.
Sì, me le ha dette con profonda commozione: "No, Alessandro, no, tu vai all'inferno, tu vai all'inferno".
Le parole di Maria non hanno fermato la sua mano assassina, ma quelle parole le ha ricordate e meditate tante, tante volte in passato.
Non i suoi occhi, ma il suo cuore piangeva dentro mentre mi diceva questo ... Povero Alessandro!
lo ho avuto l'impressione di avere davanti a me il "buon ladrone", morto con Gesù sulla croce, e ho pensato: "Oggi sarai con me in Paradiso".
L'Alessandro dei vent'anni non c'era più, davanti a me c'era un uomo nuovo, mite, sereno, pulito, maturato nella sofferenza, già degno del Paradiso, proprio là dove santa Maria lo voleva accanto a sè.
Vedendolo travolto da quei ricordi, sicuramente lei gli avrà parlato della misericordia di Dio, che, nella sua immensa bontà, è sempre disposto al perdono di chi è sinceramente pentito.
Certo, io ho cercato di ricordargli che il Signore l'ha perdonato del tutto e per sempre e che lo abbraccia con tutto l'amore.
Lui, pur ascoltando le mie parole, guardava oltre e mi ha detto:
"Sì, don Gino, bisogna confessare i propri peccati e io l'ho fatto, ma non basta, bisogna anche pagare le proprie colpe. La Confessione è necessaria, ma non è sufficiente".
Quello che non ho avuto il coraggio di dirgli io, per timore quasi di offenderlo, lo ha detto lui a me: "Bisogna pagare, don Gino, bisogna pagare per le proprie colpe, lo vuole il Signore".
So che quando era ospite dei Frati Minori ad Ancona, dopo il carcere, ha sofferto molto per varie malattie ed ha sempre accettato con animo estremamente paziente la sofferenza in riparazione del male che aveva fatto.
"Sì, Alessandro, è vero che al perdono del Signore bisogna unire sempre la nostra riparazione. Grazie per avercelo ricordato.
Dal Cielo, caro Alessandro, prega per noi. Dal peccato che hai commesso in gioventù, ora sei stato purificato dalla misericordia del Signore e ti sei fatto nostro "maestro".
E con la tua santa Maria Goretti, prega per noi che siamo ancora in cammino.
Grazie, Alessandro, e sia lodato Gesù Cristo. "
"Sempre sia lodato."
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